[da Pax Christi]
Salutando i partecipanti alla marcia per la pace di Molfetta nel 1992 don Tonino Bello diceva: “La speranza è a caro prezzo. Qui non la si enuncia: la si vive e la si testimonia pagando”. Oggi noi diciamo “la pace è a caro prezzo. I questo mondo e questa chiesa non la si enuncia: la si vive e la si paga”. Una pace che coniuga in sé Verità e Amore, componenti vitali della nonviolenza. Una pace a caro prezzo come lo stanno pagando Tom, James, Norman e Harmeet, volontari dell’associazione nonviolenta Christian Peacemaker Team (CPT) rapiti il 28 novembre da un gruppo che dichiara di chiamarsi “Spada della verità”. I CPT in Iraq dal 2002 hanno lavorato soprattutto con i carcerati e sono stati tra i primi a denunciare le torture di Abu Grahib. I sequestratori, in un ultimatum che scade l’8 dicembre, hanno minacciato la loro uccisione se non saranno rilasciati i detenuti irakeni. Aderiamo e sosteniamo la proposta fatta dai CPT di organizzare o partecipare il 7 dicembre ad azioni di sensibilizzazione, informazione, preghiera, denuncia in favore della liberazione di questi ostaggi e di tutti coloro che, come il popolo irakeno, sono ostaggi della guerra, della violenza, della illegalità internazionale, del terrorismo, delle menzogne e delle false verità.
Una pace a caro prezzo come la stanno pagando gli abitanti di Aboud, villaggio palestinese attorno al quale il “Muro” della vergogna raddoppia. Già in diverse occasioni molte persone, cristiani e musulmani di Aboud, pacifisti ebrei e volontari internazionali dell’Operazione Colomba, dei CPT (Christian Peacemaker Teams) si sono ritrovati per pregare presso il cantiere del Muro e denunciare la violazione dei diritti umani e il carattere di umiliazione, di annessione e di conquista che il muro porta con sé. Ci uniamo alla loro preghiera e alla loro azione certi che “Ponti e non Muri” daranno futuro a quei popoli e a tutti i popoli della terra.
Una pace a caro prezzo come la stanno pagando bambini, donne e uomini che, provenienti da zone in cui la povertà, la guerra, la violenza e le armi imperversano, approdano sulle nostre spiagge. Solo il 17 novembre sulla costa ragusana un naufragio di un barcone con più di 200 persone ne ha provocato la morte di un numero imprecisato (almeno 25 cadaveri sono stati ritrovati sulla bellissima spiaggia di Pozzallo). Su tutto questo silenzio quasi completo, dentro la chiesa e fuori di essa. Silenzio sul fatto che ai sopravvissuti sono state tolte scarpe e cinture per impedire la fuga: fuga da chi? Pensavano di essere giunti in un paese che accoglie e di non dover più scappare! Ci uniamo al loro silenzio e condividiamo i loro sogni di una terra nuova e di un nuovo cielo, colorato di accoglienza, giustizia, solidarietà e … “scarpe nuove” verso la dignità.
Una pace a caro prezzo come stiamo vivendo qui in Italia e dentro la Chiesa. Pensiamo alla marcia per la pace di fine anno a Trento e alle difficoltà incontrate. Come ogni iniziativa organizzata con altri soggetti è frutto di fatica, di paziente costruzione, di sforzo di comprensione reciproca, dentro la quale vogliamo coniugare pienamente la fedeltà al nostro mandato come Pax Christi. Desideriamo ribadire che crediamo nella collegialità, nella corresponsabilità, nel riconoscimento delle competenze e delle storie, nel rispetto del lavoro costruito pazientemente, in uno stile di relazioni chiare e trasparenti. Crediamo nella profezia della pace che la “Pacem in Terris” ci ha consegnato e nel coraggio del dialogo con il mondo e le religioni che il “Concilio Vaticano II” ci ha dato come stile. Crediamo che l’intuizione di Paolo VI della Giornata Mondiale della Pace, con le riflessioni e proposte che ne sono scaturite, sia sguardo carico di speranza sull’agenda dell’umanità e della chiesa. Crediamo che il problema non è spegnere ma dare voce, a chi con passione e scelte di vita coniuga il Vangelo, unica realtà “critica” di ogni cammino.
E’ con questo spirito che invitiamo gli aderenti di Pax Christi, i Punti Pace, gli uomini e le donne di ogni appartenenza alla Marcia per la Pace di Trento il 31 dicembre 2005, e al Convegno che la precede nei giorni 29-31 dicembre dal Titolo “Infaticabili provocatori di nonviolenza: il nesso tra le “piccole” e le “grandi” scelte”.
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