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Italia, stampa un po’ libera…

Non migliora l’immagine dell’Italia dei mass media, nella valutazione di Freedom House, un’organizzazione americana che fu fondata da Eleanor Roosevelt per la promozione dei diritti civili. L’Italia figura fra i Paesi in cui la stampa viene considerata solo “parzialmente libera” e occupa il 79° posto nella classifica, una posizione che condivide con il Botswana. Nel rapporto di Freedom House, diffuso nella Giornata della libertà della stampa, 54 Paesi sono inseriti nell’elenco dedicato alla stampa “parzialmente libera”; fra le nazioni dell’Unione europea solo l’Italia compare in quella lista imbarazzante: tutti gli altri sono fra i 73 in cui la stampa è considerata libera; risultano essere 67, invece, gli stati in cui non c’è libertà di stampa.
In vetta alla graduatoria della libertà ci sono i Paesi scandinavi, a cominciare da Finlandia e Islanda; poi, Danimarca, Norvegia e Svezia.
Seguono Olanda, Belgio e Svizzera, insieme al 6° posto; quindi, sempre alla pari, Liechtenstein e Nuova Zelanda.
Fra i nostri vicini, la Germania è al 34° posto, Francia e Spagna al 41°, la Gran Bretagna al 31°.
Al diciassettesimo gli Stati Uniti mentre il Giappone è 35°.

In fondo alla classifica Birmania, Cuba, Libia, Turkmenistan e, all’ultimo posto, Corea del Nord.

Freedom House basa la sua classifica, pubblicata dal 1980, su tre voti, che misurano, dal punto di vista della libertà di stampa, gli ambienti legislativo, politico ed economico: più punti si hanno, meno si è liberi. L’Italia ha, come voto, 35 (fino a 30 si è liberi), somma di un 9 per l’ambiente legislativo e di due 13. I primi della classe hanno 9 in tutto, la peggiore 97. Secondo gli analisti della prestigiosa organizzazione, la libertà di stampa ha subito arretramenti nel 2005 in Asia e in Africa e in Russia.
Una tendenza, spiega il direttore esecutivo di Freedom House Jennifer Windsor, che induce a una “sincera preoccupazione”.
Per l’Italia, finita nel 2003 fra i Paesi “parzialmente liberi”, il Rapporto indica che “la libertà dei media è rimasta limitata dall’influenza deminante del complesso mediatico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che, tramite le sue aziende e il potere politico sulle reti tv pubbliche, controlla il 90% delle trasmissioni televisive”.
Fra le novità negative in fatto di linertà di espressione, si menzionano anche le misure antiterrorismo come la sorveglianza su Internet e l’esigenza di una licenza per gestire un Internet caffè.

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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