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Senza Bavaglio, per una stampa libera

Da venerdì a questo pomeriggio si è svolto il terzo congresso nazionale di Senza Bavaglio, componente di minoranza del sindacato unitario dei giornalisti italiani (Federazione nazionale della stampa, Fnsi).
L’incontro, organizzato in momenti plenari e in numerosi gruppi di lavoro tematici, ha affrontato anche una serie di emergenze riguardanti la libertà di stampa in Italia. Pubblichiamo di seguito tutti i documenti approvati dal congresso la gran parte dei quali guarda alla imminente apertura delle trattative con gli editori per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto alla fine di febbraio. ETICA/Don’t touch my brain

I mutamenti tecnologici e proprietari che stanno sconvolgendo il sistema
globale dei media e dell’informazione richiedono nuove riflessioni sui
principi etici che regolano la professione giornalistica. In particolare il
giornalista si trova spesso ad essere ostaggio di interessi economici e
politici che rischiano di non avere nulla a che fare con le scelte
giornalistiche e deontologiche.

In questo contesto intendiamo formulare alcune indicazioni etiche e
deontologiche che possono contribuire a ridurre il rischio di una totale
subordinazione del lavoro giornalistico al peggior marketing
dell’informazione.

L’EDITORE DEVE OBBLIGATORIAMENTE METTERE A DISPOSIZIONE DEL GIORNALISTA LA
MASSIMA QUANTITA’ E VARIETA’ DI FONTI SULL’ARGOMENTO CHE VIENE AFFIDATO AL
REDATTORE.

IL DIRETTORE DEVE SEMPRE DISTINGUERE TRA LE SCELTE GIORNALISTICHE E GLI
INTERESSI LEGATI AL MARKETING ECONOMICO DELLA SUA TESTATA.

IL DIRETTORE NON DEVE CHIEDERE AL GIORNALISTA DI UTILIZZARE LE STESSE
TECNICHE PERSUASIVE USATE NELLA PUBBLICITA’.

A INTEGRAZIONE DEL RUOLO DEL DIRETTORE, DESCRITTO DALL’ARTICOLO 6 DEL CCNLG,
IL DIRETTORE DEVE RIFIUTARE OGNI VANTAGGIO ECONOMICO DERIVANTE DALLA
COMMISTIONE TRA INFORMAZIONE PUBBLICITA’

L’EDITORE DEVE METTERE IL REDATTORE NELLE CONDIZIONI DI OCCUPARSI
LIBERAMENTE EGLI ARGOMENTI A LUI AFFIDATI, SENZA RENDERE CONTO, A QUALUNQUE
TITOLO, DI QUANTO SCRITTO E PUBBLICATO, AD AZIENDE O A FORNITORI DI SERVIZI
ESTRANEI ALLA TESTATA.

6 – L’FNSI DEVE GARANTIRE UN’ADEGUATA FORMAZIONE DEI CDR PER QUANTO RIGUARDA
LA VERIFICA DELLA CORRETTA APPLICAZIONE DI QUESTE REGOLE NELLE TESTATE DI
RIFERIMENTO

RADIOTELEVISIONI/Costruiamo noi una legge seria

Negli ultimi anni si sta assistendo a un inquietante degrado del sistema
televisivo italiano. Un processo che, con modalità simili, sta investendo
progressivamente anche la radiofonia e i nuovi media.

I giornalisti devono assumere un ruolo attivo e adoperarsi per una
rivoluzione nei metodi informativi e nelle politiche aziendali.

Noi di Senza Bavaglio riteniamo che non sia più sufficiente formulare un
elenco di difetti, errori ed omissioni. Occorre passare alla fase
propositiva.
E’ necessario elaborare proposte di leggi e norme, che sottraggano la Rai al
controllo della politica e della pubblicità e la restituiscano appieno al
ruolo di servizio pubblico.
Parimenti, al sistema privato va garantito un quadro normativo che assicuri
autonomia e pluralismo all’informazione.
Il leader dell’opposizione Romano Prodi, ha chiesto al governo di scegliere
assieme un consiglio d’amministrazione della Rai che possa durare nel tempo;
ma un semplice riequilibrio della spartizione partitica non è affatto
sinonimo di garanzia di libertà e autonomia dell’informazione pubblica.
E’ contrario a ogni regola della democrazia il principio secondo cui una
commissione parlamentare controlla un medium: in un sistema sano e avanzato
la stampa vigila sulla politica e non viceversa.
Controcorrente, e quindi in antagonismo diretto con la democrazia, i media
stanno diventando sempre più megafono della politica, dei grandi gruppi di
interesse economico e dei poteri forti.

La qualità della tv generalista sta scadendo verticalmente. Sia
l’informazione sia l’intrattenimento partecipano a una corsa al ribasso nel
disprezzo degli spettatori e della funzione sociale dei mass media in un
contesto democratico. Una situazione fra le peggiori nel mondo
caratterizzata da assetti proprietari che configurano un monopolio de facto
che in definitiva soffoca la libertà di espressione. Si tratta di un quadro
che pregiudica le potenzialità della democrazia e della crescita civile in
Italia.

Senza Bavaglio si impegna nelle prossime settimane ad attivare una
commissione di saggi: docenti universitari, giornalisti esperti di
televisione e altre figure super partes, affinché mettano a punto una
riforma complessiva del sistema radiotelevisivo italiano da proporre alle
forze politiche prima delle prossime elezioni. Auspichiamo che la FNSI
voglia partecipare attivamente a questa iniziativa e ne assuma il
patrocinio.

REFERENDUM/Sicurezza e affluenza: voto elettronico blindato

Il Congresso di Senza Bavaglio propone le seguenti modifiche allo statuto
della FNSI per accogliere il referendum sul contratto, come indicato dal
Congresso della FNSI

REFERENDUM
art. 27 bis

Entro 20 giorni dalla firma dell’ipotesi di accordo tra Fieg e Fnsi, dovrà
essere indetto un referendum per l’approvazione definitiva del nuovo
contratto.
Entro 48 ore dalla firma dell’ipotesi di accordo, le ARS dovranno indire
un’assemblea informativa rivolta a tutti gli iscritti, aventi diritto al
voto, sul contenuto della stessa.
Entro 72 ore, in tutte le redazioni dovranno essere indette, a cura dei cdr
o dei fiduciari di redazione, analoghe assemblee informative.

Aventi diritto al voto sono i seguenti iscritti alla Fnsi: i giornalisti
contrattualizzati, ossia coloro che svolgono la professione giornalistica
sulla base di rapporti di lavoro dipendente, di durata non inferiore a 6
mesi; i giornalisti freelance sulla base di autocertificazione di attività
lavorativa giornalistica prevalente in essere; i giornalisti in regime di
disoccupazione; i giornalisti professionali inoccupati.

E’ previsto il voto elettronico, a mezzo firma digitale forte (vedi allegato
A) o, in alternativa, il voto tradizionale presso tutte le ARS. Le
operazioni di voto elettronico si dovranno svolgere entro sette giorni
dall’indizione del referendum: gli aventi diritto avranno 24 ore per
esprimere il proprio voto.
Le operazione di voto tradizionale si dovranno svolgere in tutte le
AA.RR.SS. entro sette giorni dal voto precedente, in un arco di almeno 2
giorni, uno dei quali festivo, e le urne dovranno essere aperte per un
totale non inferiore a 16 ore.
In ogni ARS è costituita una Commissione elettorale, nominata dal consiglio
direttivo e rappresentativa della composizione del direttivo stesso. In
particolare, qualora nelle precedenti elezioni per l’ARS vi siano stati
eletti in più di una lista, della Commissione elettorale dovrà essere
invitato a far parte almeno un eletto di ciascuna lista o un iscritto
all’ARS designato dagli eletti di ciascun lista.
Per entrambe le modalità di voto, gli scrutini dovranno essere effettuati
alla chiusura dei seggi aperti presso le ARS per il voto tradizionale. Le
urne dovranno essere aperte alla presenza di un notaio. Gli scrutini
dovranno essere pubblici. In caso di sezioni elettorali distaccate, le
operazioni di scrutinio devono essere effettuate contestualmente presso il
seggio centrale, al quale i documenti relativi alle operazioni di voto delle
sezioni distaccate devono pervenire, a pena di nullità, in plico sigillato,
entro e non oltre 10 ore dalla chiusura delle votazioni.

L’ipotesi di accordo risulta approvata con i voti favorevoli della metà più
uno dei votanti.
Nel caso in cui il referendum bocci l’ipotesi di accordo, la Fnsi dovrà
riaprire la trattativa contrattuale entro 30 giorni.

ALLEGATO dell’articolo 27 bis
Voto tramite firma digitale forte. E’ necessario convenzionare la Fnsi con
un ente certificatore che fornisca una firma digitale forte ad ogni iscritto
avente diritto al voto. La convenzione prevede che ad ogni iscritto venga
fornita una smart card e un lettore di smart card. In alternativa, è
possibile anche votare elettronicamente presso le sedi delle ARS: in questo
caso, comunque, ad ogni iscritto dovrà essere fornita una smart card.
L’ente certificatore di cui sopra è stato autorizzato dallo Stato italiano a
garantire l’autenticità di firma con valore legale. L’elenco degli enti
certificatori sono visibili attraverso internet.
Ogni iscritto alla Fnsi avente diritto al voto a questo punto dispone di un
meccanismo di firma digitale forte ed è in grado di autenticare un documento
elettronico (posta elettronica) e quindi è automaticamente in grado di
firmare il proprio voto in modo che sia certo e univoco. Attraverso i
sistemi previsti per la firma digitale, è possibile per il firmatario
criptare il proprio voto o la propria preferenza rendendo il messaggio
decriptabile unicamente dal destinatario predesignato, un notaio. In questo
modo si realizza il seguente obiettivo: il voto è certo, univoco, segreto.

MOBBING/Avvocati cercansi

Il mobbing sui luoghi di lavoro, giornali compresi, non è nuovo. Nuova è
l’intensità con la quale il fenomeno si manifesta. Agli episodi puntuali,
limitati alla sfera delle ordinarie bassezze umane, si sono aggiunte forme
di mobbing “strategico”, che prendono di mira non individui specifici per
ragioni personali (invidie, antipatie, eccetera) ma sistematicamente
chiunque venga considerato dalle aziende “in eccesso” oppure “poco
accomodante”.

In un caso lo scopo è il taglio di spese – si spingono giornalisti a
cercarsi un posto altrove per sfuggire ad angherie e umiliazioni -,
nell’altro lo scopo è politico – cacciare chi da fastidio, chi ha la schiena
troppo diritta. In questo secondo caso l’obiettivo è talvolta perseguito dai
giornali accettando un aumento dei costi: ad esempio, per mettere in
difficoltà chi copre un certo settore, si assume un altro specialista dello
stesso settore, o magari anche due per far buon peso.

Nelle redazioni oggi c’è paura, una paura che spinge talvolta a rendersi
indegnamente complici di mobbing nei confronti di colleghi.

La situazione è ben ritratta in una inchiesta svolta nel 2003 dall’Ufficio
per la libertà dei media, organismo dell’Organizzazione per la sicurezza e
cooperazione in Europa (OSCE). Il rapporto, “Impatto della concentrazione
dei media sul giornalismo professionale”, in Italia non ha ottenuto alcun
risalto.

Lo studio prende le mosse da un sondaggio svolto su Internet, con garanzie
di anonimato, fra i giornalisti di otto Paesi – quattro democrazie mature –
Germania, Finlandia, Gran Bretagna, Italia – e quattro nazioni ex
comuniste – Ungheria, Polonia, Romania, Lituania.

Ne emerge un panorama generale preoccupante, e in questo panorama spicca il
caso italiano. “La democrazia italiana – si legge nel rapporto – sta vivendo
un’esperienza che nessun’altra democrazia occidentale ha mai dovuto
affrontare… In gioco non sono solo libertà e pluralismo dei media, ma la
democrazia stessa”.

In Italia – sorpresa! – gli autori dell’inchiesta non sono neppure riusciti
a svolgere il sondaggio. Dopo avere ottenuto pochissime risposte su
Internet, hanno cercato di mettere insieme un campione significativo di
giornalisti rivolgendosi a loro direttamente, e di nuovo “c’è stata
esitazione a rispondere in altro modo che faccia a faccia, per paura che le
conversazioni telefoniche o gli scambi su internet potessero essere
intercettati, dai datori di lavoro o da organismi dello Stato”.
A quanto si può capire solo rari colleghi hanno accettato un incontro, in
angoli bui e con il bavero rialzato. Benvenuti in Nord Corea!

L’appello alla vigilanza, rivolto al sindacato nazionale e ai Cdr è scontato
e implicito. Ci sembra però – considerata la latitanza di FNSI e Cdr – che
agli appelli vadano aggiunte proposte più concrete.

Ci sono le leggi dello Stato, c’è il ricorso agli avvocati e alla
magistratura, un passo non facile, psicologicamente ed economicamente, per
chi è mobbizzato.

Assistenza è offerta sia dallo Osservatorio Mobbing della Casagit sia dagli
uffici legali delle Associazioni. La nostra proposta è di fornire
un’assistenza più strutturata, più facile e soprattutto più efficace a chi
sia vittima di mobbing o genericamente di dequalificazione professionale.

L’idea è di identificare un piccolo numero di studi legali davvero
indipendenti, con esperienza di azioni nel campo giornalistico e con una
storia di successi, e di proporre a questi studi una convenzione, così che i
giornalisti possano ottenere patrocinio giuridico senza esborso iniziale, o
con un esborso modesto, pagando agli avvocati una percentuale fissa dei
risarcimenti ottenuti al buon esito della causa oppure patteggiati.

CASAGIT/Curiamoci con intelligenza

Al Congresso di Levico Terme di Senza Bavaglio sono state elaborate queste
proposte operative per la Casagit

1. Facilitare ai non contrattualizzati che esercitano esclusivamente la
professione giornalistica la fruizione della Casagit senza creare difficoltà
sull’accesso e sugli eventuali rientri.
2. Rendere interamente deducibile dalle tasse il contributo Casagit come
avviene per le altre assicurazioni mutualistiche.
3. Diversificare la quota annua creando altre fasce di reddito. Proponiamo
la creazione di una fascia meno pesante per i redditi inferiori dei
freelance.

A) Una fascia da 40 a 70 mila euro
B) E una sotto i 40 mila euro in modo da incentivare l’iscrizione dei
giovani, e dei meno garantiti, studiando una migliore gestione del denaro
(risparmio sulla carta stampata per esempio)

4. che nella valutazione del contributo annuo per il coniuge e per i
familiari non consanguinei venga tenuto conto del reddito dei soggetti da
assistere e del carico cumulativo.

5. che sia possibile per i genitori lo stesso trattamento previsto per il
coniuge o il convivente, allargando le fasce di reddito compatibili.

Consentire a ogni regione di delineare un proprio progetto organico di
assistenza Casagit con il dettaglio dei centri più affidabili sia pubblici
sia privati, in relazione a un controllo epidemiologico sulle patologie
professionali

– Clinica oculistica per eventuali rischi agli occhi da VDT e faretti
televisivi
– Epidemiologia oncologica per rischio VDT radiazioni
– Ortopedia per schiena rischio postura
– Cardiologia per rischio da stress
– Neuroscienze per orologio biologico (turni e e orari notturni nei
quotidiani)
– Psichiatria per l’epidemiologia del mobbing
– Malattie da rischio sedentarietà

Revisione delle prestazioni consentite in base alla validazione scientifica
e a una buona politica di prevenzione: la detartarasi per esempio ha un
effetto preventivo nei confronti della piorrea e quindi porta a una
riduzione del costo dovuto agli impianti odontoiatrici.

6. prevedere nel contratto nazionale che le case editrici ed emittenti
televisive con mensa aziendale obblighino i gestori a seguire criteri
dietetici

7. informatizzazione dei dati anche su base regionale per un maggiore
controllo degli abusi e prevedere la relazione annuale del bilancio delle
consulte regionali, con media di spese per associato, diversificata in
farmaci, esami specialistici, ricoveri e prevenzione.

8. per la votazione elettronica della Casagit e di eventuali altre votazioni
per istituzioni giornalistiche proponiamo che venga adottato il Pin
personale dell’Inpgi. Coloro che non sono iscritti all’Inpgi saranno tenuti
a votare di persona.

UFFICI STAMPA/Non siamo portavoce

Ci sembra necessario, in primo luogo, riproporre di seguito le differenze
sancite dalla Legge 150/2000 tra il giornalista che si occupa di Uffici
Stampa, i portavoce e i comunicatori (addetti alle pubbliche relazioni).

Secondo la stessa Legge 150, l’ufficio stampa, la cui attività è in via
prioritaria indirizzata ai mezzi di informazione di massa, deve:
.
a) illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al
fine di facilitarne l’applicazione;
b) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;
c) favorire l’accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza;
d) promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante
interesse pubblico e sociale;
e) favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di
modernizzazione degli apparati nonché la conoscenza dell’avvio e del
percorso dei procedimenti amministrativi;
A differenza dell’attività svolta dagli Uffici Stampa, il portavoce ha
compiti di diretta collaborazione, ai fini dei rapporti di carattere
politico-istituzionale, con gli organi di informazione.
Gli addetti alle pubbliche relazioni devono invece:
a) agevolare l’utilizzazione dei servizi offerti ai cittadini, anche
attraverso l’illustrazione delle disposizioni normative e amministrative, e
l’informazione sulle strutture e sui compiti delle medesime;

b) promuovere l’adozione di sistemi di interconnessione telematica e
coordinare le reti civiche;

c) attuare, mediante l’ascolto dei cittadini e la comunicazione
interna, i processi di verifica della qualità dei servizi e di gradimento
degli stessi da parte degli utenti;

d) garantire la reciproca informazione fra l’ufficio per le
relazioni con il pubblico e le altre strutture operanti
nell’amministrazione, nonchè fra gli uffici per le relazioni con il pubblico
delle varie amministrazioni.
Analogamente, riteniamo che le stesse definizioni valgano nel settore
privato, dove il giornalista che fa Ufficio Stampa non può essere confuso –
e non può confondersi – con i PR e/o i portavoce di aziende
Chiarito questo, la prima delle problematiche riscontrate come giornalisti
che svolgono la propria professione all’interno di Uffici Stampa – siano
essi pubblici che privati – riguarda il Contratto Nazionale di Categoria, ad
oggi co-firmato esclusivamente con la FIEG, mentre gli Uffici Stampa non
rispondono – di fatto – sempre ai soli editori.

Con la Legge 150 del 2000 si impone agli Enti che si avvalgono di un Ufficio
Stampa di utilizzare giornalisti iscritti all’albo, tuttavia la Legge – a
quasi cinque anni dalla sua promulgazione – è quasi totalmente disattesa e
si presta a diverse interpretazioni.

Riteniamo, quindi:

che sia necessario aprire una vertenza per la modifica della vigente Legge
150/2000, nella parte in cui non prevede l’estensione del CNLG per gli
Uffici Stampa, perché l’attuale previsione di un diverso contratto – non
meglio specificato – lede la dignità professionale ed i diritti dei
giornalisti impiegati negli Uffici Stampa e si palesa, inoltre, come norma
incostituzionale in quanto discriminante all’interno della stessa categoria;

che l’Ufficio Stampa debba essere parificato alle Redazioni. I giornalisti
che svolgono attività di Ufficio Stampa debbono, quindi, poter accedere
all’esame di stato valido per l’iscrizione all’albo dei professionisti,
rispettando gli stessi tempi del praticantato dei colleghi impegnati nelle
redazioni;

che debba essere prevista l’iscrizione automatica all’INPGI e alla CASAGIT
dei giornalisti degli Uffici Stampa, senza che da parte degli Enti e/o
Aziende si operi alcuna discrezionalità.

Sulla questione fondamentale che distingue in maniera categorica il
portavoce dal giornalista (esigenza raccolta dalla Legge, ma anche
fondamentale norma etica e deontologica), non possiamo non sottolineare la
difficoltà in cui si trova il giornalista di ufficio stampa che non ha né
tutele né diritti e che quindi può essere ricattato nell’esercizio della
propria professione.

Come garantire una corretta informazione? Solo un informatore garantito nei
suoi diritti può assicurare un’informazione libera e democratica.

PERIODICI/Giornalisti, non impiegati

Precariato e qualità del lavoro nei periodici

Nel mondo dei periodici la lotta alla precarietà e la difesa della qualità
del lavoro sono i punti chiave dell’identità giornalistica. Nelle linee di
modifica del CNLG, scaduto il 28 febbraio, si ribadisce il ruolo centrale
del lavoro giornalistico, la sua alta professionalità e la necessità che
esso si svolga nel rispetto dei principi deontologici di autonomia
professionale.
Le nuove flessibilità introdotte nel precedente contratto non hanno aperto
il mercato né favorito l’occupazione, ma al contrario hanno accelerato una
precarizzazione del lavoro giornalistico che ha indebolito fortemente
l’intera categoria. È necessario, pertanto, che si arrivi a una limitazione
dell’uso sia del contratto a termine (articolo 3), come già indicato nelle
linee di modifica, sia delle altre flessibilità introdotte nel passato. La
legge Biagi-Maroni deve invece essere ritenuta inapplicabile nel nostro
settore.
In sede di rinnovo contrattuale il sindacato deve esprimere in modo chiaro
una svolta rispetto alle norme introdotte nel contratto precedente e che si
sono rivelate sbagliate.

La precarizzazione nei periodici è andata di pari passo con lo scadimento
della qualità sia del lavoro giornalistico sia dei prodotti editoriali.
Due i fronti su cui intervenire per contrastare questa tendenza.
1. La valorizzazione del lavoro esterno con un giusto riconoscimento per
l’opera prestata dai freelance, che devono essere parte integrante del
prossimo rinnovo contrattuale.
2. La difesa delle redazioni contro ogni tentativo di impiegatizzazione, che
riduce il lavoro al desk a semplice funzione esecutiva. Bisogna individuare
forme di alternanza tra il lavoro al desk e quello sul campo, che deve
rimanere parte fondamentale della specificità della professione.

Per raggiungere questi obiettivi è importante da parte del sindacato il
coinvolgimento del direttore di testata, quale garante della redazione per
quanto riguarda le prerogative professionali di ogni singolo redattore, la
difesa della qualità del prodotto e la sua autonomia dalle ingerenze della
pubblicità.
È necessario opporsi, coinvolgendo anche i direttori, a qualsiasi tentativo
di svuotamento delle redazioni attraverso l’impiego indiscriminato di
collaboratori sottopagati o di figure impiegatizie, come sta succedendo per
gli uffici grafici e dei photo editor.

È fondamentale che in questo rinnovo contrattuale le voci riguardanti la
qualità del lavoro e la contrattazione a termine vengano considerate sotto
questo punto i vista: tenendo presente che ci stiamo giocando qualcosa di
fondamentale che va al di là di qualsiasi miglioria per accontentare la
categoria. Qui ci stiamo giocando la nostra identità di giornalisti.

FREELANCE/Obbiettivo: lotta comune

I freelance sono i liberi professionisti dell’informazione che hanno scelto
di svolgere la professione fuori dalle redazioni, anche se non escludono
l’assunzione. Sono freelance i pubblicisti, che esercitano prevalentemente
la professione giornalistica, e i professionisti.

I colleghi delle redazioni con i quali i freelance collaborano si dimostrano
poco attenti alla qualità del lavoro e alla professionalità degli esterni e
spesso si crea una contrapposizione tra le due figure professionali. Un
rispetto e una valorizzazione maggiore del contributo dei freelance da parte
dei colleghi assunti porterebbe un vantaggio reciproco, a livello umano e
contrattuale e permetterebbe di intraprendere forme comuni per la difesa dei
diritti, della libertà e della dignità professionale.

La tutela sindacale dei freelance e quella dei contrattualizzati deve andare
di pari passo ma prima di individuare delle azioni di lotta comuni è
necessario sensibilizzare i colleghi che lavorano in redazione sulle nostre
battaglie.

Abbiamo quindi evidenziato una serie di azioni su più pronti.
1) I freelance devono essere coscienti della loro forza e della loro
possibilità. Devono anche sapere che il mercato elimina inesorabilmente
coloro che non hanno gli strumenti idonei ad affrontarlo, come avviene nelle
altre professioni. Per resistere bisogna avere specializzazioni, aggiornarsi
continuamente, essere più competitivi del redattore ‘classico’ e far valere
le proprie competenze. Verrà quindi stilato un documento di Autodifesa per
freelance con consigli pratici e indicazioni su come tutelare il proprio
lavoro, farsi pagare, ecc.
2) E’ necessario sensibilizzare i colleghi delle redazioni sul fatto che i
freelance e gli assunti hanno le stesse problematiche e pertanto devono
essere uniti. Sarà preparato un documento con i punti che evidenziano le
problematiche comuni di freelance e contrattualizzati. Il documento sarà
spedito inizialmente ai colleghi di cui già conosciamo la email e,
successivamente, ai periodici di categoria, alle associazioni della stampa
regionali, alla Fnsi e ai siti che parlano di giornalismo.
3) Bisogna far conoscere i problemi dei freelance in tutti gli ambiti
sociali. E’ quindi necessario muoversi con azioni ‘mediatiche’ per
sensibilizzare gli organi di categoria e gli ‘opinion leader’. Le iniziative
verranno comunicate al momento opportuno. In questo ambito è in fase di
realizzazione un ‘libro bianco sui freelance’ che raccoglierà storie anonime
di sfruttamento e di angherie subite che servirà per iniziative regionali,
per conferenze stampa, ecc.
4) Parecchi giornalisti sono stati eletti negli organi istituzionali
(Parlamento, Regioni, Comune, ecc.). Riteniamo opportuno promuovere azioni
di lobbing con il loro supporto affinche passi la proposta di legge sui
freelance e altre iniziative legislative che tutelino il nostro lavoro. Per
questo scopo pensiamo di avviare due azioni:
a) individuare e contattare tutti i giornalisti eletti in Parlamento, più
altri che ricoprono cariche ai diversi livelli istituzionali per far
conoscere la nostra situazione professionale e ottenere un sostegno
concreto.
b) elaborare un documento a sostegno dei freelance da far approvare a
diversi livelli istituzionali (Consigli comunali, provinciali, regionali)
per far conoscere questa realtà in continua evoluzione, sensibilizzarli e
aumentare la nostra visibilità.

FREELANCE/Lo schiavismo codificato

Lo schiavismo codificato
protocollo d’intesa tra Fipe (Federazione Italiana Piccoli Editori),
Associazione Stampa Subalpina e Associazione Stampa Valdostana

Alla vigilia della trattativa contrattuale tra Fnsi e Fieg all’interno della
quale uno dei punti cardine è il lavoro autonomo, i giornalisti di Senza
Bavaglio
SONO INDIGNATI

per il protocollo d’intesa tra Fipe (Federazione Italiana Piccoli Editori),
Associazione Stampa Subalpina e Associazione Stampa Valdostana, pubblicato
anche sul sito della FNSI. L’accordo in oggetto prevede compensi minimi
ignobili e al limite dello schiavismo (per esempio notizia breve ? 1,50,
articolo da 50 a 75 righe ? 11,35). Preludio gravissimo in un momento in cui
il sindacato si appresta a rivendicare di fronte agli editori il
riconoscimento del lavoro autonomo nella sua piena dignità economica e
professionale.

CHIEDONO

che la Federazione Nazionale della Stampa esiga spiegazioni alle
Associazioni di Stampa firmatarie, esprima un parere sul protocollo d’intesa
in questione e presenti al prossimo Consiglio Nazionale una relazione sulla
vicenda.

SCUOLE/ Chiarezza sulla formazione

Nell’auspicio che venga regolarizzato e realmente creato un sistema
formativo per tutti coloro che intendono svolgere la “professione” e
reputando importante il percorso universitario al giornalismo (3 anni base +
2 specialistici) si ritiene di:
* avviare un processo cognitivo delle scuole di giornalismo attive nel
territorio italiano attraverso schede censuarie che evidenzino i dislivelli
qualitativi, le formule di accesso (gratuità o pagamento);
* regolamento e controllo delle attività di stage attraverso i cdr interni
(alle redazioni ospitanti) o, in mancanza, delle strutture sindacali
regionali, così come indicato dalle leggi vigenti in materia
dei tirocini formativi e di orientamento;
* riproposizione e modifiche alla L. 416/81 che regola gli interventi
speciali in favore della mobilità e della riqualificazione dei giornalisti
1. con la proposta di formazione continua e aggiornamento anche per
giornalisti disoccupati non contrattualizzati
2. con la creazione di centri di servizi (desk, internet, pc,
stampanti,ecc.) territoriali, almeno regionali. Anche curati da cooperative
di giornalisti disoccupati.

INPGI 2/ Non pensionare le pensioni

Domande costituenti (dopo verifica in INPGI) un possibile piattaforma di
richieste:
1. possibilità di cumulo tra INPGI 1+2 ( e viceversa)
2. obbligatorietà (o opportunità) di versamenti di contributi volontari
nell’INPGI2
3. possibilità di accorpamento di pensioni di Enti diversi (alle condizioni
migliori)
4. equiparazione dei versamenti nell’INPGI2 come effettuata generalmente
(12+8)
5. diminuzione degli interessi nella rateizzazione delle quote contributive

Proposte:

Indagine sulle testate politiche

Senza Bavaglio: da e-group a testata on-line (con indagini ed inchieste
documentate)

DEFINIZIONE/Rendiamo chiaro il nostro linguaggio

Senza Bavaglio ritiene giusto utilizzare definizioni chiare. Per noi è
importante adoperare nomenclature che abbiano una valenza sindacale. Fino ad
ora si è fatta una gran confusione mescolando disoccupati e freelance,
precari e disoccupati, stagisti freelance e così via.
Sull’e-group di Senza Bavaglio si è sviluppato un corposo dibattito sui
termini da utilizzare per riuscire a capirci tra noi. Vogliamo evitare ogni
confusione. Usando una terminologia comune si facilita la ricerca di
soluzioni ai problemi che assillano il mondo del giornalismo.
I termini che vogliamo usare non hanno alcuna caratterizzazione
professionale e non hanno nessuna intenzione di dare giudizi professionali o
di merito. A interessi diversi, secondo noi, devono corrispondere termini
diversi. Non siamo depositari di nessuna verità, quindi questa nomenclatura
può essere migliorata.

Proponiamo dunque questa nomenclatura

1 – Freelance (una parola sola) sono i giornalisti che hanno scelto la
libera professione. L’assunzione non è tra i loro obbiettivi primari. Ci
sono freelance professionisti e freelance pubblicisti. Esercitano la
professione giornalistica come attività continuativa esclusiva o prevalente,
anche con soggetti diversi sulla base di rapporti autonomi.

2 – Disoccupati sono coloro che hanno perso un lavoro stabile e vanno
aiutati a rientrare in una redazione. Per vivere fanno i freelance ma non si
considerano tali perché non hanno scelto la libera professione.

3 – Precari sono coloro che hanno un contratto a termine ma vorrebbero
averlo a tempo indeterminato. Emblematico il caso dei precari Rai, redattori
fino a 11 mesi all’anno, poi sospensione e ancora ripresa del contratto.

4 – Stagisti sono coloro che fanno un periodo di tirocinio presso una
redazione. Devono imparare e quindi hanno bisogno di un tutor o comunque di
qualcuno che insegni loro il mestiere. Non devono sostituire un giornalista
assente, non devono fare il lavoro in supplenza di qualcuno, né essere
inseriti nei turni.

5 – Collaboratori occasionali sono coloro che svolgono attività
giornalistica in modo saltuario o comunque non prevalente.

6 – Abusivi sono tutti quelli che lavorano nelle redazioni in totale
violazione delle norme, al di fuori di ogni legalità.

Senza Bavaglio – www.senzabavaglio.info

Levico Terme, Valsugana, 10 aprile 2005

nonluoghi

nonluoghi

Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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