La notizia è che che il gip di Roma Marco Patarnello ha accolto la richiesta del pm, Salvatore Vitello, e ha ordinato il sequestro del server di Indymedia, che peraltro è in Brasile, il che complicherà non poco la procedura di oscuramento. Il motivo è la pubblicazione sul sito, da parte di un anonimo navigatore, di un fotomontaggio che raffigurava papa Ratzinger in divisa nazista e di alcune frasi piuttosto pesanti sullo stesso Benedetto XVI. L’inchiesta della procura ipotizza i reati di vilipendio della religione cattolica e della figura del pontefice.
Ci sarebbero molte cose da dire, a cominciare dal fatto che su Indymedia, notoriamente, la pubblicazione di post nella parte destra è libera e senza filtri: non è dunque Indymedia e chi lo gestisce nel mirino, ma la stessa esistenza sul web di spazi pubblici senza responsabili. La legge sulla stampa limita i casi di possibile sequestro a pochissimi e tassativi casi, mentre sul web l’assenza di regole precise sembra consentire un esercizio ‘creativo’ della repressione e dell’oscuramente.
Ma una volta detto questo, vale la pena citare il ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno, che si è addirittra compiaciuto per questo colpo inferto alla libertà d’espressione: “Mi congratulo con l’autorità giudiziaria – ha detto il ministro -. Trovo giusta la chiusura di questo sito che già in passato si era dimostrato aggressivo nei miei riguardi, ma questa volta ha raggiunto il massimo dlel’ingiuria e della volgarità”.
Certamente le frasi sul papa e il fotomontaggio possono non piacere – io ad esempio preferisco la chiave dell’ironia alla pesantezza di certe espressioni o di certe trovate – ma qui è in ballo la libertà di stampa, la libertà d’espressione, il diritto al dissenso.
Personaggi come Alemanno – che in questo caso rende palpabile la filiazione Pnf-Msi-An – possono affondare la lama e teorizzare il sequestro di siti informativi sgraditi, senza suscitare indignazione (al momento si segnala solo l’intervento del segretario del sindacato dei giornalisti, Paolo Serventi Longhi), perché stiamo progressivamente assimilando la convinzione che la libertà d’espressione non sia più un bene pubblico imprescindibile, ma una facoltà sempre revocabile.
Siamo in piena di fase di giornalismo – e non solo giornalismo – embedded.
Tratto dal blog Distratti dalla libertàdi Lorenzo Guadagnucci, giornalista, autore di Noi della Diaz (Berti/Altreconomia, 2002), Distratti dalla libertà (Berti/Altreconomia, 2003), La crisi di crescita. Le prospettive del commercio equo e solidale (con Fabio Gavelli, Feltrinelli 2004), e tra i fondatori del comitato Verità e Giustizia per Genova.
Per Nonluoghi Libere Edizioni sta per uscire il suo nuovo libro LA SEDUZIONE AUTORITARIA.
Diritti civili e repressione del dissenso in Italia, che Guadagnucci presenta alla Fiera del libro di Torino sabato 7 maggio alle 13 nello spazio di 365Bookmark al padiglione 2 (dove si trova anche lo stand della casa editrice).