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Lettera aperta a noi tutti (e a Banca Etica)

Riceviamo e volentieri diffondiamo
Stasera ho acceso il computer, fatto un giro in internet, trovato la lettera di Padre Zanotelli. (www.finansol.it )
Quella che, tra mille battaglie e mille impegni, ha dovuto scrivere al C.d.A di Banca Etica per esprimere tutto il suo disagio, tutta la sua presa di distanza dal comportamento di quest’ultima, rispetto alla riconfermata presenza di BPM – Banca Popolare di Milano – tra le banche armate.
Le due Banche, come si sa, sono socie, e BE in questi mesi, non ha detto nulla, fatto nulla, se non promettere che in futuro BPM avrebbe reso trasparente il bilancio, coerente la propria condotta. Ma il troppo è troppo. E sebbene sia triste si sia lasciato, ancora una volta, che toccasse a Zanotelli dirlo, che si sia qui a parlarne solo perché lo ha scritto lui, e non invece per un sussulto di dignità, pretesa di verità e chiarezza venuta dal basso, è bene lo stesso unirsi a quel grido e ripetere che BE deve fare delle scelte. Inderogabili e imprescindibili, immediate e trasparenti.

Perché non è più possibile vedere i soci e i partner di BE presenti nella Lista delle banche che sostengono il mercato di morte degli armamenti.

E queste scelte in primis sono:
1) La non-accettazione di operazioni legate al commercio di armi.
2) Il non-sostegno e utilizzo diretto e indiretto di paradisi fiscali.
3) E, se proprio non è possibile altro, per lo meno, la commercializzazione nella gamma di proposte, da parte delle banche partner, dei soli fondi etici.

Punti vincolanti, non negoziabili, questi.

Oggi, infatti, assistiamo, delusi e quasi arresi, a percorsi che temporeggiano, giustificano alleanze con una banca armata. Ed in tutti questi anni, fatti a volte, forse meno del dovuto, ma fatti, di pressioni, di campagne e di insistenze, BE ha fatto finta di non capire. Di non sentire.
Ma ora basta. Se non c’è differenza tra BPM e BE, non c’è nemmeno ragione per continuare a tenere-mettere i soldi in BE. Se si comportano allo stesso modo BPM e BE, non si vede perché si dovrebbe far finta di continuare a pensare che si stia scegliendo qualcosa di diverso, differente, mettendoli in BE. Anzi, una scelta si può fare. Si può scegliere di togliere i soldi da BE. Pubblicamente.

Se tutte le banche fanno affari sporchi, se questa è la logica ineluttabile (non è questo che sta dicendo BE con il suo comportamento?) è meglio andare con chi non fa finta di farli puliti. Almeno uno sa a chi s’accompagna. Si tolgono i soldi da BE perchè tra l’imitatore e l’originale si preferisce l’originale E a denti stretti, nell’amarezza si arriva a dire: “Good Bye BE”.
E fa nulla, anzi è utile che si apra la domanda che segue.
“Se si tolgono i soldi da BE dove si mettono?”.

In un mondo ideale non c’è accumulo, il denaro è solo un mezzo di scambio non ha un valore in sé. Tutti hanno e solo quel che serve per vivere e non c’è questione da gestire. Ma questo non è un mondo ideale.
E dove mettere i soldi oggi potrebbe essere un gran bel punto da tornare a discutere assieme, su queste pagine magari, all’aperto e pubblico dominio. Dove si possono mettere i nostri denari? Va bene qualsiasi risposta. Vanno bene tutte.
Tutte tranne una. Quella che vorrebbe Banca Etica come il male minore. Perché non è una risposta. Anzi.
Il male minore è il peggiore dei mali. Perchè toglie la speranza, la prospettiva, ammazza il futuro.
È il peggio del peggio. Nell’Apocalisse è scritto che i rigettati saranno i tiepidi, quelli che non sono stati né freddi né caldi.

Anzi, forse proprio questa è la domanda a cui BE dovrebbe rispondere.
Che sia lei a dirci dove metterli ‘sti soldi, perchè è lei che ci ha fatto sognare, sperare, impegnare e adesso ha il dovere di dirci dove metterli. Dove metterli questi denari visto che da lei non si può, appunto perché lei è il male minore e il male minore è il peggio che c’è.

In attesa di risposta, cordialmente,

Paolo Trezzi e Mariacarla Castagna – Centro Khorakhané Lecco

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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