Nonluoghi Archivio G8 e processi, lettera aperta ai giornalisti

G8 e processi, lettera aperta ai giornalisti

[dal comitato Verità e giustizia per Genova]
In qualità di presidente del Comitato verità e giustizia per Genova, vi scrivo per chiedere scusa.
Chiedo scusa a nome delle centinaia di manifestanti arrestati, feriti, umiliati e torturati nel mese di luglio del 2001 a Genova, nelle strade, nelle piazze, alla scuola Diaz, nelle caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano.
Noi allora non lo sapevamo che avremmo (dopo ben sei anni) causato l’allontanamento di De Gennaro dal vertice della Polizia italiana. Che quei giorni avrebbero macchiato la sua onorata carriera (anche se si tratta di una macchia davvero piccola, di quelle che il Ministro degli Interni, Amato, ha subito lavato nominandolo a capo del suo gabinetto). Che, per colpa nostra, De Gennaro sarebbe stato indagato per istigazione e induzione a falsa testimonianza. Giustamente nei giorni scorsi sui quotidiani La Repubblica e L’Unità avete ripetutamente sottolineato tutto l’orrore di questa faccenda incresciosa, ridando all’uomo ed al poliziotto tutta la sua onorabilità. E non siete stati i soli, numerosi parlamentari (di destra, di centro e di sinistra), a partire dall’on. Violante hanno fatto lo stesso. Perché De Gennaro è stato un capo della polizia “bipartisan” nominato dal centro-sinistra, confermato dal centro-destra, nuovamente confermato dal centro-sinistra, un uomo “quattro-stagioni” come la pizza.

E’ vero, alla Diaz, abbiamo fatto di tutto per farci massacrare, fingendo di dormire, alzando le mani di fronte ai manganelli e chiedendo pietà. Abbiamo anche costretto un poliziotto a fingere un accoltellamento, altri a dover portare nella scuola due bottiglie molotov, altri a firmare verbali falsi, ma che altro potevamo fare? Mettetevi nei nostri panni e, cercate di non sporcarvi, perché sono ancora pieni di sangue. E il sangue, come ogni casalinga che si rispetti sa bene, non si lava facilmente.

Meno male che nel frattempo altri solerti poliziotti hanno provveduto a distruggere le due molotov!

E a Bolzaneto? Abbiamo fatto di tutto per costringere poliziotti, carabinieri, guardie penitenziarie, medici ed infermieri a divertirsi con noi. Non sapendo come passare il tempo, abbiamo giocato a nascondino, rimanendo anche dieci ore in piedi con le braccia alzate contro il muro e le gambe divaricate. Ma i nostri torturatori sono stati buoni con noi e non si sono nascosti tanto bene. Così si sono fatti scoprire, da noi e dalla Magistratura. Che risate ci siamo fatti mentre spaccavano la mano ad uno di noi e la cucivano senza anestesia, ci spruzzavano gas irritanti, ci accompagnavano al bagno con la testa per terra tra insulti e botte, ci minacciavano di morte e di stupro. Ancora mi piangono gli occhi al ricordo.

Ma non è stata solo colpa nostra. Siamo poi stati ingannati da quei “terroristi” di Amnesty International che hanno dichiarato che a Genova c’è stata la più grande violazione dei diritti umani in un paese occidentale dal dopoguerra. E noi ci abbiamo creduto, voi no per fortuna.

Che ne sapevano noi, allora, che De Gennaro, Manganelli, Gratteri ed altri, avevano un solido trascorso nell’antimafia, addirittura a fianco di Falcone e Borsellino? Vi assicuro: non ce l’hanno detto, né alla Diaz, né a Bolzaneto, altrimenti non ci saremmo fatti massacrare e torturare con il rischio di rovinare la loro splendida ed onorata carriera. Meno male che il governo Prodi ha sistemato decorosamente De Gennaro e Manganelli. Oggi sull’Unità si parla di Gratteri come uno dei probabili vice e, giustamente, il giornalista ha tralasciato di scrivere che Francesco Gratteri è uno dei 29 imputati per il processo Diaz; ringrazio il giornalista per la dimenticanza, altrimenti avrei dovuto scusarmi anche con lui.

Chiedo scusa anche al dottor Manganelli, che non era a Genova nel 2001, anzi stando a quanto riportato dai vostri quotidiani era in ferie. Ebbene, sappiate che il 21 luglio, prima, durante e dopo l’irruzione alla Diaz, fu comunque in costante contatto con i dirigenti imputati, come lui stesso ha riconosciuto quando e’ stato chiamato in tribunale come testimone nel processo Diaz, il giorno 2 maggio del 2007. Per alcuni davvero non ci sono mai vacanze.

Per fortuna, nonostante tutto il casino che abbiamo fatto, né De Gennaro, né il governo Berlusconi, né il governo Prodi si sono lasciati sviare dalle nostre testimonianze. Infatti gli imputati, più alti in grado, per i fatti della Diaz e di Bolzaneto sono stati tutti promossi. Questori, vice-questori, dirigenti: Gilberto Caldarozzi, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Filippo Ferri, Vincenzo Canterini, Alessandro Perugini.
A tutti loro, a De Gennaro, a Manganelli, ed a voi giornalisti di Repubblica e dell’Unità impegnati quotidianamente nel duro lavoro di informare correttamente gli italiani, ancora grazie!

Grazie a loro ed a voi abbiamo definitivamente capito cosa significano in Italia le parole: libertà, verità e giustizia.


Enrica Bartesaghi, presidente Comitato verità e giustizia per Genova – www.veritagiustizia.it

di Lorenzo Guadagnucci

Sottoscrivo parola per parola quanto scritto da Enrica, e già che ci siamo vi propongo di fare un gioco, che è anche una prova della verità. Abbiamo visto sui giornali di questi giorni – inclusi quelli cosiddetti progressiti – i peana per Manganelli e De Gennaro e il consenso generalizzato per la “soluzione politica”, rigorosamente “bipartisan”, del caso Genova, riesploso – è bene ricordare – a sei anni di distanza dai fatti sostanzialmente per due episodi.

Il primo è stato la deposizione di Michelangelo Fournier, il quale ha definito “macelleria messicana” i pestaggi alla Diaz e ha rivelato per la prima volta di avervi assistito, sostenendo di avere taciuto finora per “spirito di appartanenza”, mettendo così a nudo, indirettamente, la consegna all’omertà e alla menzogna seguita all’interno della polizia. Il secondo episodio è l’iscrizione nel registro degli indagati di Gianni De Gennaro per istigazione alla falsa testimonianza, con riferimento alla deposizione dell’ex questore di Genova Francesco Colucci, a sua volta indagato per falsa testimonianze. E’ questa una vicenda penosa – come sa bene chi ha assistito all’interrogatorio di Colucci – e assolutamente infamante per alti funzionari dello stato.

La soluzione politica bipartisan sarebbe l’avvecendamento di De Gennaro per “fine naturale del mandato” come annunciato da Romano Prodi in parlamento e la sua nomina a capo di gabinetto del ministro dell’Interno Amato, un ruolo quindi fiduciario, pesantissimo sul piano simbolico, e la sua sostituzione al vertice della polizia con il vice Antonio Manganelli, che fa parte – notoriamente e da molti anni – del “gruppo De Gennaro”.

Il gioco è questo: proviamo a sostituire i nomi di Luciano Violante, Romano Prodi e Giuliano Amato con quelli – poniamo – di Alfredo Mantovano (ex sottosegretario di An), Silvio Berlusconi (ex premier), Beppe Piasanu (ex ministro dell’Interno).

1) Stralci di un’intervista alla Stampa del 23 giugno di VIOLANTE/MANTOVANO: “Da sei anni la magistratura sta indagando e non ha trovato nulla nei confronti del capo della polizia; adesso l’avviso di garanzia per una vicenda diversa che francamente mi sembra poco credibile. Non posso immaginare che il capo della polizia dica a un questore di dichiarare il falso all’autorità giudiziaria. Mi sembra si sia trattato di un eccesso di zelo inquisitorio”. “Si tratta della stessa polizia che ha arrestato Bernardo Provenzano, gli assassini di Biagi e D’Antona. Che in tre giorni individua la responsabile dell’omicidio della ragazza sulla metropolitana di Roma. Non confondiamo il comportamento di alcuni con quelli di centodiecimila servitori leali della democrazia”.
In due battute si liquida il lavoro della magistratura e si consegna ai “poliziotti benemeriti” una piena libertà d’azione – a prescindere dai fatti – in nome delle buone azioni compiute in passato. Una bella prova di garantismo, di fedeltà ai fatti, di rigorosa attinenza al dettame costituzionale.

2) Brani dall’intervento di PRODI/BERLUSCONI al question time alla Camera: «De Gennaro, in risposta alla conferma della nostra fiducia, quando mise a disposizione il suo mandato contemporaneamente alla nascita del mio governo, aveva convenuto che alla scadenza del settimo anno di incarico sarebbe maturato il momento del suo avvicendamento. Così sarà senza polemiche, in completo accordo fra governo e capo della Polizia, nel solo interesse del Paese. Ribadisco la completa e totale fiducia nei confronti di De Gennaro, fiducia che gli ho personalmente riconosciuto anche in recenti occasioni in cui le forze di Polizia hanno dimostrato grandi capacità, compostezza e senso di responsabilità. Ed è assolutamente vero che questo è
stato riconosciuto in ambito sia nazionale che internazionale». Non si parola della disastrosa gestione del G8 di Genova, delle menzogne denunciate dallo stesso Fournier, delle promozioni degli imputati di grado più alto, dell’indagine sul capo della polizia, eccetera eccetera. I fatti scompaiono, resta la fiducia incondizionata.

3) Per AMATO/PISANU parla la decisione di affidargli un incarico di prestigio e dal grande valore simbolico con la nomina a capo di gabinetto. E’ un messaggio esplicito anche per la magistratura che osa ancora indagare e portare avanti i processi.

E’ vero o non è vero che le parti sono perfettamente intercambiabili? Allora cominciamo a dirci la verità e cioè che se le stesse cose dette e fatte da Violante/Prodi/Amato le avessero dette e fatte Mantovano/Berlusconi/Pisanu ci sarebbe stata nel centrosinistra una sollevazione. Tutti si sarebbero indignati per l’ipocrisia, l’ambiguità e la falsificazione, per la protezione indecente assicurata a vertici di polizia che si sono macchiati di comportamenti indifendibili eccetera e eccetera. Si sarebbe denunciata l’abdicazione del potere politico di fronte al potere acquisito dagli apparati di polizia e da chi li guida da molti anni. Si sarebbero indignati anche i giornali cosiddetti progressiti e avremmo avuto un diluvio di dichiaraizoni all’Ansa da parte di parlamentari protesi alla difesa strenua delle garanzie costituzionali.

Non è qualunquismo, e nemmeno facile ironia, è l’ennesima dimostrazione che ogni volta che si parla di provvedimenti bipartisan bisogna diffidare, perché c’è dietro qualcosa di poco pulito, che lascia sul terreno ciò che non interessa, perché non ha rappresentanza politica: in questo caso il diritto al dissenso, la dignità di tanti cittadini umiliati, la pretesa di vedere riconosciuti i propri diritti civili.

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