Nonluoghi Archivio L’appello: Eurovisioni, per un’Europa non liberista e disarmata

L’appello: Eurovisioni, per un’Europa non liberista e disarmata

Non siamo candidati ma ci piacerebbe condividere due o tre ragionamenti e un po’ del tuo tempo per le prossime elezioni europee.
Non c’è dubbio che andremo a votare. Con un obiettivo fondamentale. Dare una prima sconfitta, la più sonora possibile, attraverso il voto alle Europee, al polo delle (il)libertà. Perché in quella alleanza, a partire dal padrone assoluto di quelle forze, e cioè Silvio Berlusconi, si perseguono le pulsioni più convinte di trasfigurazione e stravolgimento del nostro sistema costituzionale; in direzione della soppressione di ogni divisione dei poteri interni alla forma di governo e nella forma di stato, che vogliono dire autoritarismo, securitarismo repressivo e preventivo, nazionalismo subalterno e affarismo guerrafondaio, azzeramento del diritto ad essere soggetti di informazione, dipendenza della magistratura all’esecutivo, cesarismo e plebiscitarismo, populismo mediologico. Sul piano sociale poi questo governo si caratterizza per spingere all’estremo la precarizzazione del lavoro con lo svuotament ogni diritto, distruzione e privatizzazione dei diritti sociali, nella scuola, nella sanità, nella previdenza mentre sul piano delle politiche economiche questo governo spinge ulteriormente al declino industriale del nostro Paese.

Per quanto riguarda le forze dell’opposizione è però giusto fare dei precisi distinguo.

Le ragioni per battere Berlusconi non ci devono però portare a votare e a ingrossare chi nell’opposizione si è fatto alfiere di un “liberismo temperato” che formalmente è più rispettoso delle regole e di alcuni, ma solo alcuni valori costituzionali, ma che di fatto ha servito su un piatto d’oro tutte le occasioni alla attuale compagnia che sta al governo sposando tutti gli obiettivi delle lobby economiche e delle multinazionali, nonché della finanziarizzazione dell’economia. A cominciare dalla privatizzazione dei beni comuni, l’acqua, l’ intelligenza diffusa, la salute.

Non si può poi dimenticare il contributo dato alla precarizzazione del mondo del lavoro con la legge Treu, con la riforma pensionistica che passa da un solidaristico principio di ripartizione a un capitalistico e individualistico principio contributivo.

Non si possono dimenticare alcune nefandezze sul terreno dei diritti umani fondamentali dei migranti come l’istituzione dei CPT e la remora sul diritti di voto a chi migrante vive in Italia, affossato, ancor prima di venire alla luce, sulla base di debolissime argomentazioni di quella che allora era l’opposizione della Casa delle Liberta.

Non si può dimenticare la debolezza a combattere il razzismo xenofobo e la rincorsa alle paure securitarie dell’allora Ministro della Giustizia Fassino, che inseguiva aumenti di pena per scippatori e simili.

Non si può dimenticare la penosa farsa iperdialogante sul conflitto di interessi, che ha rimesso completamente in gioco un Berlusconi ormai perduto.

Non si possono dimenticare i sostegni dell’allora Primo Ministro D’Alema ai “capitani coraggiosi” favorendo e continuando le privatizzazioni dei beni pubblici dello Stato

Non possiamo dimenticare poi il perdurante acritico sostegno a un’Europa iperliberistica e monetaristica, sancita dalle convergenze di Maastricht e dalla subordinazione ai banchieri della BCE e alla dimenticanza di ogni Europa sociale e dei diritti.

Ma è soprattutto sulla guerra che il dissenso rimane enorme.

Nonostante la tardiva firma di una mozione unitaria per il ritiro immediato dei nostri soldati dall’Irak, rimane la “macchia originaria” della guerra in Kosovo nel 99, per la quale non avanza un barlume di autocritica, ma solo rivendicazione.

Rimane quello strappo costituzionale.

Rimane il fatto che la guerra è per lo stesso Prodi, ancor oggi, una risorsa di ultima istanza, ma una risorsa possibile. Magari da utilizzare, come nel ’99 sotto l’ombrello multilaterale della Nato, o in futuro sotto quello ONU, ignari in questo caso comunque del rispetto delle norme che lo fondano. Come se un voto condiviso in quella sede, non potesse essere comunque illegittimo perché contrario alle sue norme fondative e al suo testo costitutivo.

E potremmo continuare ancora nella direzione di una mancanza di apertura nei confronti di quello che è stato il movimento dei movimenti e della società civile con i suoi girotondi, solo per fare un esempio, volti a richiamare cambiamenti sia nella società e nell’economia, sia nella legalità che delle regole costituzionali.

Sono queste ragioni, che anche in previsione delle elezioni politiche, che una cocente confitta di Berlusconi possono avvicinare, che pensiamo che un voto dato a queste forze del “Listone” contro Berlusconi, possa rendere sterile e inutile il voto. Perché la stessa formazione della Lista Uniti per l’Ulivo, senza infingimenti e con protervia non urlata, si propone l’obiettivo di essere autosufficiente, contro Berlusconi, e ridurre a poca cosa, quelle forze politiche che in questi anni hanno dissentito dall’interno o si sono opposte dall’esterno.

Il loro obiettivo, quello del Listone, è sempre quello di un pensiero unico, quello del mercato, che deve essere appena corretto, temperato, addolcito, senza per questo ricorrere a stravolgimenti violenti delle regole costituzionali o di una democrazia formale e procedurale.

Proprio perché il voto contro Berlusconi non sia una variante interna a un unico processo “neoliberista” voteremo e invitiamo a votare per le altre forze dell’attuale opposizione, e per quelle persone che in questi anni hanno dissentito o si sono opposte.

Consapevoli della loro eterogeneità, dei loro limiti. Ma con l’obiettivo di far maturare quelle condizioni di unità tra di loro, indispensabile per modificare i rapporti di forza oggi, all’interno dell’opposizione, per non trovare poi esclusi, per le future elezioni politiche, i nostri contenuti, da quella che domani potrebbero essere le forze di Governo.

L’invito a votare per queste forze politiche, dalla Lista Di Pietro-Occhetto, ai Verdi, ai Comunisti Italiani, a Rifondazione non ci impedirà qualora queste forze andassero al Governo che come persone aderenti a movimenti della società di continuare a fare il nostro lavoro, senza guardare in faccia nessuno, chiedendo conto e dissentendo, protestando e proponendo.

Per un altra Europa e mondo possibile.


Alessandro Magni, Paolo Trezzi

Centro Khorakhane’, Attac Lecco

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