Nonluoghi Archivio Colombia pericolosa, il rapporto di Amnesty

Colombia pericolosa, il rapporto di Amnesty

[comunicato stampa di Amnesty International]
Secondo un rapporto diffuso oggi da Amnesty International, un finto processo di smobilitazione dei paramilitari, insieme a centinaia di casi di minacce e uccisioni e alla cronica mancanza di indagini e processi, fa della Colombia uno dei posti più pericolosi al mondo per i sindacalisti. Il rapporto di Amnesty International, intitolato “Uccisioni, detenzioni arbitrarie e minacce di morte: la realtà del sindacalismo in Colombia”, mette in luce un modello sistematico di attacchi contro i sindacalisti impegnati nei contenziosi sul lavoro, nelle campagne contro le privatizzazioni e per i diritti dei lavoratori in alcune aree dove operano le industrie estrattive.

La Scuola nazionale sindacale, un’Organizzazione non governativa colombiana, ha documentato, nel periodo tra gennaio 1991 e dicembre 2006, 2245 omicidi, 3400 minacce e 138 sparizioni forzate di sindacalisti. Si ritiene che dietro la maggior parte di queste azioni, nonostante la loro pretesa smobilitazione, vi siano i gruppi paramilitari, legati all’esercito, e le forze di sicurezza. Anche i gruppi della guerriglia si sono resi responsabili di uccisioni di sindacalisti.

“In tutta la Colombia, i sindacalisti sono destinatari di un messaggio chiaro: ‘Non lamentatevi delle condizioni di lavoro e non fate campagne per proteggere i vostri diritti, altrimenti verrete ridotti al silenzio, costi quel che costi’” – ha dichiarato Susan Lee, direttrice del Programma Americhe di Amnesty International.

“Non proteggendo adeguatamente i sindacalisti, le autorità colombiane fanno capire che gli attacchi nei loro confronti possono proseguire, mentre le imprese che operano in Colombia rischiano di essere chiamate a rispondere per violazioni dei diritti umani di cui, a causa della loro condotta, può essere loro attribuita la responsabilità”.

Il rapporto di Amnesty International comprende casi di violazioni dei diritti umani ai danni di sindacalisti (e anche dei loro familiari) che lavorano nei settori della sanità, dell’istruzione, dei servizi pubblici, dell’agricoltura, dell’estrazione mineraria, del petrolio, del gas, dell’energia e dell’alimentazione.

“Questo rapporto vuole essere un campanello d’allarme per tutte le imprese multinazionali che operano in un ambiente nel quale i diritti umani vengono sistematicamente violati. Non agire non può essere più un’opzione per loro” – ha proseguito Lee.

I vari governi colombiani hanno attuato politiche per migliorare la sicurezza dei sindacalisti, tra cui un programma che destina forze armate, veicoli blindati e telefoni cellulari ad alcuni sindacalisti vittime di minacce.

“Amnesty International apprezza queste misure, ma gli attacchi proseguiranno fino a quando non verranno presi provvedimenti efficaci per porre fine all’impunità di cui godono coloro che uccidono e minacciano i sindacalisti” – ha sottolineato Lee.

Il rapporto di Amnesty International si sofferma sull’Accordo tripartito firmato da governo, imprese e confederazioni sindacali nel giugno 2006, sotto gli auspici dell’Organizzazione internazionale del lavoro.

“Questo accordo rappresenta un’opportunità fondamentale per fermare la crisi dei diritti umani che stanno subendo i sindacalisti colombiani. È fondamentale che le autorità, le imprese multinazionali e quelle locali, insieme al movimento sindacale internazionale e alla sede dell’Ilo di Bogotá, assicurino che siano svolte indagini su tutti i casi di minacce e attacchi contro i sindacalisti e le loro famiglie” – ha concluso Lee.

Roma, 3 luglio 2007

www.amnesty.it

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