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Un governo morto da vivo

[ da www.carta.org ]

di Pierluigi Sullo

Ci sono momenti in cui un umore diffuso, una sensazione di fastidio crescente, un borbottio interiore trovano finalmente la strada per uscir fuori in forma di parole. In quei momenti si scrollano le spalle e ci si dice: eh no, cheppàlle, basta. Insomma ci siamo: l’accumulo di irritazione e delusione provocato dal governo dell’Unione è arrivato al punto limite, quello in cui le auto-obiezioni come “vabbè, tanto non mi aspettavo chissà cosa”, oppure “meglio questi di quelli di prima”, o ancora “a frenare ci penserà la sinistra radicale”, vengono travolte. Parlo per me, naturalmente, ma siccome circolo e chiacchiero e faccio un giornale che è una spugna di contatti e interlocuzioni, mi pare che siamo proprio su quel punto limite. Quello appunto in cui le contro-auto-obiezioni si formulano da sé: ad esempio “questo governo è al di sotto delle peggiori previsioni”, “adesso abbiamo questi qui, smettiamola di farci paura da soli con il ritorno del Puzzone”, “la sinistra radicale viene travolta dall’ondata tardoliberista, anche perché si adegua a quei linguaggi e a quelle priorità, ad esempio su quel che loro chiamano sviluppo”.
Dice: ma il ministro Ferrero ha annunciato nuove norme per i permessi di soggiorno e la cittadinanza ai migranti. Già, ma nel frattempo il ministro degli interni Amato ha dettato la sua riforma, chiamiamola così, della legge Bossi Fini. E i Cpt restano lì, magari cambiando nome. E come dice qualcuno delle reti antirazziste: “Hai presente il gattopardo?”. Dice: il ministro Ferrero vuole cambiare la legge Fini sulle droghe, ma perché ancora non si riesce a distribuire la cannabis terapeutica, come perfino la legge Fini prevede? Guardate il panorama: la legge 30 sarà forse emendata, ma intanto si prepara una manifestazione nazionale [il 4 novembre], perché tutti sanno che alla “flessibilità” la Confindustria non rinuncerà, e peraltro, come dice il segretario della Funzione pubblica Cgil, Podda, il più grande “datore” di lavoro precario in Italia è lo Stato: 900 mila impiegati pubblici e della conoscenza. E a proposito di conoscenza: che fine hanno fatto le riforme targate Moratti? E i soldi necessari a ridare un senso al nostro sistema scolastico? Perché i sindacati devono minacciare uno sciopero generale, sulla scuola?
Dice: ma l’Italia ha riacquistato un ruolo di pace con la missione Onu in Libano: discutibile ma non lontano dalla verità. E poi ci stiamo ritirando dall’Iraq. Ma allora che ci stiamo a fare in Afghanistan? A far ammazzare il giovane Langella, alpino di Cuneo? La confusione mentale è talmente grande che il ministro della difesa Parisi dice, a proposito dell’ultimo militare italiano ucciso a Kabul, che “è morto da vivo” [e la Repubblica mette queste geniali condoglianzi in un titolo]. Ma non sarà che le uscite di Prodi sul mercato delle armi in Cina, o quelle di D’Alema sul fatto che dovremmo essere noi a riarmare l’esercito libanese, o il fatto che la spesa militare è la più alta dal 1940, hanno a che fare con gli interessi dell’industria delle armi? E perché D’Alema vuole privatizzare perfino la cooperazione internazionale?
Tralasciamo lo stillicidio di cattiva ideologia che, da importanti capi del governo, ci investe quando si tratta di unioni civili, di eutanasia o di altre cattive condotte [da un punto di vista morale, dice il Vaticano], e tralasciamo anche il fatto che la politica reagisce quando si sente in pericolo, come nel caso dell’intercettazione generale organizzata da Telecom, e andiamo al sodo. Il sodo sono i modi con cui i capitalisti italiani pensano di far quattrini: la finanziarizzazione del mercato immobiliare, la privatizzazione [o liberalizzazione] dei servizi pubblici, le “grandi opere” per lo “sviluppo”.
Sul primo punto, è vero che il ministro Ferrero ha ottenuto una sospensione degli sfratti [sotto un certo reddito familiare e per tre mesi], ma in verità è la gran parte dei cittadini a soffrire di un mercato dai prezzi folli [è vero che moltissimi sono proprietari, ma la gran parte di loro paga mutui che sono condanne a vita, e gli affitti sono semplicemente insostenibili]: non ci vorrebbe un’azione [fiscale o di altra natura] per riportare la cosa a dimensioni umane? E dove vanno a sbattere le gigantesche ricchezze che questa giungla ha creato? La questione non è nemmeno in discussione.
Quanto ai servizi pubblici, si raccomandano letture collettive della introduzione al progetto di legge Lanzillotta [firmato anche da Prodi e Bersani], un documento davvero di straordinaria inattualità: potrebbe averlo scritto Ronald Reagan in un momento di ubriachezza. Tutti i servizi [tranne quello idrico, si dice, ma nel frattempo la Lombardia privatizza e la Toscana non fa marcia indietro, ad esempio] vanno consegnati al mercato, alla concorrenza, ecc. E’ questo, il programma dell’Unione?
La famigerata Legge Obiettivo è stata poi sospesa in Val di Susa. E le centinaia di altri luoghi minacciati da autostrade, ponti, Mose, Tav, inceneritori, rigassificatori, centrali a carbone, turbogas e non si sa che? Il 14 ottobre ci sarà una manifestazione nazionale per chiedere l’abrogazione della legge, noi speriamo in bene, nel senso che quel che viene raccontato [dai media e dai “riformisti” dell’Unione] come “localista” si mostrerà per quel che: l’interesse “nazionale” di centinaia di comunità locali a trattare meglio le nostre città, i nostri boschi e fiumi, la nostra stessa salute, avviando finalmente una politica economica non cannibale, cioè non basata sull’idea che produzione, trasporto e consumo di merci debbano crescere indefinitamente e che quella è la misura del nostro benessere. Sul tema dello “sviluppo” però agisce in modo sfrenato una mega-lobby che ha alla testa il ministro Bersani [e lo stesso Prodi, per la sua ideologia], i grandi costruttori e i padroni dell’energia [dall’Eni all’imprenditore “di sinistra” De Benedetti] e che ha i suoi tentacoli fin sul territorio, come ad esempio il Marrazzo che un giorno approva la centrale turbogas di Aprilia e il giorno dopo riesuma l’autostrada pontina [ma una ebbrezza di “progresso” vi è quasi ovunque, in Toscana come nelle Marche, in Lombardia come in Veneto, ecc.]. Perché la “crescita” non è né di destra né di sinistra, è un a priori.
Sarà per questo che i ministri, il governo nel suo insieme, non discutono, non si spiegano, non ascoltano, non incontrano altri se non la Confindustria, i grandi media e, talvolta, i sindacati confederali [a cui peraltro non comunicano mai quel che vogliono fare davvero]? E’ quel che accade con la finanziaria: una moltiplicazione di voci [in verità di sondaggi sulle reazioni altrui] sulle più acrobatiche maniere per togliere soldi alle funzioni sociali dello Stato per devolverli alle funzioni imprenditoriali per lo “sviluppo”: meno pensioni e più autostrade. La finanziaria di Padoa Schioppa sarà, già lo si vede, il riassunto di tutto questo, di quel che si vuole fare [e delle omissioni], e del modo in cui si intende farlo.
In pochi mesi, ad essere “morto da vivo” [almeno nella speranza che aveva animato le primarie prima e il voto all’Unione poi] è il governo guidato da Romano Prodi. Il punto limite è raggiunto. Che si fa?

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