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Indymedia e il Papa: chi offende chi?

di Pino Nicotri

Il sito dei no-global Indymedia ha messo in rete una satira fotografica nei confronti papa Ratzinger, effigiato in divisa nazista. Denunciato da uno zelantissimo magistrato di Roma (e di dove, se no?), il pm Salvatore Vitello, il sito è stato addirittura oscurato per ordine di un gup che ha fulmineamente dato ragione al collega. Il tutto mentre nello stesso palazzo di giustizia di Roma si trascina da anni l’impotenza dello Stato italiano nei confronti dell’inquinamento dell’antenna della radio vaticana, che colpisce assai poco cristianamente nella salute vari esseri umani nostri concittadini. La gerarchia della Chiesa si strappa i capelli per la difesa dell’ovulo, che appena fecondato sarebbe a suo dire ‘un individuo già completo’, ma se ne lava le mani della salute degli ‘individui già completi’ (e già nati!) danneggiati dalla potenza elettromagnetica della sua emittente. Come sempre, due pesi e due misure.

Non vedo come per Indimedya si possa parlare di fotomontaggio offensivo, dal momento che Ratzinger quella divisa l’ha vestita e fino a 17 anni, età in cui non si è più dei ragazzini e tanto meno lo si era a quell’epoca. Lui e suo fratello hanno spiegato che ‘non c’era altra scelta’. Non vogliamo certo giudicare, anche se è noto che non pochi altri hanno fatto scelte diverse. Il problema però è in cosa consiste il dovere di ribellarsi alla ‘tirannia della libertà di uccidere’, – di cui tanto parlano in questi giorni sia il nuovo papa che il cardinale di Torino e il primate della Chiesa di Spagna – se non ci si ribella quando si è in presenza di una tirannia vera. Una tirannia che, come quella nazista, uccide in massa milioni di esseri umani già nati e cresciuti, oltre a un imprecisato ma certo ragguardevole numero di ovuli fecondati nel ventre di vittime donne già nate e incinte. Non siamo tenuti, noi cristiani e in primis noi cattolici, al dovere della ‘testimonianza’, anche a costo del martirio visto che questo è il significato etimologico della parola? E come si può chiedere agli altri di ‘testimoniare’ quando per primi pur di salvare la propria ghirba ci si è guardati bene dal ‘testimoniare’?

Ratzinger la divisa nazista a un certo punto se l’è tolta, ma solo perché ormai il Terzo Reich era sconfitto, anzi distrutto. Non se l’è tolta per ribellione al nazismo, se l’è tolta come alla fine se la sono tolta tutti: fuori tempo massimo. Dove sarebbe l’offesa di Indymedia a Ratzinger? Non mi interessa minimamente chiedere se per caso non sia stata offesa la Chiesa, ma dall’elezione di un papa che ha vestito l’infernale e demoniaca divisa nazista fino a 17 anni. E a guerra ormai più che persa. Mi interessa però far notare che non è certo Indimedya a offendere. E preferisco non rispondere a chi mi chiede se non siano certi zelantissimi magistrati romani – forti con i deboli e deboli con i forti – a offendere.

Ammesso che si possa parlare di fotomontaggio, ho comunque da fare tre domande e le faccio ad alta voce. Come mai emeriti vignettisti possono raffigurare nelle prime pagine della grande stampa italiana i grandi personaggi delle altre religioni con le caricature più varie, forse offensive, senza che nessuno ci trovi – peraltro giustamente – nulla da ridire e si sogni di ‘oscurare’, cioè chiudere, che so, il Corriere della Sera, la Repubblica o l’editore dei Versetti satanici? Cosa diremmo se il ‘coraggioso’ o ‘imparziale’ magistrato romano avesse chiuso il Corriere o la Repubblica per le vignette contro Khomeini e affini? Coraggioso, imparziale, oppure forte con i deboli e debole con i forti?

Vorrei ricordare che è bene, essenziale e doveroso sottoporre a critica, anche satirica, qualunque tipo di potere. E quello del Vaticano, o se si preferisce della Chiesa di Roma, è certo un potere. Un potere anche temporale, politico, economico, culturale. Enorme. Per essere esatti, più grande di quello di un Berlusconi o di una Fiat o della Rai. La fede è un conto. Il potere un altro. Perché mai dovrebbe essere esente da critiche quello impersonato per ora da Ratzinger? Ed è mai possibile che proprio noi, che di mestiere facciamo i giornalisti, si debba accettare – cattolici o non cattolici – la sua esenzione da critica? Non intendo giudicare il passato giovanile di Ratzinger. Su certe cose il giudice, collettivo, è la Storia. Desidero però esprimere la mia piena solidarietà a Indimedya. E invito tutti i colleghi, soprattutto se cattolici, a fare altrettanto. Soprattutto se cattolici, perché il conformismo e lo zelo acritico non fanno bene a nessuno, tanto meno alla Chiesa.

[Dalla Newsletter di Giornalisti senza bavaglio, componente sindacale di minoranza della Federazione nazionale della stampa.

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