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Usa, il cheesburger bill

di Riccardo Orioles *

Washington. Fra tante cose il Congresso ha trovato il tempo per approvare una leggina – il “cheesburger bill” – per bloccare le cause che i consumatori potrebbero fare a CocaCola, McDonald e compagnia per “induzione all’obesita'”. Potrebbero? In realta’, queste cause sono gia’ abbastanza numerose (l’Associazione medica ha lanciato l’allarme: fra poco l’obesita’ ammazzera’ piu’ del fumo), non sempre vanno bene per le aziende e sono di quelle che, nel vecchio gergo legale, si definivano “cause eleganti”: il diritto a non mangiar toppi grassi e’ costituzionale? La scelta e’ libera o e’ coartata da un’offerta troppo insistente? Boh. L’America e’ americana, e da circa duecento anni i cittadini vi si dividono su cose del genere, con regolare sorpresa di noi europei: Toqueville l’ammirava, Dickens era perplesso, ma tutti erano d’accordo sul fatto che la colpa – o il merito – era del fatto che l’America era, forse esageratamente, una democrazia. Scegliere un presidente o un pacchetto di patatine e’ diritto imprescindibile di ogni cittadino, e idem processare – se delusi – il presidente o le patatine stesse. Stavolta, pero’, c’e’ una novita’.

Il Congresso e’ intervenuto tempestivamente e ha detto: “Un momento, cittadini. Piantatela di litigare. Se fanno male o bene (le patatine: e dunque McDonald e dunque il monopolismo alimentare) ve lo dico io”. In Europa sarebbe stato regolare. Ma in America? A me sembra la prima volta che vi succede una cosa del genere. Ma Sacco e Vanzetti, ma il maccartismo, ma il Vietnam? Quella era roba politica, non s’intrudeva direttamente nella “way of life” quotidiana. Naturalmente si’ (altrimenti a che serve la politica?): ma lo faceva con accortezza e mediatamente, senza osar dirlo apertamente: diversamente i cittadini – nel loro democratico orgoglio – si sarebbero offesi. Adesso, a quanto pare, non si offendono piu’. Lo so: ora dovrei parlare dello strapotere di McDonald, del kapitalismo col kappa, delle lobby di Washington e della globalizzazione che avanza. Il fatto e’ che tutte queste cose, per quanto importanti, lo sono molto meno di questo semplice fatto: nel paese piu’ democratico del mondo, fra te e il tuo pacchetto di patatine, ci deve ficcare il naso il governo. Questo sarebbe stato inconcepibile ancora tre anni fa. Che diavolo puo’ essere successo in questo frattempo? Lo sappiamo tutti, cos’e’ successo.

L’undici settembre. Le stragi, il terrore, la morte, la solidarieta’, la commozione, la vendetta. Ma anche un nuovo modo di vivere, un piu’ rapido e rozzo modo di pensare. Non del tutto per colpa del governo. Si’, ci sono state cose tipicamente da governo (il Patriot Act per imbavagliare l’internet, le guerre di propaganda, il maccartismo) ma ci sono state anche cose tipicamente da “gente”: quelle che salgono dalla pancia anche dei piu’ miti, quando la comunita’ – la tribu’ – si sente minacciata e varca insensibilmente la linea che passa fra la Contea degli Hobbit e il Mondo Di Fuori in cui, mors tua vita mea, diritti e antiche usanze diventano un andar troppo per il sottile. Questo produce vittime (marines portoricani e inquilini iracheni morti perche’ “bisognava fare qualcosa”) e produce anche un’impalpabile semplificazione in senso “militare” e gerarchico della vita quotidiana: fino alle patatine.

* Questo articolo è tratto dalla Catena di SanLibero del 24 giugno 2002 n° 132, e-zine diffusa da Riccardo Orioles alla quale si può iscriversi inviando un e-mail: ricc@libero.it.

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