Nonluoghi Archivio Pensioni ritardate col “superbonus”: almeno l’Inpgi dica no

Pensioni ritardate col “superbonus”: almeno l’Inpgi dica no

Il superbonus previdenziale, l’ennesimo imbroglio escogitato dalla classe politica e tecnocratica italiana ai danni dei lavoratori, potrebbe essere adottato anche dall’Inpgi, l’ente autonomo di previdenza per i giornalisti. Ecco alcuni motivi per chiedere che almeno l’Inpgi non si avvalga della facoltà di dare attuazione a questa normativa cervellotica e reazionaria.
Le ragioni che inducono a respingere questo assurdo provvedimento sono molteplici, sia di carattere generale sia legate alla peculiarità della nostra professione; sia in relazione ai soggetti interessati direttamente dall’ipotesi di prolungamento del periodo lavorativo a condizioni “vantaggiose” sia per quanto riguarda le persone che sarebbero danneggiate da tale opzione.

L’Inpgi deve lasciar cadere ogni prospettiva di “bonus”, innanzitutto perché si tratta di un provvedimento che sottrae speranze e possibilità concrete di lavoro alle migliaia di precari, disoccupati e di colleghi sottopagati che affollano la categoria. Il principio, ovviamente, vale più in generale per il mercato del lavoro; ma per alcuni aspetti appare tanto più significativo per una professione come quella giornalistica già caratterizzata da enormi difficoltà di accesso.
È vero che, come obietta qualcuno, molti editori tentano (a volte riuscendoci) a non riassumere dopo i pensionamenti; ma è altrettanto vero che questa (per fortuna) non è ancora la regola.

Vi è, in altre parole, un elemento di profonda iniquità sociale che da solo giustifica una ferma opposizione a questo scellerato provvedimento. Si aggiunga, per passare alla sfera più squisitamente politica della faccenda, che non appare una grande conquista di civiltà il permanere al lavoro dopo aver maturato l’età della pensione: una volta si diceva lavorare meno, lavorare tutti; ma evidentemente la questione per i più è passata di moda. Il feticcio del lavoro e del suo paradigma monolitico ha completato l’opera e le coscienze sono conquistate.

Ma vediamo se effettivamente il cosiddetto superbonus, di certo tale per le casse dell’Inps, è un bel regalo per lavoratori attempati e tendenti al tardostakanovismo.

Chi, con meno di 40 anni di contributi, decidesse di restare al lavoro riceverebbe per alcuni anni uno stipendio gonfiato dal mancato versamento dei contributi previdenziali che, però, se finissereo nelle casse dell’ente accrescerebbero il livello della pensione. In altre parole, mi pare di capire, per fare bene i suoi calcoli puramente economici il nostro soggetto dovrebbe anche augurarsi di morire abbastanza in fretta; in caso di longevità, infatti, gli sarebbe convenuto lavorare versando il dovuto o semplicemente ritirarsi e godersi la rendita. La faccenda è diversa per chi insiste col lavoro pur avendo versato quaran’anni di contributi, cioè al top della pensione; e tra l’altro prenderà in proporzione tanto più “bonus” quanto più alto sarà il suo stipendio..

In ordine generale va poi rilevato che vi sarà probabilmente, di fatto, una discriminazione tra lavori pesanti (e meno pagati) e lavori meno massacranti (e meglio retribuiti) per il corpo e per lo spirito: difficile immaginare che ad avvalersi delle grazie dell’Inps ci possa essere chi svolge attività particolarmente usuranti.

Infine, per tornare alla nostra professione, è noto che già oggi, pur in assenza di qualsivoglia incentivo, numerosi colleghi pensionati continuano a lavorare, dentro e fuori le redazioni, spesso sottraendo opportunità ai giovani, ai disoccupati, ai precari. Che senso avrebbe adoperarsi per accrescere questo spiacevole fenomeno?
Dunque, se la preoccupazione riguarda gli aspetti, per così dire, psicosociali della faccenda, per i giornalisti il problema non si pone: se proprio ci tengono, possono pacificamente esercitare la professione nel tempo libero, moltiplicando le collaborazioni come free-lance e seminando a buon mercato un po’ della preziosa saggezza accumulata negli anni.

Quanto agli aspetti strettamente finanziari, a quanto mi risulta l’Inpgi non ha certo bisogno di ricorrere a questo mezzuccio per garantirsi la sostenibilità futura, in funzione della quale meglio farebbe a snellire la sua struttura, a stringere ancora la vigilanza sul rispetto delle norme contrattuali in redazione e il contrasto del ricorso ai prepensionamenti facili che tanti danni ha prodotto nel passato della categoria.

Zenone Sovilla

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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