Nonluoghi Archivio Quattro domande sul potere…

Quattro domande sul potere…

di Alberto Castelli
Vorrei raccogliere l’invito alla discussione di Zenone ponendo queste quattro domande. Sia chiaro, non sono domande polemiche ma vogliono evidenziare dei problemi che, se accettiamo la prospettiva di Zenone, non possiamo eludere. Mettere “in discussione l’organizzazione gerarchica e i fenomeni di concentrazione/sottrazione del potere evidenziandone le conseguenze devastanti sulla qualitä della vita umana”. E’ un programma che condivido, ma richiede qualche specificazione. Non è desiderabile distribuire tutti i poteri in modo indiscriminato. Per esempio, non mi sembrebbe opportuno dare a ognuno il potere di farsi giustizia da sé, o quello di portare armi. Ma neppure considererei positivo attribuire alle singole comunitä il potere di darsi leggi in modo del tutto libero perché potrebbero sorgere incidenti spiacevoli come, diciamo, l’istituzione della pena di morte o leggi discriminatorie verso determinate categorie di persone.
Questi poteri, secondo me, andrebbero negati o limitati proprio per il benessere dei cittadini. E cosa potrebbe negarli o limitarli? Soltanto un potere superiore, concentrato e in grado di far rispettare le proprie decisioni. Ma allora non è sempre vero che la “concentrazione/sottrazione” del potere ha “conseguenze devastanti sulla qualitä della vita umana”; lo è per alcuni poteri e non per altri. La mia prima domanda quindi è: quali poteri riteniamo giusto diffondere? E quali invece crediamo che debbano essere concentrati?

Questa prima domanda apre la via a un’altra: se si vuole garantire la diffusione del potere (i.e. l’assetto democratico, o anarchico, se volete) ed evitare che si formino concentrazioni indesiderabili, servono leggi studiate a questo scopo. Ma queste leggi devono essere imposte e fatte rispettare da un potere concentrato, perché non basta un appello alla moralitä dei cittadini. Allora la domanda è: quale potere può essere legittimato a far rispettare quelle leggi? Come deve essere costruito, strutturato, un potere che possa davvero essere garante dell’assetto democratico (o anarchico)? [A questa domanda ha dato una buon risposta Nino Recupero in A chi il potere?]

Terzo problema: malgrado tentativi teorici (si pensi a Rousseau) e pratici (si pensi alle rivoluzioni francese e russa, e alle democrazie di oggi) non si è mai riusciti a spezzare quella che è stata definita la “ferrea legge dell’oligarchia”, cioè la formazione di una classe politica dirigente in qualche misura autonoma rispetto ai governati. Ciö significa che – malgrado grandiosi tentativi – non si è mai riusciti a realizzare quel potere radicalmente diffuso che ci piacerebbe costituire. Di fronte a questo fatto “duro”, che ha tutta l’aria di una replica della storia, come dobbiamo comportarci? La rassegnazione non mi sembra un atteggiamento auspicabile, ma è davvero opportuno inseguire l’utopia della socitä dei liberi e degli uguali?

Ultima questione: ammettiamo di riuscire a realizzare una vera diffusione del potere, una radicale democrazia ecc. Dove l’avremmo realizzata? In Italia o, nel migliore dei casi, in Europa. Avremmo perciö una societä priva di poteri verticistici (concentrati) in campo economico, politico e, naturalmente, militare in mezzo ad altre societä strutturate in modo molto diverso. La domanda allora è: potrebbe un assetto politico di questa natura reggere il confronto (o lo scontro) con Stati concorrenti (o avversari) organizzati in modo gerarchico, armati fino ai denti e governati da classi dirigenti decise e “agguerrite”?

nonluoghi

nonluoghi

Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

More Posts

ARTICOLI CORRELATI