California, 1936, famiglia di lavoratori agricoli: la madre con sete figli affamati.
Credits: foto di Dorothea Lange;
Archivio The New York Public Library
Verrebbe voglia di augurare un’esperienza di disperazione lavorativa, magari all’estero, in un clima sociale e politico ostile, a coloro che in questi giorni, anche dentro e vicino al governo, ostacolano il tentativo di regolarizzare lavoratori in nero nell’agricoltura, ma anche colf, badanti e altre figure. Straniere e pure italiane.
Suggeriamo la visione di questa bella riflessione sulla montagna proposta da Luca Galfrè, uno dei gestori di Paraloup, in Piemonte, pubblicata nel canale YouTube “ iduevagamondi”, a cura di Simone e Romina, fotografi e blogger italiani. Gli autori introducono così il video: “Tutto è nato da un messaggio su whatsapp, tutto è nato per caso e forse lo rende ancora più vero ed autentico. Luca Galfrè, uno dei gestori di Paraloup, sta trascorrendo la quarantena in isolamento nel suo rifugio. Durante una soleggiata giornata ci invia un audio: sono parole, pensieri liberi ed emozioni autentiche… la vera protagonista? La Montagna. Già durante il primo ascolto ci commuoviamo, perchè quelle parole ci toccano dentro e fanno venire voglia di fare qualcosa di bello. Ecco l’idea di montare un video che possa ulteriormente valorizzare quei “liberi pensieri”. Le riprese sono state realizzate tutte in territorio italiano negli ultimi 8 mesi: provincia di Cuneo (Valle Gesso, Varaita e Stura) e Trentino (Val Rendena, Val di Fassa e Passo Rolle) per sottolineare ancora una volta la bellezza indiscussa della “nostra” Montagna”.
La notizia della scomparsa di Fabio Galluccio mi ha colto impreparato. Non ci sentivamo da qualche anno, ognuno alle prese con una vita densa di impegni. Ma lo seguivo a distanza, ogni tanto ci siamo mandati un saluto. Era sempre lui, quel Fabio che mi scrisse un email nel gennaio o febbraio del 2000 perché aveva scoperto in Internet il sito da me appena lanciato, Nonluoghi, uno spazio per riflettere sulla crisi della rappresentanza democratica e sul ruolo depotenziato dei media per attivare circuiti di partecipazione critica.
Piccola premessa: persiste nella politica e nella tecnocrazia una vasta schiera di decisori che da decenni minimizzano e banalizzano la questione ecologica, soavemente supportati dal controcanto di numerosi opinionisti.
L’ultima dell’uomo più in mostra della coalizione gialloverde secondo cui Battisti deve “marcire” in un penitenziario per tutta la vita è nettamente più grave (basta un minimo di cultura giuridica e di senso delle istituzioni per capirlo) delle sue solite fanfaronate, che pure – come è noto – avevano ormai già creato un clima indegno, di rozzezza.
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Dunque dopo quattro settimane di regale e ostentata indifferenza, il presidente francese Emmanuel Macron ieri si è degnato di rivolgersi direttamente ai cittadini che si attivano per reclamare, in poche parole, una società più equa. È una mobilitazione, quella dei gilet gialli, che può piacere o non piacere, ma sarebbe arduo negare la sua efficacia nel mettere a nudo i fallimenti dell’intreccio regressivo fra politica e economia in atto da decenni.
Il fenomeno della metropolizzazione delle città come fonte del malessere della nostra epoca, della fuga dalla dimensione umana, della mortificazione di una speranza di conversione ecologica profonda.
Se ne occupa Guillaume Faburel, docente di geografia, urbanistica e scienze politiche a Lione, in un libro di cui (prima ancora di poterlo leggere) ho ascoltato la presentazione a Lille. Il volume si intitola “Les metropoles barbares. Démondialiser la ville, désurbaniser la terre“ (Le metropoli barbare. Deglobalizzare la città, deurbanizzare la Terra), edizioniLe Passager Clandestin (2018).
Il decreto (in)sicurezza per il cambiamento. Perché c’è chi sull’insicurezza “percepita” costruisce facilmente patrimoni politici.
Sul tema immigrazione (impropriamente assimilata dal governo alla questione criminalità) smantellare il sistema di accoglienza e di integrazione sociale diffusa nei comuni (noto con l’acronimo Sprar) per sostituirlo con i casermoni detentivi significherà innescare tensioni di ogni tipo, creare problemi invece di risolverli, gettare persone fragili verso condizioni formali di irregolarità che ostacoleranno l’interazione sociale positiva. Continua a leggere
Frequento le palestre del volley da alcuni decenni e mi rendo conto che non sarò molto originale dicendo che una delle variabili più irritanti è sempre stata la presenza di atleti “sbaglioni”. Continua a leggere
Dopo l’ennesima tragedia con un cacciatore che uccide “per sbaglio” un’altra persona, il ministro dell’ambiente, Sergio Costa, ha lanciato un appello per l’estensione del silenzio venatorio aggiungendo la domenica ai giorni settimanali di divieto (che oggi sono due). Lo può fare il Parlamento, approvando disegni di legge già depositati, ma Costa spiega che le Regioni hanno già oggi la facoltà di introdurre il divieto domenicale in modo autonomo e immediato.
Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale.
Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.
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Il ciclo dei rifiuti resta una questione aperta: l'Italia presenta un panorama a macchia di leopardo: accanto a realtà virtuose, eccellenti per qualità e quantità della raccolta differenziata e del riciclo/riuso dei materiali, convivono realtà ancora ferme all'anno zero o quasi, con i cassonetti del residuo ancora per strada e la raccolta differenziata organizzata (male) tramite il solo metodo delle campane stradali.
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