In nome di qualche misterioso principio della tecnica ingegneristica stradale, negli ultimi anni si sono diffusi, anche in Trentino, marciapiedi o tratti ciclopedonali che sono come montagne russe per chi li percorre (camminando, pedalando, sulla carrozzina o spingendo un passeggino).
Eppure gli utenti dei percorsi protetti non hano chiesto di andare al luna park, ma semplicemente di muoversi tranquillamente, non in un saliscendi continuo che – mi è stato riferito dagli sventurati protagonisti – può anche rivelarsi una fonte di pericolo e far sbandare un ciclista magari attempato o non provetto.
Ma perché questi saliscendi? Semplice, per consentire il passaggio sul marciapiede agli autoveicoli che provengono da bordo strada o vi si dirigono. Per essere chiaro, ecco qua tre esempi trentini di marciapiede ondulato. (più sotto vi mostrerò l’alternativa senza montagne russe)
Ed ecco, invece, in queste altre foto scattate in provincia di Padova, l’uovo di colombo per salvare capra e cavoli: consentire l’accesso, proteggere perdoni e ciclisti con un cordolo consentendo loro, però, di muoversi comodamente evitando quel fastidioso e pericoloso saliscendi. Aggiungerei peraltro due osservazioni: che sarebbe bene prevedere, piuttosto, qualche forma di avvertimento o dissuasore per gli autoveicoli che si accingono ad attraversare il marciapiede o laq ciclopedonale (in questo modo si riduce il rischio che non si avvedano della presenza di passanti e li possano urtare); che in ogni modo la promiscuità pedoni/ciclisti va considerata una extrema ratio, quando davvero non si può fare diversamente, perché la convivenza fra questi due gruppi di fruitori del percorso presenta, a sua volta, una certa dose di rischio. Infine, perché non varare una direttiva nazionale, attraverso il coordinamento fra Stato, Regioni, Province e Comuni, almeno per mettere al bando le montagne russe? O perché, quanto meno, non cominciare nelle singole amministrtazioni locali?