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Il vizio oscuro dell’Occidente

Pubblichiamo alcuni appunti sulla presentazione del libro di Massimo Fini “Il vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’antimodernità” (Marsilio, I Grilli, pp. 80, euro 6).
(a cura di Giorgio Santomaso)

Una convinzione dell’Occidente

Una delle più forti convinzioni dell’Occidente è quella di avere il migliore modello di vita possibile, da esportare ovunque e comunque, con le buone o con le cattive.
Tale urgenza è dovuta essenzialmente ad interessi economici. L’occidente infatti ha bisogno di nuovi mercati, a causa della saturazione interna. L’esportazione di tale modello ha però un grosso limite: non è indolore.
Mentre il colonialismo classico implicava essenzialmente (solo) la conquista dei territori e lo sfruttamento delle materie prime, che magari gli autoctoni non utilizzavano, con il mantenimento di una separazione culturale e delle tradizioni, tra gli occupanti e le popolazioni occupate, il nuovo colonialismo di tipo economico impone invece agli altri, l’omologazione ai nostri consumi e al nostro way of life.
Questa imposizione comporta la perdita delle tradizioni, e i poveri (secondo i nostri parametri) diventano miserabili. Uno dei pochi valori che viene mantenuto dagli autoctoni è quello religioso, che può trasformarsi in forme di fanatismo e di fondamentalismo. L’11 settembre nasce anche da qui.

Globalizzazione economica

La globalizzazione economica inizia con la rivoluzione industriale, in Inghilterra, a partire dal 1750. Un secolo dopo, Francia e Inghilterra costituiscono un unico mercato. Nel 1870 si può parlare definitivamente di mercato e industria, a livello europeo.

Negli ultimi 30 anni c’è stata un’accelerazione straordinaria. Quasi tutti i paesi si sono aperti al libero mercato. Non ultima anche la Cina.
La tendenza è questa: arrivare ad un unico stato mondiale e soprattutto ad un unico consumatore globale.

Attualmente esiste un’unica potenza egemone, gli USA. L’intento è quello di arrivare ad un’unica polizia mondiale: gli USA affiancati dalla NATO, con lo scopo di proteggere e favorire la globalizzazione economica.

Evoluzione delle economie e destino dell’Italia

La competizione mondiale implica la distruzione dei paesi del terzo mondo. Basta osservare l’evoluzione economica degli ultimi anni di paesi, non tra i più poveri, quali l’Argentina, il Brasile e il Messico.
Questo è il destino futuro anche dell’Italia: passare da ruolo di potenza economica a ruolo di vittima del nostro sistema economico.

Una profezia di Marx

Se le cose procedono così come ora, è probabile la realizzazione di una profezia di Marx.
Marxismo e Capitalismo sono due facce della stessa medaglia, cioè dell’industrialismo. Entrambi condividevano stessi valori, ad esempio il lavoro come fonte della felicità. In questi due secoli si sono sostenuti a vicenda, ma la loro tendenza è quella di crollare.
La profezia di Marx è la seguente: i ricchi diventeranno sempre più ricchi.

Lui confidava anche nella nascita di un ceto medio, che facesse da mediatore alla grande divisione tra poveri e ricchi. Ma questa previsione non si è avverata. Attualmente la Globalizzazione attacca il ceto medio.
I salari sono destinati a diminuire. Ciò che guadagna ora un giovane che entra nel mondo del lavoro, a parità di ruolo, è inferiore al salario di qualche anno fa.
Il Welfare è destinato ad essere smantellato.

La Globalizzazione implica quindi la presenza di pochi paesi ricchi circondati da un mare di miseria.
Il nostro destino è quello di fare una brutta fine.

L’occupazione di tipo giurico-militare per garantire l’esportazione del nostro modello economico

La Globalizzazione/Mondializzazione implica anche un’occupazione di tipo giuridico-militare. Un esempio recente è costituito dalla Bosnia e dal Kossovo, dall’intervento militare della Nato e degli USA. In precedenza c’era stato l’intervento in Somalia.
In questa maniera è stato eliminato di colpo un principio, sostituendolo con un altro: i popoli non hanno più diritto di farsi la guerra, secondo i criteri tradizionali: lo scontro tra eserciti, da cui prima o poi scaturisce la vittoria di uno dei contendenti. La guerra tradizionale viene proibita.

Con questi interventi esterni, sono stati trasgrediti anche altri due principi: il divieto di ingerenza di altri paesi negli affari degli altri Stati e il diritto di autodeterminazione dei popoli.
In Afghanistan è stato abbattuto un governo e occupato un paese con truppe Nato e con la scusa del mantenimento della pace. Il nuovo capo di governo è Karzai, ex consulente di una compagnia petrolifera americana, l’Unocal. Lo scopo principale è quello di favorire la costruzione di un oleodotto attraverso l’Afghanistan.

Con l’attacco dell’11 settembre nasce un nuovo concetto di guerra: quello della guerra preventiva.

Rifiuto delle culture diverse dalla nostra

Scopo unico di tutto ciò è garantire l’esportazione del nostro modello economico. Questa nuova colonizzazione prende origine da una considerazione generale che le culture diverse dalle nostre vanno aiutate e integrate.
Non si accetta chi non si omologa alla nostra cultura.
Non esiste il riconoscimento della diversità altrui.
Non c’è il rispetto dell’altro da sé.

In base a questi principi si spiega la distruzione dell’Africa da parte degli europei e dei missionari.

Alcune caratteristiche del nostro modello di vita

Il nostro modello di vita è paranoico, perché l’individuo non riesce a raggiungere un equilibrio, ma una volta raggiunto un obiettivo, bisogna immediatamente raggiungerne un altro.
Questa è la prassi del nostro sistema.

E’ diffusa l’invidia “gerarchica”: l’operaio invidia il caporeparto; questo il direttore di produzione; questo il direttore della fabbrica; e così via. Questa comporta una frustrazione continua, cha parzialmente viene attutita dagli acquisti e dal consumismo.

Conseguenze del nostro sistema di vita

Questa è una delle grandi contraddizioni del nostro sistema: si consuma per produrre, per aiutare l’economia.
Siamo noi al servizio del sistema, non viceversa.
Questo non avviene senza pesanti ricadute su di noi. La diffusa frustrazione, le nevrosi, le depressioni sono le conseguenze del nostro sistema di vita.

Sono conseguenze misurabili, come ad esempio dai tassi di suicidio, su 100.000 abitanti, nelle diverse epoche storiche (non so in quale paese).
Nel 1650, il tasso era del 2,6 ogni 100.000 abitanti; nel 1850 del 6,9; attualmente del 20. In 350 anni il tasso è decuplicato. Solo che il suicidio è la punta di un iceberg.

Esistono altri indicatori di malessere. In America 566 persone su 1000 fa uso quotidiano di psicofarmaci. E’ diffuso l’alcolismo di massa e il consumo di droga.

Senso del libro: spingere ad un’analisi del nostro modello di vita

Il modello attuale di vita è nato due secoli e mezzo fa, e chi lo ha inventato ci credeva nella sua bontà.
Bisognerebbe fare ora un bilancio di tale sistema, con argomenti e documentazioni scientifiche, per valutarne vantaggi e svantaggi, l’effettivo progresso o regresso.

Bisognerebbe essere in grado di concludere che con il nostro modello abbiamo distrutto il mondo altro.

L’intervento USA nei Balcani

Intervento in Bosnia: USA coinvolti dall’Europa.
Guerra del Kossovo: favorita dagli USA. E’ stato sciocco da parte europea accettare questo fatto. L’intervento è stato giustificato per due motivi: uno per eliminare dalla scena uno degli ultimi paesi comunisti, la Jugoslavia; l’altro per introdurre un po’ di musulmanesimo intorno alla Turchia, paese alleato occidentale.

Con la Jugoslavia, l’Italia ha avuto antichi rapporti di amicizia. Ai tempi del Risorgimento, la Jugoslavia ha guardato con interesse il modello italiano di Unità.
La Jugoslavia di Milosevich rappresentava poi il gendarme dei Balcani, con un sostanziale controllo di alcune terre di nessuno, tipo Albania. Attualmente queste terre sono in mano a organizzazioni criminali, che fanno affari con l’Italia.

A parte queste considerazioni, non è ammissibile l’intervento esterno negli affari altrui, in questo caso di Bosnia e Kossovo.

Altra contraddizione del nostro sistema

L’analisi del nostro modello, dovrebbe poi evidenziare la contraddizione tra il permesso delle libera circolazione globale di capitali e merci e il divieto di circolazione degli uomini.
Chi è per la globalizzazione deve accettare l’emigrazione.

Previsioni e conseguenze del nostro modello

Il nostro futuro ci riserva il collasso ambientale.
Secondo molti scienziati siamo già fuori tempo massimo.

Dal punto di vista energetico, qualsiasi fonte ha effetti devastanti.
In Belgio ad esempio è stato fatto un grosso impianto eolico di 300 torri ad elica. Oltre all’impatto visivo, ciò ha causato un’enorme impatto acustico su un villaggio vicino, che ha sconvolto la vita dei suoi abitanti.

Ma soprattutto il nostro modello altera i nuclei profondi dell’umano.

Si può prevedere la rivolta del terzo mondo; la rivolta finanziaria, a causa di possibili bancarotte di molti paesi.

Ormai è sicuro che si va a sbattere.

I No Global si occupano essenzialmente di noi. Siamo noi a non reggere il modello.

Esiste un forte disagio esistenziale. Il disagio è ormai profondo.
Sono venuti a mancare un’armonia e un equilibrio.

Altre culture privilegiano o privilegiavano l’equilibrio e l’armonia. Ad esempio quelle africane.
C’è un episodio che esplica questo principio. Un missionario saveriano, voleva regalare una mietitrebbia ad una tribù africana, per ridurre la fatica delle popolazioni nella raccolta del grano. Ma questo avrebbe evitato il lavoro a centinaia di persone, portando disequilibrio e quindi malessere. Secondo la loro cultura infatti le cose stanno bene quando c’è l’equilibrio.

Bacone a proposito della natura diceva: “Si comanda alla natura solo obbedendo ad essa”.

Sviluppo e crescita significano anche tumore.

Cosa si può fare in concreto?

In futuro non ci sarà una battaglia tra destra e sinistra, che sono ormai categorie dialettiche dell’800.
Il futuro implica una lotta tra modernisti e antimodernisti.

Ciò che si può fare è non fomentare il nostro modello ad altri popoli. Non bisogna omologare gli altri.

Con quale diritto possiamo esportare il nostro modello?
I missionari sono andati in Africa ad insegnare le buone maniere e la buona cultura.
Ma in generale nella cultura africana non esistono dèi punitivi. Il passato è considerato più importante del futuro. L’accomodamento incruento è preferito al conflitto.
Oggi l’Africa è un cimitero. L’Africa stava meglio quando si aiutava da sola.
Che cosa di buono dovevano insegnare i missionari agli altri?

L’aspetto più preoccupante è che non si vede più pensiero che contempla se stesso. Non c’è in circolazione una filosofia che dia un indirizzo.
Non esistono grossi dibattiti su questi argomenti.
Non vogliamo guardare e vedere.

Non abbiamo più valori per cui combattere. E quando non si hanno valori si perde.
Ad esempio in Afghanistan, dagli americani è stata messa una taglia sul Mullah Omar, ritenuto un terrorista, di 50.000 $, che rappresenta per quei posti una ricchezza immensa.
Non c’è stata alcuna soffiata e nessun tradimento, perché tali popolazioni danno importanza ad altre cose.
Noi abbiamo la libertà. Loro hanno i legami.

Gli altri non sono il male. Sono solo diversi da noi.

Lo scambio di merci, quali valori può creare?

Conclusioni

La conclusione è unica: bisogna ridurre lo sviluppo.
Bisogna cambiare il modello di vita.
Bisogna iniziare a chiedersi quali sono effettivamente i bisogni essenziali.

Una soluzione sarebbe che l’Europa diventasse neutrale ed autarchica, sganciandosi dagli USA.

Noi uomini siamo fatti di cultura e di natura, di apprendimento e di istinto. La parte culturale ha superato la parte istintuale. Si tratta di equilibrare queste parti, e di ritornare a vivere in un mondo meno artefatto.

(Appunti a cura di Giorgio Santomaso)

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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