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pensieri

La società, il crimine e una speranza oltre la sinistra
Non aspettiamoci nulla dal governo, qualche cosa semmai dalle nuove reti sociali...
 

di GIORGIA CARDINI

  Da una parte grida sempre più alte di amnistia, dall'altra ventimila poliziotti in più per tamponare l'allarme sociale creato dalla probabile uscita dalle patrie galere di una torma di disperati e di delinquenti di varia levatura, molti dei quali non potranno far altro che tornare in prigione dopo pochissimo tempo, visto che il riscatto non si inventa con l'apertura di una porta, ma con un sistema sociale che educhi o rieduchi al rispetto di se stessi e degli altri.

   Da una parte la guardia costiera impegnata notte e dì a svuotare il mare (di immigrati clandestini) con un cucchiaio, dall'altra l'assoluta mancanza di polizia sulle strade e di controlli alle frontiere, che invece dovrebbe esserci per cercare di trovare vita nei containers prima di trovarvi il fetore della morte, com'è accaduto a Dover...

  Potremmo continuare. ma a che pro, se non per dire che queste sono le contraddizione di un sistema socio-economico (non solo italiano, anche europeo, anche mondiale) che non riesce a trovare punti di accordo tra un'azione e un'altra e si muove ormai solo tamponando in qualche modo le emergenze che si creano giorno per giorno?
  Così le carceri si possono svuotare non perché si sia creata una rete sociale che ha maglie più confortevoli, non perché chi - perché a scuola era uno zuccone o perché è stato sfortunato - non conosce o non può permettersi una vita dignitosa senza andare fuori di testa, senza rubare o senza in qualche modo imbrogliare. Ma soltanto perché il 2000 è l'anno del Giubileo, perché Alì Agca è stato graziato (e se è stato graziato lui che ha sparato al Santo Padre...), ma soprattutto perché le carceri scoppiano. 
  E' un problema di giustizia palazzinara, allora, non di giustizia. Fuori o dentro, a seconda dei posti disponibili, come a teatro... 

  Zenone Sovilla, nel suo editoriale di ieri, mette il dito nella piaga: la sinistra non ha scoperto niente, ma ha rinunciato a fare qualcosa di diverso dagli altri.
   Però dobbiamo smetterla di aspettarci qualcosa di sinistra, dalla sinistra di governo. Dovremmo ormai aver capito che si ragiona soltanto a tassi di inflazione, indici Istat, privatizzazioni. Dovremmo averlo capito perché - a parte le notizie di stragi familiari, del sabato sera, di bambini strappati dai genitori affidatari, eccetera - la Tv e i giornali ci massacrano ogni giorno con il costo del lavoro, la spesa pubblica, le pensioni...
  Notizie <scelte>, ricordatevi, da direttori di nomina politica (e non parlo solo della Rai, visto che tutte le tv in chiaro italiane sono di fatto nelle mani dei partiti e/o dei potentati economici).

  Quindi, se questo è il dato, siamo noi che dobbiamo riorganizzarci, ripartire da nuovi, veri modelli di sviluppo reale, condiviso e soprattutto giusto.
  Tutta la rete di cooperative di solidarietà, di movimenti, di singoli che credono nella giustizia e cercano di farne la ragione di ogni loro azione, anche banale, anche negli uffici di lavoro, sono la vera speranza di questa società: da Veltroni e soci, invece, impariamo a guardarci sempre di più.


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(23 giugno 2000)
 
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