pensieri&sentieri

Nuovi orrori: la politica "corretta" troverà il coraggio?
Roghi nei ghetti, lavoratori stranieri dati alle fiamme, aggressioni per strada...
 


   Un lavoratore rumeno, sfruttato in nero, viene cosparso di benzina e incendiato dal suo "padrone" italiano, perché - con i suoi compagni stranieri - aveva chiesto di essere messo in regola, di essere pagato come gli italiani. Ora è in fin di vita. In Romania ha due figlie e una moglie. 

    A Legnano una mamma e la sua bambina muoiono in un rogo esploso nottetempo da una stufa a legna nella fabbrica in disuso in cui sono costrette ad abitare. Nelle fiamme perdono la vita anche la sorella della donna, 26 anni, e il suo fidanzato che era appena arrivato da Bolzano a prenderla per tornare con lei in Alto Adige, dove lui lavorava e avrebbero potuto vivere insieme. Tutti e quattro erano macedoni.

    A Napoli due polacchi senza casa muoiono nel rogo del vagone in cui avevano trovato rifugio notturno.

    In Trentino un lavoratore  straniero stava verniciando l'interno di un pozzo; è morto per le esalazioni. L'avevano dimenticato là sotto.

     In diverse città del Nord calciatori meridionali sono oggetto di aggressioni da parte di giovani esponenti di tifoserie ultrà.

     A Roma un gruppo di ultras della Roma getta bottiglie molotov nei sottopassaggi in cui dormono famiglie stranieri che solo per caso si salvano dal rogo.

     Tutto negli ultimi giorni. E la cronaca passa solo una parte minima degli episodi tristi che ogni giorno scuotono di dolore questo paese, solo quelli macroscopici diventano di dominio pubblico. Ma sono abbastanza per capire l'aria che tira e per rendersi conto che solo un'accoglienza dignitosa e il superamento dei nuovi ghetti può dare un segno diverso alla percezione spesso negativa che molti cittadini italiani hanno degli immigrati più poveri, dei veri diseredati che poi - tra l'altro - sono le prime e forse le uniche vittime di insensate disposizioni da ordine e pulizia come quella recente che invita a esibire i contanti al confine per poter fare ingresso turistico in Italia.

   Per poter fare accoglienza dignitosa bisogna investire, spendere di più e per poter spendere bisogna spiegarlo ai cittadini elettori. E questo spetta anche ai rappresentanti delle istituzioni, che immagino spaventatissimi di rendersi "impopolari" con eventuali provvedimenti seri in favore di un'accoglienza dignitosa per gli immigrati e per tutti gli stranieri che chiedono aiuto all'Italia (a cominciare da chi cerca asilo politico).

   Allora, bene farebbero i nostri rappresentanti istituzionali a usare il ruolo e la visibilità che hanno per invitare i cittadini a riflettere di più. Pochi gioni fa, per esempio, molte autorità, con il presidente Ciampi in testa, erano alle fosse Ardeatine a commemorare l'eccidio nazista. Il presidente della Repubblica ha gridato forte il suo "Mai più Auschwitz, mai più Shoa!" in uno dei luoghi simbolo dell'orrore del '900.
   In quegli stessi istanti, in Romania due bambine piangevano un padre bruciato e in fin di vita; in Macedonia una mamma piangeva le sue due figlie scappate in Italia per paura della guerra e morte in una tugurio che chiamavano casa; in Italia erano in corso operazioni di polizia a tappeto in molti campi nomadi.

    Dalle autorità italiane, vorremmo non solo i doverosi appelli contro il ripetersi dell'Olocausto. Questi appelli rischiano di diventare generici e rituali se non ancorati, oltre che alle tragedie della storia, a quelle della realtà d'oggi. Mi sembra necessario - anche nel nome delle vittime indimenticabili della brutalità di sessant'anni fa - uno sforzo aggiuntivo: vorrei fossero più percepibili il coraggio e la fatica di gridare ovviamente mai più Auschwitz! e insieme di invitare la comunità, le comunità di uomini e donne che abitano questo paese, a uno sforzo sulle emergenze del qui e adesso, per superare i nuovi ghetti, i nuovi steccati che creano diffidenza e violenza, le tragedie di questo nuovo secolo in cui, per esempio, i rom - che al pari degli ebrei furono oggetto dello sterminio nazista - sono ancora perseguitati, messi in fuga, rifugiati anche in Italia dove può capitare che finiscano bruciati vivi. 

    Qui c'è qualcosa che non va e non va doppiamente se le autorità non hanno la forza di guardare negli occhi i cittadini - e gli elettori... - italiani per dire: mai più roghi, mai più ghetti, mai più bambine bruciate! Lo si dovrebbe fare con insistenza (è o non è un'emergenza?), spiegando che solo una convivenza vera ci può portare un po' alla volta fuori dalla caverna della povertà e dello sfruttamente ma anche della paura e della aggressività; fuori dal buio della diffidenza e del si arrangi chi può. Si dovrebbe gridare mai più roghi! spiegando come e con quali sacririfici e contributi si può camminare verso quell'orizzonte alla luce del sole, più faticoso, certo, ma anche più umano e più sicuro delle ombre della clandestinità foriera di violenza e dolore per tutti. Non bastano belle parole istituzionali di tolleranza e solidarietà, servono progetti, cifre, confronti seri; e serve soprattutto che qualcuno cominci a immaginare di uscire dalla logica del gruppo forte che dispensa umanità, e di entrare, invece, nell'idea che siamo tutti sulla stessa barca. E che solo tutti insieme, remando per quanto si può, là sopra, possiamo sperare di andare verso un futuro un po' più luminoso e un po' meno ghetto che brucia. 


(zenone sovilla)
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del dossier
sull'immigrazione
 

Immigrati e accoglienza: 
cinque proposte al governo

Roghi nei nuovi ghetti: una
lettera 
al presidente della Repubblica
 
 

(27 marzo 2000)

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