Per un giornalismo critico 
I fatti e le idee
fra emergenza e utopia...


 
URANIO IMPOVERITO, LA HOLDING RADIOATTIVA
Il business delle scorie radioattive e le aziende che producono le armi usate ora anche in Afghanistan

 
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________________________________________di Sergio Finardi_________

Il viaggio dell'uranio impoverito verso i teatri di guerra passa attraverso svariati paesi, ma qui vedremo solo alcune società che hanno un ruolo determinante nell'armamento Nato e di conseguenza nella rovina umana ed ecologica di due intere regioni, il Golfo e i Balcani.
Senza dimenticare paesi come la Francia o la Russia, abbiamo visto che per la produzione e il trattamento dell'uranio impoverito (Du) e di prodotti correlati un ruolo fondamentale hanno società britanniche e statunitensi (British Nuclear Fuels Plc, la sua sussidiaria statunitense Bnfl Inc. e ancora le statunitensi Gts Duratek inc, Manufacturing Sciences Corp e Starmet Corp), almeno per quanto concerne ciò che è finito poi nel Golfo e nei Balcani.

Per la produzione di munizioni al Du e "intelligenti" usate nei Balcani e nel Golfo, prenderemo in considerazione tre società Usa e una società italiana, ora sotto controllo francese, produttrice di esplosivi e di un particolare detonatore di cui vedremo. Le prime due società si chiamano Aerojet e Alliant TechSystems Inc.
La Aerojet, fondata nel 1942 da Theodore von Karman, costituisce lo spezzone principale della General Corporation (fondata nel 1915) ed ha ora il suo quartier generale a Sacramento (California) e filiali o siti produttivi in vari stati, tra cui il Tennessee e il Colorado. La Aerojet è nel tempo divenuta, oltre che produttrice di prodotti chimici e farmaceutici, uno degli elementi fondamentali del complesso militar-industriale statunitense. La Aerojet (così come la società madre) ha nel suo consiglio di amministrazione una compatta presenza di uomini provenienti dagli stessi settori in cui opera. Presidente e amministratore delegato della GenCorp è Robert A. Wolfe, che è anche presidente della Aerojet, già vicepresidente della società costruttrice di motori d'aereo Pratt & Whitney, divisione della United Technologies. Le vendite totali Aerojet del 1999 ammontavano a circa 915 milioni di dollari ed impiegava nello stesso anno circa 3.000 persone.
La Aerojet è inserita in vari "mercati", da quello spaziale e missilistico (è stata parte integrante della cosiddetta Strategic Defense Iniziative, le guere stellari reaganiane, e ora della ridimensionata National Missile Defence) a quello, appunto, del munizionamento. In tale mercato è presente - tra l'altro - sia nel segmento delle "bombe intelligenti" (con il sistema Sense and Destroy Armor, Sadarm, prodotto insieme alla Alliant), sia nel segmento delle munizioni Hei (ad alto potenziale esplosivo e incendiario) e di quelle Api (perforanti e incendiarie), che erano prodotte anche dalla Honeywell prima che cedesse alcune attività legate al militare e desse corpo ad una società autonoma, appunto la Alliant Techsystems Inc, che ha continuato la produzione. La Aerojet fu però la prima ad introdurre, verso la metà degli anni 70 e nei suoi impianti di Jonesborough, in Tennessee, l'uso del Du per tali munizioni e a lei spetta dunque tale vergogna, di cui peraltro va molto fiera. Il munizionamento della Aerojet e della Honeywell venne usato sia per i carri M1 ed altri veicoli da combattimento che per gli ormai tristemente famosi aerei d'attacco A-10 (entrati in servizio nel 1975) e A-10 Thuderbolt II ("Warthog"), prodotti dalla Fairchild Republic Co, compagnia che aveva tra i suoi dirigenti nientemeno che von Braun. Proprio la serie degli A-10 monta il cannoncino a sette canne Gau-8/A Gatling da 30 mm (prodotto un tempo dalla Martin Marietta Armament Systems, già della General Electric ed ora dalla Lockheed Martin) che spara, tra altre, le serie di munizioni Pgu-14/B Api all'uranio impoverito provate in Bosnia e poi in Serbia.
La Alliant Techsystems, registrata nel Delaware e con quartier generale ad Hopkins in Minnesota, viene formata nel 1990 dalla Honeywell, in concomitanza con la cessione di alcune divisioni e società di questa (Defense and Marine Systems Business, Test Instruments Division e Signal Analysis Center). Tali società vanno poi a formare il nucleo primo della Alliant. Tra il 1992 e il 1997 una serie di operazioni di vendita e acquisto la portano agli assetti attuali. Nel 1995, inoltre, viene acquistata la divisione Hercules Aerospace della Hercules Company, e l'anno successivo viene abbandonato il settore della cosiddetta "demilitarizzazione" nelle repubbliche ex-sovietiche di Ucraina e Bielorussia. Nel 1997 viene infine venduta la Marine Systems Group.

La società si presenta oggi divisa in tre segmenti, l'aerospaziale e missilistica balistica (Alliant Aerospace Propulsion Co e Alliant Aerospace Composite Structures Co), il munizionamento convenzionale (Alliant Ammunition Systems Co, Ammunition and Powder Co, Lake City Small Caliber Ammunition Co, Kilgore Flares Co, Missile Products Co) e i sistemi di difesa (Alliant Defense Systems).
E' proprio la Alliant Ammunition Systems (New Brighton, Minnesota) a produrre, insieme a molte altre cose micidiali, le serie di munizioni in uso sugli A-10 (e in futuro in dotazione all'Aaav, Advanced Amphibious Assault Vehicle, dei marines). Nello stesso tempo, altre società del segmento partecipano allo sviluppo del missile Nato Essm (capofila la Raytheon, di cui vedremo) e di nuovi sistemi anticarro (Predator, capofila la Lockheed) e munizionamento anticarro (Term-Ke, capofila la Alliant Defense Electronics Systems).
La Alliant Techsystems ha in totale circa 6.000 addetti, entrate per più di un miliardo di dollari, vendite che vanno per il 64% ad entità governative e alla difesa.
Anche per tale società si può dire che la maggioranza di coloro che siedono nel consiglio di amministrazione vengono dai settori e dalle esperienze connesse al tipo di produzioni della società stessa, ma è significativo notare che il suo presidente nonché amministratore delegato è l'ex-ammiraglio Paul D. Miller, già vicepresidente di uno dei giganti (ora in via di acquisto dalla Northrop-Grumman) del complesso industriale-militare, le Litton Industries, nonché comandante in capo della marina statunitense nel teatro Atlantico e comandante in capo alleato della Nato, ancora teatro atlantico.
La terza società è la Primex Technologies Inc, come tale formata nel 1996 in Virginia, con sede principale a St. Petersburg (Florida) ha filiali sparse per vari stati (Pennsylvania, Washington, Arkansas, Illinois) ed un centro di ricerca e test per il governo svizzero a Lucerna. Primex, che deriva il suo attuale assetto da una operazione di redistribuzione azionaria compiuta dalla Olin Corporation (da cui viene la maggior parte del suo management) è divisa in due segmenti, la Ordnance and Tactical Systems e la Aerospace and Electronics. Genera le sue entrate principalmente dalle vendite (550 milioni di dollari totali nel 1999) al governo e alla Difesa (75%), ha circa 3.000 dipendenti e la Alliant come maggiore concorrente. Il suo amministratore delegato è James G. Hascall, già vicepresidente della Olin, e Mike Wilson dirige la Ordnance and Tactical Systems.
E' la Ordnance and Tactical Systems a produrre, oltre a bombe intelligenti ed altre varietà di munizionamenti, i "gioielli" che hanno devastato Golfo e Balcani. Si tratta di due munizionamenti differenti, uno per l'artiglieria di largo calibro (da 105 a 155 mm), l'altro per il medio e piccolo calibro. Il primo tipo di munizionamento vede varietà quali il M900 Apfsds-T (con Du), il M829A/2 (con Du, per i 120 mm), che hanno mostrato la loro potenza e mortale efficacia nella Guerra del Golfo. Il secondo tipo, pure usato nel Golfo ed ovviamente nei Balcani, è ancora la serie Pgu, tra cui la 14/B al Du per il cannoncino degli A-10, Gau-8-A.

Se tali società sono il vanto del settore negli Stati uniti (si fa per dire perché nel 1997 il governo statunitense ha perseguito le prime due per aver dato corso ad una società che aveva in pratica il monopolio della vendita di munizionamento al governo ed aveva alzato molto i prezzi rispetto a quelli praticati in precedenza dalle due società-madri, le sole produttrici nazionali di quel tipo di "oggetti"), anche l'Italia deve andare fiera di una sua (meglio ex-sua) azienda che, sebbene non direttamente coinvolta nel settore del munizionamento con Du, è comunque riuscita ad ampliare molto i suoi orizzonti, sino a raggiungere con i suoi detonatori le bombe intelligenti ad alta penetrazione della Nato. Si tratta della Società esplosivi industriali (Sei) di Ghedi (Brescia), ora "partner" della francese Société d'Explosifs et de Produits Chimiques (Epc, general manager Henri Lorain), che sviluppa bombe per aereo e mine marittime. Tale società impiega poco più di un centinaio di persone, ha come chairman Paul Chatel de Brancion, come direttore Pasquale Napolitano e come direttore finanziario Armando Franzoni, mentre Bruno Facchi è il direttore tecnico. Ha ereditato le attività che erano della bresciana Misar (che con Valsella e Tecnovar monopolizzavano il mercato delle mine anti-uomo, poi bandite dall'Onu) ma produce anche un simpatico detonatore non elettrico, l'Hmx 4, che è inserito nelle Lgb (Laser guided bomb) Paveway II e III, usate massicciamente in Kosovo (penetra i bunker) soprattutto dalla britannica Royal Air Force (Tornado, Harrier, Jaguar) sebbene in dotazione anche all'Us Air Force. Proprio lo sviluppo e la manutenzione di tale munizionamento ha recentemente ricevuto un grosso contratto dalla Gran Bretagna attraverso la capofila Raytheon Systems Ltd, sussidiaria britannica del colosso statunitense di cui abbiamo già visto. Alle parti della bomba concorrono, oltre alla Sei, anche la Raytheon stessa, la Lockheed e la britannica Mbm Technology.
La Sei è stata anche la testa di ponte ("associazione") con cui recentemente la Kaman Aerospace (Bloomfield, Connecticut), la Dayron (Orlando, Florida) e la Kdi Precision Products (Cincinnati), sono entrate nel mercato europeo della missilistica e delle bombe.
Quello che abbiamo sin qui visto, a proposito di imprese che producono uranio impoverito o bombe relative, se non la punta dell'iceberg è certamente solo una parte degli interessi che questo mercato muove. Molti di questi sono purtroppo soltanto intuibili. 



Chi produce l'uranio impoverito? 

Quali società producono l'uranio impoverito dal quale derivano poi prodotti di vario tipo, tra cui le munizioni di cui si parla in questi giorni?
Da anni gruppi ecologisti e antimilitaristi e vari scienziati, tra cui alcuni eminenti italiani, denunciano inascoltati questi "prodotti", il loro uso in guerra, nonchè i paesi produttori e alcune loro società. Il complesso di interessi che sta dietro la produzione strategica di nuove leghe metalliche e di prodotti derivati dall'uso civile e militare dell'energia atomica e dei minerali radioattivi - entro cui si colloca la produzione di uranio impoverito - non conosce infatti frontiere e molti paesi, grandi società del settore e militari, università ed istituti di ricerca vi sono pienamente coinvolti da decenni, direttamente o indirettamente. Dagli Stati uniti al Canada, dalla Cina alla Francia, dalla Gran Bretagna al Sudafrica, alla Russia e prima all'Urss. I sovietici, ad esempio, usarono, sebbene in modeste quantità, proiettili ad uranio impoverito in Afghanistan, prima del massiccio uso che se ne è fatto, specie da statunitensi e britannici, nella guerra del Golfo, in Bosnia e in Jugoslavia.
Qualche ricerca ulteriore, sebbene limitata al mondo anglosassone, permette di sapere alcune cose specifiche su tali società, cose che si possono facilmente ricavare sia dalle denunce dei gruppi suddetti, sia dalle stesse pubblicazioni di tali società, sia infine dai documenti che le società, quando rappresentate nelle Borse, devono registrare presso le competenti autorità, ad esempio negli Stati uniti la Securities and Exchange Commission.
La denuncia degli usi militari più azzardati dell'uranio impoverito e dei pericoli per la salute e l'ambiente è inoltre almeno vecchia di un paio di decenni, anche se già i primi studi sulla trasformazione dell'esafluoruro di uranio in uranio impoverito (che datano dai primi anni '60) sollevavano problemi al riguardo. Dagli stessi anni '60 iniziarono gli esperimenti della statunitense Lockheed per l'uso del materiale come contrappeso per gli aerei militari, poi massiciamente introdotto anche nell'aviazione civile.
Venendo all'oggi e alle società dell'area anglosassone, ci troviamo di fronte ad un complesso di compagnie-madri e di sussidiarie che è principalmente ed ovviamente connesso con gli impianti civili o militari che trattano o trattavano, negli Stati uniti e in Gran Bretagna, tutto il complesso di lavorazioni e produzioni relativo all'energia nucleare. Dalle pubblicazioni di tali società ricaviamo solitamente che esse sono benemerite compagnie votate al trattamento, nel più rigoroso rispetto per ambiente e salute, di tutti i rifiuti passati e presenti dei complessi energetici nucleari, sia trasformando tali rifiuti in utili prodotti collaterali, sia disponendone lo stoccaggio in contenitori e siti super-sicuri, sia trasportando nel migliore dei modi tali rifiuti o i combustibili nucleari stessi. Non sono società segrete, ma il fiore dei contrattisti per i ministeri della Difesa e dell'Energia, in qualche caso diretta proprietà dei governi.

Le maggiori società

Cominciamo con una delle maggiori, la British Nuclear Fuels plc (Bnfl), britannica, a proprietà statale e di cui alla fine del 2000 era in aspra discussione la vendita ai privati del 49% del pacchetto azionario, con varie assai negative conseguenze per i contribuenti inglesi. La società (sede nel distretto di Warrington, tra Liverpool e Manchester) è un colosso che non solo gestisce operazioni e produzioni di vario genere nel settore in Gran Bretagna, ma - attraverso la sua sua sussidiaria statunitense, la Bnfl Inc. - è destinataria di una fetta preponderante delle risorse messe a disposizione dal ministero statunitense per l'Energia per il trattamento e la "ripulitura" di alcuni tra i più devastati siti connessi alla produzione nucleare militare della guerra fredda, nonché del riciclaggio, riposizionamento o trattamento e trasformazione dei rifiuti degli impianti commerciali per la produzione di energia nucleare. Nel suo consiglio di amministrazione sono passati molti celebri nomi dell'establishment britannico, da John R. S. Guinness a L. Neville Chamberlain, a John Taylor (recentemente dimessosi dopo gli scandali che vedremo), sino agli attuali Hugh Collum (chairman), Norman Askew (amministratore delegato) e altri amministratori come John Edwards, già alla Jaguar, Chris Loughlin, tra l'altro presidente della Bnfl Francia e dell'Istituto mondiale del trasporto nucleare, e Sir Nigel Wicks, già della Bp, segretario privato dei primi ministri laburisti Wilson e Callaghan e di Margaret Thatcher, nonché già capo della divisione Energia del Tesoro britannico, direttore esecutivo britannico all'Imf e alla World Bank, presidente del comitato monetario della Ue per cinque anni.
Tratti distintivi della società, oltre a quelli pubblicizzati da essa stessa, il coinvolgimento in vari scandali che hanno avuto come centro il sito di produzione di Sellafield, a Cumbria. Scandali che hanno fatto emergere un criminale inquinamento radioattivo delle discariche connesse al sito, delle isole vicine e dello stesso mare d'Irlanda, con gravi conseguenze per le popolazioni, nonchè la ripetuta e recidiva falsificazione dei certificati di qualità del combustibile nucleare inviato in Giappone, Germania e Svizzera (paesi che hanno recentemente cancellato le relative commesse).
La società ha svariate sussidiarie, tra cui principali sono la Bnfl Instruments (strumenti di misurazione e monitoraggio, impegnata nel tentativo di "ripulimento" di uno dei siti più disastrati del complesso nucleare militare statunitense, gli ex-impianti di produzione di plutonio di Rocky Flats, a qualche chilometro da Denver; ha sedi in tutto il mondo e, tra quelle statunitensi, una a Los Alamos, New Mexico, mentre si serve in Francia della Saphymo come agente esclusivo e, in Germania, della Dws Dieter W. Sauer GmbH); la Direct Rail Services Limited (servizi ferroviari per il trasporto di materiale nucleare); la Uk Robotics (robotica); la Westinghouse, una cui sezione, la Westinghouse Electric Company, ha recentemente acquisito le operazioni nucleari commerciali della Cbs Corp. e della Abb (mentre è nello stesso tempo contrattista principale per il recupero e la stabilizzazione dei rifiuti radioattivi di un sito di produzione di materiali per armi nucleari in South Carolina, Savannah River; per due altri progetti di recupero a Buffalo, stato di New York, e a Carlsbad, New Mexico); la Uranium Assets Management (Uam); la Deva Manufacturing Services; la International Nuclear Fuels Limited (Infl) ed infine la già citata Bnfl Inc. statunitense.

Al lavoro sulle scorie

Proprio la Bnfl Inc., registrata in Delaware nel 1990 e con sede principale a Fairfax (Virginia) e uffici in vari altri stati (Colorado, Idaho, Michigan, South Carolina, Tennessee, Washington, e Washington, D.C.), è tra le maggiori società statunitensi che lavorano i rifiuti nucleari, destinataria sino ad ora di qualcosa come 2 miliardi di dollari di contratti dal ministero dell'Energia, principalmente in siti devastati dalle produzioni militari nucleari o civili. I maggiori sono in Tennessee (smantellamento e decontaminazione di alcuni impianti di arricchimento dell'uranio ad Oak Ridge, nonché riciclaggio dei metalli radioattivi recuperati, ove pure opera la Lockheed Martin Energy Systems, per gli impianti Y-12); nello stato di Washington (Hanford River Protection Project, con operazioni varie di contenimento e stoccaggio di liquidi radioattivi, con un costo finale complessivo comprendente altre società e processi valutato dai 20 ai 40 miliardi di dollari); in Idaho (trattamento e stoccaggio relativo ai rifiuti misti transuranici e alpha dell'Idaho National Engineering and Environmental Laboratory); in Michigan, per lo smantellamento e la neutralizzazione della centrale nucleare di Charlevoix. Quasi tutti questi progetti sono stati oggetto di cause e reprimende per vari tipi di errori, mancanze contrattuali, non osservanza delle leggi sulla protezione dell'ambiente. Singolarmente, inoltre, la società pratica negli Stati uniti l'incenerimento dei rifiuti radioattivi, che è invece ritenuto dalla società-madre inglese processo pericoloso e abbandonato da essa in Gran Bretagna.
Nel suo consiglio di amministrazione sono presenti vari personaggi importanti, come l'ex-aministratore delegato Rolland A. Langley, già presidente del Pacific Nuclear Council; il già citato Norman Askew; l'ammiraglio W.J. Crowe jr., già ambasciatore statunitense in Gran Bretagna e chairman del Joint Chiefs of Staff (massima posizione militare statunitense) sotto Reagan; vari ex-alti funzionari pubblici ed infine l'on. James R. Schlesinger, figura centrale dell'establishment statunitense connesso alla gestione strategica dell'energia nucleare. E' interessante notare che Schlesinger, dagli esordi come docente di economia negli anni '50, è passato a dirigere gli Studi strategici alla Rand Corporation alla fine degli anni '60; è stato consigliere della Federal Reserve, quindi vicedirettore all'Office of Management and Budget; poi chiamato nel 1971 dal presidente repubblicano Nixon a presiedere la Us Atomic Energy Commission, indi nel febbraio 1973 la Cia e nel luglio dello stesso anno il ministero della Difesa sino al 1977, quando il nuovo presidente democratico Carter lo chiama a stendere le linee strategiche per il futuro ministero dell'Energia, che dirigerà per primo dal 1977 al 1979; poi sotto Reagan in vari incarichi relativi alla gestione e alla programmazione delle forze nucleari, infine consulente della grande società finanziaria Lehman Brothers, membro del Center for Strategic and International Studies di Washington, nonché membro dell'Atlantic Council e appunto nel consiglio d'amministrazione della Bnfl Inc.

L'alleanza strategica

Pure collegata alla Bnfl e alla Bnfl Inc. da una "alleanza strategica" di lungo periodo è la Gts Duratek Inc., sede a Columbia (Maryland), formata nel 1990 dalla fusione della Duratek Corp. (fondata nel 1983) con la General Technical Services (fondata nel 1984) e il cui azionista di maggioranza è la banca commerciale privata Carlyle Group (Washington, D.C.). Nei suoi impianti (Bear Creek Operating Facility) di Oak Ridge tratta anch'essa in vari modi (ivi compreso il riciclaggio di metalli) rifiuti a bassa radioattività o comunque pericolosi.
Nel 1995 riceve dalla Bnfl un'infusione di 10 milioni di dollari per "investimenti" in cambio di azioni della stessa Duratek e, nel 1997 e nel 2000, con l'acquisto del Scientific Ecology Group e quindi di alcune società consolidate nella Waste Management Nuclear Services (che comprende un impianto di riciclaggio di rifiuti nucleari a Barnwell, South Carolina), diviene la maggiore società statunitense di trattamento di rifiuti a bassa radioattvità. Con la Bnfl Inc., è contrattista per i già citati due megaprogetti di "ripulimento" di Hanford e dell'Idaho National Engineering and Environmental Laboratory.
Nel suo consiglio di amministrazione siedono Rober E. Prince, presidente e amministratore delegato, già ufficiale di sottomarino e, tra altri, Willis W. Bixby, vicepresidente e per più di vent'anni al ministero dell'Energia e alla Nuclear Regulatory Commission.

Dulcis in fundo

Dulcis in fundo, due società. La prima si chiama Manufacturing Sciences Corporation, fondata nel 1982, operativa nella trasformazione metallurgica dal 1985, dal 1993 comprata ("alleanza strategica") ancora dalla Bnfl Inc., e società leader nel trattare e trasformare metalli contaminati dalla radioattività. Dal 1985, la società ha convertito in "prodotti" derivati circa 2.700 tonnellate di uranio impoverito nei suoi impianti che sono tra i maggiori al mondo. Fornisce prodotti di uranio alle industrie americane che fabbricano munizioni D.u.: tra le maggiori la Primex di Saint Petersburg, Florida, la sua concorrente Alliant Techsystem e la "storica" Aerojet.
La seconda società si chiama Starmet Corporation, è stata fondata nel 1942 (all'interno del progetto Manhattan) come laboratorio di ricerca e produzione del Massachusetts Institute of Technology (Cambridge, nei pressi di Boston) ed acquisita come sussidiaria dalla A.D. Little Co. nel 1954 con il nome di Nuclear Metals; indi comprata dalla Textron e poi dalla Whittaker Corporation; indipendente dal 1972, in Borsa dal 1978, con l'attuale nome dal 1997, con sede principale ora a Concord (Massachusetts) ed impianti nella già citata Barnwell (South Carolina), ancor oggi legata a filo doppio con il Mit e i suoi uomini, e con clienti quali la Lockheed Martin e la United States Enrichment Corp., società governativa fondata nel 1990, leader mondiale della fornitura di uranio arricchito, tre quarti del mercato Usa e un terzo di quello mondiale.
A quest'ultima società il Commissario europeo Romano Prodi avrebbe potuto chiedere, con largo anticipo sui suoi tremendi dubbi attuali, qualche informazione, dato che per molti anni è stato membro della Massachusetts Institute of Technology Corporation, il "consiglio di amministrazione" del Mit, e la Starmet era ed è il gioiello della ricerca e produzione metallurgica del Mit. Avrebbe potuto ottenerne di ottime soprattutto su uno dei prodotti principali della Starmet, le munizioni perforanti all'uranio impoverito per carri armati e aerei.
 
 

 

12 ottobre 2001

Ieri Falco Accame ha denunciato l'impiego di armi all'uranio impoverito anche in Afghanistan e ha posto in evidenza i rischi per la popolazione civile, mentre i militari angloamericani sono attrezzati per evitare di essere contaminati.
Sulla questione uranio impoverito riproponiamo 
due articoli
di Sergio Finardi che esamina il business 
alimentato da questi armamenti radioattivi.

Questi due articoli di Sergio Finardi sono usciti originariamente il 10 e 13 gennaio 2001 sul Manifesto
 

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