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Lo
sconcerto sindacale
Appello per la ricostruzione di un sindacalismo
libertario, più democratico e conflittuale
"Gli
ultimi 10 anni della nostra vita...
Tutte queste cose vi sono note. Tutte queste cose impongono un ripensamento dell'azione sindacale. A tutte queste cose non ha saputo opporsi un sindacato confederale che ha scelto la strada della completa subordinazione alle politiche padronali. Il sindacalismo concertativo Concertazione,
triangolazione, partnership. Far propri gli interessi economici nazionali
(una sorta di neo-corporativismo), sacrificando gli interessi dei lavoratori.
Il dramma del sindacalismo confederale è duplice: da un lato tenta
di "governare" le scelte macroeconomiche, ponendosi ai tavoli quale parte
sociale portatrice di un parere obbligatorio e vincolante, ma la nuova
fase economica non sembra prevedere una presenza del sindacato come elemento
costitutivo del nuovo patto sociale, perché nei progetti del capitale
non c'è spazio né per la cogestione alla CGIL, né
per il solidarismo cristiano alla CISL.
E' pur vero
che (r)esistono settori di opposizione in alcune categorie o in alcune
realtà geografiche; è pur vero che in alcuni casi possiamo
assistere a dure lotte condotte a livello di singola situazione, dove l'unità
dei lavoratori impone un sindacalismo conflittuale e prevale sulle logiche
CGIL o CISL; è pur vero che alcuni coordinamenti RSU di settore
o di territorio hanno saputo imporre un altro punto di vista rispetto alle
decisioni delle segreterie locali o nazionali.
Il sindacalismo conflittuale Il vuoto che
ha creato e sta creando il sindacalismo concertativo ha permesso che si
sviluppassero varie forme ed aggregazioni sindacali alternative e di base,
la cui costituzione, diffusione e crescita ha un andamento ancorato alle
storie personali degli attivisti sindacali, al luogo ed al settore di lavoro.
Queste aggregazioni, passate dai movimenti cobas a veri e propri
sindacati (costo, ricordiamolo, non indifferente: occorre sottoscrivere
la L.146/90 e gli accordi sulle RSU), hanno aumentato il numero degli iscritti,
sono riuscite a far eleggere propri rappresentanti nelle elezioni RSU degli
ultimi anni in diverse categorie, riescono in alcuni casi a promuovere
iniziative di lotta (locali e nazionali; giuridiche e scioperi) che riscuotono
un certo seguito, anche tra i non iscritti. Con il crescere della credibilità
e della rappresentatività (quella politica se non numerica) dovrebbe
crescere anche la responsabilità di questi sindacati - sia di fronte
ai propri iscritti, sia di fronte ai lavoratori tutti - quali soggetti
portatori di un progetto alternativo.
Perciò? Ruolo degli attivisti sindacali anarchici e libertari Ci sono moltissimi lavoratori/trici anarchici/che attive/i in diversi sindacati, dalla sinistra CGIL ai vari Cobas, dall'USI all'Unicobas, alle RdB/CUB, in vari settori e categorie, in diverse realtà geografiche e politiche. Molti altri non fanno riferimento ad un sindacato preciso. Più spesso la scelta è data dalla materialità dei rapporti di forza nel luogo di lavoro più che dal sentirsi rivoluzionari, è data dalla condivisione di un percorso o di una stagione di lotte con i compagni di lavoro più che dal massimalismo di una sigla o di un'altra. Molto spesso
gli attivisti sindacali anarchici e libertari sanno essere elementi di
unione dei lavoratori e non di divisione, sanno puntare alla comunanza
di interessi e di intenti e non al settarismo. E questo perché essi
stanno là dove la coscienza di classe si organizza in un dato momento
storico, nelle forme che il conflitto sociale e la soggettività
dei lavoratori delineano.
Gli anarchici attivisti sindacali scelgono i lavoratori prima delle sigle, scelgono l'unità dei lavoratori prima delle sigle, sostengono le lotte dei lavoratori per la difesa dei loro interessi indipendentemente dalla forma o sigla scelta, dal tipo di sindacalismo scelto, purchè porti ad un miglioramento delle condizioni di vita del proletariato, all'apertura di spazi più liberi nella società. E se in queste lotte e/o sindacati, gli anarchici sono capaci di dire la loro e di essere "di-guida", avranno rafforzato l'autonomia dei lavoratori e rilanciato il ruolo dell¹anarchismo di classe. E cioè si sarà fatto del concreto sindacalismo rivoluzionario, del concreto anarcosindacalismo, del concreto sindacalismo libertario, del concreto sindacalismo! Certo, molto
spesso essi devono difendere il loro sindacato dalle "male arti!" dei riformisti,
e questo sarà più facile se sarà un sindacato che
gode delle simpatie e dell'appoggio dei lavoratori. Gli attivisti sindacali
anarchici e libertari sanno caratterizzare una piattaforma in senso conflittuale,
sanno portare all'interno dell'organizzazione delle lotte una prassi libertaria,
sanno far conoscere e sviluppare la democrazia diretta, il controllo dal
basso sui delegati, sulle fasi della contrattazione. Anche ricorrendo alle
famigerate RSU.
E nel territorio
non è proprio degli anarchici e dei libertari costruire luoghi e
situazioni in cui possa ricostruirsi quel tessuto associativo, di dibattito,
di elaborazione politica e culturale, di solidarietà, come furono
le Società di Mutuo Soccorso e i circoli culturali che in passato
fecero forte il movimento operaio e permisero un'efficace difesa degli
interessi di classe?
E a livello
nazionale non devono forse essere proprio gli attivisti sindacali anarchici
a far sì che la diffusione di un sindacalismo conflittuale a prassi
libertaria diventi il progetto discriminante su cui federare segmenti
di classe, attivisti sindacali, sindacati di base diversi? Non essendo
credibile la convergenza del sindacalismo di base in una sola organizzazione,
ma essendo al tempo stesso urgente e necessario che il sindacalismo conflittuale
si sedimenti e si ponga come vera forza alternativa ed attraente per i
lavoratori, non è forse nostro compito cercare di lavorare perché
almeno si costruisca una piattaforma del sindacalismo di classe?
1. lotta per l'occupazione
e per i diritti sindacali e politici
Una piattaforma
di lotta con cui ricostruire l'unità dei lavoratori, ripristinare
la solidarietà di classe, restituire al mondo del lavoro democrazia
sindacale ed autonomia progettuale per una società più ugualitaria
e più libertaria!".
FIRMATARI:
Fabrizio ACANFORA, coord.
Rsu, FLTU-CUB Genova
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o | Riceviamo
e pubblichiamo
nel quadro degli approfondimenti dedicati al mondo del lavoro nell'epoca della globalizzazione neoliberista, un appello per una piattaforma sindacale conflittuale e libertaria che sarà presentato a Firenze il 4 febbraio 2001 - Altri articoli I
costi sociali
Dati
empirici
Umanizzare
Costi
nascosti
Un
capitalismo
Globalizzazione
La
fine del
Carceri
L'altra
Manifesto
Il
leone e
Il cammino negato nella società del lavoro (23
gennaio 2001)
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