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Piazza Fontana: la madre di tutte le stragi
Le stagioni della strategia della tensione, una storia da non dimenticare
 


Bombe e segreti
Il 17 dicembre 1969 i componenti del circolo anarchico milanese Ponte della Ghisolfa tengono una conferenza stampa nella quale accusano il ministero dell'interno di coprire i colpevoli della strage di piazza Fontana. Le loro dichiarazioni, a cinque giorni dall'attentato che fece 16 morti e un centinaio di feriti, «sollevano l'incredulità e l'ironia dei giornalisti presenti che scriveranno di "ragazzi sotto choc": poi, i fatti hanno dimostrato che quell'accusa non era campata per aria», racconta Luciano Lanza nel volume «Bombe e segreti, piazza Fontana 1969» (Elèuthera, 134 pagine, 16 mila lire), una minuziosa ricostruzione delle indagini nel labirinto dei depistaggi durati decenni.

 L'autore era membro del circolo anarchico milanese, il che rende più «vero» il racconto di quei giorni dal punto di vista di chi finì sùbito, ingiustamente, nel mirino degli inquirenti.

   Date, ore, giorni, bar agli angoli di Milano, motorini e autobus: il racconto affiora dalla memoria e testimonia ancora delle emozioni di chi era accanto a Giuseppe Pinelli, fino a quel 15 dicembre 1969 quando un «malore attivo» farà volare il ferroviere anarchico dalla questura di via Fatebenefratelli. Ma il coinvolgimento personale non incrina il contenuto oggettivo della ricostruzione storica, dal febbrile attivismo della polizia per incastrare gli anarchici (Pietro Valpreda in primis), all'emergere di indizi sempre più pesanti sul coinvolgimento di apparati statali e dell'estrema destra (uniti dal timore dell'avanzata del comunismo in Italia), dalle contorsioni governative ai silenzi dello stesso Pci .

 La macabra danza degli insabbiamenti impedisce di scoprire i veri colpevoli della strage. In anni recenti, nuove indagini e misteriosi archivi dei servizi segreti spuntati dal nulla aprono altri squarci sulle possibili responsabilità dell'eversione di destra in collaborazione con settori dello Stato. Tanto da indurre Luciano Lanza a concludere che una parte inquietante del potere sceglie le bombe per perpetuarsi: «Viste le responsabilità a tutti i più alti livelli, la risposta è che piazza Fontana è una strage di Stato. Di più: la madre di tutte le stragi».
 

(recensione di Zenone Sovilla)




Altri articoli in nonluoghi

- Il giudice Salvini: l'indagine sulle stragi ignorata a Palazzo di giustizia v@i

- Strategia della tensione: avvisaglie in Trentino di Giancarlo Salmini v@i

Libri sul tema

- Il recente volume "La strage. Piazza Fontana. Verità e memoria" del giornalista Maurizio Dianese e del vicesindaco di Venezia Gianfranco Bettin (Universale economica Feltrinelli) che racconta la Mestre neofascista dell'epoca nel quadro della rete nera del Triveneto.

- La ristampa del libro "Piazza Fontana. 12 dicembre 1969: il giorno dell'innocenza perduta" di Giorgio Boatti (Einaudi), che fu pubblicato da Feltrinelli nel 1993.  Il libro fece molto discutere e rimbalzò nelle aule dei tribunali in seguito a una querela per diffamazione presentata dal neofascista Massimiliano Fachini contro l'autore del libro, che nel marzo 1999 è stato assolto. Un libro per non perdere la memoria.

- Il numero 1 del novembre 1999 della rivista Libertaria che contiene fra l'altro un lungo articolo di Aldo Giannuli, docente di storia all'università di Bari, che si basa in gran parte sulla documentazione raccolta nell'inchiesta del giudice istruttore Guido Salvini. Giannulli si occupa, in particolare, del ruolo del Pci, cioè di quanto Botteghe Oscure era riuscita a sapere sulla strategia della tensione ma aveva taciuto per "opportunità politica".

E qualche sito interessante

- Sui misteri vai@

- Su piazza vai
Fontana  v@i

- Sull'anarchico
Pinelli  v@i

- Sul caso Sofri vai v@i


o Strategia della tensione
e stragi di stato

Sono le 16.37 del 12 dicembre 1969. Alla Banca nazionale dell'agricoltura, in piazza Fontana a Milano, provoca sedici morti e quasi cento feriti. Quasi contemporaneamente a Roma esplodono altre tre bombe che feriscono diciotto persone. Pochi mesi prima, fra l'8 e il 9 agosto, erano esplose otto bombe sui treni (dodici feriti) mentre altre due erano rimaste inesplose. Ancora a Milano,il 25 aprile, due bombe fanno decine di feriti alla fiera campionaria e alla stazione centrale di Milano.
La prima pista seguita dalla polizia è, guarda caso, quella anarchica. Per piazza Fontana viene arrestato l'anarchico Pietro Valpreda. Un altro anarchico, il ferroviere Giuseppe Pinelli, viene fermato e interrogato dalla polizia. "Volerà" da una finestra del quarto piano della Questura di Milano la notte del 15 dicembre 1969.
Anche in seguito la strategia della tensione colpirà ancora tragicamente: gli episodi più gravi il 28 maggio 1974 (piazza della Loggia a Brescia, otto morti e un centinaio di feriti) e il 2 agosto 1980 (stazione di Bologna, 85 morti e decine di feriti).
I processi per piazza Fontana sono andati avanti dal 1972 al 1991, dopo la discussa inchiesta affidata ai giudici Vittorio Occorsio e Ernesto Cudillo. Ma non ci sono cvolpevoli. Gli anarchici su cui si voleva far ricadere ogni responsabilità vengono scagionati. Poi saranno incriminati alcuni neonazisti, in primo luogo Franco Freda e Giovanni Ventura ma saranno assolti per insufficienza di prove. Condannati ma liberi anche i dirigenti dei servizi segreti riconosciuti colpevoli di favoreggiamento e depistaggio. Ovviamente non viene individuata nessuna responsabilità di livello politico fra i partiti di governo. Si arriva al febbraio 2000 per un nuovo processo che durerà almeno sei mesi e vede sotto accusa per gli attentati Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi (ora cittadino giapponese e pare non facilmente estradabile), Giancarlo Rognoni e Carlo Digilio. Con loro sono accusati anche Freda e Ventura ma non sono più processabili.

 (Pagina aggiornata il 27 gennaio 2000)

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