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Haider al governo, ora diamo una mano all'altra Austria
Dopo la manifestazione del 19 febbraio a Vienna: un messaggio ai democratici, tolleranti, antirazzisti...
 


  L'intento di chi ha minacciato ritorsioni diplomatiche contro il governo composto a metà da nazionalisti di Haider deve essere di aiutare la parte (di gran lunga maggioritaria) di austriaci che non vogliono Haider (e così indirettamente anche l'altra minoranza, di elettori impauriti, fra globalizzazione euro-mondiale e immigrazione, che scelgono una rappresentanza parlamentare xenofoba e etnocentrica).
  Tra l'altro lo stesso presidente Klestil ha fortemente criticato  il comportamento dell’Övp, i Popolari, il partito dal quale anch’egli proviene. «Prima e durante la campagna elettorale - ha detto - minacciavano di andare all’opposizione; dopo i risultati del voto, si sono preparati per l’opposizione; ora chiedono di essere loro a fornire il cancelliere federale».
  Questa può essere anche una risposta a chi chiama in causa la democrazia per difendere l'ascesa di Haider al potere ("aspettiamo, vediamo cosa fa, poi eventualmente interveniamo", altre volte questo atteggiamento storico ha riempito la storia di drammi...): in altre parole, dove è finito il rispetto del mandato popolare emerso dalle urne?. Non si può chiedere un voto senza dire che poi ci si allea con Haider: quanti elettori Övp sono stati "traditi"? (il 70% degli austriaci,  indica un sondaggio Gallup, ritiene che un governo di  coalizione con i liberali di Haider danneggerà il paese). 

  Le implicazioni geopolitiche e interne sono moltissime e complesse, ovviamente, da una parte la democrazia formale, dall'altra quella sostanziale che dovrebbe consentire a ogni cittadino di formarsi una solida identità culturale e quindi di non essere manipolabile dall'Haider di turno che gioca sulla sua fragilità e sulle sue paure davanti al diverso o all'ignoto. Ma questo è un discorso lungo lungo. Restiamo, piuttosto, all'emergenza.

  Dunque, protestando e minacciando ritorsioni diplomatiche contro il governo con Haider, non si vuole offendere l'elettorato austriaco (come invece ha frettolosamente accusato l'europarlamentare verde Reinhold Messner) ma mostrare vicinanza e interesse ad aiutare le forze sane: ci sono dei principi fondamentali che Haider, a parole e enunciazioni varie, calpesta: bisogna dire di no e aiutare le decine di migliaia che scendono in piazza a Vienna contro gli estremisti di destra e gli xenofobi di governo. Tutto qui. Bisogna fare il possibile per testimoniare la solare apertura degli europei e degli altri stranieri verso gli austriaci e per gridare un no alle chiusure storicamente inquietanti rappresentate da Haider. Come molti hanno fatto in queste settimane e oltre 150 mila sabato 19 febbraio nella grande manifestazione europea a Vienna.

  In questo quadro, chiediamo come gruppo nonluoghi ai rappresentanti istituzionali italiani di testimoniare il loro sì all'Austria democratica, aperta, europea, locale e globale, andando a far visita "ufficiale" agli austriaci dell'altra sponda - partiti. associazioni. cittadini...-  e più o meno ignorando gli esponenti di governo.

  La storia ci ha insegnato tragicamente che le democrazie hanno già sottovalutato i pericoli dell'estremismo e oggi non è difficile immaginare il nuovo volto, le nuove forme, i nuovi contenuti dell'ideologia dell'intolleranza in pratica: le nuove forme di persecuzione, di esclusione sociale, di violazione dei diritti dei singoli e dei gruppi. Capisco le riflessioni (compreso il rischio di un effetto boomerang, che tuttavia considero eventuale e temporaneo) che possono condurre a contestare le minacce diplomatiche contro Haider al governo; ma credo non ci siano altre strade per una forte testimonianza dell'attenzione ai valori fondamentali (casomai c'è da chiedersi come mai non esce più spesso quel grido in difesa della democrazia vera e dei diritti civili, quante volte calpestati anche in Italia, in Europa e nel mondo da paesi un po' ipocriti che gridano - giustamente - il loro no a Haider ma non sono altrettanto onesti nel guardarsi all'interno). 

(Zenone Sovilla)



   Haider a San Sabba? Un appello per dire no v@i

o Ciò che accade in Austria con i naziona-
listi xenofobi di Haider al governo inquieta giustamente chi ha a cuore i valori della tolleranza e della democrazia. 
Nel nostro piccolo lanciamo un appello ai rappresentanti istituzionali italiani affinché si facciano promotore di una duplice azione: da una parte le ritorsioni diplomatiche contro il govenro austriaco o almeno 
contro i rappresentanti di Haider; ma dall'altra segnali concreti all'altra parte di Austria, quella maggioritaria, democratica e ostile a questa incredibile ascesa degli xenofobi. Quella che sabato 19 febbraio era in piazza a Vienna con manifestanti provenienti da mezza Europa per dire no al risorgere dell'intolleranza.
Chiediamo, dunque, ai singoli ministri, sottosegretari e parlamentari italiani di mettere in agenda incontri con i rappre-
sentanti dei partiti, dei movimenti e delle associazioni austriache che si battono per restituire al governo del loro paese  un volto e un contenuto che dia le garanzie minime di sintonia con i valori fondamentali della democrazia nazionale e globale. 


Il programma di Haider: "L'Austria non è adatta alla immigrazione"
Il silenzio
del dissenso
nei Popolari
a Vienna
di Edi Rabini
   Pubblichiamo il commento di Amos Luzzatto, presidente della Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), favorevole alle minacce di 14 governi Ue contro la marcia su Vienna di Haider. Eccolo.

  «Si doveva intervenire altrimenti si corre il rischio di opporre all'intolleranza razzista strumenti datati e vecchi di 50 anni.La xenofobia non appartiene solo all'Austria ma può riguardare tutta l'Europa e l'Ue non può restare spettatrice. 
Non si tratta più del "'vecchio" antisemitismo ma di un fenomeno nuovo contro il quale bisogna usare strumenti aggiornati. La destra estrema di Haider indica nello straniero il nemico con l'obiettivo di aizzare i cittadini all'intolleranza ed arrivare, in un secondo momento, a limitare i diritti delle minoranze, «qualsiasi minoranza.
  «Già oggi a Vienna i cittadini extracomunitari hanno paura a uscire la sera e questo la dice lunga sui risultati di un clima di intolleranza. Poi seguirà l'esclusione sociale. Non si può parlare di globalizzazione, di integrazione senza trarne tutte le conseguenze a meno che non si vogliano applicare questi concetti solo alle merci o ad alcune categorie di persone. Che Haider sia stato eletto democraticamente vuol dire poco, anche Hitler fu eletto dal popolo ma non si può confondere la legittimità del voto con il fatto che l'espressione di un diritto autorizzi qualsiasi idea. In fondo a questo discorso c'è solo la repressione delle minoranze».
«L'Ue ha fatto bene: teme il contagio di una cultura che mina i concetti fondamentali dell'integrazione eropea. La risposta può essere solo una, quella
di una educazione alla tolleranza e convivenza pacifica tra tutte le minoranze». 

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