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pensieri

L'autonomia mette il silenziatore al Trentino...
Come un sistema di potere inibisce la trasformazione sociale e la cultura libera
 

di FRANCESCO MERZ

  Molti di noi sono indotti a pensare che, prima o poi, la crescita economica dovrà pur alimentare una domanda di libertà e di originalità da parte delle persone e dei gruppi, presupposto di un sistema politico aperto, di conflitto o quanto meno di forti competizioni. Eppure, per adesso,  non è così. La ricerca spasmodica del benessere materiale non ha freni e travalica le necessità quotidiane e sposta il limite dell’opulenza sempre più in alto. Ma la vita è correlata a tutto questo? Tutto ciò ha un senso? 

   Il raggiungimento del benessere, più consistente in alcune aree del paese, ha invece scatenato gli istinti peggiori, una chiusura a tutto, una maginot delle idee e del confronto.  Si sono sviluppate le corporazioni, le tribù. Gli istinti peggiori di un conservatorismo bieco e distruttivo si stanno accentuando.
   Il Trentino, da dove scrivo, è una società corporativa?  Chi fa parte di alcune, poche, famiglie, chi gode di amicizie influenti, ha accesso con facilità ai posti e alle ricche risorse disponibili. Un‘omologazione al potere dilagante da parte di tutte le categorie che beneficiano della ricchezza dell’autonomia, che serve a rinvigorire questo sistema, non a cambiarlo, a rinnovarlo, a produrre idee, opportunità  e progetti di sviluppo per tutta la cittadinanza, non per alcuni eletti (i soliti noti). 

   Anche il ruolo dell’università non sfugge a questa regola. Sedicimila studenti, i cui effetti  sembra siano rilevanti solo  economicamente, con ricadute per categorie di cittadini abbienti. Il contributo alla vita culturale e sociale sembra misero o addirittura irrilevante. Anche a livello degli intellettuali dell'ateneo il contributo al dialogo e al cambiamento è in linea con il potere.  
Si può parlare male di Haider, ma non di chi ti sta vicino e potrebbe danneggiarti.  Reclamiamo uomini di cultura diversi, meno allineati, direi veri uomini di cultura. E’ una società chiusa, che soffre di provincialismo e porta a politiche sempre più chiuse, e ad un impoverimento della democrazia.  L’autonomia ha prodotto anche questo: ha abbattuto il mercato economico, siamo difatto in un socialismo reale, ma soprattutto ha abbattuto il mercato delle idee! 

   Quando si parla di riforma dello stato, e principalmente di federalismo, di decentramento, proviamo a pensare cosa ciò ha rappresentato per il Trentino. Hanno realizzato parchi, stadi, palestre, piscine, scuole, strade anche dove non servivano, ma dove gli interessi locali e le risorse non mancavano. Un esempio calzante le competenze in materia di lavoro assunte dalla provincia: la vigilanza, cioè gli ispettori del lavoro sono praticamente organizzati dal potere locale che non controllerà mai se stesso, che è il principale datore di lavoro! 

   Chi alza la voce, chi si schiera contro, chi dissente, viene confinato nel limbo.
Invece,  i  mediocri non perdono mai!



* questo articolo è stato pubblicato
anche dal quotidiano l'Adige di Trento.
o Una nuova riflessione*
arricchisce
il tentativo 
di analisi critica fatta da 
Nonluoghi 
sui regimi 
ad "autonomia speciale" in Italia.

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(16 ottobre 2000)

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