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Le tecnologie appropriate
per lo sviluppo del Sud del mondo
Tevoedjre: un'uscita "autocentrica" dalla
povertà senza ripercorrere il modello del Nord
Sarà
poi vero che dobbiamo essere noi abitanti di paesi del Nord (in particolare
dello Occidente) a preoccuparci di migliorare il tenore di vita degli abitanti
del Sud del pianeta trasferendo tecnologie, possibilmente appropriate?
Per Tèvoèdjrè
le società industriali dell'accumulo hanno applicato due principi
base per accrescere la produzione ed il profitto: la concentrazione e la
specializzazione.
Gli stregoni d'oggi, afferma Tèvoèdjrè, sono quelli che possiedono il sapere: gli ingegneri, i tecnocrati dal linguaggio ermetico e inaccessibile. L’alternativa è invece rinunciare all'economia dello spreco per arrivare ad una "riduzione controllata del livello di vita". Il modello di sviluppo delle "società dello spreco" non può più, infatti, essere l'esempio da imitare. Si tratta invece di: 1) Lavorare' tutti in modo intelligente ed organizzato per accrescere la produzione di beni e di servizi essenziali nel quadro di una crescita economica controllata. 2) Dare la priorità all'impegno di migliorare in modo sensibile le condizioni di vita della popolazione entro un periodo determinato. 3) Creare degli impieghi al fine di dare alla maggioranza della popolazione i mezzi per la soddisfazione dei suoi bisogni. 4) Strutturare e di integrare le attività economiche in modo da operare una ripartizione più equa dei redditi ". Il problema è utilizzare
le risorse produttive per:
Ora, secondo Tèvoèdjrè a ciò contribuisce una economia fondata sulla "valorizzazione delle risorse locali", che parta dall'utilizzazione degli interessati di una “tecnologia semplice di villaggio”. Il suo vantaggio è di utilizzare al massimo materiali a buon mercato che sono familiari alla maggioranza della gente, che sono disponibili e sono spesso più adatti: come ad esempio la terra argillosa e l’acqua per costruire. Le banali zucche sono ad esempio assai più pratiche di molti recipienti importati di plastica. È una vasta gamma di tecnologie semplici per migliorare i metodi di cottura, di brillatura del riso, di macinazione, di decorticazione dei cereali e dei semi oleosi, essiccatoi per immagazzinare meglio i diversi raccolti, installazione o miglioramento di condotte d'acqua, sfruttamento delle energie eoliche ed idrauliche per il pompaggio dell'acqua ed altri usi, tecniche tradizionali di costruzione delle case che permettono di avere una netta differenza di temperatura all'ombra fra l'interno e l'esterno della casa, produzione di metano a partire dagli escrementi. Gli esempi potrebbero continuare in altri ambiti, compreso quello tanto delicato della sanità. Ma per Tèvoèdjrè non basta una tecnologia semplice. Per essere efficace bisogna anche che essa sia liberatrice. La tecnica liberatrice è una tecnica non imposta dal di fuori, ma cercata ed accettata dalle popolazioni ed addirittura creata da esse, ed integrata così nella pratica di un gruppo che ha un obiettivo definito. Una tale tecnica è creatrice di ricchezza. Essa è, come si usa dire oggi, conviviale perché radicale, nata nel paese. La scelta di una società di self-reliance (autosufficienza) implica l'utilizzazione prioritaria di una tecnologia integrata alla realtà sociale, per una vera compenetrazione fra l'uomo e la biosfera. In definitiva si tratta, secondo Tèvoèdjrè, di porre le basi di una economia diversa: "un regime di frugalità conviviale fondata su uno sviluppo collettivo autocentrato, capace di mobilitare le energie dei popoli interessati al loro proprio divenire, e questo col fine di soddisfare i bisogni essenziali di una società solidale con se stessa, queste sono le basi di un'economia diversa" .
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o | L'africano
Albert Tevoedjre propone uno sviluppo autocentrato basato sulla scelta
volontaria di un benessere
della semplicità. Una ipotesi tanto più significativa se si considera la fatica - e la preoccupante lentezza - del tentativo di trasformare radicalmente lo stile di vita, cioè di ridurre sensibilmente, i consumi di risorse rinnovabili e l'inquinamento ambientale nel Nord (un modello che se riprodotto su scala planetaria darebbe probabilmente il colpo definitivo all'ecosistema globale). Un'economia basata sui bisogni e su tecnologie semplici e liberatrici è la proposta dell'esperto africano. Questo
articolo è tratto dalla rivista Gaiadel
luglio 2000.
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