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Le tecnologie appropriate per lo sviluppo del Sud del mondo
Tevoedjre: un'uscita "autocentrica" dalla povertà senza ripercorrere il modello del Nord
 

di GIANFRANCO ZAVALLONI

  Sarà poi vero che dobbiamo essere noi abitanti di paesi del Nord (in particolare dello Occidente) a preoccuparci di migliorare il tenore di vita degli abitanti del Sud del pianeta trasferendo tecnologie, possibilmente appropriate?
A tal proposito credo siano estremamente illuminanti le idee dell'africano Albert Tèvoèdjrè. Nei suoi scritti egli propone uno sviluppo autocentrato basato sulla scelta volontaria di semplicità. Dice Tèvoèdjrè 'Il tuo pezzetto di terra fatto per il coraggio delle tue braccia, con i tuoi alberi da frutto attorno, le tue bestie al pascolo, tutto il necessario a portata di mano e la tua libertà che non ha altro limite che la stagione buona o cattiva, la pioggia o la siccità'" 

   Per Tèvoèdjrè le società industriali dell'accumulo hanno applicato due principi base per accrescere la produzione ed il profitto: la concentrazione e la specializzazione. 
Concentrazione degli uomini nelle città, della produzione nelle grandi unità, del potere in poche mani. 
Specializzazione, parcellizzazione dei compiti per l'operaio, proliferazione delle specialità a tutti i livelli. 

  Gli stregoni d'oggi, afferma Tèvoèdjrè, sono quelli che possiedono il sapere: gli ingegneri, i tecnocrati dal linguaggio ermetico e inaccessibile. L’alternativa è invece rinunciare all'economia dello spreco per arrivare ad una "riduzione controllata del livello di vita". Il modello di sviluppo delle "società dello spreco" non può più, infatti, essere l'esempio da imitare. 

  Si tratta invece di:

1) Lavorare' tutti in modo intelligente ed organizzato per accrescere la produzione di beni e di servizi essenziali nel quadro di una crescita economica controllata.

2) Dare la priorità all'impegno di migliorare in modo sensibile le condizioni di vita della popolazione entro un periodo determinato.

3) Creare degli impieghi al fine di dare alla maggioranza della popolazione i mezzi per la soddisfazione dei suoi bisogni.

4) Strutturare e di integrare le attività economiche in modo da operare una ripartizione più equa dei redditi ".

Il problema è utilizzare le risorse produttive per:
- forti investimenti nella produzione di beni e di servizi a più forte coefficiente di mano d'opera;
- introdurre tecniche adatte per accrescere la produttività di tutti i lavoratori, compresi i più sprovveduti; 
- maggiore utilizzazione delle risorse naturali locali per una produzione utile.

   Ora, secondo Tèvoèdjrè a ciò contribuisce una economia fondata sulla "valorizzazione delle risorse locali", che parta dall'utilizzazione degli interessati di una “tecnologia semplice di villaggio”. Il suo vantaggio è di utilizzare al massimo materiali a buon mercato che sono familiari alla maggioranza della gente, che sono disponibili e sono spesso più adatti: come ad esempio la terra argillosa e l’acqua per costruire. Le banali zucche sono ad esempio assai più pratiche di molti recipienti importati di plastica. È una vasta gamma di tecnologie semplici per migliorare i metodi di cottura, di brillatura del riso, di macinazione, di decorticazione dei cereali e dei semi oleosi, essiccatoi per immagazzinare meglio i diversi raccolti, installazione o miglioramento di condotte d'acqua, sfruttamento delle energie eoliche ed idrauliche per il pompaggio dell'acqua ed altri usi, tecniche tradizionali di costruzione delle case che permettono di avere una netta differenza di temperatura all'ombra fra l'interno e l'esterno della casa, produzione di metano a partire dagli escrementi. Gli esempi potrebbero continuare in altri ambiti, compreso quello tanto delicato della sanità.

  Ma per Tèvoèdjrè non basta una tecnologia semplice. Per essere efficace bisogna anche che essa sia liberatrice. La tecnica liberatrice è una tecnica non imposta dal di fuori, ma cercata ed accettata dalle popolazioni ed addirittura creata da esse, ed integrata così nella pratica di un gruppo che ha un obiettivo definito. Una tale tecnica è creatrice di ricchezza. Essa è, come si usa dire oggi, conviviale perché radicale, nata nel paese.  La scelta di una società di self-reliance (autosufficienza) implica l'utilizzazione prioritaria di una tecnologia integrata alla realtà sociale, per una vera compenetrazione fra l'uomo e la biosfera. 

   In definitiva si tratta, secondo Tèvoèdjrè, di porre le basi di una economia diversa: "un regime di frugalità conviviale fondata su uno sviluppo collettivo autocentrato, capace di mobilitare le energie dei popoli interessati al loro proprio divenire, e questo col fine di soddisfare i bisogni essenziali di una società solidale con se stessa, queste sono le basi di un'economia diversa" .


o L'africano Albert Tevoedjre propone uno sviluppo autocentrato basato sulla scelta volontaria di un benessere 
della semplicità.
Una ipotesi tanto più significativa se si considera la fatica - e la preoccupante lentezza - del tentativo di trasformare radicalmente 
lo stile di vita, cioè di ridurre sensibilmente, i consumi di risorse rinnovabili e l'inquinamento ambientale nel Nord (un modello che se riprodotto su scala planetaria darebbe probabilmente il colpo definitivo all'ecosistema globale).

Un'economia basata sui bisogni e su tecnologie semplici e liberatrici è la proposta dell'esperto africano.

Questo articolo è tratto dalla rivista Gaiadel luglio 2000. 
 

 

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