copertina notizie percorsi interviste libri musica inchieste calendario novità scrivici
percorsi

I genitori, i figli e lo Stato: domande e risposte sugli zingari
Un lettore chiede: "Perché ai nomadi che educano al furto non viene sottratta la potestà?"
 

   - LA DOMANDA

   Io posso testimoniare che nella mia città gli zingari utilizzano regolarmente bambini per mendicare ed educano al furto i più grandicelli.
Perchè ai genitori italiani che sfruttano i bambini o che non sono in grado di accudirli ed educarli, lo Stato sottrae la potestà sui figli mentre gli zingari godono della totale impunità?

                      Grazie. Francesco
   - LA RISPOSTA
  Sono numerosi i casi di sottrazione della potestà sui figli a genitori zingari. Denunce frequenti, in proposito, si sono avute a Torino dove, tra l'altro, famiglie zingare sostengono che i figli vengono loro sottratti senza ragione - punti di vista, naturalmente. Sulla questione, proprio a Torino, stiamo da tempo cercando di raccogliere informazioni attendibili. A Napoli pochi mesi fa i Rom stessi si sono mobilitati per protestare contro l'ufficio minori della polizia municipale accusato di operare una politica sistematica di sottrazione dei bambini alle famiglie. Alla protesta hanno partecipato gli stessi bambini, che insieme ad un gruppo di volontari hanno fatto uscire un numero speciale di Mucca pazza - il giornalino dei Rom intitolato "La polizia si prende per forza i bambini" con interviste fatte da loro con tanto di registratore a passanti e poliziotti.

   Questo per dire che vedere da vicino certi fatti permette di avere un quadro più ampio della situazione. Quando i bambini sono presi dai vigili o dalla polizia finiscono in strutture di prima accoglienza. La permamenza in questi centri dura alcune volte molti giorni, mesi anche. I genitori per poter riavere i figli devono dimostrarne la paternità, il chè per i rom profughi clandestini diventa estremamente difficoltoso. I bambini intanto aspettano in un ambiente estraneo e lontano dalla famiglia. I vigili di Napoli hanno raccontato di bambini che non sono più riusciti a tornare nella loro famiglia.

   La sottrazione del minore è una soluzione capace di rispondere ai bisogni dei bambini rom? Molti fatti passati sconsigliano un impiego generalizzato di questo tipo di politica per l'infanzia. Lo facevano i regnanti illuminati di fine Settecento in Austria e Ungheria, l'hanno fatto ben più recentemente in Svizzera (è di qualche mese fa un interessante articolo su Le Monde Diplomatique)  Il bambino ha un ruolo fondamentale all'interno della famiglia zingara, e condivide il disagio dell'intero clan. Certo non mancano casi estremi. La soluzione non è quindi nel rompere la famiglia zingara ma partire da questa, dal disagio, dalla povertà e dalla sue strutture organizzative.

  L'impunità degli zingari, di cui si parla nella lettera, è poi tutta da dimostrare, ci sono numerosi casi, raccolti e documentati anche da organizzazioni internazionali, che testimoniano piuttosto forme di razzismo istituzionale nei confronti dei Rom e Sinti. Un caso estremo è rappresentato dal misconoscimento della condizione di profughi. Molti rom maggiorenni vengono espulsi dall'Italia anche se sono profughi (non riconosciuti), tanto più in presenza di eventuali precedenti penali per reati minori. Si sono avuti casi di espulsioni collettive e dunque illegittime.
   Talora i figli seguono i genitori espulsi (è capitato quest'anno a una bimba di sei mesi rispedita in Kosovo), talaltra no.

  Molti zingari per vivere rubano. Molti non zingari per vivere rubano. Fra i gruppi zingari di una certo tipo, i più poveri, quelli dei campi, il tasso di chi ruba è superiore alla media. Fra i gruppi sociali non zingari di un certo tipo, i più poveri o emarginati, il tasso di chi ruba è superiore alla media. E' probabile che in entrambi i gruppi i figli siano indotti dall'educazione famigliare anche a rubare.
  Va peraltro osservato che nei campi nomadi gli interventi anche violenti delle forze dell'ordine non si lesinano. E che, diversamente dagli altri cittadini, gli zingari dei campi non godono sempre di un'altrettanto zelante attenzione da parte di altre istituzioni dello Stato.

   Forse il problema di cui preoccuparsi innanzitutto è che esistono gruppi sociali più poveri e emarginati che originano fenomeni socialmente sconvenienti (però certamente meno gravi di altri fenomeni socialmente molto più dannosi ma spesso invisibili o non codificati come reati).

(Nando Sigona - Zenone Sovilla)

 

22 novembre 2000: risponde anche Davide Ravera
 
 

Caro signor Francesco,
per brevità cercherò di andar per punti.

1. Lei sbaglia quando opera la contrapposizione verbale "zingaro -
italiano", come se il fatto di essere zingari implicasse che uno non è
italiano.

2. Lei sbaglia quando dice "posso testimoniare che...". Quante giornate
intere ha passato con famiglie rom? E' stato a un loro funerale o
matrimonio o battesimo? Ha cenato con loro? Da quanti anni li frequenta?
Ha mai assistito a un culto degli Evangelisti? Ha mai preso un caffè con
un rom comparando le prospettive di vita che hanno suo figlio e il
figlio del rom? Conosce il loro culto dei morti? Quante parole di
romanès capisce?

3. Lei dà per scontato che "educare al furto" significhi "non educare".
Signor Francesco, lei non ha qualche nonno che le ha raccontato della
prigionia? Ha mai letto uno dei libri che parlano dei campi di
concentramento? Lo sa che i prigionieri si facevano, tra di loro, dei
brutti tiri? Signor Francesco, se suo figlio morisse di fame perché vi
trovate in un paese straniero che non riconosce il vostro palese status
di profugo di guerra, farebbe morire suo figlio di fame o di freddo per
"educarlo alla legalità"? Mi auguro di no. Mi auguro che il quel
frangente diventerebbe un po' zingaro anche lei.

4. Su quello che lei chiama "utilizzo per mendicare". Io non so quanti
anni ha lei. Mio padre, che ne ha 66, quando ne aveva nove faceva la
coda per la trippa. Per ore, al freddo e poco vestito. Portavo poi la
trippa a tutta la famiglia. Se non l'avesse fatto, sarebbe stato un
senza cultura sradicato dalla propria famiglia. Non credo che la mia
nonna lo abbia "addestrato alla mendicità" o lo abbia "utilizzato".
Erano tutti nella stessa barca. Noi, i non zingari, i maggioritari,
quelli che fanno le leggi, stiamo facendo vivere gli zingari come noi
vivevamo nel secolo scorso. Perché essi, per sopravvivere, non
dovrebbero fare ciò che noi facevamo nel secolo scorso? 

5. Ancora sulla "mendicità". Secondo lei la madre romni che va a
lavorare (elemosina) dovrebbe lasciare i figli in quello che tutti
chiamano "campo nomadi" (quel carcere per zingari innocenti che hanno
fatto a Secondigliano)? Sarebbe più sicuro, là? Nelle mani di
camorristi, poliziotti, capifamiglia nemici e roba simile? Quello
sarebbe abbandonare il figlio! Se lei emigrasse in Svizzera per
sopravvivere affiderebbe i suoi figli alla questura o all'Opera Nomadi
napoletana? Voglio sperare di no, signor Francesco.

Con la massima stima,
Davide Ravera

Gruppo con i Sinti italiani
Comitato nazionale Rom e Sinti
d.ravera@sincretech.it


o Risponde anche Davide Ravera
Nuovo
intervento del 22 novembre 2000

Il dossier
Zingari
di Nonluoghi

La criminalità
e il polverone
politico: anche 
la sinistra
è "di destra"...

La proposta
degli studiosi
abolizionisti
del sistema
penale
 

(prima impaginazione
20 luglio 2000, aggiornamento 
22 novembre 2000)
 
 
 
 

 

copertina
notizie
 percorsi
interviste
i libri
musica
inchieste
calendario
novità
scrivici