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Beppe Grillo: "Fermiamoci un attimo e guardiamoci attorno"
L'attore genovese racconta il suo nuovo spettacolo-appello ecologista
 

di FABIO GOBBATO

   «Time Out», fermiamoci. E' intuibile già dal titolo la direzione dialettica del nuovo spettacolo di Beppe Grillo. Daltronde, il fulcro del «Grillo pensiero» rimane sempre lo stesso: raccontare anche l'altra faccia della medaglia-progresso, sempre così trionfalmente esibita da sorridenti politici in doppiopetto ai vari G7, Seattle o «Porta a Porta». Un progresso per cui tutto tende a raggiungere la velocità della luce, ma resta sempre meno tempo per le cose basilari. Questa volta, però, il comico genovese indicherà anche qualche possibile via per raggiungere le uscite di sicurezza, per prendersi delle pause e rifiatare. Uno spettacolo, dunque, meno «apocalittico» dei precedenti. Ma è quasi certo che il pubblico uscirà dai teatri ancora una volta con le mascelle irrigidite, un po' per le risate a raffica, un po' per la rabbia che i temi affrontati da Grillo fanno nascere dentro. Lo abbiamo incontrato a Bolzano durante una pausa delle prove. Questa la quasi fedele trascrizione della conversazione-fiume.

  Possiamo darci del tu?

   «No, meglio di no, -ridendo- è meglio il lei perché si allargano i confini della conversazione, altrimenti diventiamo intimi senza aver avuto neanche un rapporto sessuale».

   Lo spettacolo si intitola «Time Out» ...

   «No, io in realtà "Timer Out" non l'ho detto, però potrebbe anche funzionare. In italiano, però: il senso è "fermiamoci un attimo, e guardiamo cosa sta succedendo". Siamo in balia di un informazione completamente distorta, violenta. Uno si siede a un computer che va a 300 mila chilometri al secondo e non appena clicca dice "che lento che è". Ma cosa vogliamo fare? Io  chiederò alla gente semplicemente questo. Con internet si lavora ancora di più. Un computer in teoria doveva servire a farci lavorare di meno. Invece produciamo 10 volte più di 50 anni fa, ma lavoriamo esattamente lo stesso tempo. Allora io mi pongo dei problemi. Cosa sta succedendo, se uno a Sanremo parla di debito e i titoli dei giornali sono sulla par condicio invocata da Belusconi? Robe da pazzi. E allora quando dico "ci vuole l'autodeterminazione qui in Alto Adige" è perché non sopporto più l'Italia. Però i tedeschi sono ancora peggio. Perchè quello che è accaduto a Kohl, che pensavo fosse una persona seria, è stato peggio delle storie di Dell'Utri e Previti. Forse dobbiamo inventarci delle nuove parole: sinistra. centro, destra, natura ecologia, Messner non vogliono più dire nulla».

   Ma come vedi, anzi, scusi, come vede l'operazione Jubilee 2000 a Sanremo?

   «Sicuramente molto sensata. La cosa che non ha senso è la reazione dell'informazione. Hanno fatto dei titoli da buttarsi per terra. La realtà è che oggi la politica la fanno i cantanti rock e qualche frate comboniano. Perché la Politica quando va in Africa e vede la discarica di Korogocho (quella dove opera padre Alex Zanotelli, ndr-) dice "Negri, mettetevi il preservativo". Se tu prendi «Le Monde», di cosa accade in Francia se ne parla a pagina 12. Se tu prendi un qualsiasi giornale italiano è il contrario. Pagine e pagine per Luna Rossa ..., che ha davvero rotto le palle. Spero veramente che un'orca assassina triti questa gente fasulla che gira con il borsello da un milone e quattro. Non sono velisti questi qua. Lo ripeto, fermiamoci un attimo e ponderiamo».

   Seattle rappresenta in un qualche modo una speranza che si crei un forte movimento d'opinione...

   «Il movimento in realtà c'è già. C'è un malessere che coinvolge sempre più persone che però non hanno in mano i mezzi di informazione per potersi esprimere. Sui giornali inglesi che farò vedere stasera, sulle prime pagine ci sono stati per mesi titoli cubitali sui rischi delle manipolazioni genetiche. Da noi invece Il Corriere della Sera è sponsor della Novartis». 

   Ma cosa si fa a vivere lentamente come i bradipi, oggi?

   «L'importante è fermarsi per un attimo e guardare la propria vita. E scoprire magari che fare il padre o il marito è un lavoro. Perché tralasciare queste cose per inseguire un qualcosa che non finisce mai? Anche questo tipo di economia basata sulla crescita esponenziale ... . Basta! C' è qualcosa che non funziona. Il presidente della Sony è andato in televisione per dire "guardate che voi state quotando la mia società dieci volte il suo valore". Qui avete mai sentito dire a Spaventa, presidente della Consob, "femi tutti"? Non può un azienda come la Tiscali che nel '98 aveva tre miliardi di debit essere quotata un milione e ottocentomila lire ad azione e fare un aumento di capitale di mille miliardi. Poi vai lì e vedi che c'ha un ufficio con un sardo, un pastore, due pecore ed un cestino di frutta. Ci deve essere qualcuno che va in televisione a dire che sta succedendo questo».

   Lei, a proposito, in Tv ci tornerà?

   «Solo quando una delle 730 tv che abbiamo in Italia - un terzo di quelle che ci sono nel mondo - non farà pubblicità. La farei molto volentieri già domani mattina. Ci sono nato in tv, avrei un miliardo di idee».

    Una sua dichiarazione sull'autodeterminazione dell'Alto Adige qui ha ovviamente scatenato un putiferio a Bolzano...

  «Era semplicemente una provocazione. Per me l'autodeterminazione vuol dire "uno vive come vuole": due lingue, tre lingue ... Saremo una società multietnica, ragazzi. Si è vero qui vivete una realtà particolare, c'è un equilibrio molto precario; ogni tanto esce un serial killer che spara dalla finestre, allora basta dire una roba che subito ve la prendete. Voi qui avete Messner che vuole fare il tempio induista, scientista ... com'era ...?».

   Buddhista.

   «Buddhista, sì appunto. Che faccia pure la pagoda, poi gliela buttiamo giù ...».

   Bene, è tutto, la ringrazio ...

«"Ti ringrazio", ora ci conosciamo, possiamo darci del tu». 


o Pubblichiamo un'intervista raccolta a Bolzano il 29 febbraio 2000, alla vigilia della prima nazionale del nuovo spettacolo di Beppe Grillo.
L'articolo è uscito anche sul quotidiano 
Il Mattino
di Bolzano.
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