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FeminiZIONE: di nuovi GENERI umani e non solo...
Donne, uomini e altro nei labirinti di un femminismo da interrogare oggi
 

di SIMONA BARUZZO

  FeminiZIONE: di nuovi GENERI umani e non solo… perche' non e' forse giunta, e se non giunta apparsa in mistica illuminante visione (che e' la stessa cosa, ma e' bello in questo contesto sprecare parole), l'ora di NUOVI GENERI?

Quelli che Simone, e non solo lei, si aspettava e si aspetta sotto 745638563 spoglie diverse, per nuove e accattivanti rappresentazioni del mondo e i giochi che queste vogliono giocati. Non i giochi tipo bombe e sottomarini, ma quelli che allegramente accettano e spiegano il collasso collettivo a un virusetto chiamato "I love you".

Good God (mi piace ancora scriverlo con la maiuscola, chiedo perdono a chi si sentisse urtata/o), ho gia' perso il filo dei pensieri sfilacciati che popolano tutto il mio lato sinistro. Lo riprendo, perche' DEVO dirti qualcosa su questi NUOVI GENERI.

Trattasi SIA di generi poeticamente scientifici come i generi umani SIA di generi umani, rivelati da una cosa a cui, per essere gentili nei suoi confronti, si potrebbe dare il nome di FEMINIZIONE. Di per se', come me e te, una contraddizione. Come mangiare i crackerini integrali con la nutella convinte che qualcosa (di molto ambiguo) si salvi sempre…

F…feminiZIONE = parente di corporatura piuttosto robusta con predilizione per nipoti femmine
F…feminiZIONE = ispirazione da calzette rossazzurregialle e cavalli bianchi a pallini neri
F…feminiZIONE = INtuizione, cioe' insegnamento autoimpartitosi, che rifiuta di essere qualita' squisitamente femminile

F…feminiZIONE = rivoluzione femminista (non quella gia' fatta del diritto al voto per donne occidentali che giocano alle stazioni spaziali delle democrazie di rappresentanza di GENERE molto maschile direi)
F…feminiZIONE = assoluzione al femminile di peccati solo subiti
F…feminiZIONE = visione di un mondo femminizzato e non un liofilizzato di ruoli femminili

F…feminiZIONE = ultima rivelazione della buona Cassandra
F…"FEMINISJON" (pronuncia "feminisciun", "FEMINIZIONE o cosa cosi'" in norvegese) = un libretto mica tanto piccolo, il terzo per la verita' nel NUOVO GENERE letterario e non solo, stampato questa settimana ad Oslo e mia fonte di ispirazione per queste parole qui che propriamente casuali non sono.

Se stai continuando a leggere, nonostante l'irritazione per il capire ben poco, fai solo bene perche' mi fai piacere dandomi il senso che queste cose che ti batto sulla tastiera non siano solo un esercizio in MADRElingua poco usata. 
Magari anche un esercizio di comunicazione. Un coccolarsi di parole interattive. Di azione e reazione. Grazie.

Il fatto e' che da circa un anno e mezzo a questa parte gruppetti di giovani donne scandinave, rottesi della improvvisa e duratura tristezza provata sistematicamente alla vista di fragili figure di adolescenti a branchetti in reparti bellezza e moda di generici shopping centers, hanno iniziato a scrivere scrivere scrivere e scrivere di tutto e di piu'. Una belva indomabile questa voglia di espressione. 

In verita' non hanno solo scritto, ma anche cantato e recitato, e filmato (spero ti sia noto il film "Fucking Amal") sempre appellandosi e/o invocando NUOVI GENERI. Ma senza darne definizioni accademiche. Qualcuna ci ha provato per sentirsi piu' sicura, matura o "letterata" di chi semplicemente butta giu' un po' di parolacce su come il mondo le usa quotidiana violenza.
"Qualcuna" sono ad esempio le autrici di "Matriark" ("Matriarca" in italiano, ma nessuno l'ha tradotto per ora), che poi, onestamente, se si incontrano a quattr'occhi sanno ben sorridere anche loro e non solo con aria di superiorita'.

Dunque trattasi, finalmente te lo dico e lo dico a me, di NUOVI GENERI di... (i puntini di sospensione sono scatole vuote che si possono riempire di tutto tranne che di merda) per esprimere cosa sia il FEMMINISMO.

E non e' colpa mia e neanche tua se FEMMINISMO ha una connotazione generalmente positiva mentre MASCHILISMO ne ha una generalmente negativa. O forse lo e' -colpa mia e tua- come tutte le colpe collettive che sono di nessuno ma sono di tutti e svolgono tanto bene la funzione di operatrici ecologiche (il femminile e' qui voluto) dell'anima.

Per rimanere al discorso colpe. Voglio discolparmi pubblicamente dell'uso che faccio delle parole MASCHIO, FEMMINA e aggettivi e sostantivi derivati. Dal punto di vista dell'estetica del suono le trovo terribili, tanto che il volume della mia voce si abbassa inconsapevolmente sempre un po' quando le pronuncio. Dal punto di vista dell'estetica dei contenuti anche. Le trovo terribili. Mi fanno male. Ma come tante cose che trovo terribili e mi fanno male continuo a usarle comunque. Faccia da femminista, sporco maschilista.

Io mi guardo i piedi quando una ragazzina mi chiede che cosa sia il femminismo e senza aspettare una risposta che non arriva commenta che le femministe sono un fenomeno superato… in immagini e in contenuti, non ce n'e' piu' bisogno. Poi pero' lei tace, un piccolo dubbio sprizza fuori dagli occhietti infantili e la mia cascata di parole disperate condite di statistiche sembrano farla riflettere un po'… chissa', almeno mi piace pensarlo per dare un digestivo alla mia speranza che di tipi diversi di rassegnazione e cinismo ne ha gia' vomitati troppi.

L'altra sera ero a Blu, alla presentazione di "Feminisjon". E non c'erano, almeno cosi' m'apparve, i signori (al maschile, perche' sono la stragrande maggioranza rispetto alle signore) che a colpi di telefonini e giocattoli simili spostano i capitali. Non c'e' da stupirsi visto che sono cosi' pochi e stanno cosi' bene (apparentemente). 

Ma c'era un campione a strisce, pallini e diversissimi colori dell'umanita'. Femmine e maschi, etero e omo, in and out, giovincelli e di eta' avanzata. Un campioncino di umanita' carina, non perfetta, che da' da lavorare ma anche da sperare, radunatosi per tirare fuori l'improbabile nesso fra una disputa su chi lava i piatti "spontaneamente" e chi urla a Wall Street o spende meta' della vita a migliorare una bomba. 

Non mi sento a mio agio ad ammettere che gli interventi piu' costruttivi mi sono parsi quelli di due giovani omini nudi come la loro bellissima tenera eta'.
Esponenti altamente rappresentativi e di buona qualita' dei NUOVI GENERI.

K. e' una tizia parecchio colta che ha parlato l'altra sera a Blu.
E' davanti a me, reale come l'ultimo sogno di domenica notte, la nonna di K.  ad un raduno simile, rappresentativo della stessa varieta' di tipi umani, ad Oslo a inizio secolo a discutere con l'anima sulle labbra a favore dell'estensione del diritto al voto alle donne. 

La nonna di K., come me e te un pochino bruciacchiata dall'infernetto delle sue contraddizioni. La stessa donna che dice a sua figlia, la mamma di K., che una donna prima di mettersi a leggere deve sbrigare le faccende di casa. 

La mamma di K. e' diventata femminista contemporanea di Simone, preparando poi la strada al femminismo integralista degli anni '60 e '70.

K. si e' dedicata al femminismo accademico, quello degli "istituti per gli studi sulla condizione femminile", il cui impatto sociale lascia a desiderare, anche se tante volte e' sceso per le strade a gridare slogan comprensibili anche a chi non e' abituata a certe contorsioni cerebrali. 

La figlia di K. ha pensato, per una fase spaventosamente lunga della sua esistenza, che autorevoli leggi garantissero la parita' dei sessi, poi ha deciso di scrivere qualcosa per "Feminisjon"…e non sapeva da dove iniziare:
se dalle tante "puttana" e toccate di tette giustificate dalle turbe ormonali dei maschi adolescenti, se dall'incapacita' di alzare la voce per esprimere un'opinione, o se dalle ultime statistiche sugli stipendi medi femminili e maschili o quelle piu' tragiche sulle violenze domestiche (nota bene: statistiche da paesi scandinavi).

Molte donne occidentali contemporanee vivono in nicchie protette in cui tutto pare ottenuto sul piano della parita' tra i sessi. Ho sentito dire. Io non riesco a credere all'esistenza di queste nicchie. Non mi pare di averle mai visitate da vicino. E tu? 
Forse se esistono sono impastate e tenute insieme da un senso di "consolazione". Consolazione perche' non si ha bisogno di NUOVI GENERI.
Ma che consolazione e'? Non c'e' consolazione nel sentirsi arrivate.
Se c'e' e' ipocrita, perche' sa, e si' che lo sa, dell'esistenza di una voglia enorme dell'attualizzazione di NUOVI GENERI, di feminiZIONI o quella roba li'.

Sapere dell'esistenza di chi sta peggio, o addirittura peggio del peggio non riuscendo piu' a intuire nessuna feminiZIONE, nessun NUOVO GENERE,
non e' motivo di consolazione, ma di inquietudine. Lo deve essere. E tu, che vedi ancora tanta bellezza da aver voglia di vivere, sei d'accordo con me. Che tu sguazzi bene nelle istituzioni, un po' in tutte, o che tu sia un/un' outsider in ogni caso. Queste attitudini esistenziali non si scelgono, sono con noi, e non serve gridare "perche' proprio io?".

Per inquietarti un po' credo sarebbe utile, divertente, volendo frivolo, sottoporti alcuni testi liberamente ma con devozione tradotti da "Fittstim" (branco di fiche) e "Raatekst" (testo crudo), cioe' le raccolte di riflessioni e testimonianze che hanno inGENERATO la feminiZIONE in Scandinavia poco piu' di un anno fa. 

Inquietare, ispirare, eccitare, confondere e forse dolcemente ossessionare (con le piu' buone delle intenzioni) lo vivo come un DOVERE, se un dovere e' una cosa a cui il mio cuore non puo' rinunciare.

Non rileggo. Non rileggo mai quello che scrivo se non per il dispiacere di rileggere. Non rileggo. Devo tradurre.


o Simona Baruzzo, torinese, vive
a Oslo. 
 
 

(27 settembre 2000)
 
 
 
 

 

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