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"Io, candidato sindaco contro
le gabbie etniche a Bolzano"
L'Alto Adige fra schedature e politica
della separazione: una iniziativa contro le barriere
Mi sembra un po’ un gioco, un po’ invece una sfida essere candidato-sindaco di Bolzano per il MOET (Movimento Obiettori Etnici): non perché non sia una cosa "seria"- faccio parte comunque di coloro che vorrebbero trasformare ludicamente ciò che è considerato serio, sulla linea di Marcuse e dei situazionisti o molto prima di Montainge e Rabelais...- ma perché il"gioco" è nell’impegno comunque profuso da tutti (meno di tutti da me, certamente) per un’impresa irrealizzabile, anche perché essere obiettori etnici in Alto Adige-Sudtirolo porta automaticamente a escludersi-essere esclusi dal gioco... elettorale, sic stantibus rebus. Poi, c’è l’altro elemento: una sfida certo il MOET la costituisce a mentalità, pregiudizi ancora una volta confermati etc. Credo voglia dire, certamente, rivendicare un diritto fondamentale a essere uomo e cittadino (per me, con il giovane Marx, bisogna rivendicare il citoyen endidiacamente legato all’homme, rifiutando la dimensione onnivora quanto parziale-limitante del bourgeois), non solo al di là dei soliti "Citizen Party" à la Barry Commomer o della "cittadinanza" mutuata dai vari Veca dagli stessi yankees, cioè oltre una democrazia di base comunque blindata e controllata a priori, ma anche un mettere in scacco tutta la logica occidentale identificata da Foucault per primo: quello del controllo burocratico, del dominio esercitato in nome di interessi precisi ma al tempo stesso di una logica di controllo assoluto. L’Alto Adige
vive su un’economia "drogata", cioé "pompata" con massicce immissioni
di capitali provenienti da Roma, che tuttavia va poi a rimpinguare solo
certe tasche, creando anzi poi confermando sperequazioni sociali già
molto forti. Un’economia, ancora, che presuppone una società stra-normata
e continuamente stabilente ulteriori norme e cavilli che poi, ove vengano
trasgrediti comportano esclusione, interdizioni, tabù di vario genere
e altro ancora.
E qui si ricollega
la mia formazione di cristiano di sinistra, anche teologicamente sempre
ribelle, che vive nutrendo ancora larvate (!?!?) speranze forse foriere
di nulla forse invece anticipatrici.
Ancora metodologie
comunicative sbagliate in Langer, a mio parere almeno:quando per es. Ponte
Talvera veniva ironicamente diviso in due settori, uno per gruppo etnico,
ispirandosi fin troppo ai Provos olandesi senza minimamente avere-poter
contare sul loro background ideologico e comunicativo. La denazistificazione,
invece, riapre efficacemente un vulnus mai chiuso da noi come peraltro-lo
abbiamo riimparato di recente, per» merito"di Onkel Joerg ossia Haider-in
Austria o altrove.
E ancora, argomento
di fondo, più importante di questa accennata molla personale-senantica:risolviamo-superiamo
l’"oscena" (anche alla lettera) diatriba etnica per andare oltre, tornando
a occuparci di fogne come di politica culturale, di base come di sovrastruttrua,
per usare categorie marxiane che peraltro non mi hanno mai convinto più
di tanto...
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o | Alto
Adige: tedeschi, italiani e ladini convivono in un clima di separazione
che forse
ormai è più istituzionale e economica (nel senso di lotta a chi più arraffa) che nella percezione comune dei cittadini. Ma la politica della separazione e delle schedature etniche (senza tra l'altro prevedere la categoria dei figli di coppie miste) continua e sembra tristemente consolidarsi. Si consolida la logica dei gruppi, che è implicitamente la causa del suo mal... Per
dare un segnale di una possibile via di uscita ospitiamo un articolo nel
quale il nostro amico Eugen Galasso spiega ai navigatori di Nonluoghi
Un'analisi
(4 aprile 2000) |
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