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P2 e Piano rinascita, chi li ricorda più?
Qualche riflessione sulle dimenticanze dell'Italia che naviga verso il liberismo globale
 

di RICCARDO ORIOLES

   Il tema della P2 e' rapidamente apparso e scomparso nella campagna
elettorale. E' apparso gloriosamente con la rivendicazione di Berlusconi, ed
e' scomparso senza particolari conseguenze dopo un paio di giorni di
(generiche) polemiche. Il common sense dei giornali, alla fine, era che
vabbe', qualcuno ha ragione e qualcuno ha torto ma alla fine la piddue e'
roba di vent'anni fa: faccendieri, spie russe, gladiatori - tutta roba
passata, da dimenticare tutt'insieme. 

   E qualcosa del genere s'era gia' sentito in occasione dell'affare Mitrokhin (io mi chiedo se non fosse proprio questo il suo obbiettivo). Tu che hai diciott'anni, in ogni caso, della P2 non ne sai niente ("gente losca di tanti anni fa", se proprio sei
di sinistra) e non hai granche' voglia di saperne di piu': meglio cosi', perche' altrimenti potresti combinare guai.
   Mah. Intanto: perche' Berlusconi, cosi' all'improvviso, ha rivendicato? E
perche' proprio adesso, a un passo dallo scontro decisivo? E a chi doveva
rendere conto - a chi parlava? In massoneria, non esistono le
improvvisazioni, e nemmeno il "tanto per dire".
Purtroppo, non sono in grado di rispondere a queste domande. Ma sono uno dei
pochi italiani che se le fanno ancora.

   La P2, contrariamente all'attuale linea-del-partito, e' stata una cosa
seria. In genere ha conseguito i suoi obbiettivi (quasi tutti i punti del
Piano di Rinascita di Gelli sono stati concretamente realizzati), quelli
almeno di carattere istituzionale - hardware, per cosi' dire.
Meno successo ha avuto sul piano del software, del riassetto sociale
profondo: qui ha avuto la disgrazia di imbattersi in alcuni anni di forte
coscienza civile, che hanno prodotto quella minoranza di magistrati,
giornalisti e persino politici sufficiente a inceppare il meccanismo (Oh, ma
insomma me lo dici quali erano gli obbiettivi di 'sta gente? Semplice: dai
un'occhiata a come funziona la Russia e hai capito tutto).

    * * *

    Per P2 s'intende ufficialmente una lista di 953 nomi sequestrati nella villa
di Gelli a Castiglion Fibocchi. La mia opinione e' che la vera lista -
quella operativa - sia invece il tabulato di 994 nomi sequestrato nella
stessa occasione e messo agli atti della Commissione Anselmi come "reperto
2/B" (esistono ancora, fisicamente, gli atti della Commissione Anselmi e
sono ancora fisicamente consultabili? Non lo so. Il reperto 2/B, se ben
ricordo, si trova nel libro primo tomo secondo.
464 nomi sono in comune sia alla lista "ufficiale" che al tabulato. Sono i
nomi piu' "operativi". Che vuol dire?
L'elenco della P2 e' cronologico. La prima parte dei nomi, qualche
centinaio, sono elencati in ordine alfabetico: si tratta evidentemente del
nucleo iniziale della P2. La seconda parte consta di circa cinquecento nomi,
e qui l'ordine alfabetico non e' piu' rispettato: evidentemente venivano
aggiunti man mano che s'aggregavano al nucleo iniziale. La terza parte
(120-150 nomi al massimo) e' concentrata in un periodo di tempo minore, e
neanch'essa rispetta l'ordine cronologico.

* * *

   La prima parte dell'elenco comprende esclusivamente massoni, con una forte
percentuale di "30" e "33" (i gradi massonici vanno da 1 a 33);
geograficamente, prevalgono le regioni di tradizionale presenza massonica
(Toscana, ecc.). Qui troviamo il barone universitario, il generale in
pensione - i notabili, insomma. Vengono "garantiti", in genere da altri
esponenti della massoneria.
E' il quadro insomma di una normale loggia massonica d'elite (il termine P,
cioe' Propaganda , e' "regolamentare": venne gia' usato a fine Ottocento per
un certo numero d'iscritti autorevoli, fra cui ad esempio Carducci, che
volevano mantenere riservata la loro adesione).
   La finalita' sociale, per quel che credo, era tranquillamente italiana:
raccomandazioni, carriera, piccoli intrallazzi e cosi' via.

   La seconda parte dell'elenco (i nuovi iscritti: a un certo punto,
evidentemente, qualcuno ha deciso improvvisamente di allargare - perche'? -
la vecchia loggia dei notabili) e' costituita ancora, in linea di massima,
da massoni, ma i "33" adesso sono rari; il grado medio di questo pezzo di P2
e' il "3", vale a dire il massone ordinario. Geograficamente, e'
rappresentata tutta l'Italia alla pari, con forse una lieve prevalenza per
Roma. Sociologicamente, non abbiamo piu' - per esempio - il generale in
pensione, bensi' il capitano in servizio effettivo (curiosita': diversi
ufficiali di grado intermedio dei Servizi di sicurezza della Marina: questa
categoria e' soprarappresentata anche nell'equivalente argentino).
I "garanti", nei casi in cui sono noti, sono sempre esponenti della massoneria
"regolare".

   La terza parte dell'elenco, che e' la piu' piccola e la piu' concentrata nel
tempo, presenta le seguenti caratteristiche: 1) non c'e' nessun alto grado
della massoneria; 2) molti degli iscritti non sono mai stati massoni (anche
fra i "garanti": fra i quali figurano politici come l'allora esponente
andreottiano di Palermo D'Acquisto); 3) sociologicamente, abbiamo ufficiali,
funzionari e politici piu' "operativi" rispetto ai precedenti; 4)
geograficamente, la regione piu' presente fra gli iscritti di questo
segmento e' - per nascita o per attivita' - la Sicilia.

   La divisione in tre fasce si riscontra sia nell'elenco ufficiale che nel
tabulato, e puo' essere dunque considerata una caratteristica generale del
fenomeno. Ci sono stati dunque, nella storia della P2, tre diversi momenti,
in ciascuno dei quali essa serviva a qualcosa di diverso - e, a giudicare
dai dati, di progressivamente piu' importante.

* * *

   Tutto questo per dire che la sortita di Berlusconi - ma non vorrei
personalizzare: e' meglio percepirla come l'azione di una componente
significativa dello schieramento di destra - non riguardava storie passate.
Riguardava quello che e' stato il cuore della lotta politica in Italia negli
anni determinanti per l'evoluzione - o l'involuzione - del sistema. In
quegli anni e in quelle strutture Berlusconi non ebbe ("che si sappia") un
ruolo determinante; non tanto, almeno, da giustificare un'uscita rischiosa
come quella di cui s'e' parlato. E' tuttavia possibile che abbia agito da
portavoce.

* * *

   Molti anni fa, su queste cose, lavoravo insieme con uno dei massimi
specialisti italiani di massoneria, quello che invento' il termine
"massomafie" e acclaro' tutta una serie di rapporti fra strumenti massonici
e poteri mafiosi. "Lavorare", a quell'epoca, significava passare le
settimane e i mesi nell'analisi comparata dei documenti (e di altri dati) e
non, come adesso, cercare disperatamente di richiamare alla memoria
brandelli di ricordi perche' possano essere forse (cosi' ci s'illude) ancora
utili a qualcuno.

   Questo numero della "Catena", in ogni caso, e' dedicato al professor
Giuseppe D'Urso di Catania, ricercatore e militante del movimento
antimafioso, morto in solitudine diversi anni fa, e - italianamente -
dimenticato. Non si puo' pretendere naturalmente un particolare sforzo di
memoria, ne' d'impegno civile, su questa faccende, dai giornalisti e dalla
"sinistra" d'oggigiorno. Comunque, caro professore, Lei ed io il nostro
dovere l'abbiamo fatto e io che sono ancora vivo cerco di continuare a farlo
anche stasera, come vede.
 


o Questo articolo è tratto dalla Catena di SanLibero (edizione del 
6 aprile2000),
la e-zine di Riccardo Orioles

Lo pubblichiamo nella sezione "inchieste" per sottolineare - 
come fa l'autore - la tragica carenza nei grandi mass media italiani di voglia 
di scavare
e capire questo e altri temi centrali. 
 

 

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