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"Il potere di Belgrado ha paura anche dei nostri manifesti..."
Intervista a Otpor!, il movimento popolare di opposizione perseguitato da Milosevic
 

di MILENA ZAPPON

   OTPOR! vuol dire Resistenza. Il simbolo di OTPOR! è un pugno. Questa sigla inizia ad apparire nel 1998 in seguito alle proteste degli studenti universitari in Serbia, proteste contro la nuova legge sull’università attraverso la quale il regime ha abolito ogni indipendenza, ricattando i professori attraverso i licenziamenti e cercando di prevenire qualsiasi protesta studentesca. Dal 98 ad oggi OTPOR! è cresciuto tantissimo, si dice che sia la terza forza di opposizione in Serbia e gode di molta considerazione, le loro sedi sono sparse in tutta la Serbia, i loro manifesti sono appesi anche sui muri di Mitrovica nord, in Kosovo.
Da movimento iniziale di studenti universitari oggi OTPOR! raccoglie moltissimi cittadini che non si identificano più nell’opposizione ufficiale, ma hanno voglia di un cambiamento vero. 

Parliamo con Jelena, una dei membri di OTPOR! nella città di Novi Sad.

D: ciao Jelena. Con te vogliamo parlare di OTPOR!. Cos'è, quando è nato e cosa fa OTPOR!?

R: Prima di tutto, bisogna dire che ,,OTPOR! non è ne un partito politico, ne un organizzazione politica. ,,OTPOR! è una idea. È nato da una idea dei giovani che sono insoddisfatti di come sta andando questo paese, dei giovani che vogliono vivere e pensare liberamente come nel resto del mondo.
OTPOR! è nato nel ottobre 1998., dopo le prime minacce di Richard Holbrooke e l'emanazione delle leggi sull'Università e sulla pubblica informazione che ci hanno fatto capire che il potere condurrà misure repressive contro di noi, studenti, insegnanti…

D: Qual è il ruolo di OTPOR! in Serbia?

R: E' di svegliare e far rinvenire la gente, di farle fare la resistenza, di spiegare che le persone devono essere consapevoli di quello che sta accadendo e che ognuno di noi è importante per creare un nuovo paese e un nuovo sistema. Noi vogliamo creare un nuovo sistema dove sarà possibile vivere ed esprimersi normalmente.

D: Chi vi aiuta economicamente (finanziamenti)?

R: Ci finanzia la gente serba dalla diaspora e tutti quelli che vogliono aiutare la gente e questo movimento. Noi non siamo né terroristi, né fascisti  (come ci chiama il potere). Siamo un movimento dei giovani e ci finanzia la gente che ci vuole aiutare.

D: Il movimento è formato solo dagli studenti o anche da altre persone ?

R: All’inizio era così, eravamo solo studenti, dopo il congresso che si è  tenuto il 17 febbraio, abbiamo proclamato questo movimento come popolare perché si sono aggiunti tanti cittadini e studenti della scuola media.

D: Sappiamo bene che ogni giorno viene arrestata tanta gente soprattutto molti studenti di OTPOR!. Puoi dirci qualcosa di più?

R: OTPOR!  è il  movimento che ha subito più arresti in tutta la Serbia. Ci arrestano ogni giorno. Non so il numero esatto, però in Vojvodina hanno arrestato circa 100 persone nel giro di due mesi, in tutta la Serbia più di 300. Questo significa che il regime di Milosevic e di sua moglie ha paura della nostra forza e della coscienza dei giovani. Non sappiamo perché vengono fatti tutti questi arresti: prima ti rinchiudono poi indagano, poi fanno le foto...Il potere comunque ha paura, perché sa che esistiamo e funzioniamo. Comunque, ad ogni persona arrestata e indagata corrisponde un altro gruppo di persone che vuole diventare membro del movimento e disegna il pugno sui muri della città, disegna il nostro simbolo. Essere presenti dappertutto anche con semplici manifesti fa capire alla gente quanto siamo coraggiosi e quanta voglia abbiamo di vivere normalmente.

D: tutta questa gente viene arrestata solo perché attacca i manifesti di OTPOR!? la polizia come tratta i ragazzi arrestati?

R: Uno può essere arrestato per diversi motivi, dipende. A noi ci arrestano soprattutto per i poster attaccati sui muri. Nel ultimo periodo la polizia è diventata più corretta, nel senso che non picchia, però dipende dalla città in cui vieni arrestato. A Pozarevac, (città dove è nato Milosevic) per esempio, hanno arrestato e picchiato crudelmente i nostri membri. La repressione è sempre più grande e non sappiamo cosa potrà succedere.

D: Abbiamo letto che in questi giorni, a Novi Sad, sono stati arrestati 17 membri di OTPOR! e anche qualche giornalista straniero? Cos’è successo?

R: in un solo giorno sono state arrestate più di 30 persone. Si tratta di membri dei partiti dell’opposizione e di OTPOR!. Abbiamo organizzato la manifestazione davanti la sede del partito di Milosevic. Queste 30 persone sono state arrestate e poi rilasciate, una persona è stata picchiata. Il 12 maggio ci sono stati arresti in tutta Serbia: a Nis, a Kraljevo, a Pozarevac... Hanno arrestato i giornalisti senza nessuna spiegazione.

D: Quali collegamenti avete in Europa e in Italia?

R: Tutto quello che facciamo, lo facciamo perché vogliamo entrare in Europa, vogliamo essere parte dell’Europa. Quello che è successo è colpa sì del nostro regime, ma anche dell’Unione europea. Noi ci troviamo in una situazione disperata e l’unica cosa che possiamo fare è quella che stiamo facendo. Collaboriamo con tanti paesi europei e tanti paesi ci appoggiano. Noi siamo contenti per questo e speriamo di finire al più presto questa miseria. Nel telegiornale di stato ci presentano come movimento di fascisti e razzisti e cosi vogliono presentarci al mondo. Questo, ovviamente, non è vero. I nostri uffici sono aperti a tutti i cittadini.

D: Come avete vissuto la guerra e i bombardamenti e cosa pensate della situazione in Serbia e in Kosovo?

R: Finché le bombe sono volate sopra le nostre teste, non abbiamo potuto fare niente.
 I bombardamenti sono durati quanto sono durati e tutto in quel periodo era fermo. Ogni parola contro Milosevic contro il potere attuale portava alla galera, e non si poteva fare niente. Era orribile. Dopo i bombardamenti abbiamo cominciato a lavorare e ad organizzarci. Per quanto riguarda il Kosovo, la situazione è disperata. Si sa bene di chi è la colpa e noi stiamo cercando di dimostrarlo. Vogliamo far capire alla gente chi è il colpevole. Vogliamo cambiare il potere attuale pacificamente.

D: Quali sono i rapporti con l’opposizione?

R: I rapporti sono più che buoni. L’opposizione si è riunita e collaboriamo con loro. Finalmente si è capito che dobbiamo essere uniti e stare insieme se vogliamo arrivare alle elezioni e provare a combattere il potere attuale. In questa situazione la penna è la nostra arma.

D: Qual è la situazione all’Università?

R: La situazione è disperata, anche perché abbiamo una legge sull’Università completamente sbagliata. La legge sull’università in Serbia è diversa dalle leggi delle altre Università. Da noi le università vengono gestite da gente che è stata scelta dal governo, gli studenti non contano nulla. La gente comunque sta male e non ha la forza o la voglia di cambiare qualcosa. I giovani sono tutti fermi, apatici. Proprio per questo, noi vogliamo svegliargli e dare la forza necessaria. Secondo noi, l’educazione è la chiave più importante  per cambiare il paese e noi vogliamo un paese che si basi proprio su questo.

D: Qual è l’idea dell’Europa  che vi siete fatti dopo la decisione di bombardare la Serbia? 

R: Naturalmente, noi vogliamo entrare in Europa. Sappiamo anche di chi è la colpa per i bombardamenti. La colpa è del nostro presidente Milosevic, ma anche dell’Europa, dell’Unione Europea, perché non si deve punire tutta una nazione solo perché ha un leader tipo Milosevic e la sua famiglia.
Noi non volevamo questo e ci è successa una cosa orrenda.

D: In questi giorni ad Ancona si terrà un vertice su mega progetti nell’area dei Balcani ma, tra i partecipanti, l’unico paese che non viene rappresentato è la proprio la Serbia. C’è come un buco nero. Secondo te cosa deve fare l’Europa realmente per aiutare la Serbia ad uscire da questa situazione?

 R: L’Europa deve capire che quello che sta succedendo non succede perché lo vogliamo noi, ma per colpa di un uomo e di una donna. Noi siamo stati isolati dal tutto il resto del mondo per colpa di loro due e non è giusto. Anche qua c’è gente giovane che vuole viaggiare, vuole conoscere ed ha molto da offrire. Abbiamo vissuto momenti e situazioni che altri non vivranno mai in Europa. Da questo punto di vista siamo pieni di esperienze. Noi non volevamo fare politica, però la nostra vita è diventata politica. Vogliamo far capire alla gente, all’Europa che non siamo mostri e che non devono scappare da noi. Siamo fatti di carne e ossa. Questo l’Europa lo dovrebbe capire.
 

D: L’ultima domanda. La situazione in generale e le prossime elezioni.

R: Speriamo che le elezioni abbiano un esito positivo, perché la gente ormai ha capito di non poter più vivere cosi. È possibile che le elezioni siano ancora “vendute”, truccate. Se questo succederà ancora tutti usciranno per le strade, tutto si fermerà. Speriamo che questo non accada e che le elezioni cambino le cose. 
Non vogliamo più sangue. Ne abbiamo già visto troppo. 

(10 maggio 2000)
Seconda intervista: 5 giugno 2000

RADIO:  dall’ultima volta che ci siamo sentiti (10 maggio) sono cambiate molte cose in Serbia.. Abbiamo seguito la manifestazione dei partiti ufficiali dell’opposizione del 27 maggio, a Belgrado. Secondo te come è andata?

OTPOR: la manifestazione era stata organizzata dall’opposizione democratica. Io sinceramente non mi sento di commentarla. Comunque non c’era tanta gente. Per l’opposizione questa è la strada giusta, ma per noi no.
Otpor si è fatta sentire, eravamo presenti in piazza, e abbiamo fatto delle proposte sia sulla manifestazione dell’opposizione, sia sulla nostra opinione dell’opposizione e sulla situazione che sta peggiorando.

R: i giornali italiano parlavano della manifestazione del 27 come una prova di forza dei partiti dell’opposizione serba. Se portavano in piazza tanta gente allora voleva dire che avevamo riconoscimento, che contano ancora qualcosa. Tu cosa pensi?

O: se la paragoniamo alla manifestazione del 14 aprile scorso, quella del 27maggio è stata molto meno partecipata e, nel frattempo, sono successe tante cose alle quali bisogna reagire. Forse la manifestazione del 27 è stata poco partecipata perché l’opposizione reagisce come reagisce. Credo che il vero test sia stata la manifestazione del 14 aprile scorso, quella era stata una vera prova di forza per il governo, allora l’opposizione ha dimostrato una sua unità, si era fatto vedere anche Otpor e tutti, a quella manifestazione erano guidati dallo steso pensiero.
Dopo tutto quello che è successo da allora, dal 14 aprile, non possiamo dire che questa manifestazione sia servita, sia stata efficace. Purtroppo è così. Però come Otpor abbiamo fatto delle proposte, abbiamo dettato delle condizioni e stiamo aspettando dall’opposizione una risposta sulle cose che sta facendo.

R: ti riferisci ai quattro punti che avete lanciato in questi giorni?

O: si, però si tratta soprattutto di un appello in cui chiamiamo in causa l’opposizione e facciamo richiesta di un incontro unitario in cui siano presenti tutti i partiti  democratici  per trovare una strategia di difesa comune contro il terrore e la repressione che sta conducendo Milosevic. Ovviamente anche contro la repressione dei media e contro i tantissimi arresti degli studenti membri di Otpor.
Ormai questi arresti sono diventati tantissimi. In maggio abbiamo subito talmente tanti arresti che non siamo riusciti a tenere il conto, sembra che non si smetta più.

R: tempo fa, contro gli arresti,  avevate lanciato un iniziativa simbolica come Otpor e cioè una resa di massa nello stesso girono, alla stessa ora in molte città. Tu vivi a Novi Sad, lì come vanno le cose?

O: a Novi Sad abbiamo organizzato un “unità di crisi” costituita da membri di partiti dell’opposizione e di Otpor per reagire agli arresti. E abbiamo avuto anche successo, nel senso che ogni volta che qualcuno viene arrestato si organizza la protesta davanti ai tribunali.
Secondo noi, il regime non sa nemmeno quello che sta facendo, non sa nemmeno perché fa tutti questi arresti.
Forse stanno creando il clima appositamente per la legge contro il terrorismo, forse….
 


o Pubblichiamo la trascrizione di due interviste con una rappresentante del movimento serbo di opposizione Otpor! che ci è stata inviata da Milena Zappon di Radio Sherwood
Emerge, tra l'altro, da questa testimonianza di Jelena da Novi Sad l'impressione di un regime che, davanti alcrescendo della pressione popolare, vive un po' alla giornata, il che - ci sembra di poter osservare - lo può rendere in nun certo senso ancora più pericoloso: una scintilla, un colpo di testa può scatenare
reazioni tragiche.

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