ipensieri&sentieri

Veltroni all'Università: qualcuno ha capito cosa c'è dietro le parole?
Torino, lo sfogo di una studentessa dopo due ore (inutili ma molto utili...) con il buon Walter
 

di ALESSANDRA NIGRETTI
                                                           
   Delusione o rabbia? È appena finito l'incontro con Veltroni (16 marzo) nell'aula magna della mia Università, qui a Torino. Esprimere a parole il complesso di pensieri ed emozioni che mi hanno fatto compagnia mentre subito dopo mangiavo un panino al sole, non rende certo il tono dell'incontro altrettanto bene delle facce (poche, per sfortuna) che qua e là si potevano scorgere nell'atrio di Palazzo Nuovo. Facce contratte in una smorfia di disgusto e con l'occhio che si guardava attorno alla ricerca di sguardi con cui convenire sul "come volevasi dimostrare".

   Non polemizziamo sul fatto che Walter abbia sentito l'esigenza di uno scambio di opinioni (?) con noi giovani universitari soltanto pochi giorni prima delle elezioni. Non polemizziamo sul fatto che si è dovuto porre ben presto termine agli interventi, perché il nostro segretario aveva un impegno per la mezza (doveva recarsi ad un altro incontro-dibattito, che mi auguro vivamente per il successo della sua campagna elettorale non si sia rivelato piuttosto un'altra visita-monologo). Non polemizziamo neppure (giacché non è serio, e soprattuttto è poco costruttivo, far sentire la propria voce soltanto in negativo) sul fatto che omaccioni con lo sguardo severo, piazzati alle porte dell'aula 2, abbiano ad un certo punto cominciato a chiedere, alle persone che volevano entrare, la tessera del PDS. Troppo facile, è vero, limitarsi a criticare.  E così , dopo una giornata trascorsa tra la rabbia e il disincanto nei confronti dei nostri politici, ho dovuta convenire con i miei amici sul fatto che qualche merito (e non solo polemiche!) bisogna pur riconoscerlo al nostro segretario. E in particolare lo ringraziamo per averci fornito un ennesimo straordinario esempio di quell'arte oratoria di cui, da sempre, soltanto i politici
sanno darci prove tanto luminose!

   Dobbiamo ammettere che non è davvero facile essere costretti a parlare per un'intera ora e riuscire, in un'intera ora, a dire nulla. Nel corso del suo monologo, Walter è stato capace di servirsi soltanto di quelle parole che, oltre il loro valore denotativo ( piuttosto vago, peraltro, giacché ognuno di noi può mettere dentro tali parole il significato che preferisce), racchiudono in sé anche un notevole valore apprezzativo, tale per cui risulta pressoché impossibile non accordarvi il nostro favore.

   Forse è per questo, forse è perché Walter ha saputo mettere insieme parole 
come "aiuto", "solidarietà", "intervento concreto ed efficace" e riflessioni come "il nostro sarà uno Stato dinamico" oppure "ragazzi, le condizioni di vita in Africa -dove io sono stato proprio in questi giorni, per rendermi conto di persona- sono ben peggiori di quanto voi possiate immaginare" (e qui non mi soffermo a polemizzare sul fatto che, formulata così, la frase sembra dare per scontato un pubblico piuttosto ingenuo, ed anche un po' stupido).  Forse è per quest'abile uso della retorica che Walter ha saputo strappare l'applauso finale. O forse si è procurato le simpatie del suo pubblico (che magari un po' ingenuo lo era davvero…) grazie alla quanto mai 
varia aneddotica tratta dalla sua esperienza personale quale exemplum  delle ingiustizie e dei delicati problemi del mondo in cui viviamo.

   Comunque sia, con un discorso durato un'intera ora, infarcito di superaggregati concettuali e di storielle di carattere pedagogico (un grazie sincero va alla disponibilità ad offrirci, da buon maestro, nuovi spunti di riflessione quotidiana), Walter ha ottenuto il plauso dei presenti.Mi ripropongo la domanda iniziale. La risposta è che ci sono tutte e due: delusione e rabbia. Delusione, per il coro di applausi strappato a giovani che si vorrebbero "critici". E rabbia, per la mancanza di rispetto dimostrata nei confronti di noi presenti, che ci saremmo voluti suoi "interlocutori". Il segretario diessino ci ha dedicato due sole ore, una scarsa di dibattito.  Ha deliberatamente mancato di rispondere ad un intervento sulla riforma dell'istruzione scolastica, limitandosi a dire che i fondi stanziati per l'Università sono aumentati. Sempre il nostro segretario ha chiuso l'intervento relativo ai "centri di permanenza temporanea degli immigrati" , presenti ormai da tempo in molte città, ammettendo a bassa voce che sì, in effetti, alcune cose sarebbero da modificare, ma evitando di spiegare quella drammatica realtà ad un ragazzo che ha definito questi centri  "fantascienza", come se l'intervento sul problema fosse soltanto il frutto della subdola inventiva di un'opposizione estremista.
  E ancora, le voci più ostili a Veltroni sono state zittite in modo violento e intollerabile: "stai zitto o vengo lì e ti..." - o qualcosa di molto simile - ha minacciato un energumeno col tesserino del PDS sul petto, ad un ragazzo alla mia destra: "voi qui siete OSPITI!".

(17 marzo 2000)
o La politica e i
suoi linguaggi:
da Torino
una testimonianza
sulla distanza fra rappresentati e rappresentanti.
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