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La giornata della Memoria e i processi dimenticati
Deportazioni naziste in Italia, il caso del lager di Bolzano e le rimozioni collettive
 

di FABIO GALLUCCIO

   Il 27 gennaio per la prima volta in Italia si commemora il giorno della memoria, per ricordare soprattutto le vittime dell’olocausto. C’è da domandarsi quanto vale celebrare un giorno della memoria quando volutamente si dimentica non solo il passato, ma anche quanto avviene ai giorni nostri.

    A fine novembre scorso a Verona si è celebrato un processo, totalmente ignorato dai media nazionali (ne hanno parlato “L’Arena”, il quotidiano della città veneta e pochi altri giornali locali) contro Misha, l’ex caporale nazista Michal Seifert, responsabile, secondo il Tribunale di ben 12 omicidi nel lager nazifascista di Bolzano, che oggi vive tranquillamente in Canada. E’ uno dei pochi sopravvissuti, se non il solo, dei responsabili del campo di concentramento.

   Il lager di Bolzano, situato nell’attuale via Resia, fu uno dei tanti campi di internamento, presenti in Italia nel periodo fascista (da un ultimo censimento da me realizzato questi superavano i duecento ). Senz’altro, il campo di Bolzano fu uno tra i più crudeli. Il campo servì soprattutto per concentrare ebrei, zingari, politici e partigiani, probabilmente anche omosessuali rastrellati e catturati in diverse città soprattutto del Centro-Nord dell’Italia. Da Bolzano peraltro dipendevano una serie di altri campi quali Merano e Vipiteno.

   Il lager era diviso in blocchi a seconda della pericolosità. Ad ogni internato    veniva dato un triangolo di colore diverso (giallo ad esempio era per gli ebrei, rosso per i politici e così via) ed un numero. 
Durante il processo sono intervenuti vari testimoni , tra gli internati  superstiti, che hanno raccontato sevizie, torture raccapriccianti, non ultime quelle subite da alcuni internati, lasciati morire di freddo dopo averli appesi dalle braccia ad uno dei  cancelli del lager.

   Misha è stato condannato all’ergastolo e ad un risarcimento di 100 milioni. Ma l’estradizione dal Canada è ancora di là da venire e forse non avverrà mai.
La storia di questo processo ha dell’inverosimile.

   Dopo 55 anni  è stato riesumato il fascicolo 1250 /46, accantonato per 48 anni. Nel 1960 il Procuratore generale militare della Repubblica ne ordinò la “provvisoria archiviazione”, con la seguente motivazione : “Nonostante il lungo tempo trascorso dal fatto non si sono avute notizie utili per l’accertamento delle responsabilità”.
Solo nel 1994,  cercando documenti sul caso Priebke, in uno scantinato della Procura Generale militare di Roma, fu trovato un armadio con le ante rivolte contro il muro. Lì fu rinvenuto il fascicolo che fu trasmesso a Verona . Da quel momento il Procuratore, Costantini avviò le indagini e la ricerca dei responsabili.
Non ci sono commenti a questa come ad altre dimenticanze di tragedie in cui il nostro Paese fu coinvolto e alla rimozione collettiva.

  La notte tra il 26 gennaio ed il 27 ognuno di noi dovrebbe accendere una candela davanti alla finestra per ricordare quegli anni e per risvegliare la luce delle nostre coscienze, oscurate dal voluto oblio. 
 


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In questi giorni le voci dei testimoni italiani delle persecuzioni naziste e fasciste, come nel caso degli abitanti ebrei di Roma, si sono potute in qualche caso riascoltare. Per fortuna alcuni di loro sono ancora vivi e possono arricchire di contenuti questa giornata dedicata alla memoria. 
Una giornata che
a qualcuno 
(si vedano quelle amministrazioni locali di centrodestra
che tendono a sottovalutarla) potrà anche sembrare un evento "non prioritario": noi, al contrario, riteniamo che la costruzione di percorsi di democrazia e libertà passa anche attraverso una consapevolezza storica 
e sopratuttto un'analisi dei meccanismi individuali 
e collettivi
di queste pagine tragiche del '900. Anche perché, come noto, esistono ancora tentazioni 
al lager e alle persecuzioni, 
nelle nuove
forme del 2000 .

(26 gennaio  2001)
 
 
 

 

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