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Kosovo, la giustizia assente e lo stupro continua
Un "volontario": le violene continuano, Onu e Nato impotenti
 


     Il Kosovo terra di violenze, di pulizie etniche di segno opposto, con le forze di pace spesso impotenti testimoni e comunque senza reale possibilità di incidere e di fungere da deterrente.
     "Noi - spiega in un intervento alla radio norvegese NRK, in diretta telefonica il 13 marzo, un operatore umanitario di un paese scandinavo che si trova in Kosovo - in qualche modo veniamo a sapere, da una delle due parti, serbi o albanesi, quali sono di volta in volta le zone da evitare perché ad alto rischio di esplosioni violente. Allora le evitiamo. Per la forza di pace, però, pur sapendo quali sono le aree più esposte in un determinato momento, è difficile intervenire, non credo ne abbiano la capacità materiale. In questa ultima fase, in ogni modo, è evidente a tutti che i più esposti alle continue rappresaglie e al clima di terrore sono serbi e rom".
      L'Onu ha appena diffuso un rapporto sul ruolo dell'ex Uck, la nuova forza di polizia del Kosovo, che già in questi primi mesi, secondo il dossier, si è macchiata di una serie di crimini. In sostanza, se ne evince che quelle truppe più che contribuire alla riappacificazione alimentano la spirale di violenza...
    "E' difficile sostenere che l'ex Uck sia stato convertito in una forza di polizia. Mi sembra più vicina alle caratteristiche di un gruppo paramilitare, come prima. Il problema è che, in ogni caso, si tratti di ex Uck o di altri criminali - su entrambi i fronti - si avverte l'assenza di un sistema giudiziario, siamo al vuoto totale. Dunque, anche la forza di pace, una volta arrestata una persona non la può affidare a un tribunale per un processo che la giudichi e eventualmente la punisca. Qui sono moltissimi i responsabili di crimini gravissimi, compresi gli omicidi, che se ne vanno tranquillamente in giro, senza che nessuno li cerchi. E' una situazione inquietante, specchio della più generale incertezza sul futuro politico della provincia".
 


(14 marzo 2000)

o Parla un esponente di un'organizzazione umanitaria che si trova in Kosovo e denuncia l'assenza di un ordine giudiziario che funga da deterrente alla diffusa violenza.
Nel frattempo, escono dai cassetti le carte segrete sui danni alla salute causati dalla migliaia di bombe all'uranio impoverito scaricate dalla Nato prima sulla Bosnia e poi su Serbia e Kosovo.
La guerra, in altre parole, uccide ancora. Per strada e in ospedale.

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Kosovo
24 marzo 2000

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