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Qualche domanda sul Kosovo oggi e domani
Stato indipendente? Spartizione serbo-albanese? Regione autonoma? Il futuro oscuro.
 


   Si cominciano a delineare, a un anno dai primi bombardamenti sul Kosovo, i timidi contorni di un dibattito sul futuro assetto della provincia dilaniata dalla pulizia etnica ormai di ogni colore.
   Le ipotesi sul tappeto sono diverse. Il gruppo etnico albanese, in alcune aree della provincia ormai l'unico presente, vuole l'indipendenza (anche i moderati, rappresentati da Ibrahim Rugova ne fanno, eventualmente, una questione di tempo ma sul fine ultimo concordano). La Serbia difficilmente rinuncerà almeno ad alcune zone (come Mitrovica), abitate da molti serbi e particolarmente ricche di risorse naturali.

   Allora, si profilano alcune opzioni. La nascita dell'ennesimo staterello balcanico monoetnico, previa probabilmente la conclusione del processo di espulsione di serbi e rom. La nascita di un piccolo stato, previo accorpamento a Belgrado delle sue aree a maggioranza serba, una sorta di cantonizzazione a macchia di leopardo. L'annessione del Kosovo all'Albania, con modalità variabili come nelle due ipotesi sopra citate. Questa soluzione, tuttavia, rischierebbe di innescare forti tensioni e dinamiche incontrollabili, per esempio, nella vicina Macedonia, dove quasi certamente il folto gruppo albanese (800 mila persone su poco più di due milioni di abitanti) scatenerebbe immediatemente rivendicazioni analoghe.
   Appare ormai improbabile che il Kosovo, magari come repubblica federata, resti in qualche modo collegato alla Serbia.
Sembra assai probabile, al contrario, che anche dopo le elezioni amministrative di settembre e le successive politiche, la presenza internazionale in Kosovo - cioè la tutela Onu - sia destinata a protrarsi negli anni, in attesa di una soluzione stabile.

 Chi amministra il Kosovo? 

   L'Onu ha nominato dei "sindaci" per rimettere in moto l'amministrazione: si tratta spesso di persone che vengono dall'amministrazione italiana e di altri. In vista delle elezioni di settembre è' in corso il censimento della popolazione. 

Qual è oggi lo statuto del Kosovo? 

   Ufficialmente è ancora una provincia serba però sotto la tutela delle Nazioni unite con il consenso di Belgrado. Con la presenza di circa 50 mila militari della forza internazionali di pace destinati a scendere a 20-30 mila. 

Chi riscuote le tasse, chi applica le leggi? 

   Non c'è un sistema fiscale. Né giudiziario. I giudici sono dell'Onu e applicano la regola del "buon senso". L'Onu sta preparando un codice provvisorio. 

Chi paga gli stipendi del settore pubblico? 

    I fondi impiegati sono internazionali, arrivano dall'Onu (e dalla Osce) che hanno difficoltà a sostenere i finanziamenti. Gli americani vogliono ridurre la loro quota di partecipazione e anche di presenza. 

Che valuta si usa attualmente? 

   Circolano il Lek albanese e il marco tedesco convertibile (destinato a trasformarsi in euro). Non c'è una Banca centrale, né una politica monetaria. 

Qual è la situazione della produzione agricola e industriale? 

Stanno ripartendo un po' alla volta. Importano e vendono un po' di prodotti all'Albania e alla Macedonia. Ancora non sono arrivati gli imprenditori occidentali (perché il rischio è ancora maggiore che in paesi come l'Albania da cui pure sono scappati). Il Kosovo, poi, non avendo sbocchi sul mare, non è alettante, è isolato e difficile da raggiungere via terra. Ci voglio giorni di viaggio per arrivare a Pec o a Pristina. Per ora, dunque, l'attività "economica" è rappresentata dalle bancarelle e da un minimo di iniziative e di rapporti commerciali che riprendono piano piano. Economicamente la provincia dipendeva dal legame con la Serbia. Ora nel Sud, che gravita sull'Albania, la situazione è un po' migliore. Il Nord, che gravitava di più sulla Serbia,  ha problemi maggiori, anche perché Belgrado, come ha denunciato la settimana scorsa il leader dei serbi di Mitrovica, ha chiuso le frontiere commerciali per accentuare il disagio della popolazione oltre il confine e quindi il fallimento della missione Onu ("Prima c'era un po di scambio, adesso non passa neanche un pezzo di formaggio", ha detto accusando Milosevic di abbandonare i serbi del Kosovo per ragioni di opportunismo politico).

    Il Kosovo, insomma, è tutto da ricostruire e altre tensioni si avranno nel momento in cui si discuterà seriamente di come ridisegnare questa terra violentata.


o Con l'aiuto di Antonio Caiazza (giornalista che vive a Trieste e lavora spesso nella ex Jugoslavia, corrispondente dall'Italia di Radio Capodistra) abiamo cercato di rispondere ad alcune domande, banali ma utili per rinfrescarci la memoria, sulla situazione e sulle prospettive del Kosovo.
 

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Kosovo
24 marzo 2000

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