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pensieri

Il giornalismo dalla parte delle fonti
I limiti della nuova normativa  per la comunicazione e l’informazione pubblica
 

di RINO VACCARO

   Dopo anni di rinvio e di conflitti sotterranei  è arrivata dunque all’approvazione la nuova normativa che disciplina la comunicazione  e l’informazione con un compromesso di basso profilo: una legge culturalmente arretrata che nasce vecchia perché confonde  giornalismo e pubblicità, separa inopportunamente  informazione e comunicazione  e assegna un ruolo rilevante al governo tramite  il Dipartimento per l’informazione e l’editoria che predispone i piani annuali ed accentra tutti gli elementi possibili di governo  del sistema pubblico della comunicazione lasciando ovviamente libero il settore privato che tramite  uffici stampa e pr compiacenti e subalterni potrà continuare a manipolare l’informazione  a piacimento!
   Eppure è di tutta evidenza  il ruolo strategico delle fonti  siano esse pubbliche o private  e l’importanza  di uno statuto dei diritti e dei doveri degli operatori dell’informazione che preveda l’indicazione di limiti invalicabili da parte della proprietà delle testate come degli imprenditori e /o dei vertici delle istituzioni , con la previsione di adeguate sanzioni e controlli ;solo questo potrebbe delineare  un processo di autonomia intellettuale e di dignità per il giornalismo italiano. 
Una pronta attuazione della legge è invece   autorevolmente sollecitata da  Paolo Serventi Longhi  segretario nazionale FNSI :altrimenti  il rinvio creerebbe danni gravissimi  per l’autonomia degli addetti e per la trasparenza del messaggio informativo.
   Un impatto si avrà anche con la nuova disciplina a livello europeo delle libere professioni e in materia di Albi e ordini professionali(albo dei giornalisti compreso)
L’aspetto fondamentale di liberare gli uffici stampa da  una atavica dipendenza  dal potere pubblico o  privato che sia è  però  provvisoriamente fallita ;mentre non è affatto risolto il nodo informazione-pubblicità. C’è infatti anche da valutare  un eccesso (overload) di informazione ;ogni impresa vorrebbe catturare attenzione-informazione su di sé mentre ogni cittadino dovrebbe essere in condizione di difendersi da messaggi omnipervasivi.
La domanda è dunque :quale informazione per quali profili ( peculiari di un ufficio stampa) e per quale finalizzazione rispetto all’ente azienda e alla società nel suo insieme?
 Quale  è la finalizzazione ad esempio dei rotocalchi allegati ai quotidiani dove importante è il messaggio veicolato , meno importante lo strumento articolo o notizia di attualità inserita nel testo?.

 L’ufficio stampa

   Come misurare l’efficienza di un ufficio stampa? In relazione a quale sistema di valori? Quale il rapporto dell’ufficio stampa con il sistema dei media ? In concreto che cosa ci si può attendere  e che cosa dovrebbero reciprocamente garantire i giornalisti impegnati in settori così diversi.
   E’ un po’ come riconoscere che magistrato è sia  il giudice che il pubblico ministero ma  che una buona giustizia presuppone  un ruolo eccellente di entrambi.
Invece nei media  da una parte c’è un  giornalista che sgomita per avere l’intervista esclusiva e dall’altra un ufficio stampa che diventa  insolitamente loquace o reticente a seconda delle circostanze.La strada dei diritti e dei doveri è ancora da percorrere. 
   Spesso l’ufficio stampa addirittura  non è informato;  non ha accesso all’informazione riservata ,oppure non lo è in modo tempestivo. Diversamente il responsabile di un ufficio stampa dovrebbe saperne  quanto  un consigliere di amministrazione di un’azienda privata o il consigliere in un ente pubblico! perché deve anche decidere la relativa importanza della notizia e decidere altrettanto quali informazioni   è utile acquisire  per garantire il massimo di trasparenza dei processi decisionali.
   In altri termini  andrebbe delimitato e circoscritto ciò che una strategia aziendale o il  segreto d’ufficio nella pubblica amministrazione impedisce di acquisire .
I dirigenti oltre dirigere dovrebbero comunicare  perchè  si tratta di interessi pubblici in campo che non dovrebbero essere meno tutelati di quelli privati che già lo sono in modo sufficiente anche nella normativa sulla tutela della privacy. 
Il burocratese  è inintelligibile  ma spesso  sono proprio i  burocrati che pretendono di comunicare e lo fanno ovviamente  in modo fallimentare  o addirittura  diventano essi stessi  i controllori dell’informazione.Segretari particolari ,direttori,capi di gabinetto sono i veri  manager dell’informazione  e i giornalisti dell’ufficio stampa  delle pedine modeste.
  Una situazione disastrosa che rende comprensibile il disprezzo che si è accumulato negli anni anche ingiustamente contro i giornalisti dimezzati che operano negli uffici stampa. 
   Il documento-notizia  è il fondamento della pubblica amministrazione infatti  la pa  comunica al proprio interno e nei rapporti con i cittadini  tramite i documenti che sono la protostoria dell’informazione. Come le affissioni all’albo pretorio nei giorni di mercato  sono l’archeologia della comunicazione. 
   Finalmente c’è un responsabile del procedimento che sa  che cosa è un fascicolo ,un inventario, un iter amministrativo e può risponderne al cittadino ; qualche cosa di simile si dovrebbe pensare per i responsabili degli uffici stampa , in qualche modo garanti della certificazione della notizia .
   C’è poi un problema di competenza ; il giornalista di ufficio stampa non è un giornalista  generico ma specializzato come lo sono ormai molti giornalisti dei quotidiani  e delle tv 
   L’ufficio stampa  è una fonte di informazione ma  non  ha certo  l’esclusiva  delle fonti; chiunque può diventare fonte  di una notizia così come un’attività di tipo giornalistico può essere svolta da chiunque in rete. La FNSI  ha proposto alla FIEG ma la proposta non è stata accolta , di  costruire un portale  per l’informazione  che sia una garanzia di qualità per tutti e  certifichi la validità delle fonti giornalistiche.
E’ questo un aspetto molto importante  e riguarda due processi tra loro correlati Il primo è che molti ormai fanno informazione in rete ,testate giornalistiche e non ,anche se il prodotto informativo è diverso tra una nota di agenzia o  un articolo di giornale.
   La domanda dei giornalisti professionalizzati su chi fa informazione ( e con quali garanzie di offrire un prodotto doc)  è una domanda legittima .Ci si chiede quali messaggi passano dal giornale cartaceo alla rete telefonica alla tv ,  dalla radio al satellite , fino al nuovo sistema UMTS;  un informazione interattiva e multimediale  si diffonde e il giornalista  deve diventare esperto di software e considerare internet il più straordinario archivio giornalistico .
Le preoccupazioni per il futuro esistono certo ma non si deve dimenticare che  la babele informatica  amplia a dismisura ciò che era già presente nella storia del giornalismo  e cioè articoli telecomandati dai centri di potere economico e politico. ” I giornali sono aziende perennemente in crisi ,come scriveva Einaudi, ben altrimenti attive!” 
  Quanto sono disposti a pagare  i grandi gruppi finanziari per avere insieme un veicolo pubblicitario  ed un veicolo ideologico? Molto o pochissimo a seconda dei punti di vista. 
   Il giornalista on –line  non ha solo concorrenti inusuali ma deve programmare il proprio ruolo; l’aspetto più difficile e complesso riguarda l’offerta informativa complessiva .Il giornale pur plasmato dalla proprietà e dalla direzione  e in minor misura dalla redazione resta tuttavia un prodotto culturale collettivo  che corrisponde ad una cifra culturale  e ad un profilo politico-storico ben determinato.Il giornale è anche collegato ad una peculiare struttura e gerarchia delle notizie che è cambiata nel tempo ma non così profondamente e rapidamente  come avviene oggi con il giornalismo on –line (che si legge peggio ,si stampa ovviamente poco ; e che richiede di innovare la struttura interna della comunicazione)
Si tratta poi di organizzare  o anche di filtrare le informazioni? Con l’obiettivo di avere buona stampa per l’ente o azienda? In effetti aver  buona  o cattiva stampa non dipende dalle capacità di mimetizzazione o di  manipolazione delle notizie ma da valori autentici di buon governo o di buona amministrazione . Nel mondo contemporaneo è difficile mantenere  per molto tempo  una versione inautentica ;prima o poi la verità economica e funzionale viene a galla  e per ogni bugia ,come nella fiaba, bisogna dirne sette. 
Aspetti sostanziali e di immagine si intrecciano ma  in genere si può dire che un ente che comunica poco  e male è anche un ente male amministrato .Il segreto come metodo di governo ha effetti devastanti, incide sui rapporti tra le persone sulla qualità del prodotto e anche sull’immagine.     Si potrebbe dire che solo un ufficio stampa  con buona autonomia e professionalità è indirettamente un indice di qualità perché significa che sono stati risolti problemi di burocrazia e di efficienza che si accompagnano in modo specularmente opposto al  segreto e all’occultamento delle notizie.

Il portavoce 

  Come  è noto non è un giornalista  per due buoni motivi: anzitutto perché non ha nessuna autonomia intellettuale infatti parla a nome di un altro e poi perché giornalismo è mediazione  ancorata ad obiettività e completezza informativa ;il contrario del ruolo del portavoce .
   Ma c’è un altro aspetto deteriore ed è  che un esponente pubblico elettivo o un imprenditore non dovrebbe sottrarsi ad un rapporto diretto con i media .
Nel codice deontologico  degli amministratori pubblici, dal semplice consigliere al ministro  dovrebbe esserci appunto l’impegno di non sottrarsi ad un confronto diretto con  il giornalista  che, tramite la testata ,rappresenta una parte dei cittadini. Si dirà che  i media sono molti e che non si può pretendere che  la comunicazione assorba un tempo spropositato ;ciò è vero, infatti sono necessari uffici stampa o meglio uffici  multimediali al servizio delle testate giornalistiche  con criterio di par condicio ,non certo portavoce di ministri e presidenti vari.
   Un aspetto particolare riguarda sul versante privato  l’e-commerce nel senso che uffici stampa e pr  privati diventano qualche volta  web-designer  e promoter  di campagne di vendita (quasi sales-manager)
La legge stabilisce una incompatibilità tra uffici stampa e giornalismo dei quotidiani;  la norma sottende un intento moralistico di totale parzialità e dipendenza  del giornalista dell’ufficio stampa che lo renderebbe  inidoneo  non solo nel settore di competenza ma in assoluto a svolgere attività giornalistica .
   E il free –lance? E chi collabora saltuariamente con un ufficio stampa o nell’organizzazione una tantum di una sala stampa per un convegno? Ma è a mio parere da respingere che la libertà di comunicazione  e di pensiero possa essere attenuata  in presenza di un incarico saltuario o duraturo in un ufficio stampa .
Perché mai  non si potrebbe  scrivere un articolo o un libro retribuito su un determinato tema  anche connesso al lavoro svolto? ( sempre che non venga occultato il rapporto di lavoro dipendente da un ufficio stampa) Sono ben altri i meccanismi della persuasione occulta ;comunque ci sono altri mezzi per moralizzare ed evitare una corruzione ;che in passato è avvenuta anche direttamente tra impresa e giornalisti .Si sono comprati e venduti , per stare al titolo di una famosa inchiesta giornalistica , altrettanto bene i giornalisti dei quotidiani della tv e degli uffici stampa .La manipolazione  o la  esagerazione per fini di parte dovrebbe essere vietata ovunque  così come il buon giornalismo dovrebbe essere ovunque tutelato .
E’ in crisi il primato della notizia ?
Una pubblicità della CNN afferma perentoria :non c’è notizia senza informazione attribuendosi così il ruolo di comunicatore  e di regista assoluto della notizia, notizia che non sarebbe  nulla senza il contesto ,e ciò è parzialmente vero ,infatti non si vendono  più notizie ma un contesto carico di  ideologia ,la più raffinata e subliminale ,come è noto, è quella  cosìdetta del libero mercato.
E c’è anche il tentativo di capovolgere  la sovranità della notizia ;senza notizia non c’è informazione E la caccia alla notizia, al così detto scoop  è l’impegno assoluto del cronista , in un’ ambiguo ruolo di interprete dell’opinione pubblica che andrebbe alla ricerca  spasmodica delle immagini più  emozionanti :il sangue sull’asfalto, il microfono proteso  alla madre piangente per la morte di un figlio, l’annuncio di una malattia  mortale, un suicidio  in diretta tv  e via terrorizzando!

Scrittura e comunicazione

   Esiste poi un rapporto tra scrittura e comunicazione ; sembra banale ma cultura è anche  la conoscenza di grammatica sintassi e lessico della lingua italiana forma e contenuti sono imprescindibili  ;e ancora: c’è un rapporto  tra scrittura ,sapere , notizia e “politica” in senso lato. 
   Non basta saper  comunicare in modo limpido; occorre  ad esempio saper porre domande difficili ad un  personaggio banale o domande semplici ad un intellettuale astruso…..il giornalista deve essere altro rispetto all’interlocutore  perché la completezza informativa si raggiunge in modo dialettico ,con domande vere non di comodo, che facciano emergere le contraddizioni reali  e la diversità di opinioni ,anche di quelle minoritarie.
   Quando si parla di veline degli uffici stampa si fa riferimento non alle copie in carta carbone ma al rapporto privilegiato con le redazioni  ma si dimentica che le stesse redazioni accettano spesso articoli preconfezionati proposti/imposti da lobbies di potere  governative, politiche ,economiche ,militari. Ad esempio in USA è frequente il caso di giornalisti e  scrittori che scrivono a comando (o sotto dittatura) di uomini politici, non escludendo una  loro professionalità al servizio del potere .
Per ogni crisi internazionale scendono in campo  gli “opinion leader” per cercare di orientare l’opinione pubblica ;e sul lavoro serio del cronista  si inserisce  la protervia tracotante del  manipolatore dissimulata  ovviamente da oggettività di facciata .Il caso più vistoso  è quello della guerra in Kossovo, fino al più recente sostegno alla dittatura militare birmana ,per fare un solo esempio. 
   Un’informazione qualitativa nei contenuti e  libera nell’espressione 
Una seria normativa in un settore così delicato e strategico  come quello dell’informazione  e della comunicazione avrebbe dovuto riguardare almeno regole comuni  per il pubblico e per il privato con l’ovvio recepimento di codici deontologici  ma anche con l’indicazione di una soglia minima  dell’informazione dovuta ,anche quella non gradita  alle imprese e alle istituzioni  e che corrisponde invece ad un diritto dovere  ad una informazione corretta dei cittadini; soprattutto sarebbe  stato necessario riconoscere la mediazione professionale dei giornalisti   ed ancorarla ad un sistema di diritti di doveri e di spazi di libertà indispensabili per definire lo status di un  giornalista in uno stato di diritto; pur nella condizione di lavoro dipendente ;condizione questa  che accomuna peraltro i giornalisti dei quotidiani e degli uffici stampa . 
  Esiste infatti un parallelismo tra uffici stampa e PR delle aziende e  uffici stampa  e URP (uffici per le relazioni con il pubblico) nella pubblica amministrazione ..
La legge attua una disciplina contestuale della comunicazione affidata agli URPL e dell’informazione affidata agli uffici stampa;  anche se ormai si tratta di problemi comuni non separabili anche se diversi sono i destinatari ( tutti i cittadini e/o i media)  e le varie  forme( risposta a domanda o comunicato rivolto a tutti ,almeno nel senso dei media) .
   In realtà  se cadono le barriere  e gli schemi della comunicazione  le domande dei cittadini  diventano una fonte particolare di notizia perché hanno un contenuto di verità esplicito (non quello che il giornalista  pensa che vogliano i cittadini  ma direttamente le domande dei cittadini )
Questo feed-back potrebbe consentire anche un miglioramento della amministrazione pubblica che ha estremo bisogno di verificare i risultati conseguiti tramite  una verifica esterna (che  non  sia affidata solo a nuclei di valutazione interna che sono troppo auto-referenziali  rispetto alla struttura burocratica ) anche perché  sono in causa non più soltanto la regolarità formale delle deliberazioni adottate ma la sfida della  loro efficacia (e quindi della  condivisione – comprensione;  che può innovare il concetto di partecipazione). 
Il problema della competenza e della  rappresentanza si complica perché la coalizione di interessi particolari può portare a conseguenze catastrofiche  per l’ambiente e per l’uomo. 
   Non sempre infatti  ciò che chiedono singoli o gruppi organizzati  è positivo considerando  la struttura corporativa degli interessi della nostra società e la necessità di avanzare proposte che corrispondano a interessi generali quali quelle, ad esempio, della tutela del patrimonio storico artistico e naturale del paese che, se viene lasciato alle varie  lobbies (vedi, per fare un caso concreto,i movimenti anti .-parco)possono portare a conseguenze di irreversibile degrado .
Il rapporto tra dirigenza politica e uffici stampa  è il parallelo  del rapporto tra proprietà di una testata  e redazione giornalistica .Ben altrimenti incidente è tuttavia il rapporto  che la legge prefigura tra  organo di vertice e ufficio stampa  per l’inesistenza di un sistema di garanzie  che è del tutto assente nell’impianto della legge. Il motivo va ricercato nella diversa forza contrattuale dei giornalisti della stampa  rispetto agli addetti stampa che non hanno mai sperimentato forme organizzative  e di lotta comune se si eccettua la  modesta esperienza di Gus e Ferpi rispettivamente Gruppo uffici stampa e Federazione delle relazioni pubbliche mentre i tecnici pubblicitari TP sono sempre rimasti esterni alle categorie della comunicazione giornalistica. 
   Si pensa che  gli aspetti promozionali siano separati da  quelli informativi ;in realtà le cose sono un po’ più complesse: anzitutto perché la promozione confina spesso con la pubblicità e corrisponde al desiderio, pur legittimo,  di valorizzare l’attività o il prodotto  dell’impresa come l’attività dell’ente pubblico ma tutto ciò non va confuso con l’informazione sul prodotto e sull’impresa  che dovrebbe comprendere anche aspetti non graditi all’imprenditore.
   Tutte le domande  sulla struttura finanziaria dell’azienda, sull’assenza di pubblicità ingannevole o  reticente , sulla qualità degli ambienti di lavoro, sui processi lavorativi ,sul livello di inquinamento provocato , sul carattere distruttivo dell’ambiente e/o della salute umana, sul rispetto di parametri ecologici e bio-sostenibili ,sulle procedure di allevamento,sulla  presenza o meno di organismi geneticamente modificati, sullo sfruttamento eventuale  di lavoro minorile all’estero o  la negazione di diritti sindacali o   la corresponsione di salari  indecenti  o la partecipazione diretta o indiretta  al commercio di armi etc…….Come si vede c’è un campo molto vasto che  non dovrebbe ricadere in una zona d’ombra ,come avviene attualmente.

 L’informazione negata

  Chi decide le tematiche coinvolte e i contenuti del messaggio? Un solo esempio : una informazione viene data  con le ricorrenti immagini  di povertà dell’Africa ( con bambini malati e denutriti volta a creare una facile compassione ) e un’informazione viene tolta :non ci fanno sapere altrettanto che ogni lira investita da multinazionali europee o americane in Africa: dal petrolio ai diamanti, alla pesca etc… rende 13 lire .Allora  possiamo chiederci perché non trasmettono queste immagini  tremende  nel chiuso delle sale dei consigli di amministrazione delle società per azioni o dei “venture capital” (così aggressivi sul piano degli investimenti e del lucro)  e non ci risparmiano  la commozione ,che si accompagna,di fronte ad una così immane  tragedia ,ad una impotenza generalizzata  o ad un generalizzato cinismo?Qual è la finalizzazione di una commozione così suscitata?

 Tebio:ovvero l’equivoco della comunicazione mancata 

   La recente rassegna Biotech svoltasi a Genova in realtà si è presentata come  una rassegna espositiva  delle aziende biotech, ma una rassegna che insieme espone e nasconde.
   Secondo alcuni le mille contestazioni  avrebbero dimostrato una insufficiente informazione tra mondo della scienza, Università, imprese  e cittadini .
In genere le ricerche sono segrete o quasi (come quella del trapianto del cervello nei babbuini o la nascita del gallo con due teste; ma anche quelle virtuose  nel settore medicale  farmacologico o agro-alimentare  con i nuovi cibi che contengono medicinali e/o integratori alimentari )
   Se c’è stata una protesta così ampia ed estesa , come è avvenuto a Genova ,ciò non è dovuto a scarsa informazione o all’incapacità degli uffici di pubbliche relazioni di non essere capaci di presentare una  faccia serena e ottimistica dei progetti in essere , ma alla diffusa consapevolezza dei danni connessi alle manipolazioni genetiche sulla salute umana e l’ambiente,senza distinzione tra ricerca bio-medica e agro-alimentare ,che sono sempre più correlate.
  I contestatori di Tebio non conoscevano forse ( e senza forse)  le singole ricerche in atto nelle Università , nei laboratori e nei centri di ricerca di tutto il mondo ma  esprimevano  un giudizio  drasticamente negativo sull’insieme delle  realizzazioni  e  sulle magnifiche sorti e progressive  dell’introduzione di organismi geneticamente modificati nell’ambiente.
  Insieme a questo è  poi emerso un altro  tema centrale :quello  del carattere non libero della ricerca  ma condizionato pesantemente dalla  urgenza di  tradurre ogni ricerca scientifica in prodotto  da  immettere sul mercato in tempi brevi ,per  garantire la  remuneratività degli investimenti e anche un lucro adeguato :in queste condizioni non c’è  ricerca libera ovviamente; mentre  la finalizzazione della ricerca   è nelle mani del capitale di rischio che, come ognuno sa , è disponibile nella forma del “venture capital” solo se il rischio non è molto grande in rapporto alle prospettive di lucro che devono essere invece  rilevanti ,come lo sono  nel settore biotech e dei brevetti del vivente.
   Il contrario del generoso mecenate rinascimentale  sollecito dell’interesse pubblico e disinteressato sulla ricaduta immediata dei suoi investimenti (si pensi ai progetti leonardeschi ). 
E’ per questo che  non si troverà mai ciò che non viene cercato: non solo la sicurezza bio-alimentare che è  una cautela in negativo ma ciò che potrebbe essere essenziale per il destino dell’uomo e la sua sopravvivenza sul pianeta. 
Concludendo su questo punto:che valore hanno le pubblicazioni scientifiche on line?che cosa viene comunicato e che cosa occultato? E infine:come comunicare la scienza ?

   Una domanda sorge spontanea: le nuove tecnologie modificano anche il contenuto dell’informazione? 

   La “mediamorfosi” inarrestabile ha mutato i prodotti, i contenuti e le professionalità. I comunicatori - e gli stessi giornalisti - sembrano smarriti di fronte alla nascita di una nuova lingua. 
"Adesso che conoscevo tutte le risposte mi hanno cambiato le domande." Scrive una giovane giornalista
   Un consumo troppo veloce dell’informazione:libera scelta o dipendenza dai media? 
“La rete ha annullato le categorie di spazio e tempo e ha decretato "la morte della distanza". Le notizie sono in tempo reale per tutti e questa è la vera rivoluzione di Internet e il vero cambiamento nei rapporti tra comunicatori e giornalisti”. 
Se un testo non cattura l'interesse del lettore nelle prime dieci righe viene cestinato. Su Internet la selezione è maggiore: se un sito o una pagina Web non colpiscono l'interesse in 8 secondi il nostro internauta clicca altrove”. 
   Sulla Rete sfumano i contorni tra le professioni ;la storica "contrapposizione" tra giornalisti e comunicatori sulla rete si attenua. I ruoli cambiano per entrambi almeno in questa fase ancora pionieristica. 
  L'ufficio stampa su Web perde i connotati di torre d'avorio dell'azienda e gli stessi rapporti con i giornalisti diventano, più semplici. La sezione "comunicati stampa" o "ufficio stampa" di un sito è parificata però alle altre: "scende" al livello delle informazioni commerciali, finanziarie, pubblicitarie. 
I siti aziendali  in genere non sono prodotti dall’ufficio stampa o negli enti pubblici dagli uffici per i rapporti con il cittadino ,proprio per la struttura  interna del potere.Come comunicare e  come filtrare l’informazione è demandato a livelli decisionali  soprastanti .
   E’ evidente che è destinato a cambiare notevolmente il ruolo degli uffici stampa,  di quelli privati come di quelli istituzionali ,questi ultimi  hanno di fronte una sfida difficile ( non tanto di competere e di conquistarsi uno spazio nei confronti di dirigenti e di  esponenti elettivi) quanto più semplicemente di difendere  il ruolo e il compito insostituibile del giornalista .
    La notizia nel senso di novità informativa  si stempera in un più ampio concetto di informazione e documentazione  dove il lettore fruitore è meno subalterno e più esigente perché in futuro  desidererà costruirsi una informazione su misura .In altri termini interessa poco ciò che può fare notizia  nella attività di un ente pubblico (che, se fa bene ,non interessa nessuno ,meno che mai i nomi degli amministratori ;mentre se c’è una crisi o un caso giudiziario  salta subito  agli onori della cronaca); mentre interessa moltissimo  poter accedere al patrimonio informativo  a volte  notevole che gli enti pubblici possono fornire in rete (la così detta informazione fredda rispetto a quella calda di attualità di cui si occupa normalmente un ufficio stampa ).
   Purtroppo  molta documentazione  non è accessibile  in rete anche per motivi tecnologici.  Ad esempio per visualizzare supporti cartografici occorre avere disponibili software particolari ;più in generale perché non si comprende l’importanza  di rendere disponibile ,anche a pagamento , documentazione anche tecnica ,anche se è difficile distinguere l’interesse meramente  professionale da quello più ampiamente  informativo .
   Un grande problema non risolto è quello dei così detti portali, della indicizzazione o  soggettazione e dei motori di ricerca .L’impianto culturale e informatico  di chi archivia documenti  (non più solamente testi ma anche immagini e suoni, filmati etc.).condiziona direttamente la ricerca ;che cosa  archiviare e come (dalla rassegna stampa ai documenti , agli atti deliberativi, alle leggi o altro )con quale tipo di indicizzazione  o soggettazione con o senza “abstract” dei testi  diventa determinante per  il recupero dell'informazione pregressa .
   L’utente della rete non è solo un lettore  di opinioni o di un elzeviro colto ma un fruitore di documenti  in ogni campo del sapere  e tendenzialmente in una dimensione  di spazio geografico e di tempo storico non immaginabile in passato. L’archivio cartografico storico di Le Monde  è l’esempio di come un grande quotidiano fa anche da archivio di documentazione . 

In conclusione

  Concludendo la normativa regola male solo l’aspetto pubblico della comunicazione. Si ripete un copione già visto nella normativa sulla televisione (quando per lunghi anni è stata disciplinata solo la Rai  e consentito il caos dell’etere ai privati) o con il finanziamento pubblico ai partiti, giudicato scandaloso,mentre  quello privato viceversa è liberissimo etc. Oggi  vale ragionare anche in termini di meccanismi elettorali per capire i processi reali di  formazione della volontà politica generale  e la trasparenza dei  processi  decisionali .
  Un aspetto rilevante riguarderà la regolamentazione futura e le leggi regionali cui rinvia la normativa ma soprattutto la contrattazione; se saranno in grado i giornalisti  degli  uffici stampa  di affrontare con dignità il confronto qualitativamente complesso che si aprirà nel prossimo futuro.
   Tuttavia c’è nella legge un aspetto positivo che non va sottovalutato e che riguarda l’obbligo di definire contratti giornalistici negli enti pubblici che unifica finalmente  la condizione contrattuale  negli  uffici stampa  a quella degli altri giornalisti. 
 


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(14 luglio 2000)
 
 
 
 

 

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