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Voci straniere dalle gabbie: "Voglio solo tornare a casa mia"
Milano, la protesta contro il centro di via Corelli e l'incontro con gli immigrati detenuti
 


     Una manifestazione con rappresentanti di vari partiti, dai Verdi a Rifondazione comunista, esponenti di varie associazioni, rappresentaze dei centri sociali: obiettivo, denunciare le violazioni dei diritti civili che avvengono nei centri di permanenza temporanea per immigrati, in particolare di quello famigerato di via Corelli a Milano.

    La polizia, però, non aveva autorizzato i manifestanti ad andare in via Corelli, le ventimila persone dovevano fermarsi prima. Cariche della polizia, manganellate e lacrimogeni contro ci aveva deciso di proseguire ugualmente, con le mani alzate, preceduto da un "cordone" di persone-camera d'aria che dovevano assorbire le botte violente sferrate dagli agenti. Alla fine, una delegazione di parlamentari e di rappresentanti dei centri sociali ha avuto il permesso di entrare a visitare il centro e, dopo la mediazione di qualche politico, anche i giornalisti hanno potuto avvicinarsi alle sbarre e raccogliere le testimonianze degli "ospiti" detenuti in quello che molti non esitano a definire un "lager". Testimonianze inquietanti. "Ho moglie e figli a Verona, gli ho fatti venire dopo la regolarizzazione ma ora sono qui perché mi hanno fermato per la strada e hanno scoperto che in passato non avevo tutti i documenti a posto", racconta un marocchino di mezza età. Gli fa eco un altro nordafricano, un giovane: "Voglio solo uscire di qui e tornarmene a casa mia, via dall'Italia: perché non mi mandano via subito?". Nelle gabbie, perché tali sono le celle dei centri di detenzione, vere e proprie gabbie come al circo di una volta, ci sono vite calpestate da procedure che, come spiega il parlamentare del Prc Giuliano Pisapia che propone la chiusura dei centri, che rappresentano una violazione giuridica e quindi "dei diritti umani e civili" essendo le persone rinchiuse "non responsabili di un reato o sono sottoposte a procedimento penale, ma cittadini extracomunitari che, nell’attesa che venga valutata la loro posizione, vengono privati della libertà personale".

   Quanto all'intervento della polizia il 29 gennaio 2000, durante la manifestazione di Milano e contro un gruppo di giovani in partenza da Genova, si registrano diverse reazioni tra le quali quella del consigliere regionale di Rifondazione comunista della Liguria, Franco Zunino, che ha commentato le cariche sui giovani che avevano chiesto alle Fs di viaggiare gratis per Milano: «C’erano 50 ragazzi, alcuni dei quali giovanissimi, tutti con le mani alzate. Dall’altra parte, uno schieramento di oltre 100 agenti. Non c’è stata alcuna scintilla, alcuna provocazione. All’improvviso, la polizia ha attaccato e molti giovani hanno continuato ad essere picchiati, una volta a terra. Una cosa simile non accadeva da anni a Genova. Non capiamo perché tutta questa violenza. Non c’erano le condizioni, non c’erano i rapporti di forza, non c’era alcuna intenzione da parte dei ragazzi di arrivare a questo. E’ un brutto segnale del clima che si sta creando nel nostro Paese». Zunino era con i giovani dei centri sociali genovesi alla stazione di Principe da dove dovevano partire per Milano. Il consiglkire aggiunge che  «sono evidenti anche le responsabilità delle Fs: avrebbero potuto, come è accaduto tante volte, dare delle multe sul treno, anzichè creare un caso, con le conseguenze che ciò ha avuto». 

   La segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, presente con i suoi dirigenti agli incidenti avvenuti alla stazione, protesta «per la scorretta versione dei fatti fornita da Rai e Mediaset», chiede un’ inchiesta sulle responsabilità del «pestaggio» e invita il ministro degli interni Bianco «a dissociarsi da queste pratiche di violenza e ad adottare provvedimenti nei confronti dei responsabili».

   Per parte loro, i giovani del centro sociale Zapata di Genova-Sanpierdarena, parlano di "atto politico-militare" per impedire loro la partecipazione al corteo di Milano.

  La polizia si difende dicendo di essere intervenuta su richiesta delle Fs.

  Gianfranco Fini ha colto l'occasione per ripetere che i centri vanno chiusi: non quelli di detenzione, quelli sociali, covi di sovversivi. Che prendono le manganellate...


o C'erano parlamentari, esponenti delle associazioni antirazziste e dei centri sociali a Milano, il 29 gennaio 2000: qualcuno ha potuto anche parlare con i detenuti e rendersi contro delle condizioni precarie cui sono costretti.
E dopo le proteste di strada, anche a Firenze, Trapani e altre città, le agenzie di stampa e moltii telegiornali hanno continuato a chiamare "centri di prima accoglienza per immigrati" quelle gabbie
Fino al paradosso di notizie del tipo "otto immigrati extracomunitari hanno cercato di fuggire dal centro di prima accoglienza di Trapani".
Come? Da un centro di accoglienza
si "evade"?.
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