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Le banche italiane riducono il credito rischioso ai paesi in via di sviluppo
 

   di MAMELI BIASIN

    Ammonta a 35.227 miliardi di lire il debito dei paesi in via di sviluppo con le banche italiane a fine 1998. Ed è sceso, nel '98, rispetto ai 38.000 miliardi di fine '97, non perché i creditori abbiano condonato qualcosa, ma perché c'era la crisi e "quando piove, le banche chiudono gli ombrelli". 
   Le banche italiane hanno ridotto la consistenza dei loro crediti e operato forti svalutazioni dei crediti esistenti allo scopo di ridurre il più possibile il rischio di future perdite. Dai dati di Bankitalia, emerge un'esposizione verso i paesi in via di sviluppo diminuita nel '98 dell'8%. Quella verso i paesi dell'Est europeo è diminuita del 9,5%. 
Gli ultimi anni, e in particolare il 1998, sono stati particolarmente turbolenti sotto il profilo della finanza internazionale: sono stati caratterizzati dalla crisi asiatica, da quella russa e dalle difficoltà del Brasile e dei paesi dell'America Latina. In tale contesto è abbastanza ovvio che le banche abbiano cercato di ridurre al massimo i rischi verso quei paesi considerati altamente pericolosi. 

Repubblica Ceca e Ungheria più indebitate di prima

   Il paese non occidentale più indebitato verso le banche italiane resta la Russia (6.648 miliardi di lire alla fine del '98, -12% rispetto al '97), seguita a ruota dal Brasile (6.384 miliardi), che segnala un incremento del 31,9%, in controtendenza con il trend generale, e dall'Argentina (6.140 miliardi), con un calo di quasi il 17% che mostra come questo paese abbia pagato la crisi brasiliana. Seguono quindi il Messico (3.449 miliardi) e la Cina (2.429 miliardi). Analizzando i paesi che hanno visto crescere i crediti delle banche italiane verso le loro economie, emerge un altro dato: la flessione dei crediti verso l'Est europeo è in realtà una flessione dei crediti alla Russia. Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, infatti, hanno aumentato i loro debiti verso le nostre banche, anche molto, come mostra il triplicarsi dei crediti all'Ungheria. 
Guardando ai maggiori gruppi bancari, la graduatoria dell'esposizione netta "a rischio" -che non è tutta l'esposizione verso Sud ed Est - alla fine del 1998 vede al primo posto la Bnl con 2.088 miliardi di lire, seguita dalla Comit, ora in Banca Intesa, con 1.945 miliardi e dal gruppo Banca di Roma con 1.260 miliardi. Più distanziati il gruppo Unicredito con 556 miliardi, il San Paolo di Torino con 421 miliardi e Banca Intesa (Ambroveneto più Cariplo) con 347 miliardi di lire di esposizione netta. Anche qui c'è qualcuno in controtendenza: è Unicredito che tra il '97 e il '98 ha incrementato la propria esposizione del 18%. 

Preferiamo le Bermuda...

   Bnl, Comit, San Paolo e Unicredito forniscono i dati dettagliati dell'esposizione per paese. Bnl ha ancora la maggiore esposizione "a rischio" con l'Iraq (530 miliardi dopo le svalutazioni di bilancio), il residuo delle vicende degli anni '80 (Filiale di Atlanta, "supercannone"). Seguono i protagonisti della crisi degli ultimi anni: Russia, Corea del Sud, Brasile. Scopriamo che è Bnl il maggior creditore italiano dell'Indonesia, che è esposta per 11 miliardi verso l'Ecuador e per 10 verso il Sudan (solo 4 miliardi dopo le rettifiche). Brasile, Argentina e Russia sono i maggiori debitori extra-Ocse della Comit. Ancora la Russia, l'Algeria e l'Iran del San Paolo, ma verso Algeri e Teheran risultano pochissimi i crediti a rischio, mentre la banca di Torino è anche creditore per 10 miliardi (solo 2 dopo le svalutazioni) della Jugoslavia di Milosevic. Unicredito è invece esposta in primo luogo con Seul, poi con la Russia e l'India. Ma anche per 42 miliardi con le Isole Cayman e per 14 miliardi con Bermuda: due crediti che si svalutano pochissimo. 


o Pubblicchiamo un'analisi di Mameli Biasin (Etimos/
Altrafinanza) sull'indebitamento dei paesi in via di sviluppo con le banche italiane e sulla tendenza del credito accordato dagli istituti nazionali alle nazioni del Sud e dell'Est.
L'articolo è uscito anche sul Manifesto del 24 febbraio 2000.
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