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Due racconti di Fabio Zanello
 

Chi l’ha Visto

Io me ne vado adesso e lascio Mariangela e Pino e Berta, io me ne vado perché mia moglie ha una storia con l’idraulico o anzi, ce l’ho io con la sua parrucchiera, o piuttosto ho svuotato le cassette della banca dove lavoro, o più drammaticamente gli strozzini mi incalzano, ho sempre avuto la passione per il gioco e i cavalli e quei poveretti dei miei figli e mia moglie non l’hanno mai saputo, neppure mi conoscono. 
Io adesso me ne vado e sparirò così per andare a comprare le sigarette, oltre quell’angolo girato centinaia e migliaia di giorni, oltre quell’angolo che sempre mi riportava sulla strada di casa ma oltre il quale adesso c’è il Nulla che mi aspetta.
Io adesso me ne vado e da questa sera sarò un dettaglio, una faccia con un segno particolare (neo sullo zigomo sinistro), una sciarpa blu e un soprabito, un’altezza nella media, occhi verdi e accento con particolari inflessioni dialettali, una data di nascita e un’ora della mia scomparsa. 
Io adesso me ne vado e con la voce camuffata telefonerò io stesso dicendo di avermi visto prima a Livorno e poi a Trento, con un salto a Bologna ed a Pozzuoli, sarò l’uomo invisibile che è ovunque e in nessun luogo, mentre tutti mi cercheranno. 
Svoltato quell’angolo dimenticherò la memoria dei miei giorni, sarò il centro assente delle ipotesi riguardanti le ragioni del mio vivere, sarò la passeggiata alla tabaccheria che diventerà il perché della mia vita, lungo la quale, proprio perché sparendo, forse per la prima volta qualcuno ricorderà di avermi visto. 
Io diventerò il pianto in diretta di mia moglie, l’intervista a casa, il salotto su cui essi mi descriveranno rannicchiati, la musica da giallo che accompagnerà il servizio che ricostruirà la mia vita senza ombre, fino all’ultima, insolubile,  calata sulla mia esistenza. 
Sarò una perdita di denaro o un tradimento, un cedimento neuronale o il mistero di un amore mai provato, ma esternato per vent’anni con sistematico e irreprensibile attaccamento. Sarò un’ombra nel ricordo dei miei cari, una sedia occupata nell’ufficio, diverse firme su libretti e  cedole assicurative, sarò l’uomo per cui undici milioni di persone il martedì esprimeranno un enigmatico commento. 
Sarò il mistero di chi è stato e non è più, sarò la ricchezza immaginata di un’altra vita alle Bahamas, la fuga dalle frustrazioni di una vita senza gloria, sarò l’uomo dai pensieri così intimi e profondi da non essere mai stati conosciuti da alcuno veramente, nemmeno dai suoi cari. 
Pochi infatti capiranno il perché della ma scomparsa proprio adesso, comprata la mia Ford Crossing 1600 il mese scorso chiavi in mano, e parcheggiata nel garage.
Il che è spesso il mistero più profondo di Chi l’ha Visto il martedì in prima serata, il brivido che mi attanaglia sulla schiena, da domandarsi che cosa può mai essere quel Mistero per cui un individuo, in un istante qualunque e più banale della sua vita, magari mentre sta andando in tabaccheria, può improvvisamente sparire, lasciando dietro di sé qualcosa di completamente irresoluto e il Nulla, un’ombra e una carta d’identità, il ricordo di qualche segno particolare,  testimonianze dei suoi cari e dei colleghi di ufficio oltre all’ora accertata della sua scomparsa e alla sua macchina in garage.


Il mio candidato preferito

Il mio candidato preferito io tante volte ci penso quando lo vedo è lui. Hai voglia a dire la concertazione economica il piano di macro sviluppo nazionale un’asse fra governo blocco finanziario l’introduzione dell’Ilva il working plain, la politica è qualcosa che ti deve venire dal cuore, per raccogliere il consenso della gente.
E io, capite bene, sono la gente. 
Tante volte i leader parlano ma io penso che il candidato preferito debba parlare poco. Esprimersi con slogan chiari e semplici, per esempio Si vuole maggiore libertà. 
All’inizio c’era scetticismo, dicevano questo è scemo, poi invece ho cominciato ad alzarmi dal letto e sentirmi parte di lui. 
Prima la politica era una cosa fredda, io non sono mai stato una persona complicata, monto i radiatori in una fabbrica di Pavona i politici parlano e io non  capisco non a caso credo hanno inventato questa definizione, il politichese. Il politico prima era sempre staccato dalla vita di tutti giorni, in trasmissioni speciali o solo in telegiornali,  nelle immagini sempre dei telegiornali, sapevi che lì avresti sentito parlare di politica e assolutamente no altrove. Ad esempio nel calcio.
Il politico prima non lo potevi vedere al supermercato, o mentre guidi sul cartellone a via dei Reti, quello grande con le pubblicità delle offerte della GS con l’Isola Felice a mille lire, a me capita sempre di accorgermene due giorni prima che finisce il periodo ed è tutto svuotato. 
Il politico prima doveva sembrare sempre qualcosa di staccato e questo, io credo, va contro il popolo. Per esempio il politico per via delle ideologie non aveva la possibilità di parlare semplice, dovevi leggere dei libri prima e aver studiato per capirlo, lui era costretto a parlare secondo le regole di questo studio, ora il politico invece dice  Maggiori attenzioni per tutti, e questo è qualcosa diretto che va al cuore della gente, che sperimenti ogni giorno senza aver studiato. Aiutare chi è in difficoltà, ecco un’altra cosa che dice questo mio politico preferito, lo dice con un sorriso e una frase come vedete semplici, io non ho studiato. 
Però tante volte mi sono trovato in difficoltà. 
Altre volte il mio politico preferito dice Una vita con maggiori garanzie per ognuno, e anche questo è di un certo effetto. Io sono favorevole a questa semplicità nel linguaggio, anche per essere più competente alle elezioni, ho letto un manifesto  che dice Difendiamo la natura, e questo è giusto, chiaro su tutto, la natura è qualcosa che va rispettata. 
Secondo me il miglior candidato politico dovrebbe essere qualcuno che dice anche qualcosa di non politico, come ad esempio Auguri, Stai bene?, diretto alla gente, perché la vita non è sempre solo politica,  un candidato che mandasse gli auguri per le feste o rammentasse di guidare piano il primo giorno di ferie. 
Le feste sono importanti, e anche la prudenza alla guida oggi. 
Il mio candidato politico preferito penso che vorrei vedere un suo manifesto con scritto Vogliatevi  bene, o qualcosa di chiaro che non si è mai sentito prima in politica, come Mai più odio, perché sono tempi che la politica è attraversata da violenza. 
Alcuni raccontano di aver visto manifesti di questo candidato politico dire  Stai su, o Sii Felice, altri Risparmia, o Per chi non si accontenta, ma bisogna stare attenti, io penso il problema.  con tante pubblicità in giro è che uno si confonde, mia madre ad esempio ripete i suoi slogan Senza Scatto alla Risposta o Come Natura Crea, senza capire la confusione tra i cartelloni, io penso che la vera rivoluzione è il giorno in cui i candidati politici diranno cose come Ama, o Vivi felice. 
Questo sarebbe parlare diretto al cuore della gente, una volta ricordo avevo visto il manifesto del mio candidato politico preferito vicino a quello di Capitan Findus e non so perché erano uguali, li ho scambiati, Capitan Findus diceva L’allegria c’è solo quando ci siamo noi,  e io non mi sono mai sentito così bene, sembrava un sogno e invece seguendo lui quella volta ero nell’Isola Felice   (offerta GS dal 10 al 25 dicembre 2001 corrente mese) e compravo i surgelati a mille lire, io un’altra cosa che mi piacerebbe mi permettesse di fare il mio candidato politico preferito
 


o Fabio Zanello è nato a Roma nel 1963. Lavora  con la collana Robba Coatta Factory / Castelvecchi per i cui tipi ha pubblicato il suo primo romanzo "Hanno rapito Gorbaciov"..

Il sommario
dei racconti
 

(20 marzo  2001)

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