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"La mia odissea di disertore in Serbia..."
Una testimonianza raccolta a Belgrado di un giovane che non voleva imbracciare il fucile
 

A cura di Michelangelo Severgnini e Dusko Djordjevic

  "E' cominciato tutto nel ’96. E’ stata un’ossessione di cui non riuscivo mai a liberarmi. Avevo un passaporto per minorenni che era valido e quindi potevo permettermi un attimo di tempo per vedere cosa fare. Scaduto il tempo sono andato in Galles decidendo di fare studi celtici e la zia mi ha finanziato anche un corso di gaelico. L’intenzione era quella di rimanere lì e non tornare mai più. Mi ero inserito abbastanza, ma il problema era il passaporto che stava per scadere e che non riuscivo a rinnovare perché non avevo fatto il servizio militare. Potevo rimanere nel paese solo illegalmente, una situazione che ero già pronto ad affrontare. Poi mi sono ammalato e sono stato costretto a tornare. In quel periodo, tra il ’96 e ’97,  c’erano le manifestazioni degli studenti, che poi purtroppo sono fallite. In seguito sono riuscito ad ottenere una borsa da un fondo democratico o qualcosa del genere per andare in Danimarca ma per ottenere il passaporto dovevo fare almeno la visita medica di pre-leva; dovevo passare come abilitato altrimenti non mi avrebbero dato il passaporto e io volevo andarmene prima possibile. 

   Sono riuscito ad ottenere il visto danese lo stesso giorno in cui dovevo partire; ce l’ho fatta appena in tempo. In Danimarca poi ho sempre avuto dei problemi con il passaporto. Scaduto il tempo della borsa di studio non avevo diritto di lavorare con il visto che avevo quindi ho fatto di tutto: giardiniere, domestico, giocavo a scacchi per soldi, ho lavorato in un ristorante "harekrishna" e lì hanno cercato anche di convertirmi. Poiché ho studiato l’islandese durante questo erasmus,  tramite vari canali  e conoscenze sono riuscito ad ottenere una borsa per l’Islanda per un mese. Nel frattempo mi stava scadendo il visto danese quindi dovevo mandare i certificati al dipartimento militare in Jugoslavia con la richiesta di prolungarmi il passaporto almeno per un altro anno. I passaporti che rilasciavano alle persone come me avevano durata di un anno, un anno e mezzo, appunto solo perché non avevo fatto il servizio militare. 

   Poi devi pagare tutte le volte che rinnovi il passaporto e devi fare tutta la procedura da capo che è una cosa terrificante. Il visto invece sono riuscito ad ottenerlo grazie ad una signora gentilissima che lavorava al consolato danese in Islanda, quindi potevo di nuovo tornare in Danimarca e non finire in Kosovo, che sarebbe stata una brutta cosa. Sapevo già infatti di essere stato assegnato ad una caserma in Kosovo come posto dove avrei fatto il militare. Me l’ha detto la vecchia che lavorava al dipartimento militare, chi sa da quanti decenni è lì e chi sa quanta gente ha mandato alla morte dicendo con la sua voce tenebrosa: “Kosovo”. Non potevo far altro che mandarla affanculo.  Ma per tornare al discorso di prima, ho vissuto ancora per qualche tempo in Danimarca, praticamente fino ad un mese dai bombardamenti, dopo di che sono scoppiato sia dal punto di vista economico che per la salute. Non se ne poteva più. L’ultimo mese l’ho passato in una cantina senza riscaldamento con alcuni anarchici.

   Lo stesso giorno in cui sono tornato a Belgrado mia madre mi ha lavato il passaporto nella lavatrice con il visto danese ancora valido. Io ero tornato a casa solo per riprendermi e cercare di fare qualcosa per rinviare il servizio militare perché il visto era valido fino al luglio ’99. Ma per tornare dovevo fare il passaporto nuovo e chiedere di nuovo il permesso all’esercito. Ovviamente non potevo farmi vedere perché sapevo che mi avrebbero creato dei problemi o mandato chi sa dove. Ho passato i bombardamenti a Belgrado dopo di che mi sono iscritto alla facoltà per i minatori, presso la quale è più facile iscriversi, facendolo solo per rinviare la leva. Quindi capisci quanto dura questa ossessione, da quando sono diventato maggiorenne ad oggi e non è ancora finita. Cosa faccio adesso? Beh, le prospettive si aprono davanti agli anormali, devo essere anormale per liberarmi dall’esercito. Dipende tutto dallo psichiatra che ti controlla, dipende se è una persona che riesce a capire che io questa cosa non la voglio e la rifiuto e deve capire perché non la voglio e la rifiuto. Se no sarò costretto a fare qualche cazzata per riuscire a portare avanti quello che penso e per evitare il militare. Non ho alcuna intenzione di perdere il tempo in queste cose, mi sembra una cosa assurda, una nebulosa. Ognuno ha la sua storia particolare e diversa ma basata sugli stessi motivi.
  La gente si trascina avanti così facendo di tutto per liberarsene se non trovano prima un aggancio o una soluzione. C’è molta comprensione tra la gente che si trova in queste situazioni. 

   E’ da quando ho coscienza di me stesso, dalla prima elementare che ho deciso di non fare il militare. Non sono mai riuscito a capire questi obblighi imposti. E’ un’imposizione, la devi fare; c’è una formula alla quale ti devi sottomettere. Questo per me è sempre stata una cosa aliena, lontana, terrificante. Servire un’istituzione che per me ai tempi era completamente astratta, verso la quale non ho mai sentito nulla di positivo. Col tempo ho sviluppato questo sentimento, ma l’ho sempre sentito e coltivato. La violenza mi fa schifo e così ogni forza costrittiva, ma in particolare quella che deriva dalle istituzioni di controllo statale, lo stesso vale per i modelli di comportamento forniti dalle stesse. Non sono mai riuscito ad accettare questo.

<<Fermenti studenteschi tra ‘96/97>>

  Durante le manifestazioni studentesche del 96/97 le cose si succedevano velocemente. Molto presto si sono create delle gerarchie strane. Tutte queste manifestazioni erano dirette da due comitati principali. C’era molto caos. Succedeva che la gente del comitato principale non sapesse chi erano quelli del comitato per le iniziative o quale comitato è nato prima e quale dopo. Ora non ricordo bene la struttura di questi gruppi, io non ne facevo parte direttamente quindi osservavo dal di fuori le faccende. Comunque succedeva di tutto durante la assemblee, una tipa norvegese ha ripreso una di queste assemblee e sarebbe un materiale molto prezioso se fosse possibile rintracciarlo. Si litigava, si delirava, una volta scoppiò anche una rissa. C’erano delle divergenze abbastanza serie già allora; mi ricordo che una volta uno sbirro in borghese si avvicinò ad un mio amico durante un corteo e gli disse: “bravi ragazzi continuate così, ieri ci siamo piegati dalle risate ascoltando l’assemblea…”. Giravano diverse storie e faccende. 

   Si diceva che il responsabile della cassa di uno dei comitati in seguito alle manifestazioni è stato visto con una macchina nuova; o che soldi destinati al movimento studentesco erano scomparsi nel nulla eccetera. C’erano troppe faccende torbide. Durante un referendum organizzato dagli studenti della facoltà di medicina in cui si doveva decidere se continuare le proteste o meno si scoprì che avevano falsificato i voti facendo quelle cose contro le quali sono scesi in piazza qualche mese fa. Quando si è sparsa la voce questi dovevano scappare e nascondersi perché gli altri studenti volevano linciarli. 

   Chi mi può garantire dove sono finite queste persone che volevano concludere le proteste quando non acevano più comodo? Questi volevano farsi la carriera politica con le proteste. Otpor per esempio è un organismo istituzionale. E’ un movimento in cui trovi di tutto: gli eurocrati, i nazionalisti, o la gente con un percorso completamente diverso con delle idee opposte. Questo organismo è stato pensato come una piramide senza la cima; però chi mi può dire cosa succede veramente all’interno; girano tanti soldi in questi ambienti. Otpor sarebbe un movimento popolare, quindi possono farne parte le persone di diversa età, ma la presenza di un Dobrica Cosic mi terrà automaticamente lontano da questa organizzazione per il semplice motivo che di lui come scrittore penso le peggiori cose ed inoltre con i suoi scritti nazionalisti ha anche contribuito all’ascesa di Milosevic". 
 
 



 
 
o Questa testimonianza
è stata raccolta 
a Belgrado
per il programma radiofonico "Ostavka!".
in onda tutti
i venerdì 
dalle 18.20
alle 19.20 sulle frequenze di radio Onda d'Urto 
(Milano 98.00 - Brescia 106.5). 
Presto le interviste saranno incluse
in un video documentario
che dovrebbe intitolarsi
"Prvo Sloba, 
sada globa" 
(Prima Slobo, 
ora il globo).
A cura di Michelangelo Severgnini (autore del volume appena pubblicato
"Good morning Pristina!" ed. Prospettiva)
e Dusko Djordjevic.
ostavka@virgilio.it

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