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Zingari, uscire dal degrado dei campi si può. Qualche esempio
Dalla Sardegna un'esperienza per contrastare l'emarginazione urbanistica e sociale
 

 L’Italia è stata denunciata, dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom, al Comitato per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali (CERD) dell’O.N.U., per le condizioni nelle quali si trovano le famiglie di etnia rom e sinti presenti nel suo territorio. Dopo aver esaminato il problema ed ascoltato il rapporto del governo italiano sulla situazione nel nostro Paese, in una riunione tenuta a Ginevra l’8 e il 9 marzo 1999, il CERD ha espresso un giudizio severo nei confronti dell’Italia, condannando la segregazione razziale dei rom riguardo alla questione alloggiativa. In particolare il CERD ha espresso preoccupazione “per le condizioni di molti rom che, tagliati fuori dalla possibilità di ottenere abitazioni, vivono in campi ai margini delle principali città italiane” e ha dichiarato che “in aggiunta alla mancanza dei servizi di base, la permanenza dei rom in questi campi porta non solo ad una segregazione fisica della comunità rom dalla società italiana, ma anche ad una condizione di isolamento politico, economico e culturale”.

   Anche in Sardegna la situazione è drammatica.

   La legge regionale n.9.del 1988 per la “tutela dell’etnia e della cultura dei nomadi” rimane nella sostanza inattuata. Salvo qualche rarissima eccezione, i comuni della Sardegna interessati dalla presenza di gruppi di zingari hanno preferito non affrontare il problema o gli hanno dedicato scarso impegno e risorse irrilevanti. Né vi sono state iniziative a livello regionale per sollecitare l'applicazione della legge da parte degli enti locali. La localizzazione delle aree per gli insediamenti dei rom e dei sinti rimane a tutt'oggi, in genere, fuori dagli strumenti di pianificazione urbanistica. 

Campo nomadi cioè ghetto

   Gli zingari, soprattutto quelli di etnia rom (nomadi o sedentarizzati),  sopravvivono ai limiti delle nostre città in uno stato di emarginazione urbanistica e sociale in molti casi vergognosa, che rivela il grado di inciviltà delle comunità ospitanti. I cosiddetti “campi nomadi” in genere non sono altro che ghetti con l’aggravante dell’isolamento fisico: i confini dei campi corrispondono sempre a cimiteri, discariche, mattatoi, canili, autostrade, aeroporti, zone industriali, inceneritori etc. Vi è l’evidente intenzione di tenere gli zingari lontano dalla vista dei cittadini “civili”, come se i campi nomadi non fossero insediamenti umani, ma depositi di ruollottes sfasciate o lazzaretti per contagiosi e deformi.

   Eppure la legge regionale in questo senso sembra chiara. I campi per la sosta e per il transito, definiti "strutture speciali  di uso pubblico", dovrebbero essere realizzati in aree urbane fornite dei servizi fondamentali, come scuole, negozi, farmacie, ospedali centri sociali e trasporti.

   La legge stessa, a dieci anni dalla sua  nascita, rivela molti limiti

   Le dimensioni delle aree destinate alla sosta e al transito, previste dalla legge (non interiore e 2.000 e non superiore a 4.000 mq. per contenere rispettivamente un massimo di10 e 25 roullotes),  sembrano insufficienti per consentire condizioni di vita decenti soprattutto alla famiglie sedentarizzate in genere composte ognuna di una decina di individui. Va tenuta presente sia la necessità di  angoli appositamente attrezzati per le attività lavorative degli adulti sia la necessità di ampi spazi per il gioco dei minori. Le aree di insediamento degli zingari si presentano principalmente proprio come luoghi dell'infanzia.
In alcune particolari situazioni, si è constatata inoltre la disposizione delle famiglie zingare a dedicarsi alla coltivazione di piccoli appezzamenti di terra (per orti e giardini) e all'allevamento di animali di bassa corte, ritrovando abitudini già consolidate nei paesi d’origine dove, ormai da generazioni, erano già sedentarie.
   La legge regionale 9/88, che parte da una visione del fenomeno del nomadismo del tutto inattuale, sembra invece precludere la possibilità di realizzare degli insediamenti stabili mentre l’orientamento suggerito dalle associazioni impegnate nella tutela delle etnie rom e sinti, è quello di prevedere e consentire, varie risposte alle esigenze abitative fra cui  la realizzazione di piccoli villaggi con casupole in legno o in muratura con ampi spazi ed aree verdi, piuttosto che i soliti desolati piazzali per il parcheggio di roullottes.

   In questo senso alcune esperienze sono significative e andrebbero sviluppate. Fra queste merita di essere segnalata quella di Alghero, pur rappresentando un esempio paradossale di “urbanistica abusiva”. 

ALGHERO

   Da circa vent'anni vive in Alghero una comunità di etnia Rom Khorakhanè di origine bosniaca, composta da circa cinquanta persone (la maggior parte delle quali minori) che risultano residenti e regolarmente iscritte presso gli uffici anagrafici a partire dal 1987 e dimoranti dal 1991, di fatto abusivamente, in un area di sosta provvisoria in località La Fighera, una pineta in prossimità della borgata di Fertilia. Attualmente frequentano le scuole elementari di Fertilia 8 minori.

   L'Opera Nomadi e l'Associazione Primavera (associazione locale di volontariato contro l'emarginazione sociale che è attiva nel campo dei programmi terapeutici per tossicodipendenti), senza attendere le iniziative delle istituzioni, per tanti anni latitanti o bloccate da complicazioni burocratiche, a partire dal 1993 hanno avviato degli  interventi urgenti per alleviare le condizioni abitative di estremo disagio nelle quali si trovavano le famiglie dei rom. 

   Un primo intervento è  consistito nella costruzione di una baracca in legno per alloggiare una famiglia numerosa (composta dalla coppia di genitori e otto minori) che si trovava in grave difficoltà. La baracca è stata realizzata su iniziativa dell'Associazione Primavera che per l'emergenza aveva  messo a disposizione, oltre al materiale, parzialmente di recupero, anche le due falegnamerie delle comunità terapeutiche di Cala del Vino e Pala Pirastru. Questa prima esperienza ha convinto i volontari che si poteva, da subito, fare qualcosa per migliorare le condizioni abitative della comunità zingara.
     L'Associazione Primavera ha regalato alla comunità rom, fino ad allora sprovvista di qualsiasi rifornimento idrico, un serbatoio per l'acqua che il Comune si impegnava a riempire con una certa regolarità. Insieme ad alcune famiglie, con la collaborazione della Legambiente e con alcuni mezzi messi a disposizione dall'Amministrazione Comunale, si provvedeva inoltre ad una radicale pulizia  dell'area. Con inerti di cava (tout-venant e ghiaia), sparsi soprattutto in corrispondenza delle piazzole, si è cercato a più riprese di migliorare le condizioni del terreno, per natura assai fangoso.

   Successivamente con un primo  contributo in denaro da parte della Curia di Alghero si sono realizzate altre tre casupole prefabbricate in legno, più rifinite della prima (si veda la scheda), che sono state consegnate ad tre altre famiglie numerose (composte ognuna da circa 10 persone). Infine con un altro contributo della Curia, integrato da  un aiuto da parte anche dell'Amministrazione Comunale sotto forma di una piccola fornitura di materiali, è stato possibile realizzare prima due casupole più piccole per ospitare due donne anziane che vivono da sole, poi due altre di dimensioni maggiori per famiglie numerose. 

   Il campo, nel frattempo, grazie ad una maggiore disponibilità dell'Amministrazione Comunale, veniva fornito d'acqua corrente, energia elettrica e servizio di ritiro dei rifiuti solidi. 
   Risultava fallimentare invece l'intervento d'emergenza per migliorare gli aspetti igienico-sanitari, con la posa di tre vecchi gabinetti autopulenti di recupero, collocati però già in stato di avanzato degrado, inefficienti e perciò mai utilizzati dalle famiglie. Rimane a tutt'oggi quindi l'esigenza di realizzare dei gabbiotti per i servizi igienici (bagno alla turca e doccia), uno per ogni famiglia, che potrebbero essere collegati alla fossa settica già realizzata.
   Vari capifamiglia della comunità rom di Alghero sono stati nel 1991 denunciati per l'occupazione abusiva dell'area e di recente processati e condannati. Per fortuna il reato, in fase d'appello, è  andato in prescrizione. 

Descrizione di una casupola tipo per famiglia numerosa:

   Costruzione di forma rettangolare (misure m.6,50x4,90)  con tetto a due falde simmetriche. Superficie utile interna mq.30 circa. Altezza alla gronda m.3,40. Struttura portante e di copertura in legno d'abete. Tamponamento con pannelli in legno a doppio strato (esterno a doghe orizzontali a lembi sovrapposti s.25, interno in perline s.20) e intercapedine coibentata con lastre di sughero autoespanso s.30. Superficie di copertura in tavolato, lastre di sughero e rivestimento con guaina impermeabile ardesiata.  Pavimento in tavolato s.50 maschiettato, su travatura in legno. La casupola è collocata, a 40-50 cm da terra, su 14 appoggi (con blocchetti in cls) . Ogni casupola è dotata di 2 porte d'ingresso (90x220), e 3 finestre a doppia anta (120x120). Tramezzature interne con pannelli in multistrato, con possibilità di soppalco. Ogni famiglia può decidere liberamente come montare i pannelli di tamponamento e quindi come disporre porte e finestre, oltre che come dividere lo spazio e il volume interno. Il legno di alcune baracche è stato trattato con una soluzione di sali di boro, impregnato con olio di lino e protetto con vernice biologica  atossica. 

Aspetti urbanistici e amministrativi

L'Amministrazione Comunale di Alghero, dopo aver perso alla fine degli anni 80  un primo finanziamento per la realizzazione di un campo per la sosta e il transito dei nomadi , a partire dal 1994, al fine di sanare la situazione esistente, ha nuovamente  manifestato l'intenzione  di  realizzare una struttura ai sensi della legge regionale n.9/88 e  ha  avviato le seguenti pratiche:
- individuazione dell'area, nelle immediate vicinanze del campo provvisorio, con delibera di giunta n.1942 del 28.12.95
- richiesta  di un contributo sulla base di un progetto di massima, fornito dall'Opera Nomadi, cui la Regione ha risposto positivamente con decreto n.2682/v del 01.10.97
- concessione in comodato del terreno da parte dell'E.R.S.A.T. (prot.1403 del 08.10.97)
- adozione da parte del Consiglio Comunale della variante al P.R.G. per il cambio di destinazione urbanistica dell'area, come previsto dalla legge, con delibera n.76 del 17.10.97 approvata dal Co.Re.Co.
Ora per realizzare l'intervento occorre:
- definire la pratica relativa alla disponibilità del terreno, in quanto la Regione ne richiede la proprietà da parte del Comune, e non la sola disponibilità in comodato,
- completare l'iter di approvazione della variante al P.R.G. relativa all'area, 
- elaborare il progetto definitivo ed esecutivo ed appaltare i lavori.
L’avvicendamento amministrativo ha purtroppo interrotto l’iter per la realizzazione del progetto per il campo. L’attuale giunta comunale sembra orientata a trovare una collocazione più emarginante per l’insediamento. Questa intenzione, unita ad un effettivo scarso interesse, sembra pregiudicare la possibilità di utilizzare il finanziamento già ottenuto. 
 


o Riceviamo e pubblichiamo, ritenendo sia significativa la diffusione delle esperienze pratiche di soluzione dei problemi socioabitativi degli zingari dei campi,
il documento presentato dall'architetto 
Giovanni 
Battista Oliva
e dall'Opera Nomadi Sardegna alla seconda  Rassegna urbanistica regionale 
della Sardegna


IL PROGETTO 

Progetto di massima per il campo sosta della comunità rom residente ad Alghero con area
per il transito.

L'area destinata alla realizzazione delle strutture definitive del campo ha una superficie di mq.3.000.  ed è situata nelle immediate vicinanze dell'attuale campo provvisorio.
Il progetto prevede la realizzazione di otto piazzole di mq.150 ca. ciascuna per ospitare le famiglie residenti e  di uno spazio attrezzato per accogliere 4-5 famiglie in transito.
Sono previsti spazi collettivi nei quali dovrebbero essere  realizzate strutture per la socializzazione e le attività artigianali (lavori in metallo, tessitura, confezioni ecc.). 
Sono previsti uno spazio per il gioco dei bimbi e una struttura di uso comune per riunioni, doposcuola, celebrazioni religiose e feste, consultorio, pronto soccorso ecc.
Il campo verrà delimitato da una rete bassa (max 100cm) del tipo in metallo plastificato con una siepe e alberature e sarà dotato di tre ingressi.
E' previsto l'impianto di illuminazione pubblica e la collocazione di una cabina telefonica.
La piazzola tipo, provvista di una bordura a siepe,  comprende uno spiazzo sistemato con ghiaia su sottofondo drenante in tout venant,  camminamenti e un'area  di circa mq.60 pavimentati con lastroni di cemento sigillati con malta di calce;  una parte verrà lasciata a verde destinata eventualmente a un piccolo orto-giardino.
In ogni piazzola sarà consentito montare delle casette in legno prefabbricate e/o una o due roullottes.
E' prevista, per ogni piazzola la realizzazione di servizi igienici (2 bagni alla turca, lavandino, doccia, scaldabagno) da collegarsi alla casetta o alla roullotte mediante un camminamento coperto. 
La piazzola, alimentata da presa di corrente e fornitura idrica sarà dotata anche di un lavello con piano d'appoggio e scolapiatti, e un lavatoio per biancheria.
 L'impianto elettrico e l'impianto idrico-fognario interrato verranno realizzati secondo le norme vigenti. Le acque nere verranno convogliate nella fossa settica impermeabile mentre quelle bianche e meteoriche in apposite trincee drenanti lungo le siepi. Sono previste delle bocchette antincendio.
 L'area per il transito comprenderà oltre a uno spiazzo per il parcheggio delle roullottes (4-5), con una presa di corrente per ogni stallo, servizi igienici di uso comune, separati per sesso (2 WC, 2 docce, 2 lavabi), con un lavello con piano d'appoggio e scolapiatti, un lavatoio per i panni. 
E' previsto un angolo opportunamente schermato  per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi.


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