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Dentro la nuova Intifada
Diario di viaggio in Palestina: il terrore di un popolo violentato
 

di FARSHID NOURAI

    Quale sarà il futuro della Palestina? Parto per Gerusalemme con il ronzio di mille domande in testa: negoziati, pace, intifada, scontri violenti, carri armati, elicotteri,  sassi, bambini trucidati. Ho le risposte come frammenti di un mosaico spezzato dal fragore di una violenza improvvisa. Il vecchio disegno originale è cancellato dalla rabbia di un popolo privato dei suoi diritti per molto tempo.  

   Gerusalemme - Si è spezzata la debole linea di fiducia per una pace giusta, sorta 7 anni fa dopo gli accordi di Oslo. L'arroganza del potere israeliano ha logorato la speranza del futuro nelle menti dei palestinesi provocando una profonda frustrazione e delusione. Che cosa è la pace se non libertà di movimento? che cosa è la pace se non la sicurezza che la tua terra non verrà confiscata? che cosa è la pace se non la possibilità di sfruttare le tue risorse naturali? che cosa è la pace se non il controllo dei confini del tuo paese?  Grida un amico palestinese. 
   I lunghi negoziati per la pace e gli impegni presi non solo non hanno modificato la  condizione di vita dei palestinesi bensì in molti casi l'hanno peggiorata. Anche perché gli israeliani non hanno mai attuato molti degli accordi presi in questi anni. 
La colonizzazione è stata accelerata durante il Governo di Barak.Sono aumentati gli insediamenti israeliani e le By-pass Roads. Ogni palestinese vedeva con i suoi occhi la trasformazione sul terreno. Il fallimento dei negoziati di Camp David e l'accusa di Clinton ad Arafat per la sua intransigenza ha convinto i palestinesi di essere soli, abbandonati dai paesi arabi, dagli Usa, dall'ONU e dall'Europa. Era ampiamente prevedibile la sollevazione popolare dopo la stupida visita di Sharon alla spianta della moschea osserva Uri Avneri (3).

   Vicino all'aeroporto di Gerusalemme, i bambini del vicino campo profughi tirano sassi contro i soldati israeliani oltre il grande recinto. I soldati armati di fucili di alta precisione corrono lungo il recinto cercando di centrare i ragazzi nei loro mirini.
"Che cosa potevano fare i ragazzi che vedevano ridursi in frantumi il loro futuro, i  loro sogni, ogni giorno, se non ribellarsi? Scrivono che questa è una ribellione religiosa. Non è così, ci battiamo per i nostri diritti, musulmani e cristiani uniti contro l'occupazione israeliana", dice Zahira  Kamal (1). 

   "Una guerra? Il confronto tra la gente che tira sassi e i soldati che rispondono con i fucili, carri armati e elicotteri non può essere chiamato guerra. Questa è una propaganda israeliana per nascondere le sue responsabilità", sottolinea Mustafa Bargutti (2). "144 palestinesi sono stati uccisi finora: 13.8% sotto 15anni, 20.3% tra 16-18 anni, 50% tra 19-29 anni, 8.7% tra 30-39 anni, 3.6% tra 40-49 anni, 3.6% tra 50-59 anni. Molti  bambini uccisi non erano neanche coinvolti negli scontri", aggiunge Bargutti.

   La tensione si annusa anche nell'aria che si respira. Sono pochissime le persone per le strade di Gerusalemme est e ovest. Anche gli israeliani ci dicono di aver paura. Mentre percorriamo le strade di Gerusalemme, ci scuote l'annuncio della radio israeliana che avverte gli abitanti di un quartiere di Gerico di evacuare in mezz'ora. Chiaramente verrà abbattuto con i missili, chi sa quale ufficio, come la risposta all'uccisione di un soldato israeliano. Il pensiero delle persone che devono lasciare le loro case nel cuore della notte e che, dopo, probabilmente, troveranno solo macerie è terribile. Succede lo stesso anche nei giorni seguenti a Ramallah, Nablus,  Herbron, Gaza, KhanYounis, Bethlehem, Beit Jala e Biet Sahur.
"Gli  israeliani cercano di terrorizzarci attraverso questi attacchi, ci vogliano mostrare che in ogni momento possono distruggerci dovunque", dice Zahira Kamel.
   La politica israeliana non è riuscita a guadagnare neanche un millimetro di fiducia dei palestinesi in questi 7 anni. Gli americani hanno perso la loro credibilità morale come intermediatori imparziali. I palestinesi, unanimi, invocano l'intervento degli europei, della Russia e della Cina.  

   "Il problema principale è che gli israeliani non ci presentano una soluzione credibile su cui possiamo discutere. Sembra che neanche loro sanno che cosa vogliono di preciso", afferma Yasser Abdel Rabbu.
   Questo non è solo un confronto militare bensì anche virtuale. I giornalisti israeliani  descrivono gli scontri con l'enfasi di una partita di calcio. La campagna per la  disumanizzazione dei palestinesi è già in corso da settimane. I mostri che non hanno difficoltà a mandare i loro bambini alla morte. La TV israeliana mostra i bambini degli insediamenti che sorridendo, innocentemente, mostrano i frantumi di presunti colpi sparati dai palestinesi. I giornali analizzano i testi scolastici palestinesi per provare che i bambini imparano l 'odio nelle scuole. Nessuno dice che molti di questi bambini non hanno scuole che hanno imparato l 'odio attraverso la brutale legge dell'occupazione militare.

   "I coloni israeliani armati attaccano i civili palestinesi. E' lunga la lista delle atrocità che hanno commesso i coloni. Nei rari casi in cui vengono arrestati, vengono rilasciati dopo pochi giorni. Siamo in tempo della raccolta delle olive ma, i contadini hanno paura di andare nei campi, hanno paura di essere attaccati dai coloni", afferma Yasser Abdel Rabbu (5). 
   La chiusura dei territori impedisce a 150 mila lavoratori che ogni giorno si spostano, di andare a lavorare in Israele. La situazione economica peggiora notevolmente. Il danno economico è stato stimato pari a 500 milioni di dollari dopo le prime tre settimane dall inizio della nuova intifada. 
   "Gli israeliani impediscono a 1000 Tir carichi di ogni genere di entrare in  Cisgordania. I supermercati si stanno svuotando. Dall'altra parte i coltivatori  palestinesi non raccolgono neanche gli ortaggi in quanto non possono raggiungere i mercati", dice Sami al Abed (4).

   Gli scontri non si limitano a Cisgiordania e Gaza. Sono insorti anche i palestinesi con la cittadinanza israeliana: a Giaffa e a Nazaret ci sono stati duri scontri con la polizia e dopo con i coloni.

NOTE:
1) Zahir Kamal, Direttore Generale del ministero della cooperazione Internazionale 
2) Mustafa Bargutti, Presidente di UPMRC   
3) Uri Avneri, giornalista, Gush Shalom   
Sami al Abed, Vice Ministro della cooprazione Internazionale dell'ANP 
5) Yasser Abdel Rabbu, Ministro dell'informazione dell'ANP  

(1/continua)



o Farshid Nourai del gruppo Palestina dell'Associazione italiana per la pace ha fatto parte di una piccola delegazione 
che si è recata in Palestina nei giorni scorsi. Ha avuto  molti incontri con le autorità palestinesi e i pacifisti israeliani.
Questa è la prima parte del resoconto del viaggio.

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(9 novembre 2000)

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