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Verso Genova, appello per un'azione diretta nonviolenta
Alcune nostre riflessioni sul "movimento" e un documento che riceviamo e pubblichiamo
 

  Riceviamo un appello sostenuto dalla rete Contro G8 e dalle rete di Lilliput, del quale pubblichiamo dopo questo nostro articolo la parte "politica", rimandandovi ai link segnalati in fondo per gli eventuali approfondimenti operativi. 
Dato che Nonluoghi tenta di contribuire al dibattito su questi temi, ci sembra significativo pubblicare questa documentazione in un momento nel quale, sulla scia del NoGlobal di Napoli, il mondo variegato che si oppone ai processi di omologazione neoliberista si interroga fortunatamente più di prima sui metodi e sugli obiettivi dell'impegno pubblico e sulle reali affinità fra i vari soggetti in campo.

Che si apra questo tipo di riflessione ci sembra un piccolo segnale positivo in una fase nella quale l'azione di base per contrastare il dominio del "pensiero unico" rischia seriamente il cortocircuito anche per la povertà del dibattito interno, sia sul fronte dell'analisi socioeconomica sia su quello del percorso politico alternativo da costruire nella società. C'è, in sostanza, il rischio che l'arcipelago della protesta più che assumere il ruolo di soggetto policentrico e antisistemico si riduca presto a elemento decorativo.
. Che venga metabolizzato e integrato in agilità dalla grande macchina del mercato e che finisca così con l'accentuare i suoi tratti in buona parte autoreferenziali, già oggi evidenti laddove si tende a definire "movimento" un insieme eterogeneo di realtà di base tra loro anche molto lontane se non proprio sul piano della lettura del quadro sociale - locale e globale - su quello del da farsi e del come muoversi verso un mondo più giusto.

Uno degli aspetti più evidenti di questa debolezza è la tendenza a sottovalutare l'analisi e la centralità delle questioni "locali" nel quadro globale: si rischia in questo modo di contribuire - forse involontariamente - alla diffusione di una verità che il sistema di dominio mercantile cerca di diffondere con i suoi potenti mezzi: che il problema sia solo il rapporto fra Nord e Sud del mondo e che non ci sia, invece, ancora una questione di grave deficit democratico e di ingiustizia intrinseca al modello occidentale. E' ingiustizia, infatti, che nei cosiddetti paesi avanzati - per fare un esempio banale ma anche empiricamente dimostrato - chi guadagna di meno si ammala di più e muore prima. La semplice constatazione che mettere in discussione e trasformare le forme della organizzazione sociale, politica ed economica al Nord è la strada obbligata per individuare percorsi di giustizia che si allarghino anche al Sud, ci pare ancora poco analizzata nel quadro delle iniziative "antiglobalizzazione". 

Dotarsi di strumenti più complessi e precisi di analisi e di proposta politica risulta a questo punto urgente per evitare che lo stesso agitarsi dell'alternativismo finisca relegato a un ruolo di testimonianza, di valvola di scarico sociale facilmente strumentalizzabile e manipolabile dal potere politico e magari anche dal volto "buono" di quello economico.

L'impressione è che esista all'interno di questo arcipelago antagonista un'anima molto forte che cerca sopratutto la visibilità in azione simboliche su vasta scala ma che lascia tragicamente in secondo piano la fondamentale iniziativa locale, dal cortile di casa al quartiere alla città al posto di lavoro. Eppure proprio l'azione porta a porta, con il dialogo aperto e l'incontro paritario con l'estraneo all'impegno politico o con il neofita, ci pare la via di ricostruzione di una rete sociale partecipativa che possa seminare una sia pur minima speranza di trasformazione nonviolenta, condivisa e costruttiva, del paradigma dominante.

La sensazione, invece, è che l'impegno sia convogliato in misura sproporzionata dentro i binari a singhiozzo dei grandi eventi: dopo Praga si prepara Davos, dopo Davos Napoli, dopo Napoli Genova. Quante le energie disperse nelle spazio intermedio di vuoto "mediatico" pensando all'evento che verrà?
C'è ormai una ritualità della "grande piazza globale": si ottiene un dubbio risultato strategico (le vetrine rotte in fondo sono un regalo d'immagine al sistema di dominio economico e forse lo è anche far fallire un vertice) e si può anche perdere di vista l'orizzonte territoriale e l'incontro con la diversità umana con la quale confrontarsi, se davvero si crede in un percorso alternativo includente e reticolare (specualre cioè alla rete del dominio) contrapposto ai vecchi schemi delle "avanguardie" che individuano un "centro" del potere da colpire. A proposito di ques'ultimo accenno ci pare di poter dire che il potere - pur sfociando operativamente in costruzioni oligarchiche - vede i suoi elementi costitutivi reciprocamente interrelati e distribuiti nella rete sociale, nei "luoghi della vita": dunque la risposta antagonista non potrà che muoversi in rete, in tutti i "luoghi della vita".

In questo quadro è sicuramente fondamentale che si intensifichi il dibattito all'interno delle varie anime del "popolo di Seattle" e che cresca la consapevolezza attorno alla forza dell'azione nonviolenta. Si dovrebbe cercare di tener presente, però, che nonviolenza significa soprattutto iniziativa territoriale, coinvolgimento sociale, azioni concrete e analisi seria e intellettualmente onesta della maligna complessità di un sistema economico che riesce persino a rendere conniventi le stesse sue vittime e a trasformare anche l'alternativa in un nuovo business.
"Attraverso i tutti verso un tutto migliore", scriveva Aldo Capitini.

(z. s.)

Ecco l'appello che abbiamo ricevuto da  da Antonio Bruno, vicepresidente del consiglio comunale di Genova, esponente di Altro Polo - Sinistra Verde, 




APPELLO PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA PER GRUPPI DI AFFINITÀ 

Il G8, club dei potenti della Terra, senza il mandato di alcuna istanza
democratica, attua una politica ingiusta nei confronti della maggior parte
della popolazione mondiale e delle generazioni future. Molti pensano che un
mondo diverso sia possibile, e faticosamente tentano di costruirlo; sentono
inoltre come un dovere l'alzare la propria voce in dissenso contro il G8, e
si stanno organizzando per farlo in occasione del vertice di luglio, a
Genova. Tuttavia, non è semplice trovare un modo di manifestare che eviti
di cadere nella trappola dello scontro frontale ma che non rinunci ad
essere fermo ed incisivo. L'azione diretta nonviolenta può essere la via di
coloro che non intendono cedere , ma non vogliono aggredire. Questo appello
vuole essere un invito a superare la tentazione istintiva di evitare ogni
rischio rimanendo a casa. Riteniamo che il non manifestare a luglio si
traduca nel perdere un'importante occasione per tutto il movimento:
dimostrare che c'è un modo nonviolento di stare in piazza, ribaltando
radicalmente, anche nelle modalità, i modelli di cui i G8 sono la punto
dell'iceberg. 

La nonviolenza è una visione del mondo e la si può condividere o meno.
Tuttavia la modalità nonviolenta di gestire azioni dirette sembra la più
consona a raggiungere alcuni obiettivi e può trovare il consenso e le
partecipazione anche di chi non ne fa una scelta di vita. 

Per mettere in atto una azione diretta nonviolenta, è fondamentale l.
aspetto della preparazione personale e di gruppo di coloro che andranno a
realizzarla. 

Il modello del piccolo gruppo affiatato e preparato (gruppo di affinità)
risponde all. esigenza di rispettare la piccola dimensione, dove ciascuno
conosce bene i compagni ed ha piena fiducia nella loro capacità di far
fronte nel miglior modo possibile ai problemi che potranno presentarsi. 

Una molteplicità di gruppi di affinità coordinati tra loro da un consiglio
di portavoce può permettere di coinvolgere un grande numero di persone. In
tal modo sì possono mettere in atto manifestazioni articolate, che affidino
a gruppi diversi compiti differenziati, con livelli diversi di difficoltà,
rischio, e una grande flessibilità di intervento. 

Proponiamo perciò alle persone che intendono impegnarsi nell. azione
diretta nonviolenta di organizzarsi per piccoli gruppi di persone che si
conoscono e si fidano le une delle altre. 

I gruppi di affinità devono prepararsi all. azione. Il training di
formazione alla nonviolenza consente di approfondire all'interno del
gruppo, a livello emotivo-esperienziale, le motivazioni di ciascuno, la
disponibilità ad assumere il rischio in prima persona, la capacità di far
fronte ai problemi (es. cariche, provocazioni ecc.. ), il controllo della
propria paura e della rabbia, la fiducia nei compagni e nella propria forza
interiore. 

La preparazione all. azione, inoltre, può avvenire attraverso l. azione. Se
si ha realmente intenzioni di realizzare un. azione diretta nonviolenta in
un contesto difficile come sarà il vertice di luglio, potrebbe essere utile
riuscire a mettere in atto alcune azioni minori che potrebbero servire a
far familiarizzare le persone con le difficoltà di agire sullo piazza, a
far conoscere le nostre ragioni ed i nostri obiettivi, mantenere il
dibattito sui contenuti, e di mostrare la nostra volontà di agire, e
soprattutto in che modo. 

(...)

Note organizzative
L'organizzazione sarà strutturata in Gruppi di Affinità (GdA) e la maggior
parte delle informazioni verranno veicolate tramite Internet. 
Ciò significa che per partecipare all'organizzazione serve solo
raccogliersi in un gruppo di 15/20 persone (eventualmente suddividendo i
gruppi più grandi in sottogruppi del tutto autonomi) che siano in grado di
avere almeno un collegamento ad Internet nelle settimane che precedono
luglio. All'interno del gruppo dovrà essere identificato un portavoce, lo
"speaker" (che potrà anche cambiare nel corso del tempo) e un suo sostituto. 
I GdA saranno identificati in maniera molto semplice (tramite un nome
identificativo o anche solo un numero). 
Chiunque abbia voglia di coinvolgersi in questa organizzazione è
sicuramente benvenuto, anche perché il lavoro da fare sarà notevole. Per
altro, proprio perché l'organizzazione è a GdA con Consiglio degli
Speakers, chi si impegna nell'organizzazione non avrà compito decisionali
ma solo tecnici e di servizio. 

Il censimento dei GdA avverrà dopo il lancio di questo appello tramite il
sito che consentirà di recuperare informazioni di tipo generico. Tale
censimento proseguirà nel tempo integrando tutti i gruppi che si formeranno
nel frattempo, con uguale dignità rispetto agli altri. Al seminario del
19/20 maggio 2001 si potrà verificare quanti sono i GdA che hanno aderito
all'iniziativa e quante persone coinvolgono e si potrà decidere se
proseguire l'esperienza o rinunciare. In tale sede sarà possibile
verificare anche se ci sono sufficienti energie per curare gli aspetti
organizzativi in visto di luglio. 

(...)

Per informazioni e adesioni: http://welcome.to/nog8 
 



 
o - Il dibattito

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con lo sguardo
su Palestina 
e Chiapas.
di Michele Nardelli

Dopo Napoli: il movimento non sia ricerca dell'evento e dello scontro 
Le prospettive dopo le botte 
in piazza al Global Forum
e in attesa del G8 di Genova 

L'intervento di Gianni Scotto, ricercatore
sulla pace
 

Un nuovo movimento di lotta lillipuziano e nonviolento
di Pasquale
Pugliese
 
 

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Global Forum, lo scontro invisibile
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Contro il sistema: appunti sulla “nuova” critica sociale 
e gli anni '60 
di Vittorio
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"Contro l'Europa dei mercati".
Articolo dell'economista
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(in inglese)

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sui costi sociali delle imprese
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(in inglese)

Un capitalismo
ecologico?
Critica a Sachs


(23 aprile 20001)

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