Per un giornalismo critico 
I fatti e le idee
fra emergenza e utopia...


 
L'INGIUSTIZIA GLOBALE, QUALCHE RIFLESSIONE SUI NUOVI RISCHI
La situazione non migliora e non è facile sperimentare nuove strategie di lotta: analisi e idee

 
HOME

____________________________________________________________

1) Pasquale Pugliese: i gruppi d'azione nonviolenta
2) Pietro Stara: le libertà negate dopo l'11 settembre
3) Noi Ragazzi del mondo - America Latina
 

1 - PER UNA STRATEGIA LILLIPUZIANA, RETICOLARE E NONVIOLENTA:
I GRUPPI D'AZIONE NONVIOLENTA

DI PASQUALE PUGLIESE



  Un mondo in crisi

   L’11 settembre 2001 a New York non sono solamente morte 5000 persone, ma si è manifestata, in maniera tragica e simbolica, la crisi del sistema-mondo che l’Occidente ha costruito.
   Un sistema nel quale la minoranza ricca – della quale facciamo parte noi tutti -  sperpera l'86 % delle risorse del pianeta costringendo alla morte, nel silenzio e nel buio delle televisioni, 35.000 bambini al giorno per fame; nel quale 200 persone possiedono una ricchezza pari a circa il prodotto globale lordo della metà più povera dell'umanità e  nel quale ci illudiamo follemente di garantire la sicurezza non attraverso la giustizia per tutti ma la difesa militare dei privilegi per pochi. 
   La risposta dei governi alla crisi è la guerra, che è tutta interna ed anzi aggrava la crisi stessa. La guerra ha come obbiettivo non certo di sconfiggere il terrorismo - è piuttosto il modo più efficace per alimentarlo - ma di garantire all’Occidente, ed agli USA in primo luogo, per qualche anno ancora, gli ultimi rifornimenti di petrolio dell’Asia centrale, prima che la “crisi sistemica globale”, innescata dall’esaurimento dei pozzi, entri nella fase acuta e faccia crollare, con una violenza infinite volte superiore a quella delle Due Torri, il mondo che abbiamo costruito sul profitto e sulla crescita (1).
   Ed i governanti del mondo, assolutamente irresponsabili, si preoccupano di terminare il proprio mandato elettorale garantendo, ai già garantiti, qualche altro anno di illusione di benessere, incuranti del muro dell’insostenibilità sociale ed ambientale contro il quale stanno portando velocemente - d’accordo con i decisori economici delle istituzioni internazionali e della multinazionali - a impattare l’umanità e il pianeta.

   Le responsabilità dei popoli di Seattle, Porto Alegre e Genova
   Di fronte alla incapacità imbelle di leggere i segni di crisi - mista alla volontà di perseverare sulle strade della violenza strutturale del sistema e della violenza diretta della guerra a sua difesa - da parte delle élite elette e non elette, la responsabilità di agire rimane tutta ai popoli della terra i quali, in questi anni, pazientemente, hanno costruito quel “movimento dei movimenti” che ha visto la sua  emersione a Seattle e poi via via tutta una serie di mobilitazioni internazionali  - passando per l’appuntamento costruttivo di  Porto Alegre - fino alla contestazione del G8 di Genova nel luglio scorso (2). 
   Il conflitto sociale ed ecologico, che ha costantemente accompagnato il capitalismo in tutta la sua costruzione ed espansione, è dunque nuovamente assunto ed agito nelle strade e nelle piazze da parte di coloro che operano la resistenza alla sua violenza e ne costruiscono e, in molti casi,  praticano le alternative. Oggi la posta in gioco è altissima e sempre più chiara e ravvicinata, ne va del futuro della terra e dei sui abitanti. Pertanto il movimento di lotta in atto non può permettersi di fallire nel suo obbiettivo di trasformare in senso nonviolento le strutture profonde, economiche e culturali, della società. 
   Ma con i fatti di Genova - nella loro drammaticità e con le dolorose ferite fisiche e morali ancora aperte - il movimento è entrato nella fase acuta del conflitto. Nella fase in cui maggiormente corre, da un lato, il rischio di involuzione verso derive violente, oltretutto inefficaci e controproducenti e, dall’altro, specularmente, il rischio della criminalizzazione e della repressione feroce e illiberale. Entrambi i rischi possono condurre alla fine del conflitto, all’azzeramento del movimento e delle sue speranze di cambiamento, al peggioramento complessivo delle condizioni dell’ambiente e degli umani al Nord come al Sud, al via libera definitivo alle guerre per il petrolio prima, per l’acqua poi e di tutti contro tutti, infine, senza più nessun argine di resistenza e alternativa politica.

    Servitù volontaria e sistema capitalista 
   Se già nel ‘500, come ci ricorda Gene Sharp (3), Etienne de La Boétie nel suo Discorso sulla servitù volontaria, ha evidenziato come le vere radici del potere stanno nella “complicità” di chi lo subisce, questo è ancor più vero oggi, in Occidente, nel sistema di capitalismo avanzato. Il sostegno principale al sistema non è dato tanto dall’esercito o dalla polizia quanto da quel venti per cento di cittadini del mondo ricco che da un lato dissipa le risorse economiche, ecologiche ed energetiche di tutti  e dall’altro comincia a pagarne le conseguenze (mucche pazze, ogm, cambiamento climatico, insicurezza sociale, terrorismo ecc.). 
   “Il capitalismo è sostenuto più dall’adesione passiva che dalla forza. - spiega Brian Martin - Nelle società capitalistiche le persone vivono la loro vita quotidiana invischiate in una rete di credenze e di piccole azioni che costantemente ripresentano loro ciò che è possibile e desiderabile. Quando la gente consuma un pasto pronto, vede e ascolta la pubblicità, indossa abiti firmati, aspira a ulteriori possessi materiali e si adatta a competere in un mercato del lavoro rigido, ecco che si trova coinvolta in comportamenti e sistemi di credenze che riflettono e riproducono uno stile di vita dominato dal capitalismo. Se molti disobbedissero alle leggi, l’intervento della polizia o dell’esercito potrebbe essere controproducente o inutile, ma il fatto è che quasi tutti si adeguano al sistema, anche coloro che gli sono contrari. Si tratta dunque di elaborare una politica che distrugga le credenze del capitalismo e che dia impulso ed espansione a una nuova sfida”(4). 
   Ed esattamente questa è la sfida che ha di fronte il “movimento dei movimenti”: 
continuare a rincorrere i vertici dei potenti, trasformati ormai in abili trappole, agendo un conflitto di piazza aspro, ed anche violento, che rimane in superficie perché tende a polarizzarsi nello scontro con le forze dell'ordine - consentendo alla gente di rimanere spettatrice di qualcosa che, sostanzialmente, sente lontano, estraneo e non capisce  - oppure avviare una trasformazione del conflitto in senso nonviolento, meno spettacolare, forse, ma che mira più in profondità perché alla ricerca della comunicazione efficace con tutti, avendo come interlocutori principali i cittadini, terze parti fondamentali nel confronto tra il movimento ed il potere - perché di esso sono appunto il puntello -  attraverso la messa in campo di strumenti di azione inediti che proprio i cittadini persuadano e coinvolgano sui loro territori.

   Una strategia lillipuziana, reticolare e nonviolenta
   La Rete di Lilliput è il soggetto politico interno al “movimento dei movimenti” che in Italia ha le carte in regola per provare a trasformare il conflitto in senso nonviolento. La storia delle associazioni aderenti, il radicamento sul territorio di molte realtà che ne costituiscono l’ossatura, l’organizzazione per nodi territoriali, la scelta chiara e definitiva della nonviolenza fanno si che essa possa svolgere, per tutto il movimento, un ruolo delicato ed insostituibile: percorrere la strada stretta che passa tra l’assenza del conflitto agito e la sua degenerazione violenta. Ossia operare la trasformazione e mantenere la gestione nonviolenta del conflitto ecologico e sociale  attraverso la strategia che più le è congeniale: lillipuziana, reticolare e nonviolenta. 
   Si tratta, dopo Genova, di modificare il paradigma del conflitto: passare dalle grandi manifestazioni concentrate ed onnicomprensive alle azioni nonviolente sui territori e su obbiettivi specifici.
   A tal fine bisogna, per un verso, lasciare modalità di mobilitazione ormai usuali ma sempre più inefficaci o addirittura controproducenti: 
- abbandonare la rincorsa dei vertici dei potenti per uscire dalla subalternità ai luoghi e ai tempi di manifestazione imposti dalle loro agende; 
- uscire dalle logiche della uguaglianza nella diversità, e della contemporaneità, delle forme di lotta adottate a Genova perché le forme che non sono coerentemente nonviolente nei mezzi, nei fini, nella comunicazione, nell'immagine, fanno il gioco del potere; 
- uscire dalla mistica del numero propria delle manifestazioni di massa che, in questa fase, sono il ricettacolo di coloro che intendono sfidare il potere sul piano, reale o simbolico, della violenza a tutto vantaggio di chi vuole criminalizzare il movimento (altro naturalmente è lo spirito ed il senso della marcia Perugia-Assisi) .
   E, per altro verso, utilizzare le sinergie della rete per avviare una trasformazione profonda dei territori locali - dove la gente tutti i giorni vive-produce-consuma - mettendo in campo una strategia complessiva che preveda, nodo per nodo, un programma costruttivo ed un progetto di azioni nonviolente. 
    Per quanto riguarda il programma costruttivo, se i nodi della Rete Lilliput, che legano insieme soggetti che già operano per la trasformazione del proprio territorio - dalle botteghe del mondo ai coordinamenti per la pace, dalle m.a.g. ai comitati ecologisti, dai movimenti nonviolenti ai gruppi di acquisto solidale ecc. ecc.- lavorassero alla connessione dell’enorme quantità e qualità di competenze, energie e sensibilità che riescono ad esprimere finalizzandole alla realizzazione di progetti forti di cambiamento locali, potrebbero, agendo in rete, incidere in profondità, operando trasformazioni significative nelle pieghe delle nostre e della nostra società(5). “Se un tratto sembra caratterizzare tutte le più nuove ed efficaci azioni di resistenza e di contrasto agli effetti perversi dell’assolutizzazione dell’economia e della globalizzazione finanziaria – scrive a questo proposito Marco Revelli – è che esse muovono, per così dire, <<al livello del suolo>>. Che si costituiscono dentro le pieghe del territorio – l’elemento più sfidato ed insieme più attivo nel quadro della competitività globale. In una parola , che fondano la propria pratica dal basso, per poi identificare singoli momenti, luoghi simbolici, eventi (si pensi a Seattle) in cui rappresentare la propria vocazione globale”(6). Si tratta, insomma, di dare priorità al radicamento ed al progettare insieme il cambiamento culturale, economico, sociale e politico dei territori locali, piuttosto che svolgere pellegrinaggi dell’antiglobalizzazione verso le “zone rosse” dei santuari globali. 
    Per quanto riguarda il progetto di azioni nonviolente, costituire presso ogni nodo un Gruppo di Azione Nonviolenta.

   I Gruppi di Azione Nonviolenta
   La strategia di trasformazione nonviolenta del conflitto passa anche attraverso le azioni dirette nonviolente, che fondano la loro efficacia ed incisività sulla capacità di comunicare a più persone le ragioni della propria iniziativa politica acquisendone la simpatia, il consenso ed infine l’alleanza. Esse agiscono tanto sull’avversario – le strutture da trasformare impersonate di volta in volta da coloro nei cui confronti si rivolge l’azione – del quale si cerca il cambiamento, quanto su coloro che si considerano neutrali – inconsapevoli del proprio essere i “servitori volontari” del sistema  – dei quali si cerca la persuasione, la “conversione” ed infine la disobbedienza. Dopo la trappola di Genova, le azioni nonviolente possono consentire di tenere insieme la realizzazione degli obbiettivi essenziali con la possibilità democratica di agire liberamente tra la gente, la riduzione al minimo del rischio di degenerazioni violente delle mobilitazioni con la messa del potere nell’impossibilità – o nella difficoltà estrema - di dispiegare il suo apparato repressivo. 
   La struttura reticolare di Lilliput può garantire, inoltre, una diffusione capillare di azioni nonviolente sui territori che ha il vantaggio di incontrare più cittadini contemporaneamente, a viso aperto, senza la mediazione dei mezzi d’informazione (o dis-informazione) nazionali, e di rivolgersi ad obbiettivi particolarmente importanti per le sensibilità locali. La strada da seguire a questo scopo è la costituzione all’interno di ogni nodo Lilliput di un Gruppo di Azione Nonviolenta (GAN) (7).
    Se in ogni città o provincia dove è presente un nodo, un gruppo di lillipuziani si impegnasse in un adeguato programma di formazione alla teoria ed alla prassi del metodo nonviolento e incominciasse a sperimentare delle azioni dirette nonviolente locali, collegandosi progressivamente ai GAN degli altri nodi,  svolgendo sempre più azioni coordinate con questi, e magari simultanee, nel giro di qualche anno sarebbe presente in Italia una rete di lillipuziani nonviolenti capaci di attivarsi, con preparazione ed organizzazione, anche per campagne di ampio respiro. E sarebbe giunto il momento di lanciare una grande campagna nonviolenta nazionale - su un nostro tema e con i nostri tempi - condotta finalmente secondo le gandhiana “legge della progressione”, che prevede il passaggio graduale dalle forme più blande di azione a quelle via via più incisive e radicali fino alla realizzazione completa dell’obbiettivo essenziale stabilito(8). Per passare poi ad un nuovo obbiettivo… 
   Poiché per condurre con efficacia un’azione nonviolenta si devono condividere i valori di riferimento, e non solo gli avversari, il programma di formazione dei lillipuziani dovrebbe essere indirizzato non alla semplice acquisizione di un insieme di tecniche - perché la nonviolenza non è un mero strumento che può essere usato per qualunque scopo o applicato come etichetta su qualsiasi tipo di azione - ma alla conoscenza ed all’appropriazione dei principi, della strategia e della tattica, oltre che della pratica, che fondano storicamente e scientificamente il metodo nonviolento. 
   Si tratta di riuscire ad attivarsi efficacemente, insomma, attraverso i GAN e i progetti locali costruttivi, per la trasformazione tanto sul piano del cambiamento personale - nostro e degli altri - quanto su quello politico, tanto sul piano delle dinamiche globali quanto - e soprattutto - sul loro riverbero nel locale e nel quotidiano di tutti. 

   Infine, la profondità 
   In un contesto storico come quello attuale – carico di una tale violenza che può paralizzare la capacità critica e l’azione creativa – la scelta da parte della Rete Lilliput di caratterizzare la propria strategia in maniera lillipuziana, reticolare e nonviolenta - attraverso la strutturazione, nodo per nodo, dei programmi costruttivi locali e l’investimento sulla formazione dei Gruppi di Azione Nonviolenta - può non essere compresa e condivisa dal resto del “movimento”, se questo continua a reagire in maniera automatica e rituale agli input esterni. Pazienza, la posta in gioco è talmente importante che ciò che conta è cercare le strade che inducano veramente il cambiamento nel modo di pensare, di vivere e di agire in Occidente, modificandone contemporaneamente i comportamenti individuali e le strutture sociali. Serve dunque impegnarsi - piuttosto che nella ricerca di defatiganti unanimismi di facciata – in accurate modalità di azione che affrontino la complessità delle dinamiche in gioco e rifuggano dalla semplificazione, che incidano in profondità e non si dimenino sulla superficie. 
   Perciò è necessario - e presto - lavorare alla trasformazione del conflitto in senso nonviolento, per riuscire a tenere conto allo stesso tempo dei diversi livelli nei quali si esprime la violenza, della pluralità degli attori coinvolti nel conflitto e della molteplicità delle sue dimensioni. Non è certo una scelta di moderazione, è piuttosto una scelta di azione in profondità che non si arresta alla superficie della rincorsa, a dispersione energetica, degli avvenimenti indotti dagli avversari.
   “La nonviolenza è il punto della tensione più profonda del sovvertimento di una società inadeguata” scriveva Aldo Capitini molti decenni orsono(9), e parlava dell’oggi.

   Pasquale Pugliese 

________________

(1) Vedi, tra le altre cose, l’intervista ad Alberto di Fazio La guerra sul treno della crisi 
       petrolifera su il manifesto 17 ottobre 2001 e Massimo Riva La guerra del greggio si fa ma non si 
      dice la Repubblica 23 ottobre 2001;
(2)  Cfr. Nanni Salio Persuasi della nonviolenza per sconfiggere ogni terrorismo Azione nonviolenta 
        n.10/2001;
(3)   Politica dell’azione nonviolenta, vol 1, Potere e lotta EGA Torino 1985;
(4) Nonviolenza contro capitalismo, si trova in appendice a Giovanni Salio Elementi di economia nonviolenta quaderni di Azione nonviolenta n.16 Verona 2001;
(5) Cfr Il progetto Lilliput: rete, territorio, nonviolenza elaborato dal nodo Lilliput di Reggio Emilia presente sul sito www.retelilliput.org;
(6) Marco Revelli Oltre il Novecento La politica, le ideologie e le insidie del lavoro Einaudi Torino 2001 pag.286 (vedi recensione su Azione nonviolenta 10/2001);
(7)   La sigla GAN rievoca il primo GAN (Gruppo di Azione Diretta Nonviolenta) che vide la luce in 
        Italia nei primi anni ’60, con il consenso di Aldo Capitini e il coordinamento di Pietro Pinna, e che 
        diede impulso alla diffusione nel nostro paese delle tecniche della nonviolenza, già allora 
        ampiamente sperimentate all’estero. Vedi Nonviolenza in cammino. Storia del Movimento 
        Nonviolento dal 1962 al 1992  Edizioni del Movimento Nonviolento Verona 1998;
(8)   Vedi M.K. Gandhi Teoria e pratica della nonviolenza Einaudi Torino 1973
(9) Il problema religioso attuale Guanda Parma 1948, pag. 61 (vedi anche    Aldo Capitini Toria della nonviolenza quaderni di Azione nonviolenta n. 6 Perugia 1980) 
 
 


2) PIETRO STARA: LE LIBERTA' NEGATE A TUTTI
CON IL PRETESTO DELL'ANTI-TERRORISMO

Da "Umanità Nova" n.44 del 16 dicembre 2001 
 

Una legislazione di guerra, che potremmo più tranquillamente definire fascista, è approvata o in via di approvazione nei maggiori stati atlantici: mi riferisco al "Patriot Act" statunitense, ovvero a quelle "disposizioni che consentono il notevole ampliamento degli strumenti a disposizione degli investigatori (perquisizioni in casa, sistematico controllo dei movimenti online) pur senza alcun specifico mandato preventivo (...). Come pure alla eccessivamente la vaga definizione di "attività terrorista" per la quale un cittadino non-USA possa essere immediatamente deportato. E ancora, alla troppo bassa la soglia dello standard stabilito per consentire indagini di intelligence in terra straniera. È sufficiente tali indagini rivestano un 'obiettivo significativo', a detta delle stesse autorità, per dare il via ad ogni tipo di investigazione. In pratica, l'FBI potrà controllare e passare al setaccio una marea di informazioni riservate: conversazioni telefoniche, messaggi e-mail, movimenti sul web, cartelle cliniche, dati professionali. Il tutto con poche o nessuna garanzia giudiziaria"[1]. Faccio anche riferimento anche alle risoluzioni che "Il Parlamento Europeo ha approvato il 29 novembre 2001 con una maggioranza nettissima per quanto riguarda i documenti sulla lotta al terrorismo e l'ordine europeo di ricerca e cattura.

La strategia del Consiglio europeo e della Commissione ha ricevuto il visto dell'Eurocamera con alcune piccole ma sostanziali correzioni. Cambiamenti che mirano ad ampliare i confini della lotta al terrorismo, per poter includere in futuro tutto quel che puzza di dissenso al regime. Per ora è stata la lotta al terrorismo basco ad agitare popolari e socialisti spagnoli. L'intento è quello di far includere nella definizione di terrorismo due emendamenti che rendano perseguibili anche partiti o associazioni che appoggiano o sostengano gruppi terroristici."[2]. Un ulteriore rimando è rivolto a quella che in Gran Bretagna è divenuta, salvo eccezioni od ulteriori modifiche, la recente legge 'antiterrorismo': "La cosa forse più inquietante della proposta di legge antiterrorismo in discussione alla camera dei lord (ultimo passaggio prima della definitiva approvazione del parlamento) è il principio che sancisce, il precedente che creerà. Qualunque stato firmatario potrà infatti ritenersi svincolato dall'osservanza rigida della convenzione europea per i diritti umani o di parte di essa. Infatti sarà possibile d'ora in avanti, 'derogare' o 'prescindere' da quelle parti della convenzione non ritenute 'plausibili' o 'degne di essere osservate' in circostanze particolari. Così la Gran Bretagna si prenderà una deroga temporanea dall'articolo che impedisce l'internamento senza processo di persone 'sospettate' di qualcosa e l'istituzione di particolari tribunali per tali 'sospetti'"[3].

E non sarà ancora superfluo rammentare, ancora, il "Public Security Act" canadese, detto anche "C-42", che prevede, in vista del prossimo G8, che "si possa dichiarare una qualsiasi area 'zona di sicurezza militare' e procedere alla rimozione forzata di chiunque non sia stato autorizzato ad entrare"[4].

I primi a cadere saranno i migranti e poi, di seguito, le lavoratrici ed i lavoratori, i contestatori di ogni genere e sorta fino ai più umili "ladri di biciclette": la legge Bossi-Fini sull'immigrazione così come gli attacchi concentrici alla pensioni ed allo statuto dei lavoratori (Art. 18) non sono che un mesto anticipo di quanto potrà accadere. 

Ma anche su questo bisogna dire le cose come stanno: tali progetti repressivi, guerre incluse, hanno radici e motivazioni antecedenti al fatidico 11 settembre, la cui precipua funzione, a mio avviso, è stata quella di accelerare dei processi già in atto o, in parte, oculatamente studiati. Vorrei, a tal proposito, richiamare alla memoria, se bastassero le argomentazioni precedenti, che, ad esempio, la "famigerata" bozza Frattini sulla riforma dei servizi segreti, che prevede la "licenza di reato" per i futuri 007, il mantenimento del segreto sulle operazioni per 15 anni, prorogabili a discrezione della Presidenza del Consiglio, il non controllo parlamentare delle azioni dei servizi ecc., ha dei "nobili" predecessori: "Prodi, dopo la vittoria dell'Ulivo, aveva incaricato il generale Roberto Jucci di presiedere una commissione con il compito di elaborare una proposta di riforma dei servizi segreti italiani. (...) Gli agenti segreti erano sollevati dal controllo della magistratura, cioè potevano compiere reati, purché questi fossero per fini istituzionali e chiaramente autorizzati dall'autorità politica, che se ne assumeva per iscritto tutte le responsabilità davanti ai cittadini (...) Finalmente superato il segreto di Stato permanente, nessun atto avrebbe potuto restare coperto più di 15 anni, raddoppiabili soltanto in casi eccezionali. La bozza Jucci dormì nei cassetti e quando Massimo D'Alema andò al governo presentò (era il 1999) un diverso disegni di legge sui servizi: il termine di 15 anni per il segreto poteva essere addirittura triplicato (45 anni)."[5]

Addebitare tutto all'11 Settembre, quindi, mi sembra oltre che insufficiente anche decisamente fuorviante; affermare, allo stesso tempo, che tutto era già preordinato risulterebbe essere altrettanto monco: se poi il genere umano non controlla sempre il "soffio vitale" delle sue imprese, questo fa parte di quella porzione di imprevedibilità messa in dovuto conto, verso cui potranno essere previsti, in un futuro non lontano, degli aggiustamenti di tiro, se non con opere di bene e di carità, almeno con armi sempre più letali e devastanti.

Pietro Stara

 

Note

[1] Entra in vigore l'USA Patriot Act, in www.peacelink.it, 31 ottobre 2001

[2] A. D'A., Batasuna? È terrorista, Bruxelles Equiparati per legge al Qaeda e chi occupa case , in "Il Manifesto", quotidiano del 30 novembre 2001

[3] Orsola Casagrande, L'orribile legge inglese, Londra, Promossa dalla camera, forse verrà bocciata dai lord, in "Il manifesto", quotidiano del 30 novembre 2001

[4] Vittorio Longhi, Public security alla canadese. La nuova legge contro il terrorismo in realtà protegge il prossimo G8, in "Il manifesto", quotidiano del 2 dicembre 2001

[5] Gianni Barbacetto, Doppi Servizi, Riforma: meno garanzie, più polizie, in "Diario della settimana", numero 48, pp. 10, 11 
 
 
 

3) - Noi Ragazzi del mondo - America Latina
 

Riceviamo e pubblichiamo questo materiale inviatoci da Cristiano Morsolin, un educatore che sta condividendo il
cammino in America Latina, area andina (Ecuador e
Peru', con ragazzi lavoratori di strada (Nats-niños,
adolescentes trabajadores)nell'ambito di progetti
appoggiati dall'Associazione Internazionale "NOI
RAGAZZI DEL MONDO"(settore mondialita' dell'ong
"Comunita' Internazionale di Capodarco",fondata da don
Franco Monterubbianesi e don Vinicio Albanesi). 
 

D O S S I E R

25 ANNI DI PROTAGONISMO DEI NATs - RAGAZZI 
LAVORATORI ORGANIZZATI DEL MANTHOC, Peru'

In occasione del 25' anniversario del Manthoc - Peru'
(Movimento di adolescenti e bambini lavoratori figli
di operai cristiani) che rappresenta un cammino
storico nell'ottica della valorizzazione critica del
lavoro minorile a livello mondiale, ho raccolto i
seguenti materiali:

· Introduzione
· Documento di ItaliaNats
· Articoli dell'agenzia di stampa MISNA
· Comunicato stampa di Manthoc
· RELAZIONI :
· L'esperienza latinoamericana di organizzazione dei
Nats
· I Nats e la Cumbre ONU dell'infanzia 
· Il contributo di Aldo Prestipino, ASOC
· L'intervento di Fabio Cattaneo, Equomercato e
Italianats
· Gli auguri del MOLACNATs
· Messaggio di Giangi Schibotto da Cuba
· Primo incontro nazionale dei Nats in Germania -
Liebel M.
· Proposta finale del Manthoc
· Documento dei movimenti latinoamericani rivolti ai
nats dell'India riuniti a Cantu' tramite Italianats
 

I N T R O D U Z I O N E

"25 anni costruendo una nuova cultura dell'infanzia
dai bambini e bambine e adolescenti lavoratori", e' il
titolo del seminario internazionale con delegazioni
provenienti da Italia, Germania, Paraguay e Colombia
con cui qui a Lima stiamo festeggiando i 25 anni di
storia del protagonismo dei ragazzi lavoratori Nats
(niños, adolescentes trabajadores) organizzati nel
Manthoc (Movimento di adolescenti e bambini lavoratori
figli di operai cristiani). 
E' un'occasione importante per riaccendere il
dibattito sulla valorizzazione critica del lavoro
minorile, osteggiata da organizzazioni internazionali
come l'OIL.
Questo cammino profetico caratterizzato dall'azione
socio-economico-politica dei Nats rappresenta un
cambiamento dal basso di piccoli cittadini che non
accettano le ingiustizie e l'oppressione
neo-liberista, ma trasformano l'indignazione in prassi
di coscientizzazione e liberazione. 

E' un percorso che riconosce la piena soggettivita'
degli stessi ragazzi e bambini, attori socio-economici
che stanno trasformando la cultura adultocentrica
imperante per costruire un mondo che riconosca la
voce, la diversita', il calore e il colore dei Nats
come priorita' per umanizzare la Terra.
E' una proposta controcorrente che rivoluziona la
logica protezionistica con la partecipazione attiva
nella societa',in un'ottica di inclusione che si
contrappone all'attuale emarginazione strutturale dei
poveri.  Penso per esempio alla campagna per la
cancellazione del debito estero nell'ambito di
"Jubilee 2000". 

E' un progetto di micro-imprenditorialita' sociale per
combattere la poverta'.
Penso alla centrale EquoMercato di Cantu' che esporta
in Italia i prodotti (bigliettini, candele, polo) del
Manthoc attraverso il canale del commercio equo e
solidale come strumento di informazione e di
cambiamento degli stili di vita nel nord del Mondo.

E' un'alternativa culturale che rompe il tabu´ di
politiche che riducono il minore ad essere oggetto di
protezione e non soggetto di diritti.
Penso alle scuole Nats di Lima e Cajamarca che
propongono un'esperienza innovativa per il suo
contenuto pedagogico a partire dalla specificita' dei
Nats.

E' un percorso che valorizza le diversita' culturali,
nella selva amazzonica come nelle Ande, in campagna
come in citta'.
Penso a Daciano, 15 anni, di Ayacucho ("l'angolo della
morte", luogo di massacri durante la conquista
spagnola e anche durante la violenza terroristica di
Sendero Luminoso), di origine indigena che a fine
agosto ha viaggiato in Ecuador nell'ambito di
un'esperienza di scambio con i ragazzi lavoratori di
Ibarra (dove ragazzi di strada accolti nella comunita'
"Cristo de la Calle" gestiscono un parco con piscine,
bar, campi da calcio e basket), con i lustrascarpe di
Quito ( che lavorano alla stazione centrale
nell'ambito del progetto "Muchachos Solidarios"
preparando biglietti artigianali e oggetti di
microporcela), con i giovani di Carcelen (pericolosa
periferia della Quito assediata dalle bande e dalla
delinquenza giovanile), con gli adolescenti infrattori
di Riobamba (dove la comunita' "Mano Amiga" promuove
il reinserimento nella societa' attraverso i
laboratori di carpenteria, falegnameria,
calzaturificio e panetteria), mi ha tradotto in
simultanea la messa in quechua per il 13' Anniversario
di Mons. Leonidas Proaño, padre della teologia della
liberazione dal volto indio.

E' uno strumento di cittadinanza politica che sta
pressando il Parlamento Peruviano affinche' non
approvi la convenzione 138 che non riconosce il lavoro
dei minori di 15 anni.

E' una vocazione internazionale che crede nella
cittadinanza planetaria come militanza e opzione di
vita, che supera barriere e muri nell'appartenenza
alla famiglia Nats nel mondo, in Africa come in Asia,
in America Latina come in Europa.
E' significativa la presenza, qui a Lima, dei delegati
del Movimento Latinoamericano dei Nats MOLACNATs (
formato dai movimenti nats di Argentina, Uruguay,
Bolivia, Colombia, Peru', Paraguay, Colombia, El
Salvador, Ecuador) ed in particolare del CONNATS -
Paraguay (Coordinación Nacional de Niños, Niñas y
Adolescentes Trabajadores de Paraguay) e del Progetto
del "Piccolo Lavoratore" di Bogotá' - Colombia.

Va sottolineata la fraterna comunione con il 
Movimento Latinoamericano dei Nats MOLACNATs
radunatosi in Asuncion (Paraguay) per il 6' incontro
latinoamericano svoltosi quest'anno a meta' agosto, e
anche con il Forum internazionale dei Ragazzi del
mondo,  svoltosi a Perugia la scorsa settimana (11-13
ottobre) in preparazione della Marcia della Pace
Perugia-Assisi, che ha visto la partecipazione di
ragazzi/e provenienti da  Albania, Bolivia, Brasile,
Cameroun, Eritrea, Ecuador, Guatemala, India, Iraq,
Italia, Kosovo, Nicaragua, Peru', Senegal, Sudafrica,
Vietnam, ed in particolare dei movimenti nats del
Manthoc - Peru', di Enda (Senegal) espressione del
movimento africano MAEJT (Mouvement Africain des
Enfants et Jeunes Travailleurs,), di "Bhima Sanga"
(India), attraverso l'organizzazione promossa da
ITALIANATS, l'associazione internazionale "Noi Ragazzi
del Mondo", Movimento Laici per l'America Latina -
MLAL.
Espressione di questo ponte di scambio e' la nascita,
nel novembre 2000, della rete ItaliaNats che coordina
18 associazioni, Ong, cooperative del commercio equo e
solidale, per farsi portavoce dei movimenti nats nel
Nord del Mondo.

E' un percorso di fede militante ispirato alla
teologia della liberazione, sulle orme del piccolo
lavoratore (falegname) Gesu', impulsato anche dalla
profezia di Alejandro Cussianovich.

E' un cammino a testa alta con l'orgoglio di
globalizzare la speranza, costruendo le condizioni per
un lavoro dignitoso che dia il giusto spazio
all'educazione e al gioco come opportunita' di
crescita e di sviluppo integrale, riconoscendo la vita
come priorita' assoluta.

Lima -  Peru', lunedi'  22 ottobre 2001

*CRISTIANO MORSOLIN, educatore che condivide il
cammino con ragazzi/e lavoratori di strada in Ecuador
e Peru' nell'ambito di progetti appoggiati dal
movimento internazionale "Noi Ragazzi del Mondo".
 

PER APPROFONDIMENTI :

ItaliaNats: www.italianats.org

Associazione Internazionale "Noi Ragazzi del Mondo":
www.ainram.cjb.net

Manthoc - Peru' : www.manthoc.50megs.com

Enda - Senegal: www.enda.sn/eja

DOCUMENTO DI ITALIANATS
 

All'attenzione del movimento "Manthoc" - Peru'

I gruppi aderenti all'Associazione "ItaliaNats"
esprimono il loro sostegno in occasione dei 25 anni di
storia del movimento Manthoc.
Vogliamo appoggiare il protagonismo dei nats, 
nell'ottica della valorizzazione critica del lavoro
minorile. 
Riconosciamo nell'esperienza del movimento Manthoc, un
 cammino "storico" di autogestione, di organizzazione,
di leadership dei ragazzi lavoratori: il suo esempio
e' stato d'impulso per la nascita del movimento
latinoamericano, contribuendo alla riflessione sulla
problemática del lavoro minorile a livello mondiale.
L'associazione ItaliaNats ha scelto di accompagnare i
movimenti dei Nats, di cui Manthoc e' espressione
importante, perche' crede nella validita' della loro
strategia per la crescita dei bambini, adolescenti
lavoratori in condizioni dignitose.
Inoltre vogliamo far conoscere l'esistenza di questa
realta' troppo spesso inascoltata, affiancandoci alle
lotte dei movimenti per costruire una societa' che
assuma la vita come priorita' assoluta. 
Vogiamo consolidare un ponte di relazioni di
solidarieta' e di amicizia tra popoli attraverso lo
scambio di esperienze tra Nord e Sud del Mondo.
Con questo spirito cogliamo l'occasione per
ringraziare il Manthoc per la possibilita' che ci ha
offerto di lavorare e condividere insieme questo
progetto. 

Cantu', 10 ottobre 2001
Presidente Associazione "ITALIANATS"
Fabio Cattaneo

Ass. Solidarieta' & Cooperazione - Vicenza
ASPEm - Cantu'
Associazione Azzurra - Caccivio (CO)
Associazione NATs - Bologna
Cooperativa Chico Mendes - Milano
Cooperativa Commercio Alternativo - Ferrara
Cooperativa CTM Altromercato - Bolzano
Cooperativa Equo Mercato - Cantu'
Associazione Ferrara Terzo Mondo - Ferrara
Cooperativa Garabombo - Como
Associazione Il Ponte - Cantu'
Associazione MLAL - Verona
Associazione Mondo Equo - Guanzate
Cooperativa Roba dell'Altro mondo - Genova
Cooperativa Libero Mondo - Bra'
Associazione Tzedaqua - Bra'
Associazione internazionale "Noi ragazzi del mondo" -
Roma
AceA Onlus - Milano
 

ARTICOLI DELL'AGENZIA DI STAMPA MISNA

PERU, 17 OTT 2001 (2:13)

MOVIMENTO BAMBINI E ADOLESCENTI LAVORATORI CRISTIANI
'MANTHOC' FESTEGGIA 25 ANNI DI VITA (STANDARD,
PEACE/JUSTICE) 
Si festeggiano in questi giorni in Perù i 25 anni di
storia del Manthoc (Movimento di adolescenti e bambini
lavoratori figli di operai cristiani) organizzazione
appartenente alla rete dei Nats ("Niños y Adolescentes
Trabajadores" - Bambini e adolescenti lavoratori). Per
l'occasione si terrà giovedì e venerdì prossimi a Lima
un seminario internazionale dal titolo: "25 Anni
costruendo una nuova cultura dell'infanzia dai bambini
e bambine e adolescenti lavoratori". Parteciperanno,
tra gli altri, delegazioni provenienti da Italia,
Germania, Paraguay e Colombia, rappresentanti del
Movimento latinoamericano dei Nats ed esponenti della
classe politica. Italianats (cartello di 15
organizzazioni non governative, associazioni, e
circuiti del commercio equo e solidale e portavoce dei
Nats in Italia), ha inviato al movimento Mathoc un
messaggio firmato dal suo presidente, Fabio Cattaneo,
rinnovando il proprio appoggio nella promozione del
protagonismo dei Nats, nell'ottica della
valorizzazione critica del lavoro minorile.
"Riconosciamo nell'esperienza del movimento Manthoc,
un cammino storico di autogestione, di organizzazione,
di leadership dei ragazzi lavoratori - si legge nel
documento - il suo esempio è stato d'impulso per la
nascita del movimento latinoamericano, contribuendo
alla riflessione sulla problematica del lavoro
minorile a livello mondiale". Italianats - si legge
ancora nel messaggio - "ha scelto di accompagnare i
movimenti dei Nats, di cui Manthoc è espressione
importante, perché crede nella validità della loro
strategia per la crescita dei bambini, adolescenti
lavoratori in condizioni dignitose". Italianats ha
concluso rilanciando l'impegno a "consolidare un ponte
di relazioni di solidarietà e di amicizia tra popoli
attraverso lo scambio di esperienze tra Nord e Sud del
Mondo. Con questo spirito - termina il testo -
cogliamo l'occasione per ringraziare il Manthoc per la
possibilità che ci ha offerto di lavorare e
condividere insieme questo progetto". Il Manthoc è di
fatto la prima esperienza in Perù e nel mondo di
organizzazione autonoma diretta da ragazzi lavoratori.
In 25 anni di vita si è impegnato per migliorare la
situazione dei Nats e permettere loro condizioni di
vita dignitose. Il Manthoc venne fondato nel 1976 su
iniziativa della 'Gioventù operaia cristiana' (Joc),
con la finalità di contribuire alla promozione dei
Nats partendo dall'educazione e dai principi del
Vangelo. Per il Manthoc il lavoro, laddove praticato
nel rispetto dei diritti fondamentali, contribuisce
all'identità e alla dignità dei bambini. Oggi il
Manthoc è presente in Perù in 27 località di 10
dipartimenti e riunisce 5mila Nats. (FB)
 
 
 
 

PERU, 18 OTT 2001 (18:29)

LIMA: SEMINARIO MOVIMENTI BAMBINI LAVORATORI PER UNA
NUOVA CULTURA DELL'INFANZIA (BRIEF, GENERAL) 
"Un'occasione importante per riaccende il dibattito
sulla valorizzazione critica del lavoro minorile".
Così Cristiano Morsolin, educatore che condivide il
cammino di ragazzi/ lavoratori di strada in Ecuador e
Perù nell'ambito di progetti appoggiati dal movimento
internazionale 'Noi ragazzi del mondo', ha commentato
la ricorrenza dei 25 anni di vita del Manthoc
(Movimento di adolescenti e bambini lavoratori figli
di operai cristiani). Per l'occasione si è aperto oggi
a Lima un seminario internazionale dal titolo:"25 Anni
costruendo una nuova cultura dell'infanzia dai bambini
e bambine e adolescenti lavoratori", a cui partecipano
tra gli altri, delegazioni provenienti da Italia,
Germania, Paraguay e Colombia, rappresentanti dei
Movimenti Nats ("Niños y Adolescentes Trabajadores" -
Bambini e adolescenti lavoratori). Quello dei Nats,
aggiunge Morsolin, "è un percorso che riconosce la
piena soggettività di bambini e ragazzi come attori
socio-economici che non accettano le ingiustizie e le
oppressioni del sistema neo-liberista e vogliono
partecipare attivamente alla costruzione di una nuova
realtà sociale". "È in sostanza un'alternativa
culturale - prosegue - che rompe il tabù delle
politiche intese a ridurre il minore ad oggetto di
protezione e non soggetto di diritti". Morsolin
conclude ricordando che i Nats è "camminano a testa
alta, con l'obiettivo di globalizzare la speranza,
costruendo le condizioni per un lavoro dignitoso che
dia il giusto spazio all'educazione e al gioco come
opportunità di crescita e sviluppo integrale,
riconoscendo la vita come priorità assoluta". (Per
ulteriori informazioni sui Movimenti Nats consultare
il sito: www.italianats.org) (FB)
 

ITALY, 16 OTT 2001 (18:43)I MOVIMENTI NATS, DALLA
PARTE DEI BAMBINI LAVORATORI (STANDARD, PEACE/JUSTICE)
 

L'esistenza dei Movimenti Nats ("Niños y Adolescentes
Trabajadores" - Bambini e adolescenti lavoratori), fa
parte del quotidiano di decine di migliaia di ragazzi,
in una trentina di paesi del Sud del mondo. I
movimenti promuovono il protagonismo dei giovani come
risorse fondamentali delle politiche sociali.
Rivendicano un lavoro degno, che dia il giusto spazio
ad educazione e gioco. Chiedono inoltre che sia fatta
una netta distinzione tra il lavoro e le altre
attività illegali come prostituzione, schiavitù e
delinquenza, che sono reati e vanno combattuti, sia
nei confronti dei minori, che degli adulti. Nel 1996,
a Kundapur (India), 34 delegati Nats di 33 paesi di
America Latina, Africa e Asia hanno tenuto uno dei più
importanti incontri a livello internazionale dei
movimenti Nats. Il confronto e l'analisi delle loro
esperienze hanno portato alla stesura di dieci punti
che costituiscono una sorta di 'manifesto' dei
movimenti: "1) Noi vogliamo che vengano riconosciuti i
nostri problemi, le nostre iniziative, le nostre
proposte e i nostri processi di organizzazione; 2) Noi
siamo contro il boicottaggio dei prodotti fabbricati
dai bambini; 3) Noi vogliamo rispetto e sicurezza per
il nostro lavoro; 4) Noi vogliamo un'educazione dai
metodi adatti alla nostra situazione; 5) Noi vogliamo
una formazione professionale idonea al nostro
contesto; 6) Noi vogliamo avere accesso a buone
condizioni sanitarie; 7) Noi vogliamo essere
consultati per ogni decisione che ci riguarda, locale,
nazionale ed internazionale; 8) Noi vogliamo che sia
scatenata una lotta contro le ragioni che sono
all'origine della nostra situazione e in primo luogo
la povertà; 9) Noi vogliamo che ci siano attività più
numerose nelle zone rurali, per far sì che i bambini
non siano obbligati ad andare in città; 10) Noi siamo
contro lo sfruttamento del nostro lavoro, ma siamo
favorevoli al lavoro dignitoso e con orari adatti alla
nostra educazione ed al nostro svago. Per le
conferenze che si terranno d'ora in poi, noi vogliamo
essere presenti allo stesso titolo degli altri
partecipanti (se ci sono 20 ministri, che ci siano 20
Nats)". Italianats (cartello di organizzazioni non
governative, associazioni, e circuiti del commercio
equo e solidale) si è costituita con l'obiettivo di
appoggiare qualsiasi iniziativa in sede nazionale ed
internazionale, che modifichi le linee politiche ed i
programmi economici di governo, per una maggiore
garanzia dei diritti dei bambini e degli adolescenti.
Italianats, portavoce dei Nats in questo Paese, lavora
inoltre alla promozione del riconoscimento
dell'autonomia e del protagonismo dei Nats, affinché
possano essere riconosciuti, quali interlocutori
privilegiati, nella definizione delle politiche che
riguardano il lavoro minorile. (FB)

ITALY, 16 OTT 2001 (16:33)CANTÙ: STASERA INCONTRO CON
I NATS DELL'INDIA (STANDARD, PEACE/JUSTICE) 

Si terrà questa sera a Cantù, presso l'Oratorio di S.
Paolo (via Fiammenghini, ore 21:00), un incontro con
Rangaraju B. e M., due ragazzi dell'India invitati a
condividere l'esperienza dei Nats (Bambini e
Adolescenti Lavoratori) del Paese asiatico. I due
giovani appartengono all'associazione indipendente
Bhima Sanga ("l'Unione di Sanga"), sostenuta dalla ong
(organizzazione non governativa) Cwc di Karnatala
(India meridionale) dove i Nat's sono circa 13mila.
Nats è la sigla di "Niños y Adolescentes
Trabajadores", movimenti e organizzazioni gestite
principalmente da bambini e adolescenti - lavoratori,
in America Latina, Africa e Asia. Obiettivo dei Nats è
lottare contro ogni forma di sfruttamento economico
dei minori, con la consapevolezza che il lavoro, se
svolto mediante opportune modalità, rappresenta un
mezzo di sviluppo e crescita del soggetto, anche
quando si tratti di un bambino. Consci dei loro
diritti, i Nats possono crescere come soggetti
sociali, protagonisti della propria vita e del proprio
paese. La loro è la storia di tante realtà del Sud del
mondo che da anni resistono e lottano contro le gravi
condizioni socio economiche esistenti, attraverso
progetti adeguati e talvolta di grande impatto
sociale, in linea con la cultura e le tradizioni
locali. Italianats si è posta in posizione di ascolto
ed osservazione di queste organizzazioni e,
considerata la validità delle loro strategie per la
crescita di bambini e adolescenti lavoratori, ha
deciso di affiancarsi a loro, per far conoscere
l'esistenza di queste realtà troppo spesso
inascoltate. Italianats è un'associazione costituita
da un gruppo di organizzazioni non governative,
associazioni, e circuiti del commercio equo e
solidale, spinte da una comune finalità: appoggiare e
promuovere i movimenti Nats. Quest'incontro sarà
l'occasione per conoscere il modo di vivere dei Nats
in India, dopo il recente incontro con i Nats
peruviani riuniti nel movimento Manthoc (Movimento di
adolescenti e bambini lavoratori figli di operai
cristiani). 
FONTE: www.misna.org
 

20 dicembre 2001

ALTRI ARTICOLI

Il dossier
immigrazione

Altre voci contro
la guerra

Le "ragioni"
di una guerra senza ragioni. Le impudiche dichiarazioni di politici 
e militari.

Il ruolo strategico nell'economia globale dei paesi che ora sono il teatro delle operazioni belliche Usa.
Giacomo Catrame

La lobby delle armi all'uranio impoverito. Sergio Finardi

La triste crociata di Oriana Fallaci.
Zenone Sovilla

La necessità del dialogo con gli immigrati
in Italia.
L'analisi 
del sociologo 
Adel Jabbar

"Libertà e democrazia:
la diversa identità del musulmano europeo"








































 

MERCATO
E DEMOCRAZIA
GUERRE OGGI
DELITTO
E CASTIGO?
EDITORIALI
LE NOTIZIE
SOMMERSE
OSSERVATORIO
SUI MASS MEDIA
INTERVISTE
LETTERATURA
CIVILE OGGI
LE NOVITA'
ISCRIVITI ALLA
NEWSLETTER
DUE ANNI
DI ARCHIVIO
LINKS PROPOSTI
SCRIVICI
VUOI AIUTARCI?
i
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

</