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"Globalizzare le conoscenze, non la povertà"
L'incontro con il presidente del Mozambico Joaquim Chissano in visita a Trento
 

di MARCO PONTONI

   “Sentiamo parlare continuamente di globalizzazione dell’economia, ma a noi sembra di assistere piuttosto ad una globalizzazione della povertà. Nonostante il Mozambico sia considerato un allievo modello del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, nonostante l’inflazione sia stata abbattuta a meno del 2%, nonostante negli ultimi dieci anni l’economia sia cresciuta, siano cresciute le esportazioni, siano cresciuti persino gli investimenti stranieri, la gente in Mozambico non è contenta e non riconosce il valore di questi sforzi, perché la sua vita non è cambiata, perché la povertà rimane uguale a prima. E ciò in primo luogo per la pressione del debito: i nostri sforzi per lo sviluppo sono ancora al servizio del pagamento dei debiti contratti internazionalmente. Nonostante una certa parte di questi ci sia stata condonata il Mozambico deve ancora versare circa 100 milioni di dollari all’anno. Così, noi vediamo crescere il divario fra ricchi e poveri, vediamo crescere davanti a noi ogni sorta di barriera e di ostacolo, vediamo salire perfino la disoccupazione. Abbiamo pacificato il paese, abbiamo realizzato la democrazia, però attenzione: il peggior nemico della pace e della democrazia oggi è la povertà”. 

   Questi i momenti più “politici” del discorso tenuto dal presidente del Mozambico Joaquim Alberto Chissano nella sua visita ufficiale al Trentino del 2 maggio scorso, una visita per certi versi storica, considerato che essa interessa non un governo nazionale ma un’amministrazione locale, per di più di piccole dimensioni. Chissano, in questi giorni in Italia anche per ridiscutere la questione della cancellazione del debito con il governo italiano (al pari di quanto già concesso al Mozambico da altri paesi europei, come ad esempio l’Austria) è una figura che sembra concentrare su di sé – nonostante la modestia e l’affabilità manifestate nella sua visita – tutte contraddizioni, le speranze e le disillusioni dell’Africa contemporanea. Già leader del Fronte per la liberazione del Mozambico (Frelimo), che condusse la lotta di liberazione contro il colonialismo portoghese fino  all’ottenimento dell’indipendenza, nel 1975, Chissano fu, dopo la svolta marxista-leninista del Frelimo, ministro degli esteri del governo di Samora Machel, primo presidente della nazione. Gli anni ’80 furono durissimi per il Mozambico, dilaniato da una guerriglia interna fra il governo e la Renamo, movimento appoggiato dal confinante Sud Africa, in quegli anni impegnato a contrastare l’offensiva dei movimenti di liberazione nazionale e delle forze di ispirazione socialista in tutta l’Africa australe (in particolare, oltre che in Mozambico, in Namibia, Zimbabwe, e Angola), anche per l’appoggio dato da queste forze all’African national congress di Mandela. Nel 1986 Samora Machel rimase vittima di un incidente aereo, causato – i dubbi al proposito sono stati ormai completamente fugati dal lavoro di una commissione d’inchiesta aperta in Sud Africa dopo la fine del governo di apartheid – dai servizi segreti sudafricani, con la probabile complicità di esponenti della nomenklatura del Mozambico (sulla vicenda si vedano ad esempio gli articoli pubblicati dall’inviato di Repubblica Sandro Veronesi, raccolti anche nel volume “Africa Reportage”). Raccolta l’eredità di Machel. Chissano ha lentamente traghettato il paese fuori dall’ortodossia marxista (ufficialmente abbandonata dal Frelimo nel 1989), e nel 1992 ha siglato a Roma con la Renamo accordi di pace che rappresentano a tutti gli effetti uno dei più grandi successi della diplomazia internazionale in Africa. Ma stiamo parlando non tanto o non solo della diplomazia ufficiale, quella degli Stati o degli organismi internazionali, quanto di quella “informale”, che procede per contatti personali e rapporti di reciproca fiducia. Ed è qui che si inserisce il ruolo del Trentino.
 
 

I rapporti Trentino-Mozambico

  Una delle ragioni che hanno spinto Chissano ad accettare l’invito rivoltogli qualche tempo fa dalle varie istituzioni locali (Provincia, Comune di Trento, Regione Trentino Alto Adige ma anche organizzazioni non istituzionali come quelle legate al mondo del missionariato e alle ONG) è senz’altro l’amicizia con il trentino Mario Raffaelli, già sottosegretario agli esteri socialista all’epoca delle trattative che, con il contributo determinante della Comunità di Sant’Egidio di Roma, condussero alla firma degli accordi di pace fra Frelimo e Renamo. Raffaelli, per le attività condotte nel settore della cooperazione, è stato qualche anno fa anche al centro di un’indagine giudiziaria, conclusasi con la sua assoluzione. In Mozambico la sua opera di mediazione fra governo e opposizioni, condotta in parte anche senza incarichi formali da parte del governo italiano, ha dato, anche a alla luce degli attestati di stima più volte rivolti a Raffaelli dal presidente Chissano,  i suoi frutti: a prescindere dal fatto che la guerra civile nel paese africano fosse in qualche misura un riflesso della contrapposizione fra i blocchi esistente all’epoca (una delle tante “guerre a bassa intensità” condotte nelle periferie del mondo dalle superpotenze), contrapposizione dissoltasi assieme alla caduta del blocco comunista alla fine degli anni ’80, rimane il fatto che in altri paesi dell’area, come l’Angola, le lotte sono proseguite con nuove modalità. Il Mozambico, al contrario, dopo la conclusione del processo di pacificazione, e la riconferma alla guida del paese del presidente Chissano nel corso di libere elezioni, non ha mai dato, su questo fronte, segnali di cedimento. Tant’è che il paese sembrava avviarsi ultimamente verso una nuova stagione di pace e persino di sviluppo, con una crescita del Pil nell’ultimo anni del 10%, considerata straordinaria non solo per l’Africa, e portata ad esempio dal FMI della bontà delle politiche di risanamento consigliate. Ma le recenti alluvioni, congiuntamente alla pressione del debito estero, hanno finora compromesso buona parte degli sforzi condotti dal paese, impedendo alla maggior parte della popolazione di accedere a qualsivoglia beneficio reale. In ogni caso la pace continua a tenere, e sappiamo come la pace sia un prerequisito indispensabile per qualsiasi strategia di sviluppo. 

    Un altro legame forte fra il Trentino e il Mozambico è dato dalla presenza nel paese di numerosi missionari trentini, appartenenti a quattro ordini religiosi: frati Cappuccini, Comboniani, Consolata, Dehoniani. Tre frati cappuccini, Saverio Torboli, Francesco Bortolotti e Oreste Saltori, rimasero anche vittime, nel corso degli anni ’80, della guerra civile; cionostante l’impegno dei religiosi trentini è proseguito, e oggi gode di grande considerazione anche da parte del governo di Maputo. 
Una terza ragione è ovviamente il sostegno dato dalla Provincia autonoma di Trento, tramite organizzazioni non-governative cattoliche e laiche, allo sviluppo del paese. Sostegno che si realizza in loco ma anche attraverso l’ospitalità concessa a studenti mozambicani che desiderino frequentare l’università di Trento (l’attuale ministro mozambicano dell’informazione Luis Cabaco – uno degli iniziatori del dialogo tra il suo Paese e la Santa Sede - si è laureato presso la facoltà di sociologia del capoluogo). In Trentino oggi vivono il 25% del totale dei residenti mozambicani presenti su tutto il territorio italiano; gli studenti in particolare sono ospitati in una “casa del Mozambico”, gestita dai frati Cappuccini. Il sostegno sul fronte dell’istruzione e formazione professionale viene considerato peraltro dal governo di Maputo strategico. “La mancanza di conoscenze e di competenze – ha detto infatti Chissano – è oggi una nuova forma di neocolonialismo. In Africa diciamo, con un proverbio, che se vuoi sfamare un povero, non devi regalargli un pesce, gli devi insegnare a pescare. Oggi se in Mozambico vogliamo costruire una strada dobbiamo affidarci a competenze esterne per il progetto, la scelta dei materiali, e le varie fasi della costruzione. Poi magari i nostri interlocutori cambiano, e quelli che subentrano ai precedenti ci dicono che il progetto era sbagliato, e che bisogna rifare tutto da capo. In questo modo non saremo mai liberi. Perciò, quando sentiamo la parola globalizzazione, noi diciamo che è necessario globalizzare prima di tutto le conoscenze”.
   Ci sono infine i contributi per l’emergenza causata dalle alluvioni: il Trentino ha stanziato subito 100 mila dollari, che possono sembrare pochi di fronte ai 500milioni di dollari stimati dal governo mozambicano come necessari per dare corso alla ricostruzione, ma che diventano molti se confrontati con i 20.000 dollari stanziati dal governo americano, o dell’analoga cifra messa a disposizione da quello norvegese (è vero però che grazie all’Autonomia speciale il Trentino, sotto il profilo finanziario, è quasi una sorta di piccolo stato, con forti disponibilità anche sul capitolo cooperazione allo sviluppo).

Qualche ombra sulla cooperazione

 
    Questo quadro non deve indurre a pensare che il mondo della cooperazione
trentina sia esente da ombre e problemi; è di questi giorni ad esempio la