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La Padania cerca un nemico: l'Islam
Lodi e dintorni: le campagne della Lega (e del Polo) che alimentano la fobia popolare
 

di LUKA ZANONI

    Pur vivendo a Lodi, il mese scorso mi sono rifiutato, per ovvi motivi, di ascoltare le tuonanti parole pregne di indignazione razzistica e xenofoba pronunciate da vari esponenti di Forza Italia e della Lega, durante la manifestazione da loro indetta per contrastare la costruzione di una "moschea" a Lodi. La suddetta moschea, tutti ormai sanno trattarsi di un mero capannone a ridosso della tangenziale. Niente minareto, niente muezzin cinque volte al giorno, niente arabeschi, solo un luogo di preghiera. Il caso di Lodi diviene di interesse nazionale, i quotidiani e i tg ne parlano. Ma è la prima puntata de Il raggio verde che focalizza, con la consueta abilità giornalistica di Santoro e della sua equipe, la questione.

  È così che in un reportage posso assistere alla manifestazione di Lodi. Sento risuonare parole come «suolo sacro», «invasione musulmana», ecc. Schifato rivolgo lo sguardo a mia moglie, straniera e serbo-bosniaca, che con estrema semplicità mi suggerisce la seguente equazione: «Lodi come Kosovo Polje». In effetti i toni usati da alcuni nostri politici, ma soprattutto da molti militanti della Lega (penso ai Volontari verdi e ai Giovani padani) alimentano nella gente la fobia dell’Islam e l’antagonismo verso gli stranieri, senza probabilmente rendersi conto di cosa significa innescare l’odio inter-etnico, soprattutto tra quella popolazione culturalmente povera ed estremamente ricettiva al far leva sui concetti di terra, sangue e suolo. 

   «Trovare un nemico esterno da combattere» - come sottolinea efficacemente, sempre durante la trasmissione di Santoro, un medico musulmano che lavora e vive in Italia da almeno trenta anni e che è stato il responsabile degli immigrati per la Lega - «è una vecchia strategia politica». Il pericolo di un etno-nazionalismo non è una cosa di poco conto. Molte persone durante le varie vicende balcaniche si sono indignate di fronte alla barbarie delle "etnie" in conflitto, giudicando i popoli d’oltre Adriatico come incivili e retrogradi, accecati da odi nazionalistici di stampo medioevale. Forse le stesse persone che ora tuonano contro la presunta invasione musulmana. 
   Se c’è una cosa curiosa in tutto questo è che il colore dei leghisti è il verde così come il colore dell’Islam, chissà se a qualcuno dei padani è venuto in mente?
 


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(7 novembre 2000)

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