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"Ho scoperto l'Africa in Italia..."
Parla il giornalista Filomeno Lopez venuto in Italia dalla Guinea Bissau per studiare teologia
 

di STEFANO GALIERI E ANTONELLA PATETE

   «Non sono un filosofo, sono soltanto un tipo curioso che cerca di utilizzare le proprie conoscenze come chiavi di lettura per capire se stesso, l’Africa e il mondo in generale» dice di sé Filomeno Lopez, giornalista e autore di due libri di filosofia: “Terzomondialità” (ed. L’Harmattan, 1997) e “Filosofia intorno al fuoco”, di prossima pubblicazione.

   Ed ha lo sguardo dolce e attento Filomeno, mentre racconta la sua storia di “immigrato” atipico. La sua partenza dalla Guinea Bissau nel 1984 e l’arrivo in Italia come studente di Missiologia e poi di Teologia fondamentale e Filosofia e Comunicazione sociale. Oggi Filomeno Lopez lavora a Radio Vaticana, dove tiene – tra le altre cose – una rubrica sulla storia dell’Africa. Ma è anche uno dei maggiori animatori del Centro di riflessione Africa 2000 (Cra2000), che raccoglie un gruppo di giornalisti africani intorno all’idea di offrire un’immagine dell’Africa diversa da quella generalmente diffusa dai mass media. Un’Africa vista non tanto come luogo di problemi, ma come fonte di ricchezza per l’intera umanità.

   Aveva sedici anni e mezzo quando è arrivato nel collegio Mater Ecclesia, dove facevano vita comune religiosi e laici, provenienti da 45 nazionalità differenti. «Ogni incontro è sempre una morte» spiega Filomeno Lopez. «Ma si dice che se il seme non muore, non dà neppure il frutto». L’Italia era diversa allora, gli stranieri erano relativamente pochi, e gli italiani manifestavano nei loro confronti sentimenti più di curiosità che di ostilità. Ma è stato proprio in Italia che Filomeno ha scoperto di essere africano.

   «Io ho vissuto l’Africa, ma non l’ho mai studiata», racconta. «Ho fatto sì tutti i riti di iniziazione, ma a scuola si imparavano soltanto cose europee». Eppure in Italia non gli chiedevano mai di parlare di questo o di quell’altro filosofo europeo, neppure di quelli che aveva studiato approfonditamente. Gli chiedevano di intervenire solo come africano, su questioni tutte africane. Da qui è nata l’esigenza di comprendere la propria terra e un lavoro basato su una visione più consapevole del colonialismo europeo e dei rapporti con l’Occidente. 
   E da qui la riflessione che per tutti, africani e occidentali, è finita l’ora della preservazione del sé, per andare verso un mondo basato sull’intercultura e sull’interdipendenza.


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immigrazione
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