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L'architetto iraniano libraio del mondo
Roma, l'iniziativa multietnica di Rangri Fereydoun: "I clienti? Per lo più sono italiani..:"
 

di STEFANO GALIERI E ANTONELLA PATETE

   La libreria Nima non si scorge facilmente, persa com’è fra i palazzoni e le strade sopraelevate che circondano la stazione Tiburtina di Roma. Stipati, ordinati e ben esposti tanti libri che raramente appaiono negli scaffali delle più grandi e celebrate librerie. Autori ai più sconosciuti provenienti da paesi lontani: Oriente vicino ed estremo, Africa e Asia, tutto o quasi di quanto è stato prodotto e tradotto in italiano di saggistica narrativa, arte filosofia e religione per far conoscere ed apprezzare immensi e spesso ignorati patrimoni culturali.

   Rangri Fereydoun, ideatore e proprietario di questo piccolo avanposto di multiculturalità, ne racconta la storia che è anche la sua storia personale.
«Sono arrivato in Italia 25 anni fa per iscrivermi alla facoltà di Architettura. Vengo dall’Iran, dalla regione dell’Azerbaijan. Mi sono laureato con l’intenzione di tornare a esercitare la professione nel mio Paese, ma dopo la rivoluzione del 1979 ho preferito restare qui. Ho lavorato per molti anni negli studi di architetti italiani ma ho sempre avuto un pallino. Mi sembrava assurdo che in una città come Roma, che da 10, 15 anni sta diventando sempre più multietnica e multiculturale, non esistesse ciò che nelle altre capitali europee è la norma: spazi culturali rappresentativi di questa mutazione. L’Italia, che pure è il Paese più esposto nel Mediterraneo e che storicamente è sempre stato influenzato dalle culture orientali, è rimasto oggi indietro. Mi sono deciso ad aprire questa libreria nel 1994, e molti dei miei amici non credevano alla riuscita di questa iniziativa».

   Il locale è diviso in due piani, al pianterreno soprattutto testi in italiano, videocassette nastri e cd-rom in lingua originale, al secondo piano solo testi in arabo, persiano turco, cinese e giapponese. 

   «La maggior parte dei miei clienti sono italiani, studenti universitari, appassionati, curiosi. Spesso si affacciano e chiedono di essere consigliati e guidati in un mondo che non conoscono e di cui ignorano la complessità. La maggioranza degli italiani equipara l’Oriente e il mondo arabo all’Islam mentre invece nei nostri paesi convivono e prosperano tante e diverse culture che io cerco di far conoscere attraverso la mia libreria. L’essere di un’altra origine culturale non mi ha mai creato particolari problemi, ho la cittadinanza italiana e i miei problemi sono quelli di qualsiasi altro cittadino: il traffico, le tasse. A proposito, credo che molti di quelli che si lamentano contro l’immigrazione ignorino o vogliono ignorare che molti di noi pagano regolarmente le tasse e vivono una normale vita di lavoro. La minoranza che crea problemi esiste come è esistita  fra gli italiani che emigravano qualche decennio fa; ma come gli italiani hanno portato la loro cultura all’estero con la loro emigrazione così noi ne portiamo in Italia. No! Non mi ritengo proprio un cittadino italiano, ci tengo a difendere la mia identità ma questo non mi impedisce di avere tanti amici italiani».


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immigrazione
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