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La speranza dell'incontro e il disagio dell'incomprensione
Un ingegnere albanese, rifugiato politico, racconta il centro di accoglienza che dirige
 

    A Merano la  Parrocchia di Santo Spirito attraverso il Centro Accoglienza Immigrati della Caritas cerca di venire incontro il più possibile alle esigenze di tutte le persone che qui si rivolgono. Dal lunedì al venerdì  sera funzionano la mensa, la lavanderia, le docce. Il Centro fa anche da recapito postale e telefonico. Il martedì, mercoledì e giovedì, invece, aiutiamo con vestiario e denaro i bisognosi, stranieri e meranesi, che vengono qui. Aiutiamo gli immigrati che cercano lavoro a trovare una sistemazione e teniamo delle lezioni di formazione, secondo un vero e proprio progetto educativo programmato già all’inizio dell’anno, che prevede nozioni informative generali e chiarimenti sulle principali leggi italiane che riguardano l’immigrazione, il lavoro e il rifugio politico. Sono comprese inoltre lezioni di geografia, igiene, educazione civica  e quant’altro viene richiesto dai nostri ospiti. Nel solo ’98 c’è stato nel nostro Centro un totale di 21.652 presenza con una media, nell’arco dell’anno, di 88 presenze al giorno. Le aree di provenienza degli immigrati sono le più diverse. Nel ’98 sono giunte 161 persone nuove, mentre nel ’97 i nuovi arrivati erano solo 83. Di questi 161, circa il 35% erano irregolari e clandestini, senza fissa dimorai. Quest’anno, fino a settembre, sono passate per il Centro oltre 17.000 persone. Da noi arrivano saltuariamente anche dei meranesi, per la maggiorpar-te barboni ed ex-tossicodipendenti. Nonostante le cifre non lo mettano abbastanza in rilievo, l’affluenza è in continuo aumento.

L'immigrazione dell'Est

   Bisogna considerare che nel corso degli ultimi anni si è modificata la proporzione delle presenze fra immigrati provenienti dall’area magrebina e quelli provenienti dai paesi balcanici, colpiti dalla guerra. Ma ora aumentano le persone che provengono dalla Polonia e dall’ex Cecoslovacchia, che parlano correntemente la lingua tedesca ed hanno anche delle qualifiche professionali. Ormai sono tantissimi gli aspiranti lavoratori che sono in attesa del permesso da troppo tempo promesso. 
   Alla questura ci sono file interminabili di stranieri che vanno a chiedere, due, tre volte la settimana, se è arrivato il loro permesso, naturalmente dopo aver presentato tutte le carte necessarie per usufruire della sanatoria prevista dall’ultima legge. Se sono state sanate tante situazioni di precarietà, le lungaggini burocratiche hanno creato nuove difficoltà perché i permessi di soggiorno veri propri sono stati sostituiti con dei bi-gliet-tini, senza valore pratico,  rilasciati sì dalla questura. Nessun datore di lavoro si poteva fidare di questo bigliettino, su cui si trova peraltro scritto “divieto di lavoro”. Ciò che richiede più impegno è riuscire a tenere a freno le intemperanze di alcuni, in gran parte dovute alle incompren-sioni e ai gravi disagi.

Quando gli animi si accendono

  
   Spesso gli animi si accendono, sia fra conterranei che di nazionalità diversa, ma seppur a fatica, sono riuscito sempre a ricomporre le divergenze senza essere costretto a far intervenire le Forze dell’Ordine. Questo atteggiamento ha creato un certo clima di fiducia nei miei confronti ed un generale miglioramento nei rapporti.  Nei primi giorni di maggio un immigrato albanese, Artur Kaba, che lavorava da anni in Alto Adige come carpentiere, è morto in un incidente sul lavoro. Al centro di Accoglienza una sera abbiamo organizzato una cerimonia in cui immigrati ed altre persone, anche meranesi, hanno presentato le loro condoglianze ai familiari venuti in Italia per riportare in patria la salma. Secondo le usanze albanesi, durante la sera sono stati offerti caffè e sigarette, in cambio, ciascun partecipante ha dato un offerta, secondo le proprie possibilità, alla famiglia della vittima. A questo rito hanno partecipato diverse decine di immigrati, non solo albanesi, che hanno contribuito a raccogliere una ragguardevole somma. 
   Dopo un po’ di tempo, i familiari dell’operaio deceduto sul lavoro, hanno telefonato dall’Albania per ringraziare tutti coloro che, in questa sciagurata circostanza, con la loro presenza avevano onorato il defunto e, con il loro aiuto avevano permesso alla famiglia di far fronte alle esigenze più urgenti.  

(A cura di Elena Fabiani)




o Zef Toska è un ingegnere albanese, artefice della prima carta geologica
del suo paese. Appartenente
a una famiglia di intellettuali cattolici perseguitati dal vecchio regime dittatoriale.
Da padre in figlio avevano accumulate condanne 
per quasi 
duecento anni di prigione. 
Dal ’92 è rifugiato politico in Italia assieme alla moglie e alle sue due figlie.
Oggi risiede a Merano dove è responsabile, su incarico del Comune, del Centro Accoglienza Immigrati della Caritas. Da direttore a lavandaio, da contabile a insegnante, l’ingegner Toska, al Centro si deve occupare
un po’ di tutto. 
 

Questo articolo 
è uscito anche
in "Bz1999"
 

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