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L'Austria e le minoranze: cattiva coscienza della Ue...
E se i "saggi" fossero benevolenti per evitare imbarazzanti conti in casa agli altri paesi?
 

  Il governo popolar-liberalnazionale di Vienna corteggia per vari motivi (“foglia di fico”, tattica e/o motivi di maquillage) le sei minoranze linguistiche dello Stato austriaco, per far sparire la fama della propria ostilità verso le minoranze. I tre Saggi incaricati dall’Unione Europea dovrebbero ascoltare la “nuova” Austria ed i suoi avversari; ma si dimenticano le organizzazioni non-governative indipendenti delle minoranze. I Saggi UE hanno ricevuto per i colloqui varie ONG; ma tra queste manca l’ “Österreichisches Volksgruppenzentrum” (ÖVZ), federazione delle associazioni delle minoranze linguistiche. 
Ciò non ci stupisce affatto. Soltanto pochi Stati membri dell’Unione Europea conducono, nei confronti delle minoranze, una politica esemplare. Gran parte dei Paesi europei (secondo lo studio europeo “Euromosaic”, in Francia cinque minoranze sono “in via di estinzione”; in Germania quattro minoranze sono minacciate nella loro esistenza, due minoranze in Spagna e tredici in Italia non hanno prospettive per il futuro), nonostante il tono (di tutt’altro tenore) delle raccomandazioni del Parlamento Europeo, del Consiglio d’Europa e dell’ONU, stanno in realtà conducendo una politica di assimilazione. Tra questi la Francia, che in questo momento presiede il Consiglio dell’Unione Europea. La Francia non mostra alcun interesse per la situazione delle minoranze in Austria, sebbene sia fra i firmatari del Trattato di Stato, il cui articolo 7 le attribuisce anche la funzione di potenza tutrice delle minoranze in Austria. I Saggi UE, omettendo di invitare l’ÖVZ, si fanno continuatori della politica di esclusione già lungamente praticata dal partito socialdemocratico SPÖ. 

Anche per questo motivo, il rapporto di cento pagine indirizzato dall’ÖVZ ai tre Saggi è adeguatamente critico. Secondo l’ ÖVZ, “il contrasto fra la tutela delle minoranze prevista dal diritto austriaco e la situazione reale è eclatante”. Inoltre le minoranze sono “trattate in modo estremamente discriminatorio”, e ciò urta nettamente contro l’art. 7 del Trattato di Stato e contro la vigente Legge sui Gruppi Etnici (la minoranza degli Sloveni di Stiria, per esempio, non è ancora stata riconosciuta). 

L’APM-Sudtirolo e l’ÖVZ, tuttavia, accolgono positivamente le misure di tutela preannunciate dal Governo Austriaco, e sollecitano i Saggi UE a riesaminare la politica dell’Austria per le minoranze tra due anni. Sotto la pressione dell’Unione Europea, il Governo austriaco ha infatti preannunciato l’assunzione delle seguenti misure: 
  
l’installazione di cartelli stradali bilingui nel Burgenland, misura che doveva essere attuata fin dai tempi del cancelliere Klima; 
la tutela e la promozione dei gruppi etnici come norma programmatica autonoma nella Costituzione Federale, come già da lungo tempo richiesto da parte del partito dei Verdi; 
la ratifica della Carta delle lingue Regionali e Minoritarie del Consiglio d’Europa del 2001, richiesta all’unanimità dal Parlamento Austriaco già nel 1996; 
una bozza di Regolamento che permetta l’introduzione del magiaro come lingua ufficiale parificata in quattro Comuni del Burgenland, già elaborata nel 1990 dall’allora Presidente del Land, il socialista Sipötz. 

Misure promesse più volte e comunque tardive, solo ora importanti per il Governo austriaco: allo scopo di liberarsi delle sanzioni europee. E poi? 

Finora i Governi austriaci non si sono messi particolarmente in luce per la promozione delle minoranze. Il Governo popolare non concretizzò la tutela delle minoranze, prevista dal Trattato di Stato del 1955; solo il Governo socialista di Bruno Kreisky approvò una legge per i gruppi etnici. La politica austriaca per le minoranze, da allora, è stagnante; i Governi finora hanno ignorato le minoranze linguistiche. In Carinzia gli sciovinisti ottennero che i partiti maggiori, popolari e socialisti, smontassero a pezzo a pezzo la tutela della minoranza linguistica slovena. I nazional-liberali (Freiheitlichen) si fecero il braccio parlamentare delle forze antislovene. Ancora nell’ultima campagna elettorale amministrativa, l’attuale presidente della Carinzia, Jörg Haider, ha messo in guardia contro il “pericolo sloveno”. La politica austriaca per le minoranze può essere seguita soltanto con diffidenza. 

In quale altro modo si può giudicare la violenta opposizione della portavoce per la giustizia dei Popolari austriaci, Maria Fekter, che ha lungamente respinto la proposta dell’introduzione in costituzione di una norma programmatica a favore delle minoranze? Essa mise in guardia dal presunto “diritto di veto” che sarebbe così stato ottenuto dalle minoranze. Secondo la Fekter, su quella base la Corte Costituzionale avrebbe potuto annullare le decisioni governative contrarie alle minoranze. L’operazione di maquillage ha rimosso simili dubbi. 

L’attuale cancelliere Wolfgang Schüssel è la stessa persona che aveva progettato l’abolizione della norma di tutela delle minoranze presente nella Legge Fondamentale dello Stato del 1867, carta dei diritti fondamentali nella Repubblica Austriaca. Si sarebbe dovuto abrogare in particolare l’articolo 19, che fornisce un punto fermo a favore delle minoranze. L'articolo 19 avrebbe dovuto essere sostituito dalla “norma programmatica”, pura dichiarazione di intenti senza immediata efficacia precettiva. Una protesta di massa impedì la realizzazione dei progetti di Schüssel. 

Fu spacciato come misura per consolidare il bilancio anche il previsto taglio del 20% dei finanziamenti per le minoranze. Le pressioni internazionali fermarono il progetto. 

Senza che l’opinione pubblica critica lo notasse, il Governo è riuscito nel frattempo a tagliare i contributi alla radiofonia multilingue privata nel Burgenland ed in Carinzia. Il drastico aumento delle tariffe degli abbonamenti postali mette in pericolo la sopravvivenza delle pubblicazioni delle minoranze. Gli Sloveni di Carinzia hanno ricevuto un aiuto dalla Corte costituzionale, che si è pronunciata a favore dell’insegnamento bilingue non solo in tre come ora, ma in quattro gradi dell’istruzione. Il Governo regionale presieduto da Jörg Haider ha sì promesso l’attuazione della sentenza, allo scopo però di migliorare allo stesso tempo la situazione finanziaria dei docenti tedeschi monolingui, non qualificati per l’insegnamento bilingue. 

I tre Saggi dell’Unione Europea hanno preso atto della politica austriaca per le minoranze? L’Unione si accontenta della politica austriaca degli annunci, di una politica appariscente e priva di sostanza? L’Unione tace forse perché il suo “Consilium” non ha inserito nella bozza di Carta Europea dei Diritti Fondamentali né un articolo, né un comma a favore della minoranze, e nemmeno un diritto minimo per i loro appartenenti, né una norma d’indirizzo che ne preveda la tutela, e neppure un’indicazione alle istituzioni dell’Unione perché correggano la discriminazione di fatto delle minoranze? 

E allora ci sorge un dubbio: l’Austria, con la sua politica per le minoranze, non è forse in buona compagnia con gli altri Stati dell’Unione? 
 
 


o Dall'Associazione per i popoli minacciati, che ha la sua sede italiana a Bolzano, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota sui diritti delle minoranze in Austria e nella Ue.
 

Le maschere
di Haider
 

(8 settembre 2000)
 
 
 
 

 

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