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TUTTI I RISCHI DELLA GUERRA
I dubbi sulle connivenze col terrorismo, l'imprevedibilità di un processo affidato alle armi

 
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_______________________________________________Toni Iero_________

Sarebbe stato un bel film di fantascienza, invece è l’agghiacciante realtà di un mondo che corre verso il disastro finale guidato dalla follia del potere.

Un attentato che causa oltre 6 mila morti non è più solo un atto di terrorismo, è qualcosa di terribilmente diverso.

Sgombriamo subito il campo da qualsiasi dubbio: questo è un atto criminale, che ferisce l’intera umanità, sia per i suoi effetti, sia per il modo con cui è stato perpetrato. Come libertari sappiamo bene che il fine non giustifica i mezzi, anzi. Un’idea che, per la sua realizzazione, richiede stragi e suicidi può solo essere un’idea autoritaria e oppressiva, da rigettare totalmente: il massacro di innocenti non è mai stato patrimonio del movimento libertario.

Un esame a parte meriterebbero tutti i discorsi retorici sulla difesa dei valori fondanti le nostre società occidentali. L’argomento è serio, ma andrebbe affrontato con più intelligenza. Qui ci limitiamo a ricordare che, tra i valori fondamentali che dovrebbero essere alla base della civiltà occidentale, esiste la presunzione di innocenza: nessuno può essere considerato colpevole, fino a quando un tribunale non ha emesso una sentenza definitiva nei suoi confronti. Non pare che, oggi, questo valore occidentale sia stato preso in seria considerazione dai suoi presunti difensori. 

I Dubbi

Ciò detto, proviamo ad analizzare quanto è successo. Un primo dubbio: è credibile che i servizi segreti della superpotenza planetaria potessero non sapere niente di un attentato di questo livello? Francamente sembra molto difficile che gli americani, in passato finanziatori di buona parte dei gruppi fondamentalisti islamici, potessero ignorare che questi stavano organizzando qualcosa di grosso sul loro territorio.

Per di più, gli Usa hanno ricevuto segnalazioni, dai servizi segreti egiziani e israeliani, che preavvertivano la possibilità di attentati negli Stati Uniti.

La rete mondiale di ascolto Echelon, in grado di intercettare miliardi di comunicazioni (telefoniche, internet, televisive, radio) non serve proprio a niente?

Se poi esaminiamo lo svolgimento dei fatti nella mattina dell’11 settembre, emergono altre stranezze. I dirottamenti degli aerei non potevano essere tenuti segreti per molto tempo, poiché i passeggeri dei velivoli dirottati, tramite i cellulari, hanno segnalato a mezza nazione l’atto di pirateria in corso. Perché, dopo che il primo aereo è stato lanciato contro una delle torri, nessuno degli altri è stato intercettato dall’aviazione militare? Tra il primo impatto contro il World Trade Center e la caduta del quarto aereo è passata più di un’ora e mezzo. Dobbiamo credere che l’aeronautica militare americana abbia tempi di reazione degni del più pigro dei bradipi?

Inoltre per quale ragione il presidente americano è stato tenuto molte ore in volo sull’aereo presidenziale, lasciandolo quindi proprio nella condizione di massima vulnerabilità? L’Air Force One è un normale Boeing 747, lento, senza difese e facilmente intercettabile.

I dirottatori, in grado di pilotare perfettamente aerei di linea civili, non si sono addestrati nel deserto iracheno o sulle montagne afgane. No, i terroristi hanno frequentato normali scuole di pilotaggio negli Usa. Non temevano di essere scoperti e di compromettere l’intero progetto?

L’Ipotesi

Sulla base di questi dubbi, possiamo cercare di avanzare qualche ipotesi sul reale andamento dei fatti, nella consapevolezza che sarà molto difficile sapere quello che è veramente successo.

L’ipotesi che meglio consente di spiegare le "stranezze" prima elencate è che qualcuno, all’interno degli apparati Usa, abbia "consentito" la realizzazione dell’attentato.

Sono quindi state ignorate le segnalazioni di servizi informativi di paesi amici, non si è intervenuti sui terroristi che si addestravano negli Stati Uniti, si sono sviati i comandi operativi dell’aeronautica militare, si è lasciato George W. Bush (in italiano Giorgio Doppiavu Cespuglio) in balia di possibili attacchi, tenendolo inutilmente in volo sull’aereo presidenziale, anziché portarlo subito in una base sicura.

D’altra parte la tecnica adottata nella realizzazione di questo attacco è una pratica da servizi segreti, non da gruppo terroristico. Infiltrare agenti "dormienti", ossia persone che per anni conducono una vita assolutamente normale fino a quando arriva l’ordine di attivarsi, è quello che Cia, Kgb e altri servizi segreti hanno attuato (e continuano a fare) in tutti i paesi che vogliono spiare.

Se le ipotesi che abbiamo formulato sono vere, ne discende una possibile conclusione: l’apparato militare Usa, con l’appoggio delle industrie degli armamenti, ha realizzato, di fatto, un colpo di stato ed è riuscito a prendere il potere nella superpotenza planetaria.

Perché?

Con questa operazione i generali Usa hanno colto numerosi vantaggi:

- hanno obbligato tutto il mondo a prendere posizione e schierarsi a fianco degli Stati Uniti. Bush dice "o con noi o con i terroristi". Ricorda, su scala planetaria, la sindrome degli anni ’70 in Italia, quando il potere, rovesciando la posizione dei movimenti di massa, cercò di imporre la scelta "o con lo Stato o con le Brigate Rosse";

- hanno costretto gli alleati degli Usa ad appiattire le loro posizioni su quelle americane, senza poter neanche discutere sull’opportunità e sulle modalità di reazione;

- hanno ottenuto una legittimazione internazionale a colpire qualsiasi qualsiasi nazione, con la scusa della lotta al terrorismo;

- hanno avuto il via libera a canalizzare importanti risorse economiche del bilancio federale verso le spese militari.

Ma le ricadute internazionali di questa nuova situazione sono molto più ampie di quelle che possono passare per la mente di un militare. Se il potere americano ha lasciato compiere un atto come quello dell’11 settembre, lo ha fatto per qualcosa di veramente importante. 

Cosa sia è difficile dirlo, è certo però che, oggi, gli Stati Uniti vogliano procedere a ridisegnare la mappa strategica del mondo.

Da questo punto di vista appare ridicolo l’obiettivo dichiarato, ossia colpire i terroristi islamici, incapaci di rappresentare un vero pericolo per il potere della superpotenza americana. Così come sembra una finalità del tutto secondaria la cattura del miliardario saudita Osama Bin Laden, peraltro finanziato in passato dalla Cia e rappresentante di un clan socio in affari con la famiglia Bush.

Il piano americano deve puntare su qualcosa di più grosso. Potrebbe essere il controllo delle vie del petrolio: in Afganistan dovrebbe passare un importante oleodotto che convoglierebbe il petrolio dai nuovi e ricchi giacimenti dell’Asia Centrale verso i paesi industrializzati.

È anche possibile che il vero fine sia posizionare basi militari e governi filo - americani intorno alla Cina, potenza emergente nell’area e futuro vero antagonista degli Stati Uniti.

La valenza strategica dei preparativi Usa è sottolineata dall’enigmatica affermazione di Giorgio Doppiavu Cespuglio "… sarà una guerra che durerà molti anni …", che indica chiaramente come non siamo di fronte ad una rappresaglia con qualche bombardamento e le solite rituali sanzioni economiche.
 

I pericoli

Se questo quadro corrispondesse alla realtà, si starebbe determinando una situazione nuova nel mondo. Potrebbe esserci una guerra, nel senso di conflitto bellico come si intende in Europa? 

A prima vista sembrerebbe improbabile. Tutti gli esperti si stanno affannando a spiegare che non è in atto una guerra tradizionale. È uno scontro con dei terroristi, quindi servono misure di sicurezza per proteggere gli obiettivi "sensibili". Governanti e falsa opposizione pontificano sulla necessità di potenziare "l’intelligence" (che non c’entra niente con l’intelligenza, virtù di cui nessuno sente il bisogno).

Insomma, sembra che ci si debba preparare più a sventare attentati che a fronteggiare una vera e propria guerra.

Probabilmente questo sarà vero in un primo tempo. Tuttavia è opportuno ricordare che:

1. quando si comincia a giocare con i soldati, si sa dove si comincia ma è sempre difficile prevedere dove si finisce;

2. il piano di ridisegno strategico del mondo, che gli Usa intendono realizzare, andrà sicuramente a pestare i piedi di qualcuno (Cina, Europa, mondo islamico?). Questo qualcuno potrebbe non essere troppo d’accordo e potrebbe decidere di reagire, qualora ritenesse che i suoi interessi siano lesi troppo a fondo;

3. la situazione economica e finanziaria potrebbe prendere un brutta piega e noi sappiamo che spesso, per uscire dalle sue crisi economiche, il capitalismo sceglie, come scorciatoia, la guerra.

Stiamo vivendo una situazione estremamente pericolosa, resa peggiore dall’irresponsabilità dei nostri governanti che, proprio in coincidenza con il massacro poliziesco dell’incontro dei G8 a Genova, si sono totalmente schierati con gli Usa. Oggi, infatti, l’Italia è, con il Regno Unito, il più fedele alleato degli americani in Europa.

La sedicente opposizione (Ulivo, Margherita, Quercia, Girasole e altre infiorescenze minori) sembra solo trasudare invidia nei confronti di Berlusconi: questi signori vorrebbero essere al suo posto, per poter fare esattamente le stesse cose che fa lui.

Noi, con le poche forze a nostra disposizione, dovremo cercare, per quanto possibile, di fare chiarezza sulla situazione e provare a rilanciare l’autorganizzazione dei lavoratori, nella consapevolezza che le vere divisioni del mondo non sono tra cristiani, ebrei e islamici, ma tra sfruttati e sfruttatori.
 

 

5 novembre 2001

Tratto da 
Lotta di classe
- Stampa sindacalista libertaria mensile dell'Unione Sindacale Italiana sezione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori.
 

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